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Didattica |
StrumentiLa città medievale italianadi Gina Fasoli e Francesca Bocchi © 1973-2007 – Gina Fasoli e Francesca Bocchi Testimonianze22. Lodi di Bergamo (1125)Il Liber Pergaminus, anche se incompiuto, può essere considerato un notevole prodotto della cultura bergamasca del secolo XII, che si inserisce nel genere delle «laudes civitatum», nella tradizione cioè dei più antichi Versum de Mediolano civitate e Versus de Verona. L'autore, Mosè del Brolo, scrisse il Pergaminus attorno al 1125 a Bergamo, prima di recarsi a Costantinopoli al servizio dell'imperatore Giovanni II Comneno. Egli dimostra di essere ben informato e partecipe delle vicende cittadine, partigiano del vescovo Ambrogio Mozzi, successore di un vescovo filoimperiale scomunicato. I vv. 271-299 che qui vengono riportati (G. GORNI, Il «Liber Pergaminus» di Mosè del Brolo, in «Studi Medievali», s. III, a. XI (1970), pp. 452-453) sono una rappresentazione idealizzata della vita cittadina, composti in un momento particolarmente difficile, poiché Ambrogio, assumendo la cattedra che era stata di uno scomunicato, doveva ristabilire la pace all'interno della città (v. 274) per poter esercitare la sua autorità. L'opera poetica di Mosé del Brolo affiancò l'opera politica di Ambrogio, esprimendo l'entusiasmo per la pace rinnovata, auspicando, nel rievocare la potenza di Bergamo antica, una nuova età dell'oro. Su Mosè del Brolo cf. lo studio di G. GORNI sopra citato che rinvia alla bibliografia precedente. Su Bergamo cf. la bibliografia della testimonianza 10. Rara, sed hoc certe, fugit aera turris in urbe, Non alias tante leges aut civica jura Tradita cura viris sanctis est hec duodenis, hi sanctas leges scrutantes nocte dieque Annuus his honor est, quia mens humana tumore Tela, manus, clipeos, arcus ensesque rigentes, Nam pueri discunt simul arma sitimque famemque Si quis opes optet cognoscere Pergameorum, His igitur cunctis urbs hec quia condecoratur [Rare in verità sono le torri che s'innalzano al cielo, rari i combattimenti fra la popolazione cittadina: una pace aurea lega tra loro con uno stabile nodo i cittadini, in pace vive il povero, in accordo di pace vive il ricco. In nessun altro luogo vige altrettanto rispetto per le leggi, e le consuetudini civiche guidano il popolo tenendo le redini del comando e vi sono altrettanto decoro, solidarietà e intemerata concordia. La cura di tutto questo è affidata a dodici uomini venerandi i quali meditano giorno e notte: le sante leggi e attribuiscono a ciascuno ciò che gli spetta con equa misura. La loro carica dura solo un anno, poiché la mente umana troppo si inorgoglisce se è innalzata e se conserva a lungo il potere. Ai nemici essi oppongono armi, schiere, scudi, archi, rigide spade, elmi e triplici corazze e cavalli frementi, senza timore, con la loro abituale forza evigore dell’animo. Infatti i fanciulli imparano a sopportare il peso delle armi, la sete e la fame, l'ardore del sole e l'inverno: non è da meravigliarsi se ignora che cosa sia il timore chi da fanciullo ha sopportato cose che avrebbe a buon diritto potuto temere. Se qualcuno vuol conoscere la ricchezza dei Bergamaschi osservi quali armi portano gli uomini e la bellezza dei cavalli e gli ornamenti scintillanti d'oro e variopinti di gemme incastonate in cesellature moresche… A tutti costoro, che sono il suo vero ornamento, la città a chi vuole concede favori, a chi vuole minaccia risoluta castighi…]. |
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Ultimo aggiornamento: 02/08/08 |