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Didattica

Fonti

Antologia delle fonti altomedievali

a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto

© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


X
L’Italia
L’età dell’anarchia politica

9. La ristrutturazione economica
(A) Regesto Sublacense, n. 200 (966).
(B) Inventario del monastero di S. Tommaso di Reggio Emilia, FSI 104, n. 9 (secolo X).

Un altro aspetto interessante delle trasformazioni in atto nel corso del secolo X è dato dal risvolto economico dello sbriciolamento dei poteri centrali. Quegli stessi signori che operavano autonomamente nell’organizzare la difesa delle popolazioni si preoccupavano, nello stesso tempo, di porre su basi nuove lo sfruttamento economico della forza lavoro contadina. È infatti un’acquisizione relativamente recente della storiografia che la costruzione dei castelli non abbia significato solo la risposta ad un pericolo militare – le seconde invasioni – ma anche l’avvio di un progetto di ristrutturazione dell’habitat rurale intorno ai nuovi nuclei di potere e di gestione economica rappresentati dai castelli. Il banno – il potere di antica natura pubblica passato dai sovrani ai signori locali – del padrone del castello iniziò ad essere esercitato non più sulle sole terre di proprietà del castellano, ma su tutto il territorio compatto protetto (e controllato) dai castelli; e in molti di questi (più villaggi fortificati che castelli) venne concentrata, sotto il diretto controllo del signore, la popolazione contadina che lavorava le terre circostanti. Quest’ultimo è un fenomeno diffuso particolarmente nell’Italia centrale, del quale qui forniamo un esempio (A).

Contemporaneamente, il modello di organizzazione curtense – che rimaneva il sistema di base di sfruttamento della terra: erano le corti più importanti che venivano incastellate – raggiungeva vertici di efficenza mai toccati prima. Lo mostra l’inventario del monastero di san Tommaso di Reggio Emilia (X secolo), nel quale, accanto all’accurata descrizione delle coltivazioni, degli attrezzi da lavoro, degli animali, sono addirittura indicate le rese cerealicole, mediante l’indicazione del rapporto tra seminato e raccolto.


(A) Anno quinto dell’impero del signore Ottone, perpetuo augusto coronato da Dio, grande imperatore, indizione nona, mese di luglio, giorno diciannovesimo. Piacque pertanto e si stabilì con l’aiuto di Cristo fra Giorgio reverendissimo monaco e abbate venerabile del monastero di san Benedetto sito in Subiaco, consenziente con lui tutta la congregazione dei fratelli del medesimo monastero, e te Milone, uomo nobile, e Anastasia nobilissima donna, sposi, che con l’aiuto di Dio [questi ultimi] debbano ricevere […] metà del fondo Semisano, nel quale c’è un luogo per costruire per noi un castello a loro spese, da chiudere, dove sarà necessario, con un muro di tufo, e [dove] ammassare gli uomini [1], con abbondanza da ogni parte come è proprio di un castello […]. In modo tale che con il vostro impegno e fatica voi, suddetti Milone e Anastasia, dobbiate tenere e possedere metà del castello medesimo con tutte le sue pertinenze […] fino alla terza generazione, cioè voi, i vostri figli e i vostri nipoti procreati da figli legittimi. E se non ci saranno figli o nipoti avrete anche licenza di lasciare [la metà del castello] alla persona che vorrete – tranne che ai luoghi pii o pubblici – mantenendo però sempre lo stesso numero di cavalieri […]. Per la vostra metà [del castello] pagherete una pensione al detto monastero di tre solidi buoni nuovi della moneta romana. E se detto castello non sarà stato completato, così come è detto, in cinque anni o [al massimo] nel sesto, allora paghino il suddetto Milone o i suoi eredi una libbra di ottimo oro alla parte del predetto monastero.

Regesto Sublacense, n. 200 (966).

[1] Amasare homines: è il termine tecnico che designa la concentrazione della popolazione nei villaggi fortificati.


(B) Inventario del monastero di san Tommaso apostolo, che dipende dalla santa chiesa di Reggio. Nel domocoltile [1] del monastero abbiamo seminato 50 moggi di cereali e ne abbiamo ricavati 140 [o 190]; abbiamo messo insieme inoltre 15 anfore di vino; in questo luogo abbiamo 4 buoi, con 2 gioghi, 2 vomeri, 2 carri, una zappa, una mannaia, 2 scuri, 3 seghe, 8 falci per mietere, 7 recipienti per il vino, 25 maiali; abbiamo ricavato 30 carri di fieno; tra servi e ancelle, maggiorenni e minorenni, ne abbiamo 62; il luogo è dotato di 2 ospizi, dai quali dipendono 5 poderi, su cui risiedono 9 coloni dipendenti; da costoro abbiamo riscosso 60 moggi di cereali, 5 anfore di vino, 30 denari, 42 giornate di lavoro, 12 polli, 60 uova; nei dintorni della città vi sono 30 poderi che dipendono dal monastero e da essi abbiamo riscosso 120 moggi di cereali, 15 anfore di vino, 12 denari d’argento, 6 polli, 30 uova, 20 opere, metà coi buoi e metà con le mani.

Inventario delle corti che dipendono dallo stesso monastero. Nella corte di Enzola abbiamo seminato [sul dominico] 15 moggi di cereali e ne abbiamo raccolti 50; abbiamo ricavato anche 5 anfore di vino e 10 carri di fieno; in questo luogo abbiamo 3 buoi, con 2 gioghi, 2 vomeri, 2 carri, 4 zappe, 2 scuri, una mannaia, 4 falci per mietere, 12 maiali, un recipiente per il vino, 7 recipienti per il grano, 4 oche; tra servi e ancelle, maggiorenni e minorenni, ne abbiamo 13; la corte è dotata di 5 poderi, sui quali risiedono 25 coloni dipendenti; [da essi] abbiamo ricavato 140 moggi di cereali, 14 anfore di vino, 84 denari di buon argento, 51 polli, 255 uova, 114 opere, metà coi buoi e metà con le mani.

Nella corte di Sciola abbiamo seminato [sul dominico] 40 moggi di cereali e ne abbiamo raccolti 70; nella stessa corte abbiamo 2 buoi, 1 giogo, un vomere, 2 mannaie, 2 zappe, un falcetto, una falce per mietere, un recipiente per il vino, 2 per il grano, 15 carri di fieno; abbiamo anche 12 maiali, 36 servi e ancelle; dalla stessa corte dipendono 10 poderi, dai quali ricaviamo 60 moggi di cereali, 10 pecore, ognuna del valore di quattro denari, 20 polli, 100 uova, 100 opere, metà coi buoi e metà con le mani; dalla corte di Sciola ricaviamo anche 11 anfore di vino.

Nella corte di Vercallo, abbiamo seminato [sul dominico] 20 moggi di cereali e ne abbiamo ricavati 40; abbiamo raccolto anche 3 carri di fieno; in questo luogo abbiamo 5 servi e ancelle e disponiamo di 4 poderi; dai coloni che vi risiedono abbiamo ricavato 50 moggi di cereali, 4 pecore o il corrispettivo di 4 denari ognuna, 2 maiali, uno del valore di 12 denari, l’altro del valore di 5, 8 polli, 40 uova, 40 opere, metà coi buoi e metà con le mani; da questa corte abbiamo ricavato anche 7 anfore di vino.

Nella corte di Cedogno a suo tempo abbiamo seminato [sul dominico] 30 moggi di cereali e ne abbiamo ricavati 70; abbiamo raccolto anche 8 carri di fieno; in questo luogo abbiamo 2 buoi, 1 giogo, 2 recipienti per il vino, 2 zappe, una roncola, 2 falci per mietere, una sega; dalla corte dipendono 21 poderi, dai quali ricaviamo 50 moggi di cereali, 5 pecore del valore di 4 denari ciascuna, 2 maiali, uno del valore di 12 denari, l’altro del valore di 8, 12 polli, 60 uova, 60 opere all’anno, metà coi buoi e metà con le mani; dal dominico e dai coloni dipendenti abbiamo ricavato anche 12 anfore di vino; nella stessa corte, tra servi e ancelle, maggiorenni e minorenni, ne abbiamo 33. Tutti insieme i servi e le ancelle del monastero e delle corti ammontano a 382; complessivamente i poderi sono […]; su di essi risiedono 41 coloni dipendenti, [che rendono in tutto] 10 soldi in denari di buon argento, 4 denari, 29 pecore, 5 maiali, 136 polli, 635 uova, 464 opere. Nel beneficio di Angilbaldo vi sono 3 poderi, che rendono ogni anno 40 moggi di cereali, 3 anfore di vino, 18 denari, 6 polli, 30 uova e 24 opere. Lo scabino Giovanni possiede una corte a Curciliano con 7 servi e ancelle, tra maggiorenni e minorenni, […] buoi, 1 giogo, 1 vomere, 1 mannaia, 2 zappe, 2 falcetti, 3 falci per mietere, un recipiente per il vino, 6 per il grano; nel domocoltile ogni anno si possono seminare […] 23 moggi di cereali e se ne possono ricavare 60; [si possono mettere insieme] 6 anfore di vino; dalla corte dipendono 2 poderi, sui quali risiedono 5 coloni, che, se le cose vanno bene, possono rendere ogni anno 27 moggi di cereali, 3 anfore di vino, 24 denari, 6 polli, 30 uova, 28 opere. Tutti insieme i coloni dipendenti sono 80.

Inventario del monastero di S. Tommaso di Reggio Emilia, FSI 104, n. 9 (secolo X).

[1] “Domocoltile”, o (più avanti) “dominico”, indica la parte a gestione diretta, padronale, della curtis.

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Ultimo aggiornamento: 01/09/05