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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > I, 11

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione I – La popolazione

11. La cittadinanza dell'aristocrazia rurale a Siena nel XII secolo

Il personaggio che compariva nel documento milanese precedente, nell'affermare la sua appartenenza alla cittadinanza, intendeva sottrarsi agli obblighi di dipendenza signorile; in questo documento, invece, diverso è il ceto sociale dei contraenti, perché appartengono essi stessi all'aristocrazia del territorio e sono dunque detentori, e non più dipendenti, della signoria locale. L'intento e l'interesse del comune di Siena è in questo caso politico-militare e pertanto non intende incrementare il potenziale demografico della città quanto piuttosto garantirsi l'appoggio dei signori in caso di guerra, anche se prevede una temporanea residenza pure in tempo di pace.

Fonte: F. SCHNEIDER (a cura di), Regestum Senense, Roma, 1911 (Regesta chartarum Italiae, 8), doc. 218, p. 82.


[Siena, 27 febbraio 1157] Io, Ranuccio di Staggia, Bernardino e Guazolino figli miei, Ottaviano e Rustico Soarzi obblighiamo come pegno a te Rainerio vescovo della chiesa di S. Maria di Siena e a tutto il popolo senese il castello detto di Strove, sotto pena del doppio. Ranuccio ordinò di scriverlo, in Siena, davanti alla chiesa di S. Maria, nel parlamento. Furono testimoni Malavolta Filippo, Ugolino Bosta, Malagallia Arivero, Giuseppe Ildibrandini, Provenzano Ildibrandini, Pandolfino Raineri, Squarcialupo di Vignale, Arnolfino, Gottifredo, Volta, Sichiero, Rainaldo di Martori, Ugolino, Opizino, Bernardino, Uguccione Ardengo, Bonaccorso di Buriano, Isimbaldo di Sovielle, Ildibrandino di Rosia.

Se durante il tempo della nostra vita mancheremo di osservare tali patti, pervenga in dominio dei Senesi il pegno e la torre con il castello di Monteacutolo di Montemaio. Questi i patti: difenderemo i Senesi e i loro beni; li aiuteremo nelle guerre che stanno combattendo e che combatteranno, specialmente nella guerra ai Fiorentini, contro ogni nemico e combatteremo contro di loro con i Senesi o senza il loro aiuto, a eccezione dell'imperatore, del marchese e del conte Guido, di Galgano, vescovo di Volterra, dell'abate di Isola, dell'abate di Martoro e Martora, e io Ranuccio personalmente escludo anche la contessa Immilla; se tali personaggi vorranno però far guerra ai Senesi, noi non li aiuteremo volontariamente contro i Senesi. Daremo i nostri castelli ai Senesi perché vi abitino, li ricuperino e vi facciano guerra, consegneremo la torre di Monteacutulo di Montemaio tra otto giorni, dopo l'inchiesta dei consoli di Siena ed essi dovranno commendarla all'abate di Isola o all'abate di Martoro e Martora. Entro un anno dal 1° maggio prossimo faremo giurare questi patti a Beringerio Ranucci e a Paganello Soarzi ed entro questi termini non arrecheranno offesa ai Senesi. Abiteremo in Siena, uno della casa dei Ranucci e uno della casa dei figli dei Soarzi, due mesi all'anno in tempo di pace con le nostre mogli e sei mesi in tempo di guerra senza le mogli e in tempo di guerra staremo agli ordini dei consoli. Faremo giurare tutti i militi della nostra terra, le nostre guardie e gli uomini di Monteacutolo secondo quanto avremo convenuto con loro. Faremo prestare giuramento a Gentile, nipote di Panzo, quando avrà raggiunto i 14 anni d'età. Compreremo una casa e una vigna dopo che avremo da voi ricevuto i denari, entro un mese.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005