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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > I, 13

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione I – La popolazione

13. Il cittadinatico come impegno reciproco

Talvolta, specie nei comuni minori, il cittadinatico appare come la stipulazione di un reciproco impegno da parte del contraente e dell'ente per convenienza di entrambi, senza particolari clausole punitive o finalizzate a un incremento militare e politico. Ad Alba, ad esempio, parecchi possessori del contado stipulano il cittadinatico sottoponendosi alla giurisdizione comunale e impegnandosi a pagare un'imposta straordinaria (il fodro) per ricevere in cambio un trattamento analogo a quello dei cittadini residenti, esentati da pedaggi particolari e garantiti dalla difesa del comune: è difficile in questo caso pensare che i neocittadini si siano trasferiti definitivamente in città, né forse al comune interessava particolarmente.

Fonte: E. MILANO (a cura di), Il «Rigestum comunis Albe», Pinerolo, 1903 (Biblioteca della Società storica subalpina, XX), I, doc. 108, pp. 190-91.


L'anno del Signore 1193, undicesima indizione, 11 agosto, in presenza dei consoli albesi, cioè Enrico Grosso, Ogerio giudice, Ogerio Corradengo e altri personaggi di cui sotto si leggono i nomi, Rastello di Rodino e Bonifacio di Ceusono si costituirono e promisero di essere cittadini di Alba e si sottoposero alla giurisdizione di Alba per tutto il loro allodio e per tutto ciò che avevano e che avranno, a parte i feudi, e pertanto siano cittadini di Alba e facciano le consuetudini comuni [comunancias] come gli altri cittadini che abitano permanentemente in Alba e delle loro cose di null'altro siano richiesti, né di coradia né di pedaggio, se non di quello che è riscosso nei confronti degli altri cittadini che permanentemente abitano in Alba; daranno al comune di Alba nel termine loro stabilito dai consoli quel fodro che i consoli vorranno richiedere e riscuotere dagli altri cittadini, e custodiranno e salveranno in buona fede gli Albesi e le loro cose ovunque potranno, tanto dei cittadini quanto dei loro vicini. I consoli e gli Albesi giureranno di proteggere gli stessi nobili Rastello e Bonifacio e i loro possessi come loro stessi concittadini. Tutto ciò anche gli stessi Rastello e Bonifacio giurano di osservare e di conservare attentamente.

Fatto sulla terrazza di S. Lorenzo in Alba; furono presenti e chiamati a testimoniare Otto Visdomino, Manfredo Bellina, Ogerio Focaccia, Robaldo Cerrato, Arnaldo Ferramenta, Oberto de Caminata, Opizzo di Strada, Pautrerio, Anselmo Buonpietro, Tebaldo di Riazolio, Guglielmo Siccardo.

E io Ugo, notaio palatino, fui presente e richiesto registrai.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005