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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > I, 14

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione I – La popolazione

14. Il cittadinatico come mezzo di incremento demografico

Diverso dal caso precedente, sempre ad Alba, si presenta il caso osservabile nei due esempi qui riportati: non si tratta più, questa volta, di un semplice riconoscimento di superiorità territoriale, ma questi atti sono veri provvedimenti di incremento demografico, poiché i neocittadini si impegnano alla residenza perpetua in Alba nelle aree pianificate dal comune per l'ingrandimento della città e godono di un'esenzione fiscale adottata per attrarre il maggior numero possibile di abitanti, ai quali vengono messe gratuitamente a disposizione aree edificabili. A tutela dell'impegno di residenza garantiscono con i loro beni: in tal modo il comune realizza il popolamento del suburbio e al tempo stesso si tutela contro eventuali defezioni.

Fonti: a/ MILANO (a cura di), Il «Rigestum comunis Albe» cit., II, doc. 360, pp. 207-8; b/ Ibidem, doc. 399, p. 227.


a/

L'anno del Signore 1215, 3 ottobre, terza indizione. Nel portico dei Censoldi in Alba, alla presenza di Anselmo di Braida e di Guglielmo Crespo, costituiti dal signor Guglielmo Burro, podestà degli Albesi, per ricevere i cittadini che abitano il nuovo borgo che gli Albesi stanno costruendo oltre il ponte.

Andrea Galopo di Savigliano davanti ai suddetti che lo ricevevano a nome del comune si fece cittadino e abitatore della città di Alba per sé e per i suoi eredi in perpetuo e per questo egli Andrea agli stessi Anselmo e Guglielmo a nome del comune promise e giurò sui santi Evangeli che avrebbe posto la sua residenza e avrebbe abitato nella città di Alba o nel borgo nuovo di oltre ponte di Alba secondo la volontà e la parola del podestà e dei consoli che nel tempo ci saranno o dei loro inviati; obbligò inoltre tutti i suoi beni a tale scopo, mentre i detti Anselmo e Guglielmo da parte del podestà e del comune di Alba esentarono Andrea Galopo dal fodro per vent'anni completi e gli promisero di fornirgli residenza o area edificabile nel luogo nuovo, se aveva intenzione di accettare, e gli rimisero tutte le esazioni del comune come agli altri cittadini che risiedono in Alba.

Furono presenti come testimoni richiesti Leo Subaldo, Opizzo Marescoto, Enrico de Castello, Otto Visdomino, Guglielmo Bucardo. E io Anselmo Cloca, notaio imperiale, richiesto registrai e scrissi.

b/

Nell'anno dell'incarnazione del Signore 1216, domenica 24 gennaio. In Alba, alla presenza di Guglielmo Cerrato, Albesano Baldovino, Merlo medico, Guglielmo Maleto, Garello di Trezzo, testimoni richiesti, Enrico Carena di Trezzo promise e giurò sui santi Evangeli al signor Galvagno Grassello podestà di Alba, ricevente a nome e per parte del comune di Alba, che dal giorno di S. Michele prossimo in avanti starà e abiterà perpetuamente in Alba o nel borgo d'oltre Tanaro con i suoi beni mobili e la sua famiglia: se non attenderà e osserverà il precetto, il comune di Alba potrà e dovrà rivalersi sui suoi beni e alienarli senza nessuna contraddizione. Per la qual cosa e a nome e in luogo del comune di Alba, il predetto signor Galvagno condonò il fodro allo stesso Enrico per vent'anni completi.

Io Martino detto Alamanno, notaio palatino, fui presente e richiesto scrissi.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005