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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > II, 11

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione II – Le funzioni

11. La fiera, «maggior ornamento della città»

Come abbiamo visto, la fiera cittadina faceva convergere sulla città articoli meno usuali, introvabili sul normale mercato settimanale: l'afflusso di merci e di operatori commerciali provenienti da luoghi lontani favoriva scambi non solo economici ma anche umani fra genti diverse e rendeva in quel momento la città vero centro di attrazione per gli abitanti abituali e per quelli che risiedevano nell'area circostante. Enfatizzando queste impressioni e rivestendole di un linguaggio classicheggiante, un chierico di Ivrea della seconda metà dell'XI secolo illustra – certo con molta fantasia – le attrattive della città descrivendo le svariate e preziose merci esposte in fiera.

Fonte: A. VISCARDI – G. VIDOSSI (a cura di), Scritture e scrittori del secolo XI, Torino, Einaudi, 1977, pp. 152-65 (Versus Eporedienses, con testo a fronte).


Poiché piaci al popolo, se vuoi, restiamo in città: dalla città potrai avere tutto quello che desideri. Grande è lo splendore della città ed ha ricchi abitanti: nessun uomo conosce un soggiorno sì bello. Vi abitano uomini d'ogni razza: l'Anglo e l'Acheo, il Norico e l'Ungarico. V’han dimora gli Indi e il popolo che prima abitava il Pindo: non reputar vile il mercato degli Indi. Di qui vengono i giacinti non colorati da tintura: scrivete pur meraviglie, o penne, del fiume Nilo. Nessuno ignora che gli Indi son ricchi d'ogni specie di pietre, anche di quelle che esportano Claro e Paro. Qui v'è anche il diaspro che l'aspide portò sul capo, pietra da tenersi in gran pregio, se sai apprezzarla. Espongono qui le loro mercanzie Coo ed Eoo, Sidone e Tiro in varie fogge. I Giudei vendono i pallii, i Sabei gli incensi del loro paese, nardo e spigo, mirabili balsami. Qui esala il suo profumo lo zenzero, e il compratore aggirandosi compra il pepe; questo mercato offre tutte le specie di droghe. Il vento diffonde per le contrade ciascun aroma, e il giudizio dell'olfatto non vi trova difetto. Non disprezzare la città che ha aperte mille taverne di cui potrai divenire padrona essendoti date in dote. Vedrai i drappi che ogni anno la Fiandra m'invia e t'accorgerai della lor buona qualità. Il mercante ha qui portato da Creta tappeti preziosi: sono stati portati perché tu te ne giovi. Qui tu puoi riconoscere dalle insegne la strada degli orafi: ivi risplendono quei monili d'oro che, dati a te, t'arricchiscono. Risplendono più del sole tutti i monili appesi, e la mirabile fattura vince in pregio il valore intrinseco del vario metallo. L'arte di Vulcano qui si rivelò in tutta la sua maestria: la figlia di Venere portò ornamenti siffatti. Qui potrai trovare le vesti d'Elena spartana, che Paride stesso le diede al momento di prendere il mare. Non già che non vi siano altre vesti pronte per te: è quasi un portento ciò che l'arte dei Frigi sa produrre. V'è qui tutta la schiera dei pittori e dei medici, e ciascuno è maestro nella propria arte. Puoi qui vedere tutto ciò che esiste, tranne le pene dell'Averno: la città è centro di spassi per l'ambita bellezza del luogo. Teutoni e Galli apprestano le opere di fortificazione: veri seguaci di Marte e vanto della patria. I Parti della Cappadocia, che non vogliono cedere a Marte, approntano le incudini e non sono inesperti delle armi. L'Ibero solerte in guerra protegge le mura: è un popolo di gran valore che io prediligo. Se invece preferisci evitare la folla, schivandone il tumulto, e vuoi un luogo a te grato, cercalo entro le mura domestiche. Vi sono cento camere molto lodate dai clienti: ricche di vari arredi, senza traccia di guasti. Se a tuo piacere desideri dare le membra al sonno, vi sono per te mille letti onde le tue giunture riposino.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005