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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > II, 22

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione II – Le funzioni

22. Culto del patrono e spirito cittadino

La città come centro religioso ospita un numero elevato di chiese, ciascuna edificata in onore di un santo particolare, legato al culto proprio di una categoria o di una singola circoscrizione urbana: è qui che in occasione della festa patronale particolare la popolazione festeggia con solennità l'avvenimento, recando offerte e doni. Il cronista trecentesco di Pavia Opicino de Canistris elenca le numerose occasioni di festeggiamenti religiosi nella sua città, descrivendone le cerimonie.

Fonte: [OPICINI DE CANISTRIS] Liber de laudibus civitatis Ticinensis, a cura di R. Maiocchi e F. Quintavalle, Città di Castello, 1903 (RIS2, XI, 1), pp. 39-39.


Per antica consuetudine i cittadini vanno spesso a visitare i luoghi dedicati ai santi e specialmente i centri di antica devozione. Nella natività del Signore al monastero di S. Salvatore maggiore procedono con grande solennità il corpo comunale, il podestà e i cittadini con strumenti musicali, cioè timpani, trombe, cembali e simili, e offrono un palio appeso a un'asta, tessuto di seta e d'oro. Ugualmente fanno alla festa di S. Agostino, recandosi al monastero di S. Pietro in Cieldoro con molti palii simili, dei quali uno è offerto dal comune, gli altri, di solito, dalle corporazioni maggiori. Anche in molte altre chiese succede lo stesso e i cittadini offrono palii non tanto per consuetudine quanto per celebrare qualche speciale devozione o vittoria concessa dal santo in tale ricorrenza.

Di innumerevoli e preziosi palii è ornato il monastero di S. Pietro del quale abbiamo detto: essi vengono esposti in chiesa nella festa dello stesso S. Pietro, principe degli apostoli, e nella festa di S. Agostino, dottore esimio; alla vigilia di tale festa, anzi, convengono in parecchi da tutte le parti della Lombardia e in quella chiesa passano tutta la notte vegliando, come, d'altra parte, succede anche in molte altre chiese per tutto l'anno durante le feste dei patroni; ovunque ci sono tuttavia buoni servizi di vigilanza da parte dei rettori e dei vicini, affinché non succedano disordini.

Nella vigilia della deposizione di S. Siro, cioè il giorno prima della sua festa, in maniera analoga viene offerto un palio nella chiesa maggiore insieme con un cero acceso con sopra dipinte le insegne e l'immagine di S. Siro, cioè nella parte superiore la croce e la mitria pontificale e le insegne dell'imperatore o del re, signore della città, e del podestà; il cero è poi seguito dal podestà e dai maggiori rappresentanti della nobiltà cittadina, dopo i quali sfila un cero simile, offerto per antica consuetudine dai signori del castello di Occimiano di Monferrato. Sfilano poi, uno alla volta, i singoli ceri di ciascuna corporazione, ornati dalle insegne della città e dagli strumenti di ogni arte o da qualcosa di simile; ciascun cero è seguito dagli artigiani e dagli ufficiali della corporazione, ognuno con una candela accesa in mano, abbastanza grande che viene offerta insieme con il cero e davanti agli altri marciano i consoli delle corporazioni portando in mano ceri più piccoli [del cero della corporazione], ma tuttavia più grandi delle candele degli artigiani. È infatti consuetudine che tali ceri, più di trenta, ardano davanti al sepolcro di S. Siro durante i divini uffici tutto l’anno.

Tanto grandi sono poi questi ceri che ognuno pesa quasi quanto un uomo robusto, e dico quasi perché ce ne sono anche di più piccoli. Davanti al cero dei tavernieri si fa sfilare una macchina a forma di castello, tutta piena di offerte, e all’ingresso della chiesa viene abbassata dai giovani che la trasportano [per farla entrare dalla porta]. Ugualmente è consuetudine che gli uccellatori portino in chiesa un albero frondoso sui cui rami si trovano dei piccoli uccelli vivi e all’ingresso della chiesa occorre abbassarlo come il castello [dei tavernieri]. Nella processione dei ceri si fanno anche molte altre composizioni. I singoli ceri eretti vengono portati a mano per mezzo di una fascia che passa attorno al collo e sotto le ascelle sul quale il cero è infisso e i portatori dei ceri, come anche coloro che portano il palio, calzano guanti nuovi. Tutti i ceri sono rivestiti di cera rossa su cui, con colori diversi, vengono dipinti tutti i simboli. […]

Tutte queste processioni si fanno al rintocco delle campane del comune e del campanile maggiore. Oltre alle innumerevoli campane delle chiese minori, infatti, la chiesa maggiore e il comune posseggono enormi campane il cui suono si può sentire a più di seimila passi di distanza. Le altre chiese hanno anche campane grandi, e ciascuna più di una, i monasteri ne hanno moltissime e i conventi degli Ordini mendicanti hanno enormi campane, specie i Predicatori e i Carmelitani, ciascuno dei quali oltre alla campana grande ne ha una media.

Nella festa di S. Giovanni evangelista i cittadini bruciano al mattino con grande quantità di legna alberi sfrondati che sono stati piantati sui lati della piazza dell'Atrio, uno davanti alla statua del Regisole e un altro dietro, non molto lontano: mentre gli alberi bruciano e i cittadini fanno musica, il podestà, salito su un luogo elevato, tesse le lodi della città.

© 2000
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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005