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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > II, 25

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione II – Le funzioni

25. La città e la cultura laica

Nonostante la grande importanza rivestita dalle istituzioni ecclesiastiche cittadine, secolari e religiose, nell'organizzazione della scuola, occorre rilevare che caratteristica della città italiana fu la spontanea iniziativa degli studenti laici di raccogliersi attorno a un maestro e di riconoscerlo come capo della loro associazione. Le due lettere che riportiamo, della prima metà dei XII secolo, riguardano proprio la corrispondenza fra un gruppo di scolari di Cremona e il magister Alberto, inviato a Cremona dagli scolari che gli garantiscono un congruo numero di allievi e gli offrono adeguato compenso. In questo caso tuttavia il maestro si scusa e declina l'offerta, perché già impegnato in precedenza con altri studenti bolognesi.

Fonte: G. ARNALDI (a cura di), Le origini dell'università, Bologna, Il Mutino, 1974, p. 130.


Ad Alberto, dottore esimio e ripieno di divina sapienza, distinto per l'onestà dei costumi, presta soggezione da discepolo G., infimo fra gli scolari.

La fama della tua sapienza e probità, illustre dottore, in lungo e in largo diffusa, mi è stata riferita da molte persone veritiere e mi ha spinto con intensità e mi ha convinto a scriverti per richiederti sorsate melliflue dalla fonte della tua dottrina. Ho saputo infatti per sentito dire che sei di nobile stirpe, illuminato dalla sapienza e adorno di buone abitudini e prego dunque la tua benevolenza di maestro di venire nella nostra città [di Cremona] nel prossimo inverno per insegnare a cinquanta o più scolari, i quali ti daranno un pegno per renderti sicuro che resteranno per un anno insieme con te e ti ricompenseranno della tua dottrina e della tua fatica.

Alberto al carissimo compagno, lo scolaro cremonese G. e agli altri compagni suoi augura ogni bene. Abbiamo accolto con gioia la lettera del vostro sollecito interesse, carissimi compagni, e l'abbiamo letta con mente benigna. Con grande desiderio accoglieremmo la vostra richiesta se fosse possibile, ma siccome abbiamo già accolto i pegni e impegnata la nostra parola [con gli studenti bolognesi], abbiamo deciso di soggiornare per un anno a Bologna e lì inderogabilmente insegnare. Per questo motivo pensate piuttosto a venire voi qui da noi che vi accoglieremo, se lo vorrete, come figli carissimi e come a figli amati potremo insegnare.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005