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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > II, 33

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione II – Le funzioni

33. La distribuzione dei mercati urbani a Pavia

Il grande incremento urbano del XIII secolo ebbe, fra le altre ripercussioni economiche, anche quella di favorire la specializzazione dei mercato, un tempo unico, disseminando per la città centri commerciali con pertinenze specifiche, secondo uno schema che sarebbe sopravvissuto a lungo. La vivace pagina di Opicino de Canistris ci mostra infatti come nel Trecento a Pavia la vita commerciale fosse articolata in una serie di luoghi della città, deputati a mercato particolare, in grado di rispondere a tutte le specifiche esigenze dei cittadini.

Fonte: [OPICINI DE CANISTRIS] Liber de laudibus civitatis Papiae cit., p. 48.


Oltre agli altri luoghi in cui nella città si vendono le singole mercanzie e nei quali vi sono botteghe per tutte le merci, nonché taverne, in piazza dell'Atrio, in particolare, e nelle vicinanze si vendono ugualmente merci cioè nella piazza i frutti degli alberi e verdure di ogni genere, rape, quando è stagione, ravizzoni, detti navoni, cipolle, aglio, carri di fieno e paglia, legna nonché vino di Milano, pollame di ogni specie, uova e formaggio, pane sottile, bianchissimo e più grande dei solito, pesci freschi e conservati, granchi, carne di lepre, di selvaggina, di uccelli dei boschi, carni salate, maiali al taglio, macellati o interi in inverno, e altra carne fresca; pentole e vasellame in bronzo e in rame. In quel luogo hanno infatti ogni tipo di stoviglie, tanto di pietra che di legno, di rame, col manico di ferro attaccato alle due parti della bocca o saldato con due anse e con un anello di ferro o di rame. Si vendono in quella piazza anche funi sottili e grosse, panni di lana, pelli e pellicce, borse e guanti e articoli simili, molti utensili in legno, ceste di vimini e molte altre, oltre a quelle che si vendono allo stesso posto durante la fiera.

Nelle vicinanze della piazza si vendono vini di qualunque qualità, cibi cotti, spezie e droghe, candele di cera e di sego, olio tanto d'oliva, per condimento e per le lampade delle chiese, quanto di semi di lino per le lucerne delle case e delle famiglie, e molte cose simili; diversi vasi di vetro, calici bellissimi, piatti e vasi di terracotta e quasi tutti i tipi di vasi di legno. Qui ci sono anche i banchi dei cambiatori di moneta e molte altre cose.

Oltre a ciò che per tutta la città è possibile ritrovare, in certi giorni, in piazza detta di S. Savino, si vendono scarpe nuove e qualche volta vestiti di seconda mano e ferramenta.

In piazza S. Maria di Perrone, che è davanti al palazzo del popolo, si vendono lino, filo e cenere [per detergere], sotto la volta del palazzo del Fustagno; nel Brolio grandi bestie e giumente; nel cortile del comune, sotto i due palazzi, biada e legumi. Qui in alcuni luoghi a ciò deputati si amministra la giustizia. Ugualmente nel Brolio piccolo si vendono molte merci durante la fiera.

All'interno della città ci sono nove macelli, detti Beccherie, uno dei quali, il più grande, si trova al centro della città ed è detto la Beccheria maggiore; in nessuno di essi, tuttavia, si vende carne macellata di bue o di altri animali, ma soltanto in piazza dell'Atrio.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005