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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > II, 4

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione II – Le funzioni

4. Le mura della città nell’XI secolo e l'organizzazione militare cittadina

Nel 1037 Milano viene assediata dalle truppe dell'imperatore Corrado II e di questo avvenimento il cronista Landolfo Seniore approfitta per darci una descrizione diffusa sull'apparato difensivo costituito dalle mura e dalle torri urbiche di Milano. Non solo, ma nel descrivere le fasi dell'assedio ci informa anche del tipo di organizzazione militare esistente all'interno della città, denunciando così l'esistenza di unità organiche maggiori (legiones) e minori (centurie), al comando di istruttori militari cittadini. La funzione militare della città si esplica dunque non soltanto nelle sue strutture materiali ma anche nell'organizzazione dei suoi abitanti.

Fonte: La Cronaca milanese di Landolfo Seniore, trad. it. con note storiche di A. Visconti, Milano, Stucchi-Ceretti, 1928, pp. 68-70.


Ma i milanesi, come erano stati istruiti, dalle porte e dalle serraglie, dalle antiporte (o torri fortemente munite dette anteportali, per esser poste davanti alle porte a chiuder l'ingresso ai nemici), dalle 310 torri murali (che nel circuito della città tanto dense erano che tutti coloro che v'erano a guardia potevano parlarsi come fossero vicini) e presso l'arco trionfale su cui Ariberto aveva spiegata la bandiera e difeso con valorosi cavalieri e munito mirabilmente d'armi munizioni e ordegni da guerra, mossero incontro ai nemici virilmente pugnando.

E vedendo tanta moltitudine di gente e sentendo un inaudito fragor d'armi, stimando i milanesi che i teutoni fossero più che l'erba numerosi, al primo urto – correndo i nemici a successive ondate scagliando dardi con sommo impeto – alquanto ristettero.

Frattando i nostri avendo a poco a poco conosciuti quelli che valevan nelle armi, nel colpire e nel valor militare, con lance, spade, verrettoni e saette e con tutti i mezzi da guerra uccidevanli, dopo averli dispersi da ogni parte, come miseri animali. E come sopravvenivan di lontano, ciascuno, essendo provenienti da regioni di diverse nazionalità, emetteva grida dissonanti e irrompevan con impeto sui nostri. Per il che i nostri fermandosi alquanto, riacquistavano ogni sorta di dardi contro di loro rivolti dal nemico. Raccolte così astutamente le armi del nemico e comportandosi virilmente in armi, i cavalieri ed i fanti, come eran stati dai loro mastri di guerra istruiti, difendendo a prova i loro posti, secondo gli ordini ricevuti, combattevano con valore e prudenza, nessuno senza giudizio attaccava per colpire il nemico, nessuno cessava il suo turno di servizio senza aver inflitto al nemico perdite o ferite, nessuno si permetteva da solo di saltar fuori a colpire il nemico, anche se trovasse l'istante opportuno per farlo. Ma come la guerra andavasi facendo in qualche parte più aspra; e il peso di lei soprastava, non tutti i combattenti, ma una legione per volta, alla quale chi vigilava sulla terra faceva segno, tosto interveniva in linea. E pertanto (adunati e stipati i nemici accorrenti sicuri e col massimo sforzo all’assalto, chi armato di spada e chi di landa), i nostri colpivano i tedeschi con frecce ed altri proiettili e alcuni atterrivano colpendoli e ferendoli, altri trucidavano avendoli a sé tratti con uncini di ferro. E così facendo, avendo trucidato con le armi molti dei nemici, per alcuni giorni combattevano cavalieri contro cavalieri, fanti contro fanti. Ma i soldati, con la cui virtù, forza e abilità si combatteva, d'ogni parte molestavano l'esercito imperiale. Infatti furono inviate qua e là nascostamente riparti (centene) di forti e audaci soldati i quali avevano il compito di colpire il nemico da qualunque parte fosse possibile: ora sul fianco destro piombavano, ora sul sinistro, ora sulla fronte, ora nelle retrovie, cercando di fare al nemico il maggior danno e, abbandonando del tutto le spoglie, ripiegavano rapidamente a briglia sciolta.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005