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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > II, 6

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione II – Le funzioni

6. Il territorio delle decime urbane

L'area direttamente dipendente dalla cattedrale formava, come abbiamo visto, la pieve cittadina, soggetta al pagamento della decima sui prodotti della terra da parte dei fedeli; il territorio soggetto alle decime della cattedrale non si presenta però come un'area dai confini definiti nel corso dei secoli, perché l'attrazione esercitata dalla città tende ad ampliare tale territorio a spese delle pievi rurali con esso confinanti. Vecchi e nuovi insediamenti ecclesiastici legati agli sviluppi demici extraurbani tendono così a essere direttamente sottoposti al controllo cittadino, come appare ad Asti già all'inizio dell’XI secolo in un atto di dotazione dei canonici della cattedrale concernente appunto te località suburbane contribuenti alla decima cittadina.

Fonte: G. G. FISSORE, Antiche falsificazioni del capitolo cattedrale di Asti, in «Bollettino storico bibliografico subalpino», LXIX, 1971, pp. 78-86.


Considerando quanto siano da osservarsi da parte di tutti i cristiani la salutare parola del Signore che dice «Vigilate poiché non sapete né il giorno né l'ora in cui verrà il figlio dell'uomo» e quella dell'apostolo «finché ne abbiamo il tempo facciamo il bene con tutti e in particolare con i nostri fratelli di fede» e ancora quella: «così l'uomo ci giudicherà come ministri di Cristo e dispensatori dei divini ministeri», io pertanto, peccatore e infelice e ultimo fra tutti i vescovi e i servi di Dio, Staurace, indegno vescovo della chiesa di Asti, ponendo mente e riguardando all'attenzione con cui i miei predecessori, ai quali non oso aggiungermi, intrapresero a provvedere alla vita e all'abitazione dei canonici, e seguendo il loro esempio, ho ritenuto di far costruire presso la chiesa episcopale dedicata a Dio e alla santa genitrice Maria i chiostri per i canonici e per i servi del Signore che nella stessa chiesa lavorano, affinché secondo la canonica e regolare istituzione possano validamente servire Dio con l'aiuto della sua grazia e per il bene e la pace della chiesa cattolica e per la salvezza del popolo cristiano e per l'incolumità dei nostri gloriosissimi principi possano pregare la divina misericordia.

E affinché, Dio non voglia, la mancanza del necessario non potesse provocare qualche impedimento a tanta devozione, ho ritenuto, col favore di Dio e con la volontà e il beneplacito dei sacerdoti, dei diaconi e degli altri chierici nostri e di tutti gli arcipreti e confratelli delle nostre pievi, di dotare con i beni del nostro episcopato da Dio concessi, affinché possano trarre sostentamento coloro che nel tempo a venire si saranno costituiti in numero di trenta, finché la divina pietà tramite me misero e peccatore o tramite qualunque mio venerabile successore in qualunque modo avrà voluto maggiormente accrescere tale patrimonio.

[Tali beni sono dunque] una chiesa dedicata a san Pietro apostolo situata nel villaggio di Quarto e una corte nello stesso villaggio compreso anche il mulino di sua pertinenza, con tutti i suoi beni, i servi, le adiacenze, le decime e le chiese dipendenti, in modo tale che i canonici e i loro rappresentanti ne dispongano a proprio uso comune senza nessuna contraddizione da parte dei nostri successori; le decime complete della predetta città [di Asti] e dei villaggi a essa adiacenti, cioè Valterza, Castiglione, Masio, Monteporcino, Montebonino, Soglio, Cuminiano, Vaglierano, Celle, Borgomale, Variglie, Arpeziano, Revigliasco con tutte le chiese e i territori dipendenti di questi villaggi. Inoltre concediamo la terra acquistata a Viano e quanto delle decime più largamente interessa la città per vicinanza ad essa mettiamo loro a disposizione sì che possano riscuoterle e impiegarle secondo le loro necessità ecclesiastiche, come è previsto dalle regole canoniche. Doniamo anche una vigna presso la cattedrale […].

E io Felicissimo, chierico della santa chiesa di Asti, ho scritto su richiesta del predetto vescovo Staurace questo documento e l'ho datato l'anno dell’incarnazione del Signor nostro Gesù Cristo 898, undicesimo di re Berengario, il 2 gennaio, felicemente. Amen [1].

[1] Il documento è in realtà una falsificazione, costruita, su un originale di una decina di anni dopo, all’inizio dell’XI secolo.

© 2000
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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005