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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > III, 15

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


III – La morfologia

15. Il capomastro, realizzatore dei monumenti

Se, non senza qualche eccesso, si è voluto vedere in passato nel capomastro della cattedrale il vero responsabile dell'urbanistica cittadina medievale, è tuttavia innegabile che la sua figura rivesta un'importanza notevole. Lo slancio del XII secolo nell'erigere templi grandiosi non si esaurisce infatti nei secoli successivi e una più nutrita documentazione di tarda età comunale ci attesta le prerogative che i responsabili della comunità riconoscono a tale personaggio, come si può ricavare dai documenti relativi a Siena e a Pisa, due città in cui l'attività architettonica medievale ha lasciato tracce più cospicue.

Fonte: W. BRAUNFELS, Mittelalterliche Stadtbaukunst in der Toskana, Berlin, Mann, 1959, pp. 257-60.


[1262]. Su come deliberare che si debba procedere nell'opera [di S. Maria di Siena].


Nel mese di gennaio io podestà [di Siena] sono tenuto, ed è tenuto il capitano insieme con i consoli delle due mercanzie e con i Ventiquattro priori, a deliberare, considerare e ordinare intorno all'Opera di S. Maria: in che modo tale opera proceda; quanti maestri debbano essere in tale Opera impegnati, in che modo vi lavorino con continuità, senza intromissioni di altre Opere, quale salario debbano percepire, se tali maestri debbano o no trattenere i loro strumenti; quanti operai occorra stabilirvi. [Sarò poi tenuto a deliberare] sulla costruzione di sedili ossia gradini di pietra attorno alla piazza del vescovato, da farsi per parte dei maestri dell'Opera, affinché, in occasione di riunioni o parlamenti, la gente possa sedersi o fermarsi sopra i detti gradini; [dovrò infine deliberare] in genere su tutti questi argomenti e sull'opportunità di fare eseguire i lavori dall'Opera. E quanto sarà stabilito a tal riguardo rimanga stabile, nonostante altri capitoli.


[1313]. Noi, podestà dei Pisani e Anziani del popolo, siamo tenuti a mantenere mastro Giovanni del fu mastro Nicolò, capomastro dell'opera di S. Maria Maggiore e di S. Giovanni Battista, e a non diminuire quanto abbiamo con lui pattuito, se ciò che è stato promesso era in funzione di un miglioramento delle dette Opere, e a considerarlo valido. Se scoppiasse qualche discordia fra lo stesso mastro e gli operai di dette Opere, porremo allora un'onesta o legittima persona, o più d'una, a seconda della volontà degli Anziani, che al posto di quell'operaio che è in discordia con mastro Giovanni faccia compiere quel lavoro sul quale è scoppiata la discordia. E specialmente a proposito dell'andito che si sta costruendo nella chiesa maggiore: o provvedendo come è detto sopra o in altro modo che parrà opportuno agli Anziani e ai saggi, con piena soddisfazione, comunque, del suddetto mastro Giovanni, affinché possa portare a termine il lavoro del detto andito. [Stabiliamo] che per sempre mastro Giovanni rimanga nel suo ufficio di capomastro nella città di Pisa.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005