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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > III, 5

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


III – La morfologia

5. Forma urbis: la pianta perfetta di Milano e la «città verticale»

L'urbanistica come scienza, abbiamo detto, nasce con l'Umanesimo e in precedenza ben difficilmente i contemporanei sembrano manifestare interesse per i problemi di pianta e di piano che saranno invece al centro della speculazione successiva. La pianta delle città medievali si presenta dunque in tutte le forme possibili che attestano il particolare sviluppo che ha avuto ogni città e soltanto occasionalmente i cronisti si preoccupano di segnalarne la forma. Curiosa appare così l'attenzione rivolta alla fine del Duecento da Bonvesin da la Riva all'impianto radiocentrico di Milano, interpretato simbolicamente come segno della perfezione, mentre più corrente è la descrizione «in verticale» della città, per l'altezza delle sue costruzioni, che compare nel cronista Opicino de Canistris per Pavia nel Trecento e nel viaggiatore Piero Tafur per Genova nel Quattrocento.

Fonti: a/ BONVESIN DA LA RIVA, De magnalibus civitatis Mediolani, Milano, Bompiani, 1974 (trad. it. a fronte di G. Pontiggia), pp. 40-41; b/ [OPICINI DE CANISTRIS] Liber de laudibus civitatis Ticinensis, a cura di R. Maiocchi e F. Quintavalle, Città di Castello, 1903 (RIS2, XI, 1), pp. 17-19; c/ P. TAFUR, Andanças e viajes por diversas partes del mundo avidos (1435-39), a cura di J. de La Espada, Madrid, 1874, p. 11 (trad. it. in G. PETTI BALBI, Genova medievale vista dai contemporanei, Genova, SAGEP, 1978, p. 121).


a/

IIII. Questa stessa città ha forma circolare, a modo di un cerchio; tale mirabile rotondità è il segno della sua perfezione.

b/

Meravigliosamente grande è il numero delle torri eccelse che sorgono sopra le case, molte delle quali caddero per l'antichità quanto per l'odio dei cittadini che combattevano fra loro. Così elevata appare per i suoi campanili, per gli edifici e per le numerose e altissime torri, che da lontano spicca tutto intorno in mezzo alla pianura. […]

Tutto il complesso della città volgente a oriente per l'alveo del fiume Ticino verso cui declinando discende si scorge chiaramente da ogni parte, anche da lontano: ma specialmente dalla parte di mezzogiorno offre un mirabile aspetto tanto da vicino che da lontano non solo per l'altezza delle innumerevoli torri ma anche per la sublimità dei palazzi e delle chiese, tre delle quali, cioè S. Michele maggiore, S. Giovanni del Borgo e S. Pietro in Cieldoro, superano in grandezza molte cattedrali; le due che fungono da cattedrale, poi, superano tutte le altre.

c/

Questa città è molto antica, dicono che la fondò Giano, principe troiano, dopo che sfuggì alla distruzione di Troia. E sembra proprio edificata dalla mano di un uomo vinto, perché è fondata su di una montagna molto impervia sul mare; tutte le case sono come torri di quattro o cinque piani ed anche più; le strade sono strette e molto difficili gli ingressi; la terra è molto povera di risorse, però è gente molto industriosa, tanto che se le procurano abbondantemente per il mondo e le possiedono, come se le fornisse il suolo. Ha un buon porto, un molo con una torre ed una lanterna che arde tutta la notte; dall'altra parte del porto c'è un'altra torre molto alta con una seconda lanterna, perché si scorga l'entrata del porto; tutto questo fatto con grande impegno di danaro. I monasteri sono molto notevoli e così pure le chiese. La cattedrale, che si chiama San Giovanni Lorenzo, è molto bella, soprattutto per la facciata: qui custodiscono il Santo Vaso, che è di smeraldo ed è una stupenda reliquia.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005