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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > III, 7

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


III – La morfologia

7. La contrazione della pianta: Vicenza

Come abbiamo visto a proposito della popolazione, il grande sviluppo urbano che la città italiana conobbe dal Duecento ai primi del Trecento fu dovuto all'abnorme crescita demografica che altera la pianta originaria con l'inglobamento dei sobborghi extramurali e la conseguente costruzione di una nuova cerchia muraria. Con la crisi generale che nel periodo successivo colpì l'intera Europa, anche le città italiane videro la diminuzione del numero degli abitanti e lo spopolamento delle aree urbane di nuovo sviluppo. Una generale contrazione dell'abitato urbano è avvertibile nel secolo successivo, come per Vicenza rileva il cronista Antonio Godi, vissuto alla metà del Quattrocento, nel descrivere i resti degli antichi fossati urbani, ben al di qua dei quali la città è ormai arretrata.

Fonte: A. GODI, Cronaca, a cura di G. Soranzo, Città di Castello, 1909 (RIS2, VIII, 2), pp. 3-4.


Il distretto della città era allora [cioè nel Duecento] molto grande ed era fertile e abbondante di tutto il necessario; la città, poi, appariva popolosa e illustrata da magistrati e cittadini. La città era cinta come oggi, ma borghi popolosi si protendevano dalla Porta di borgo S. Felice fino a S. Biagio, come oggi denunciano i resti degli antichi fossati; dal ponte di S. Croce di Borgo Porta Nuova si estendevano fino a S. Bartolomeo di Borgo Pusterla fuori porta. In Borgo S. Pietro ancora oggi appaiono i valli degli antichi ordini di mura: questi erano cinti di spalti e muniti di belfredi, da ogni parte circondati da fossati grandissimi. Dentro le mura c'erano case e abitazioni egregie; in tutta la città sorgevano torri e palazzi dei potenti e nel distretto erano disseminati tanti castelli quanti erano i magnati – infatti in quasi tutti i villaggi sorgeva un castello, custodito da un nobile o da un potente della città –, castelli che, a causa delle discordie e degli odi latenti che tra loro covavano, ora sono distrutti e abbattuti, sicché adesso quasi non si conserva più che il ricordo di quelli che furono, poiché sono ormai del tutto estinte le antiche famiglie cittadine.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005