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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > IV, 12

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione IV – La struttura politico-sociale

12. «Capitanei ecclesie» e «capitanei civitatis»

I disordini del 1037 che abbiamo ricordato nel documento precedente denunciavano l'energica iniziativa dei cittadini cremonesi nell'assumere il controllo militare e politico della città contro chiunque intendesse contendere loro il diritto di autodeterminarsi, vescovo compreso. In quel frangente, con ogni probabilità, essi riuscirono a coinvolgere negli interessi della città anche la clientela militare del vescovo stesso, originariamente extraurbana e in seguito integrata nella cittadinanza. Oltre mezzo secolo più tardi i capitanei, cioè lo strato superiore dei vassalli, si presentano così al tempo stesso come capitanei della chiesa e capitanei della città nell'atto di investitura di Matilde dell'isola Fulcheria concessa alla chiesa e alla città cremonese.

Fonte: L. ASTEGIANO (a cura di), Codex Diplomaticus Cremonae, Torino, 1895 (Historiae patriae monumenta, 21), I, pp. 93-94.


Sabato primo gennaio, alla presenza dei maggiorenti i cui nomi sono elencati in calce, con una canna che teneva in mano la contessa Matilde, figlia del fu marchese Bonifacio, nel castello di Platina investi gli uomini di Cremona, cioè Goffredo di Bellusco e Moricio, ossia Cremosano di Aldoino, per parte della santa chiesa di Cremona e nel comune interesse della stessa città di Cremona, di tutto il comitato dell'isola Fulcheria per intero a titolo di beneficio, in modo tale che i capitanei della detta chiesa debbano porsi al servizio della contessa Matilde fino a quando non sarà eletto un vescovo a governare la diocesi della chiesa cremonese che svolga il servizio verso di lei con i suoi capitanei e vassalli in modo adeguato; se i capitanei di detta città non avranno voluto prestare servizio, per il prenominato beneficio tale servizio sia prestato dagli altri uomini della stessa città, e la detta chiesa di S. Maria e la detta comunità cittadina abbiano in perpetuo il suddetto comitato d'ora in avanti a titolo di beneficio; come è scritto sopra, senza opposizione da parte della contessa Matilde, dei suoi eredi e successori.

Fatto l'anno 1098 dell'incarnazione del Signore, sesta indizione.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005