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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > IV, 42

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione IV – La struttura politico-sociale

42. Le «prestanze» dei comune di Pisa

Accanto al sistema fiscale delle datae, o imposte dirette, che abbiamo visto funzionare nel documento precedente, le finanze del comune di Pisa potevano contemporaneamente contare sulle «prestanze», cioè sui prestiti volontari fatti da famiglie facoltose al comune in necessità di denaro liquido; il comune avrebbe poi restituito capitale e interessi ai prestatori. In seguito il comune non restitui più il capitale ma soltanto gli interessi, creando così l'istituto del debito pubblico verso i prestiti divenuti obbligatori, o forzosi. Ma prima dell'istituzionalizzazione del debito, il comune, come attesta questo documento pisano, garantiva su pegno il proprio debito, concedendo gli usufrutti di un diritto pubblico.

Fonte: C. VIOLANTE, Alle origini del debito pubblico nel secolo XII: l'esempio di Pisa, in Studi per Enrico Fiumi, Pisa, Pacini, 1979, p. 169 (doc. I dell'Appendice, a cura di M. L. Ceccarelli Lemut).


In nome del Signore nostro Gesù Cristo eterno, l'anno dell'incarnazione del Signore 1173, 29 dicembre, settima indizione.

Da questo pubblico documento a tutti appaia evidente che noi Guittone Visconti, Ranieri Vernagalli e Vitale di Gattabianca, per grazia di Dio consoli dei Pisani, confessiamo che dobbiamo a te, Uguccione figlio di Bruno, 13 lire di capitale e ugualmente confessiamo che ti dobbiamo gli interessi di un mese e mezzo di 130 lire che ci hai imprestato [in precedenza] insieme col tuo socio Robertino con l'interesse di 4 denari per lira al mese, e in futuro corra sempre lo stesso interesse. Per quelle 13 lire di capitale diamo e concediamo a te Uguccione licenza e potere di ricevere una parte dei redditi della zecca allo stesso modo in cui già ti avevamo concesso di ricevere col tuo socio Robertino secondo il documento rogato dal giudice Marignano, scritto dallo scrivano e notaio Guinibaldo.

Tutto questo noi consoli ricordati abbiamo ordinato scrivesse lo scrivano e notaio imperiale Guinibaldo. Fatto a Pisa nella casa presso la chiesa di S. Lorenzo di Rivolta, alla presenza del testimone Francardo.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005