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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > IV, 9

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione IV – La struttura politico-sociale

9 La composizione sociale di Milano nell'XI secolo secondo Landolfo

Parlando delle origini delle discordie civili scoppiate a Milano nella prima metà dell'XI secolo, il cronista Landolfo Seniore, che vive oltre mezzo secolo più tardi, tende a contrapporre a un ceto militare sviluppatosi attorno al vescovo e formato da capitanei e valvassori, potenti nel contado, un «popolo» cittadino di mercanti e contadini, dai costumi pacifici, oppresso dalla superbia della clientela vescovile. La ricostruzione è certo di fantasia, ma può essere un utile spunto per comprendere la concezione che al tempo del cronista si aveva della comunità cittadina delle origini.

Fonte: La Cronaca milanese di Landolfo Seniore, trad. it. con note storiche di A. Visconti, Milano, Stucchi-Ceretti, 1928, pp. 72-73.


Non molto tempo appresso i cittadini, dopo di aver riportato vittoria sui nemici loro, divennero – come suol avvenire nelle umane cose – nemici coi nemici, amici fedelissimi con gli amici, rendendo male per male, bene per bene. Che anzi, essendo con gli uomini in pace, mancando da ogni parte i nemici, volgendo contro sé stessi le spade, divennero i cittadini, l'un l'altro ostili. Imperocché causa questa civile contesa furono i duchi i quali solevano reggere e difendere questa città con la sapienza dello spirito e col valore del corpo; ma per la loro negligenza perdettero il potere. Ve ne erano una volta di quelli che – secondo comportava la loro carica e nobiltà – mentre dimoravano nei palazzi posti presso la chiesa di S. Protaso, procuravano amorevolmente alla città quanto occorreva; e quanto era fatto senza cautela, saggiamente riformavano; e ciò che da alcuno fosse stato ingiustamente fatto, tosto procuravano emendare dando all'ingiuriato soddisfazione. Eran la difesa degli orfani, aiuto ai tribolati, sussidio alle vedove, nutrimento ai piccoli, erano la legge per gli ingiusti, la giustizia pei perfidi, il timore per i banditi. Poiché tutti i mercanti, agricoltori, aratori e bifolchi vivevano sicuri trattando i loro negozi, curando le loro cose private, solleciti erano della chiesa e del clero; e tutti nella prosperità e nella pace vivevano. Non v'era altra dignità e neppure autorità paterna che meglio di questa potesse correggere chi agiva ingiustamente contro un altro, difendere e liberare chi osservava i comandi del duca. E così, tranne nei tempi in cui strenuamente combattevano lontani, sia nelle guerre dei re che nelle incursioni nemiche, i cittadini godevano umilmente e devotamente della pace e della gioia. Ma in seguito, non so per qual complesso di cattive cagioni sempre crescenti, i duchi a poco a poco cedettero l'onore e la magnificenza della loro carica ai nuovi capitani; oltre, diminuiti dei maggiori onori, dimentichi della riverenza degli avi, furono d'ogni onore privati. Pertanto quella reverenza e ossequio che tutto il popolo soleva prestare ai duchi veniva invece data a pochi capitani che i duchi avevano innalzato; e tutti gli affari più importanti della città, capitani e valvassori, per tenersi più sicuri i nuovi doni ricevuti, sottrassero ai duchi della città che tutt'ora governavano con la mano e col consiglio.

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UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005