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Didattica > Fonti > Le campagne nell’età comunale > II, 4

Fonti

Le campagne nell’età comunale
(metà sec. XI – metà sec. XIV)

a cura di Paolo Cammarosano

© 1974-2005 – Paolo Cammarosano


Sezione II – La servitù della gleba

4. Il Comune di Vercelli dichiara liberi tutti gli uomini della sua giurisdizione

Anche questo celebre ordinamento del 1243 fu pubblicato, come lo Statuto vercellese del 1241, dall’ADRIANI, loc. cit., col. 1315, n. XXVII. Si leggano le note dell’editore per il problema della datazione e per alcune aggiunte, apposte all’ordinamento nel decennio seguente alla sua emanazione: noi riproduciamo qui la più interessante ai fini del nostro discorso (col. 1320, nota B). Sull’argomento è ancora di qualche utilità lo studio di A. PICCAROLO, Abolizione della servitù della gleba nel Vercellese, Vercelli, Gallardi e Ugo, 1896.


In nome del Signore, amen. Dato che gli uomini e i rustici abitanti nei castelli, nelle località e nelle ville del districtus e della giurisdizione di Vercelli […] erano soggetti ai loro signori – sui fondi e sulle aie dei quali sorgevano le loro abitazioni – così da essere oppressi e tormentati, ad arbitrio di costoro, con fodri, banni, maltollètte [1], angarìe, parangarìe ed altre innumerevoli estorsioni, per cui venivano sempre di più a trovarsi nell’impossibilità di accollarsi e di sostenere gli oneri pubblici imposti, dalla città e dal Comune di Vercelli e questo motivo tratteneva inoltre molti uomini di altre giurisdizioni e di altri districtus dal venire ad abitare nel districtus di Vercelli, cosicché la città non riceveva incremento [2]; dato che, cosa ancor più grave, i detti signori esercitavano una potestà sulle persone dei loro uomini, dato che lo Statuto del Comune di Vercelli conteneva una norma per cui i podestà non avrebbero dovuto rendere giustizia ai rustici per colpe commesse nei loro confronti dai signori [3] […] e che gli uomini erano soggetti all’autorità dei propri signori anche sul piano giudiziario, per cui veniva ad essere ridotta la giurisdizione cittadina […], (il podestà e le altre autorità comunali cittadine) stabilirono e ordinarono quanto segue circa la libertà e l’affrancazione degli uomini nei confronti dei signori.

D’ora in avanti nessuna persona, la quale abbia […] uomini nella giurisdizione e nel districtus di Vercelli o abbia fondi e terreni sui quali risiedano determinate persone, possa o debba esercitare alcuna sovranità, giurisdizione, prerogativa o districtus su tali uomini o persone né avere la loro successione né esigere da loro il fodro, il banno o altre maltollètte né costringerli a prestare angarìe e parangarìe né estorcere o esigere alcunché da loro: questi uomini siano al contrario liberi e immuni sotto ogni riguardo nei confronti dei rispettivi signori. Fermo restando tuttavia che per fondi, terreni e beni fondiari di ogni sorta i signori abbiano, percepiscano dagli uomini e dalle terre e possano esigere quanto deve essere versato loro come corrispettivo dei fondi e delle terre, per reciproca convenzione e per consuetudine […]. (Vengono poi abrogati i capitoli 231, 232 e 181 dello Statuto del 1241).

Questo beneficio venga concesso ed esteso solo a quegli uomini che prestino obbedienza ai reggitori e al Comune della città di Vercelli, non a coloro che in alcun tempo si rendano avversari e ribelli ai reggitori e al Comune di Vercelli […].

Aggiunta dell’ 11 febbraio 1252. È stabilito e ordinato che se il Comune e gli uomini del borgo di Crescentino, il Comune e gli uomini del borgo di Livorno [4], il Comune e gli uomini di Masserano, il Comune e gli uomini di Rovasio Nuovo, il Comune e gli uomini di Santhià e il Comune e gli uomini di S. Germano non si presenteranno entro le Calende di maggio agli ordini del podestà o del reggitore del Comune di Vercelli, verranno esclusi in perpetuo da ogni libertà, affrancazione e immunità nei confronti dei loro signori e nei confronti del Comune di Vercelli e verranno ricondotti alla condizione in cui si trovavano quando non avevano ricevuto ancora nessun atto di libertà dal Comune di Vercelli.

[1] Cfr. Sez. I, doc. n. 2.

[2] Sull’idea dell’incremento di popolazione come fonte di potenza e di benessere cfr., nella Sezione precedente, il preambolo del doc. n. 10.

[3] Cfr., nel documento precedente, il capitolo 231.

[4] Oggi Livorno Ferraris, circa 30 km a ovest di Vercelli.

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UpUltimo aggiornamento: 17/01/05