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Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione IV – La cultura borghese

5. Il curriculum degli apprendisti

L'apprendistato, iniziato alla fine della frequenza scolastica, verso i quattordici, quindici anni, durava a lungo, sia che fosse fatto in aziende estranee, sia che venisse compiuto nell'impresa familiare. Grazie ai numerosi spostamenti, alle diverse mansioni espletate ed ai molteplici rapporti d'affari intrecciati in questo periodo il giovane borghese accresceva notevolmente le sue conoscenze tecniche ed umane.

Una lettera del primo Quattrocento di Stoldo di Lorenzo a Luca del Sera, fattore del mercante Francesco Datini da Prato in Valenza, ritrae con vivezza la vita di un apprendista uscito da pochi mesi dalla scuola d'abbaco (lettura a).

Ugualmente i Ricordi di Paolo Sassetti permettono di ricostruire la carriera di un giovane mercante dal giorno in cui era entrato come fattore senza salario in una compagnia sino a quando egli diventò socio di una banca importante (cfr. lettura b).

La vita degli apprendisti non era però sempre così rosea e facile: sferza e verga erano usualmente usate dai padroni, come prova una lettera che il mercante Carlo Strozzi scrisse ad un suo giovane amico nel 1456, rimproverandolo di aver lasciato il padrone, anche se era troppo severo e manesco, e proponendogli come esempio la propria resistenza alle ingiurie ed alle busse del suo principale.

Fonti: a) F. MELIS, Aspetti della vita economica medievale (Studi nell'Archivio Datini di Prato), I, Firenze, Olschki, 1962, pp. 113-114; b) CH. BEC, Les marchands écrivains a Florence (1375-1434), Parigi, Mouton, 1967, pp. 391-392; e) Ivi, p. 288.


a/ Francesco diliberò mandarti di qua, in isschambio… e per le scritture in tuo aiuto un giovane [che] abiamo con noi tenuto più tempo al chonto della chassa, il quale è bene carico [1] delle scritture, apresso benissimo scrittore… apresso bonissimo ragioniere [2]; e anche oltr'a ciò sa latino, che anche viene a punto molte volte. Ma quello di che siamo più contenti si è che l'abiamo trovato leale e di bonissima chondizione, chon amore alle chose della chompagnia; apresso reverente e ubidente a' suoi maggiori quanto si dee… E quando fia de poterlo lasciare, potrai andare dova fa bisognio per fatti di compagnia o d'amici e lasciare lui senza avere l'ansia; simile manda lui quando ti pare bisogni; sì che chonfortatene.


b/ Richordanza che a dì primo di febbraio anno MCCCLXVI ponemo Bartolo di Bellozo nostro nipote con Davanzato e Manette Davanzati e compagni per loro fattore sanza alchun patto di suo salaro… a loro piacimento, sì veramente che di patto il possino mandar di fuori di Firenze ove piacierà loro.

… MCCCLXX. Memoria e ricordanza che Bartolo di Bellozo nostro si puose con Michele di Giovanni di ser Lotto e compagni a dì XVIII di giennaio anno MCCCLXX per fiorini ciento d'oro, mandandolo a Vingnione [3] o in Fiandra come piaciesse loro.

… Ricordanza che Bartolo di Bellozo andò a Monpuliere [4] a dì 30 di luglio anno MCCCLXXVII per la compagnia di Michele di Vanni e compangni.


c/ Se non ai trovato per quale parte volevi partire, dovevi stare tanto trovassi qualche altro aviamento, che non si potessi dire fussi cacciato, nonostante non fusse vero. Che, come sai, si dice «ti fu dato licentia sanza che tu la chiedessi» e pensa che testè, quando uno arà per le mani di torti [5], dirà: «Con chi è stato e perché s'è partito?» Ma per te medesimo sa' che la brigata dice piuttosto mal che bene. E non credere ti scriva questo per altro se non perché consideri quello ai fatto e che se me n'avessi avisato, forse non l'aresti fatto. Quello mi dici: t'avisi quanto è del facto mio, sappi ch'io non mi sono anchora partito dal *** e questo benché Carlo s'adira mecho. È stato per tre mesi che non mi favella, se non minacciandomi di darmi delle busse e di cacciarmi. Sicché, pertanto, sono restato, ché non voglio avere a gridare con lui per nessun modo. E se non si muta d'opinione, come arò imparato l'abacho, cercho d'andarmene a cerchare mia ventura.

[1] preparato.

[2] contabile.

[3] Avignone.

[4] Montpellier; per la cultura di Bartolo, cfr. lettura 7.

[5] assumerti.

© 2000
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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05