Logo di Reti Medievali 

Didattica

spaceleftMappaCalendarioDidatticaE-BookMemoriaOpen ArchiveRepertorioRivistaspaceright

Didattica > Fonti > L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale > VI, 7

Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione VI – Momenti di vita familiare borghese

7. La posizione della donna nella casa maritale

Dopo il matrimonio la donna passava dalla tutela paterna a quella del marito. L'autorità maritale si risolveva sovente in una vera e propria potestà coattiva sulla moglie, che spesso e volentieri si manifestava anche con manifestazioni coercitive e punitive.

Al marito era infatti lecito bastonare la moglie, «per correggerla», come statuiscono molti statuti comunali, purché non le provocasse gravi lesioni o effusione di sangue (cfr. lettura 8).

Fonte: A. FERRETTO, Documenti sulle relazioni fra Alba e Genova cit., p. 140, doc. CXXXVI (24 maggio 1242).


Io Vassallo, figlio di Re di Ceva, prometto a te, Giordano di Ceva, a nome tuo ed a nome di mia moglie Giacomina che, a differenza dei tempi passati, non la batterò più, né la ingiurierò, né le farò alcuna lesione in alcun modo per qualunque motivo di cui lei si sia resa colpevole in passato, ma la tratterò con benignità, in buona fede, in parole ed in fatti, come un buon marito deve trattare una buona moglie, a meno che ella stessa non si renda d'ora in avanti colpevole di qualcosa d'altro. Se contravverrò a questa promessa, e ogni qualvolta lo farò, prometto di pagarti come pena venticinque lire genovine ecc. ed inoltre giuro di mantenere e conservare gli impegni suddetti in buona fede, a meno di un impedimento o di una dimenticanza in proposito.

A mia volta io Giordano prometto al detto Vassallo di non impedire a sua moglie di agire come detto sopra, né di allontanarla da lui, né di fare in modo con i fatti o con le parole che essa si allontani da lui o si comporti male; se contravverrò a questa promessa e ogni qual volta lo farò ti prometto di pagare una pena di venticinque lire genovine ecc. Inoltre giuro di mantenere e conservare gli impegni suddetti in buona fede.

Furono testimoni Giovanni, fabbro, di Alba e Buseto e Giovannino di Monelia.

Rogato a Genova presso la casa dei canonici di S. Lorenzo nella quale abita Viva e furono composti due strumenti dello stesso tenore.

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/09/05