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Didattica > Fonti > Pisa e il Mediterraneo > Indice > Parte IV /1

Fonti

Pisa e il Mediterraneo

Antologia di fonti scritte, dal secolo IV alla metà del secolo XII
scelte da Michele Campopiano e Catia Renzi Rizzo

© 2005 - Michele Campopiano e Catia Renzi Rizzo per “Reti Medievali”


IV
Il Mediterrano occidentale nel secolo X /1
Il covo musulmano di Frassineto

(A) Liudprandus Cremonensis, Antapodosis, in Liudprandi Cremonensis Opera Omnia, cura et studio P. Chiesa, Turnholti 1998, (Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis, CLVI), libro I, paragrafi 1-3, pp. 6-7.
(B) Ibn Hawqal, Kitâb ‘al Masâlik (977), in Biblioteca arabo-sicula, 2 voll., raccolta da M. Amari, Torino-Roma 1880-1881, I, pp. 26-27.
(C) Liudprandus Cremonensis, Antapodosis, in Liudprandi Cremonensis Opera Omnia, cura et studio P. Chiesa, Turnholti 1998, (Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis, CLVI), libro IV, paragrafi 4-5, p. 97-98.
(D) Liudprandus Cremonensis, Antapodosis, in Liudprandi Cremonensis Opera Omnia, cura et studio P. Chiesa, Turnholti 1998, (Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis, CLVI), libro V, paragrafi 16-17, p. 132.

L'insediamento musulmano di Frassineto, da localizzare sulla costa francese, nei pressi dell'attuale Massiccio dei Mori, fu occupato, a partire dall'ultimo decennio del IX secolo, da bande di marinai che avevano come principale obiettivo razzie e atti di pirateria per la cattura di ingenti quantitativi di schiavi. Essi, composti essenzialmente da Berberi, venuti dall'antica provincia romana della Mauretania, da Iberi, convertiti e non, e da qualche Arabo, sono stati i principali artefici del dinamismo marittimo e commerciale che si determinò nell'area del Mediterraneo occidentale a partire dal IX secolo e anche gli autori degli attacchi alla Provenza e all'Italia, come dei commerci con i Berberi del Maghreb.

Liutprando, che scrive nella seconda metà del X secolo e riferisce avvenimenti di cui non è stato spettatore, fornisce una descrizione del luogo (A) caratterizzata da topoi letterari solo in parte attribuibili alla volontà di giustificare in un qualche modo l'inerzia cristiana. Egli inoltre, per sottolineare il disegno divino, che sicuramente – a suo parere – doveva essere sotteso all'impresa, accentua l'operato del caso e presenta l'arrivo nel luogo, peraltro già abitato, come un prodotto dell'azione dei venti: una sola imbarcazione vi giunse, con una ventina di marinai-pirati.

Le ricostruzioni storiche più recenti in realtà riconducono l'occupazione di Frassineto all'azione di circa trecento marinai, trasportati quindi da un convoglio, seppur piccolo, di imbarcazioni; e gli studi attuali sulla pirateria andalusa confermano un'ipotesi ricostruttiva di questo tipo in quanto, a partire dagli anni quaranta del X secolo, essa risulta essere divenuta un'attività pressoché regolare e finalizzata, sotto il controllo progressivamente più stretto dei sovrani omeiadi (cfr. IV /2 F).

Ma la pirateria non fu esercitata soltanto da parte musulmana: come ha scritto efficacemente Christophe Picard, il marinaio medievale, e quello altomedievale in particolare, si comportava da pirata all'andata e da mercante al ritorno; l'incontro con l'altro, nel mare aperto, era sempre un'occasione allettante per assalti e bottini, anche se veniva giustificata, vicendevolmente, con la necessità della difesa, la malvagità dell'altro, le differenze religiose, come si può vedere dal confronto tra la testimonianza di Liutprando e quella di Ibn Hawqal (B), un mercante di Baghdad e un gran viaggiatore, a cui dobbiamo interessanti descrizioni della realtà geografica conosciuta nella seconda metà del X secolo. Nella testimonianza qui inserita viene peraltro descritto un tratto di costa molto diverso dall'attuale, con il mare che penetrava assai più profondamente di oggi nelle valli e il Massiccio dei Mori che appariva pressoché insulare, come del resto le carte arabe lo rappresentano.

Da quella posizione vantaggiosissima i saraceni lì insediati non solo attaccarono per un secolo le imbarcazioni in transito tra la penisola italica e la Provenza, e i pellegrini che valicavano le Alpi marittime, ma si spinsero ripetutamente all'interno del Piemonte (C) saccheggiando Asti, Acqui Terme e altri centri minori.

Negli anni 940-942, durante la fase finale del suo regno italico, Ugo di Provenza tentò di snidare i saraceni da Frassineto attaccandoli contemporaneamente da terra, con un suo esercito e dal mare con flottis , dice la fonte, usando il plurale, verosimilmente alludendo alla compresenza di una flotta toscana, certamente modesta e di una flotta bizantina di rinforzo, secondo gli accordi che Ugo aveva precedentemente stabilito con l'imperatore. In realtà egli, temendo la perdita del regno, interruppe le operazioni militari e stipulò un vero e proprio patto con il nemico, trasformandolo, sorprendentemente, in una sorta di milizia di confine (D).


(A) Ut autem evidens ex innumeris subdatur exemplum, me tacente loquetur opidum vocabulo Fraxinetum, quod in Italicorum Provintialiumque confinio stare manifestum est.

Cuius ut cunctis liquido pateat situs, quemadmodum temet latere minime reor, immo melius scire -sicut ab ipsis, qui vestri sunt tributarii regis, Abderahamen scilicet, potestis conicere- , mari uno ex latere cingitur, caeteris densissima spinarum silva munitur. Quam si ingressus quispiam fuerit, ita sentium curvitate tenetur, acutissima rectitudine perforatur, ut neque progressionis neque reditus, nisi magno cum labore, habeat facultatem.

Sed oculto et -quoniam secus esse non potest- iusto Dei iuditio, XX tantum Saraceni lintre parvula ex Hispania egressi, nolentes istuc vento delati sunt. Qui piratae noctu egressi villamque clam ingressi christicolas -pro dolor!- iugulant locumque sibi proprium vendicant; montemque Maurum, villulae coherentem, contra vicinas gentes refugium parant, spineam silvam hoc pacto maiorem et spissiorem sua pro tuitione fatientes, ut, si quis ex ea vel ramum incideret, mucronis percussione hominem exiret; sicque factum est ut omnis praeter unius angustissimae viae aditus demeretur. Loci igitur asperitate confisi, vicinas gentes clam circumquaque perlustrant; accersitum quam plures in Hispaniam nuntios dirigunt, locum laudant vicinasque gentes nichili se habere promittunt. Centum denique tantummodo secum mox Saracenos reducunt, qui veram rei huius caperent assertionem.

Liudprandus Cremonensis, Antapodosis, in Liudprandi Cremonensis Opera Omnia, cura et studio P. Chiesa, Turnholti 1998, (Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis, CLVI), libro I, paragrafi 1-3, pp. 6-7.


(B) Il Ğabal ‘al qalâl [era deserto] da lunga età, ma aveva acque, [buone] terre, culture e seminati da fornire sussistenza a chi vi riparasse. Capitatavi una man di musulmani, presero ad abitarlo e vi si mantennero a fronte de' Franchi, i quali, atteso la fortezza del luogo, non poterono nulla contro di essi. Il monte è lungo circa due miglia [franche?]. Nessun altro mare ha riviere meglio abitate che il [Mediterraneo]; poichè le popolazioni si stendono senza interruzione e senza impedimento sopra entrambe le sue coste, [settentrionale e meridionale]; mentre gli altri mari bagnano [per lo] più lande e deserti. In oggi i Rûm offendono con [ogni sorta di] scorrerie i Musulmani abitatori di queste costiere; né i Musulmani hanno chi li aiuti, né chi loro presti soccorso.

Abbietti si calano dinanzi al nemico i principi musulmani, avari e superbi [in patria]; i dotti fanno loro libito e non sono mai sazi, ti danno responsi come lor piace senza pensare al rifugio [presso Dio] né alla [vita] futura; pessimi i mercatanti non voltan faccia ad azione illecita, né a reo guadagno; i devoti, lesti lupi, si cacciano in ogni calamità e spiegan la vela ad ogni vento: e [però] i confini e le isole sono consegnati in mano a' nemici e la Terra si lamenta con Dio delle iniquità de' suoi signori.

Ibn Hawqal, Kitâb ‘al Masâlik (977), in Biblioteca arabo-sicula, 2 voll., raccolta da M. Amari, Torino-Roma 1880-1881, I, pp. 26-27.


(C) Dum haec aguntur, Saraceni Fraxenetum inhabitantes collecta multitudine Aquas, L miliariis Papia distans, usque pervenerant; horum πρωβωλος Sagittus Saracenus pessimus impiusque extiterat. Deo tamen propitio, pugna commissa ταλέπορος ipse cum omnibus suis interiit.

Liudprandus Cremonensis, Antapodosis, in Liudprandi Cremonensis Opera Omnia, cura et studio P. Chiesa , Turnholti 1998, (Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis, CLVI), libro IV, paragrafi 4-5, p. 97-98.


(D) Rex itaque Hugo, congregato exercitu, classibus per Tirrenum mare ad Fraxinetum directis, terrestri ipse eo itinere pergit. Quo dum Greci pervenirent, igne proiecto Sarracenorum naves mox omnes exurunt. Sed et rex Fraxinetum ingressus Sarrracenos omnes in montem Maurum fugere compulit, in quo eos circumsedendo capere posset, si res haec, quam prompturus sum, non impediret.

Rex Hugo Berengarium, ne collectis ex Francia et ex Suevia copiis super se irrueret regnum sibi auferret, maxime timuit. Unde non bono accepto consilio Grecos ad propria mox remisit ipseque cum Saracenis hac ratione foedus iniit, ut, si forte Berengarius exercitum ducere vellet, transire eum omnimodis prohibirent. Eo vero constituti, quam multorum christianorum ad beatorum apostolorum Petri et Pauli limina transeuntium sanguinem fuderint, ille solus scit numerum, qui eorum nomina scripta tenet in libro viventium. Quam inique tibi, rex Hugo, regnum defendere conaris!

Liudprandus Cremonensis, Antapodosis, in Liudprandi Cremonensis Opera Omnia, cura et studio P. Chiesa , Turnholti 1998, (Corpus Christianorum, Continuatio Mediaevalis, CLVI), libro V, paragrafi 16-17, p. 132.

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Torna suUltimo aggiornamento: 09/06/05