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Il movimento crociato

di Franco Cardini

© 1972-2006 – Franco Cardini


TESTI

4. Martiri cristiani

In questo episodio, avvenuto durante l'assedio di Antiochia (ottobre 1097 - giugno 1098), si respira il profumo dei martirologi e della contemporanea poesia epica. Il martirio corona l'esperienza crociata e ne giustifica la santità, così come avviene per l'azione cavalleresca presentata nelle Chansons de Geste. (Da TUDEBODE, Historia de Hierosolymitano itinere, in Recueil des Hist. des Crois., Occ., III, pp. 51-52).


Un altro giorno i Turchi portarono sulle mura della città un nostro nobile cavaliere, di nome Rinaldo Porchetus, che da lungo tempo tenevano in dura prigionia, e gli dissero che parlasse con i pellegrini cristiani per convincerli a riscattarlo mediante una forte somma di danaro: altrimenti gli sarebbe stata tagliata la testa.

Ma questi, appena fu in piedi sulle mura, cominciò a gridare ai nostri principi: «Signori, per quanto mi riguarda, è come se fossi già morto: e vi prego come fratelli di non offrire per me alcun riscatto. Ma siate certi, per la fede in Cristo e nel Santo Sepolcro, che Dio è e sarà sempre con voi. Avete ucciso tutti i più egregi e audaci in questa città, cioè dodici emiri e millecinquecento nobili, e non è rimasto nessuno capace di misurarsi con voi e di difendere la città». Allora i Turchi chiesero al dragomanno [1] che cosa dicesse Rinaldo, ed egli rispose: «Niente di buono sul vostro conto». Allora l'emiro Yaghi-Siyan gli ordinò subito di scendere dalle mura e gli domandò per mezzo del dragomanno: «Rinaldo, vuoi vivere e godere tranquillamente con noi?». Rispose Rinaldo: «Come potrei vivere tranquillamente con voi senza commettere peccato?». «Rinnega il Dio che adori e nel quale credi – rispose l'emiro – e credi in Maometto e negli altri nostri Dei [2]. Se farai ciò, ti daremo tutto quel che vorrai: oro, argento, cavalli, mule o ogni altro ornamento, e mogli e ricchezze; e ti arricchiremo col più grande onore». E Rinaldo: «Datemi un po’ di tempo, per pensarci sopra», cosa che l'emiro concesse volentieri.

Allora Rinaldo si pose in preghiera, a mani giunte vòlto ad oriente, implorando umilmente Iddio che lo aiutasse e si degnasse di accogliere l'anima sua nel seno di Abramo. L'emiro, scortolo, chiamò il dragomanno e gli chiese: «Che cosa sta facendo Rinaldo?», e questi rispose: «Non rinnegherà per nulla il suo Dio; al contrario, rifiuta le tue offerte e i tuoi Dei». Udendo ciò l'emiro andò su tutte le furie e ordinò che [Rinaldo] fosse immediatamente decapitato: e i Turchi lo decapitarono con grande gioia. Allora gli angeli, accogliendo a gara la sua anima, la portarono fra cori e danze al cospetto di Dio, per amore del Quale egli aveva sofferto il martirio.

L'emiro fu grandemente irato per non essere riuscito a convertire Rinaldo ai suoi Dei. Comandò che gli fossero portati subito dinanzi tutti i pellegrini che erano in città con le mani legate dietro la schiena: giunti che furono, li fece spogliare nudi e poi legare tutti insieme. Indi fece ammucchiare intorno a loro della legna insieme con paglia e fieno, e – da quel nemico di Dio che era – fece appiccare il fuoco al rogo. E i cristiani, anzi diciamo i soldati di Cristo, gridavano alto: e le loro voci risanavano verso il cielo, fino a quel Dio per l'amore del Quale le loro carni e le loro ossa ardevano.

\Furono tutti martirizzati in un medesimo giorno, e recarono in cielo al cospetto di Dio, per il Quale avevano fedelmente subito il martirio, le loro candide stole [3].

[1] Cioè interprete: forse un cristiano indigeno o un rinnegato.

[2] L'islamismo è qui rappresentato, secondo un pregiudizio riscontrabile anche nella poesia epica, come una religione politeista.

[3] Cioè le loro anime immacolate: il simbolo è d’origine apocalittica, ma era vivo nel linguaggio liturgico e fu adottato più tardi anche nel Paradiso dantesco.

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UpUltimo aggiornamento: 20/06/06