Logo di Reti Medievali 

Didattica

spaceleftMappaCalendarioDidatticaE-BookMemoriaOpen ArchiveRepertorioRivistaspaceright

Didattica > Strumenti > La predicazione nell'età comunale > 13

Strumenti

La predicazione nell'età comunale

di Carlo Delcorno

© 1974-2005 – Carlo Delcorno


13. La predicazione francescana nel XIV secolo

Il Trecento rappresenta un momento di grande crisi nella cultura occidentale, e soprattutto nella storia della Chiesa. Il secolo inizia con le lotte implacabili tra Spirituali e Conventuali francescani e termina con lo Scisma d'Occidente (1378). Nella vita intellettuale e politica si assiste a un processo di disgregazione degli istituti tradizionali; la vita religiosa conosce una privatizzazione che prelude alle forme intimiste, alle aberrazioni individualistiche della pietà borghese. Certo non mancano fenomeni impressionanti di religiosità popolare, ma ad essi è sotteso un senso di angoscia, un'incertezza paurosa ignota ai secoli precedenti: basti ricordare il pellegrinaggio dei flagellanti di Venturino da Bergamo (1335), il movimento dei Gesuati e dei Caterinati, suscitati da Giovanni Colombini e da Caterina da Siena, le processioni dei Bianchi, che concludono il secolo (1400). Sono vampate di religiosità che non riescono a invertire la linea generale di sviluppo di una società inquieta, in cerca di nuovi valori; che non giungono, proprio per il loro carattere eccezionale, a creare strutture solide, capaci di strappare l'individuo dal suo sempre più forte isolamento.

Tra gli ordini Mendicanti il più tormentato è quello francescano. La corrente degli Spirituali, riconosciuta da Celestino V, poi perseguitata da Bonifacio VIII, si attesta su posizioni di intransigenza e addirittura di ribellione antipapale, servendosi di una predicazione apocalittica che attinge alla tradizione gioachimita. Purtroppo abbiamo solo alcune delle prediche tenute da Pier di Giovanni Olivi († 1298) [1]; ci mancano quelle recitate in Toscana, nelle Marche e nello Spoletano durante i primi anni del Trecento da Ubertino da Casale († 1329). Egli stesso le ricorda nel prologo dell'Arbor Vitae (1305); e Angelo Clareno († 1337), lo storico del movimento degli Spirituali, le descrive con più precisione nella Historia septem tribulationum (v. TESTO N. 8). La questione della povertà di Cristo e degli apostoli, alla quale si rifaceva l'ideale pauperistico francescano, provocò nuove fratture nella Chiesa. La battaglia tra Giovanni XXII, appoggiato dai domenicani, e l'ordine dei Minori, guidato dal Generale Michele da Cesena, fu combattuta da principio con una serie di libelli; ma dopo la bolla Cum inter nonnullos (1323), che negava la povertà di Cristo, diede luogo a una fitta predicazione di protesta. I Michelisti, tra i quali furono personaggi della levatura di Guglielmo d'Ochkam, scesero anche ad azioni di aperta rivolta: aderirono al partito di Ludovico il Bavaro lanciando a Pisa (1328) contro Giovanni XXII accuse pesanti, accettando come legittimo l'antipapa Pietro di Corbara, una creatura dell'imperatore. Nello stesso anno Michele da Cesena viene deposto al Capitolo di Bologna e i suoi seguaci, mescolandosi ai resti dei movimenti spirituali, si rifugiano nel Regno di Napoli sotto la protezione di Roberto d'Angiò. Per più di un secolo Fraticelli de opinione (ex Michelisti) e Fraticelli de paupere vita (ex Spirituali), ormai combattuti come i peggiori eretici, continueranno la loro predicazione più o meno segretamente, sopportando a volte intrepidamente la morte, come farà Michele de' Calci, arso a Firenze nel 1389 (v. TESTO N. 9); finché saranno definitivamente dispersi dal movimento dell'Osservanza nel XV secolo.

Nel complesso la predicazione francescana del XIV secolo è molto inferiore a quella del secolo precedente: perduti i sermoni degli Spirituali, dei Michelisti, dei Fraticelli, ci restano i sermonari preparati dai Conventuali, dove sarebbe vano cercare lo scatto di un'eloquenza viva, la novità delle idee, il dialogo impegnato con un pubblico partecipe. Si ha l'impressione che i francescani, tormentati dalle loro lotte interne, ripieghino su una predicazione di tipo scolastico, incapace di far presa sulla sensibilità laica, sempre più ricca, esigente, sollecitata da una fiorente cultura in volgare. È significativo che sino ad ora non si sia rintracciato neppure un sermone francescano in volgare: segno che gli uditori non furono indotti a conservare un'eloquenza ormai degenerata nella routine. Il corpus più vasto di sermoni francescani a noi conservato è quello di Bertrando di Tours (1265-1332), celebre maestro parigino, vescovo di Salerno e poi cardinale di Tuscolo, Generale dei Minori dopo la deposizione di Michele da Cesena (1328). Fu uno dei più intransigenti conventuali: nel 1318-1319 fu tra i teologi che condannarono la Postilla in Apocalypsim dell'Olivi, e negli anni seguenti si adoperò senza sosta nella persecuzione dei Beghini provenzali, che riconoscevano nell'Olivi il loro maestro. Il nucleo della sua opera è costituito da due vastissimi cicli omiletici, il De Tempore e il De Sanctis, presenti in tutte le biblioteche francescane e diffusi a stampa nel corso del XVI secolo. Degne di attenzione sono anche altre opere, soprattutto i sermoni De mortuis, De Corpore Christi, che furono via via falsamente attribuiti a san Tommaso, a sant'Alberto e a san Bonaventura. Tra i francescani, in Italia, nessuno può essere paragonato a Bertrando: le recenti ricerce codicologiche hanno messo in luce alcune raccolte di sermoni domenicali di Luca da Bitonto, di Pietro da Padova, di Supramons de Varisio: autori poco noti e studiati, di cui talvolta è difficile fissare un'esatta cronologia. Di altri famosi predicatori ricordati dai bibliografi dell'ordine e noti per altre opere, non abbiamo nulla: è il caso di Bartolomeo da Pisa, autore del Liber de conformitatibus Beati Francisci (1390), definito «magnus praedicator» dallo storico Mariano da Firenze; o di Giovanni di Stroncone, superiore degli Osservanti, che lo stesso Mariano definisce «angelicus praedicator ac miraculis et spiritu prophetie clarus». Ci si rassegna malvolentieri all'idea che in tutto il Trecento manchi sia pure qualche vestigio di predicazione volgare francescana, soprattutto pensando alla magnifica fioritura dei predicatori popolari che il francescanesimo conoscerà nel Quattrocento (da san Bernardino a Roberto Caracciolo). Ma bisogna precisare che la ricerca codicologica, avanzata per i fondi latini, è ancora di là da venire per quanto concerne il volgare.

[1] Sono 24 sermoni contenuti nei codici Vaticano Borghesiano 54 e 69.

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 02/07/2005