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La predicazione nell'età comunale

di Carlo Delcorno

© 1974-2005 – Carlo Delcorno


3. La predicazione degli eretici

I movimenti ereticali hanno condizionato per certi aspetti la mentalità e l'opera dei fondatori degli ordini Mendicanti; certo la nuova predicazione cattolica fa conto delle esperienze compiute in questo campo dagli avversari. Purtroppo non c'è rimasto quasi nulla della predicazione degli eretici: l'unica reliquia è rappresentata dalla predica conservata dal rituale di liturgia catara, pubblicato dal Dondaine in appendice al Liber de duobus principiis. Possiamo farcene un'idea attraverso gli atti dell'Inquisizione (istituita nel 1233) e le testimonianze degli scrittori cattolici.

I capi delle sette ereticali sono innanzitutto geniali predicatori, capaci di piegare il volgare a strumento di una capillare penetrazione degli ambienti urbani. Il Tractatus de hereticis di Anselmo d'Alessandria riferisce che Marco di Concorezzo, primo diffusore della eresia catara in Italia, creato diacono a Napoli dal vescovo eretico, si diede a un'intensa predicazione «in Lombardia, et postea in Marchia, et postea in Tuscia» suscitando un'entusiastica adesione alla nuova setta. Valdo, il fondatore della setta dei Poveri di Lione, che prese da lui il nome (Valdesi), si rivolge al popolo lionese nella sua lingua, con una predicazione evangelica, basata sul commento del Nuovo Testamento tradotto in volgare. L'abilità nel maneggiare la Scrittura, la finezza della penetrazione psicologica è una caratteristica che accomuna tutti gli eretici: lo nota con preoccupazione Gioacchino da Fiore nella Expositio in Apocalypsim, identificando gli eretici con le locuste dell' Apocalisse (cap. 10).

La tecnica dei missionari eretici è sostanzialmente ispirata alla primitiva predicazione apostolica. Bernardo Gui, nel suo celebre Manuale dell'Inquisitore, dedica un capitolo al modo di insegnare tenuto dai Valdesi (v. TESTO N. 1). Passata la fase della tolleranza e delle discussioni pubbliche coi cattolici, costretti alla prudenza, gli eretici si radunano in luoghi privati. Tema della loro predicazione, affidata ai «perfetti», è il comportamento dei veri cristiani in base al Vangelo: essi parlano (come faranno i francescani) «delle virtù e delle buone opere, e della fuga dai vizi»; ma poi passano ad attaccare le istituzioni ecclesiastiche giudicate indegne del modello evangelico. I Valdesi predicano per lo più nelle case dei «credenti», ma anche per le vie della città o per le strade fuori dell'abitato. Altri eretici, come gli Apostoli di Gerardo Segarelli di Parma, danno la preferenza alla predicazione itinerante, proclamando la penitenza per i paesi, sulle piazze e dovunque si imbattono in potenziali uditori. Al di là delle differenze dottrinali, tutti i movimenti ereticali sono d'accordo nel proporre un tipo di predicazione del tutto diverso da quello ex cathedra, che da secoli era affidato e limitato al vescovo. Si tratta, per quanto si può ricavare dalle testimonianze indirette di parte cattolica, di una predicazione adatta alla mentalità, all'ambiente, alla lingua di gruppi in generale non troppo numerosi, basata sulla lettura del Vangelo, tradotto in volgare, e sull'interpretazione letterale e spontanea della Parola di Dio. Queste caratteristiche del sermone ereticale saranno riprese nei loro valori positivi dai grandi predicatori francescani e domenicani.

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UpUltimo aggiornamento: 02/07/2005