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La predicazione nell'età comunale

di Carlo Delcorno

© 1974-2005 – Carlo Delcorno


6. I libri del predicatore

Le Costituzioni primitive domenicane, approvate a Parigi nel 1228, dedicano un intero capitolo (DistinctioII, cap. XXXI) al predicatore. Chi è capace e abilitato alla predicazione, uscirà dal convento con un socius, che gli deve obbedienza come a superiore; non porterà e non accetterà né oro né argento né danaro, secondo il precetto evangelico (Matteo 10), ma avrà solo il vestito, gli oggetti più necessari, e i libri per la predicazione. Quali erano i libri di cui il predicatore poteva giovarsi per assolvere il suo compito? Viaggiando egli poteva portare con sé solo i suoi schemi di predicazione o qualche fortunato sermonario, cioè una raccolta di prediche adatte a tutte le circostanze liturgiche; ma in qualsiasi biblioteca conventuale avrebbe trovato tutto l'occorrente per costruire secondo le regole il suo sermone. Era necessaria innanzitutto la Bibbia, da cui era obbligatorio scegliere il versetto iniziale della predica, il thema, donde discende tutto il discorso. Le Concordanze, una novità realizzata in équipe dai domenicani di Parigi sotto la direzione di Ugo di Saint-Cher, maestro di teologia dal 1230 al 1235, permettevano di identificare i passi paralleli della Scrittura destinati a costituire la filigrana del sermone. I più raffinati potevano risalire a un testo filologicamente più sicuro di quello vulgato (la cosiddetta Bibbia parigina), servendosi dei correctoria, liste di emendamenti al testo preparate da domenicani e più tardi anche dai francescani. Alle Concordanze verbali si aggiunsero le Concordantiae moralium, attribuite a Sant'Antonio da Padova, cioè una raccolta di testi ordinati per argomento. Ma il nerbo del ragionamento era già fornito dalla Glossa, strettamente unita al testo stesso della Bibbia; lo schema e le articolazioni del discorso erano già pronti nelle Distinctiones. Tra le più celebri di queste enciclopedie della spiritualità medievale sono la Summa Abel di Pietro Cantore, così chiamata dalla prima parola che appare in ordine alfabetico; le Distinctiones Mauritii del domenicano Maurizio Anglico, le Distinctiones di Pietro di Limoges, che introduce nella sua enciclopedia interi sermoni dei più famosi predicatori del Duecento, il Dictionarius Pauperum di Nicola di Byard e molte altre. Ci si rende conto dell'enorme importanza di questo strumento se si pensa che il sermo modernus si sviluppa o per divisione in diversi membri delle parole che compongono il thema, oppure con la distinctio dei molteplici significati che si possono attribuire a una sola delle parole tematiche. Supponiamo che il predicatore scelga come thema il famoso versetto di Giovanni (4, 13): Qui biberit ex hac aqua sitiet iterum (Chi berrà di quest'acqua avrà ancora sete). Egli potrà dividere questo thema, ed è il metodo più difficile e ambizioso; ma potrà anche scegliere di illustrare il significato di una delle parole del versetto, ad esempio aqua. Apriamo la Summa Abel sotto aqua, e vi troveremo lo schema di una predica composta da cinque parti o membri, uno per ogni possibile significato della parola:

Aqua est: cupiditatis in presenti. Unde Qui biberit ex hac aqua sitiet iterum [Giovanni 4, 131].

viciorum generaliter vel voluptatis. Unde Iacob filio suo Ruben Eflusus es sicut aqua, ne crescas quia ascendisti cum patre tuo [Genesi 49, 41].

tribulationis. Unde Transivimus per ignem et aquam et eduxisti nos in refrigerium [Salmo 65, 12].

caritatis. Unde Qui credit in me, flumina de ventre eius fluent aque vive [Giovanni 7, 38].

doctrine. Unde: Fontes tui devientur f oras et aquas tuas in plateis divide [Proverbi 5, 16]; Posuit desertum in stagna aquarum [Isaia 41, 18].


[L'acqua può significare: la cupidigia delle cose presenti. E perciò è scritto Chi berrà di quest'acqua avrà ancora sete - i vizi in generale, soprattutto la lussuria. Perciò Giacobbe disse al suo figlio Ruben (che aveva profanato il letto del padre giacendo con la concubina Bilha) Sei bollente come acqua, non avrai la preminenza perché invadesti il letto di tuo padre – la tribolazione. Si legge Passammo per il fuoco e per l'acqua e ci hai condotto al refrigerio – la carità. Dice infatti Dall'intimo di chi crede in me scaturiranno fiumi d'acqua viva – la dottrina. Dice infatti Si riversino fuori nelle piazze le tue sorgenti, dividi le tue acque nelle piazze e Farò del deserto uno stagno – d'acque].

Un altro strumento importante, dove si poteva trovare già costruito il grosso del sermone, è la Summa de virtutibus et vitiis: le rationes, cioè gli argomenti dottrinali, vi sono me scolati alle auctoritates, cioè alle citazioni, e agli exempla (vedi d 8) secondo i gusti dell'uditorio meno colto. La più celebre di queste Summae è certo quella di Guglielmo Peraldo (morto verso il 1261), notissima anche in Italia: basti pensare che gran parte dell'erudizione di fra Guittone d'Arezzo deriva da questa enciclopedia. Grande diffusione ebbe pure il Liber de virtutibus et vitiis del francescano Servasanto da Faenza (v. TESTO N. 13). L'auctoritas, cioè la citazione di sentenze dei Padri della Chiesa o di autori profani particolarmente accetti al Medioevo (ad esempio Seneca), era un ingrediente indispensabile del sermone. Il predicatore aveva a sua disposizione una quantità di catenae (come la Catena Aurea di san Tommaso d'Aquino) e di florilegi (come il Manipulus florum di Tommaso Hibernus o la Pharetra attribuita a san Bonaventura), che gli permettevano di completare con lieve sforzo l'apparato di citazioni scritturali già fornito dalle Distinctiones. Se nel versetto tematico compariva il nome di un animale, di un'erba o di un minerale, il predicatore poteva ispirarsi alla scienza fantastica degli erbari, dei lapidari e dei bestiari. Una summa fortunatissima di questa materia è il Liber de similitudinibus et de exemplis del domenicano Giovanni da San Gimignano. Ma ancora più note, an che fuori dagli ambienti clericali, erano le enciclopedie naturali di Bartolomeo Anglico (il De proprietatibus rerum, volgarizzato dal mantovano Vivaldo Belcalzer) e di Vincenzo di Beauvais (Speculum Naturale). Elemento essenziale della predicazione popolare era pure l'exemplum, che per le sue implicazioni letterarie verrà trattato a parte.

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UpUltimo aggiornamento: 02/07/2005