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Didattica > Strumenti > Bisanzio. Società e stato > Documenti, 24

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Bisanzio. Società e stato

di Jadran Ferluga

© 1974 – Jadran Ferluga


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24. Dialogo fra ricchi e poveri a Bisanzio nell'epoca del declino

L'autore del Dialogo fra i ricchi e i poveri qui in parte tradotto (vedi Fonti, ed. cit., pp. 203 [titolo]; 205, 9-28; 206; 16-207, 17; 208, 30-209, 31 e 213, 12-23), è Alessio Macrembolite, professore e letterato che visse verso la metà del XIV secolo, cioè in un periodo di guerre civili e agitazioni sociali.

Col Dialogo siamo in piena rivoluzione radicale degli zeloti a Tessalonica, ma, come l'editore I. Ševčenko ha ben messo in rilievo, nell'opera non si rispecchiano idee rivoluzionarie. Ricchi e poveri non sono qui gli appartenenti né al più alto gruppo sociale né ai più miseri ceti sociali: gli uni e gli altri sono due estremi della classe media; i «poveri» non sono rivoluzionari, anzi propongono come soluzione delle differenze economiche e sociali il matrimonio fra membri dei due gruppi o richiedono che i «ricchi» siano misericordiosi verso di essi. Il brano è inoltre interessante, credo, come specchio della vita degli uni e degli altri, in quanto descrive usi, abitudini, case, vestiti ecc., e della situazione politica, catastrofica e disperata, dell'impero verso la metà del XIV secolo (vedi l'ultimo passo del Dialogo).

 

Dialogo fra i ricchi e i poveri

 

Che discorso farebbero i poveri ai ricchi e cosa risponderebbero i ricchi ai poveri?

POVERI: … Non vi vergognate di sentire come gli appartenenti ai popoli barbari trattano i loro simili poveri o i nostri che sono loro prigionieri? Perché non considerano nessuno di essi indegno di debita cura? Ed è assurdo che Ebrei e Maomettani siano caritatevoli e misericordiosi, mentre i discepoli di Cristo, che era di natura caritatevole e misericordiosa, sono crudeli e avari verso i loro simili: in realtà grazie a noi voi possedete i beni di questo mondo e solo se sarete misericordiosi otterrete quelli della vita futura.

RICCHI: Ma non è giusto che nutriamo gratuitamente coloro che non ci servono.

POVERI: E voi, quale servizio avete reso al Signore per ciò che avete ricevuto? Non siete voi stessi debitori delle vostre promesse? Non arrecate ogni giorno offesa con quasi ogni vostro atto e parola? E non guardate al presente come all'unica cosa che sia eterna? Non vi unite in malo modo in illegale matrimonio con le figlie delle sanguisughe di Salomone? [1] Non ci disprezzate con la vostra altera superbia a causa della vostra presumibilmente esaltata posizione e ci aborrite come scarabei o topi? Ma poi, avendo per necessità abbandonato queste cose, andate al Giudizio universale nudi non prendendo con voi più acqua di sorgente di quanta ne sta in un canestro.

Oltre a tutto, noi sgobbiamo e il nostro profitto è niente o poco, mentre per voi da un piccolo sforzo risulta un gran guadagno…

RICCHI: È giusto che sia cosi che a voi vada sempre male e sopportiate moltissimo mentre per noi le cose vadano in ogni rispetto «a gonfie vele».

POVERI: Ma ciò è dubbio, o molto saggi, poiché credo che allora tutti i ricchi sarebbero buoni, avendo le loro ricchezze da Dio e tutti i poveri cattivi, essendo abbandonati da Dio. Ma non è cosi, niente affatto. E speriamo che non ci capiti questa sfortuna di essere respinti da Dio stesso. Né voi potete essere così pazzi da pensare e dire tali cose assurde e da presupporre che i poveri siano abbandonati da Dio, che [al contrario] Egli considerò beati e per di più strinse a sé come suoi fratelli. Com'è che i ricchi possono diventar poveri e miseri? Com'è che coloro che godono di beni su questa terra possono esserne privati nell'aldilà? E come si fa denaro è ovvio a ogni persona intelligente: qualcuno infatti è diventato ricco grazie all'abilità, qualcuno grazie al commercio; gli uni con la moderazione, gli altri con rapine e molti con la forza o per eredità, o per simili vie. Per ragioni opposte altri sono diventati poveri. A meno che non vogliate navigare il mare della vita evitando tempeste, guardateci con pietà e trasferite una parte del carico dalle vostre navi mercantili nelle nostre piccole barche e così, entrambi pilotati da Dio, potremmo approdare nel porto della Salvezza, né voi affondiate a causa del peso né noi al contrario perdiamo l'equilibrio per la leggerezza e per l'una o l'altra causa ci rovesciamo.

RICCHI: Non è logico ciò che affermate, o infelici, perché il tutto domina le parti e non il contrario. Così il sole priva della vista gli occhi di colui che aveva voluto fissarlo direttamente.

POVERI: Ma noi, o buoni amici, abbiamo perso tutto, neppure una parte ci è stata lasciata, e neppure il più piccolo pezzettino, ma solo i corpi nudi con la loro sofferenza e miseria. Pertanto voi non potete prendere niente altro da noi, come Apollo non poté dal cieco.

POVERI: … Sia per voi il lusso e per noi il nutrimento, come gli occhi sono nostri e la gola vostra. L'uva è nostra, il mosto vostro; vostro il vecchio vino e i bicchieri d'oro; nostro l'acido e deperibile vino in recipienti d'argilla; vostri gli abiti sontuosi e coperti d'oro e nostri i vestiti di setole. Per voi lo sfarzo e varie vesti; per noi pane non più fresco e carne affumicata; vostre siano le monete d'oro di prima qualità riposte in abbondanza in casse di legno; nostri gli oboli d'argento e rame, anche quelli limitati per il cibo giornaliero. Ogni cosa sia vostra per il godimento; nostri i bisogni e le necessità naturali, poiché a voi è stata data l'eternità mentre a noi è toccata la miseria.

… Siate contenti della vostra libertà di parola e del fatto che tutti ascoltano le vostre parole e prestano orecchio qualunque esse siano; di andar sempre in giro a cavallo, trascinandovi dietro parassiti e adulatori; del vostro sfoggio quasi giornaliero; delle vostre baldorie e gozzoviglie; della vostra sempre strapiena tavola; delle vostre splendide camere da letto che attraggono gli occhi di tutti; degli svariati tessuti [ricamati] in oro e argento, di provenienza straniera e delle coperte dall'aspetto strano e di gran bellezza; delle folle di amici, con le loro lodi per voi; dell'ossequiosità dei servitori; della piacevolezza dei bagni; della cura della vostra vita con i migliori medici e farmaci; degli unguenti fragranti e delle aromatiche spezie d'Egitto; delle vostre piacevoli abitazioni, godendo voi col bel tempo, l'aria tiepida dai tetti delle vostre case a tre piani; dei primi posti nelle assemblee, dell'abbondanza di beni e del godimento di essi; del timore, dell'onore e della riverenza [2] di tutti, dell'immediato adempimento della vostra volontà e della moltitudine di altre cose che la terra dai punti più lontani e il mare vi portano; di tutto ciò noi, vivendo la nostra vita in povertà, siamo privi, non avendo parte in nessuna di queste cose. Voi cambiate subito i vostri abiti conformemente alla qualità e ai mutamenti delle stagioni, mentre noi siamo sempre avvolti nell'[unico] mantello logoro che per caso possediamo, pieno di sporcizia e d'importuni pidocchi. Ancora peggio, se noi non siamo grati per queste tribolazioni, ci aspetta un'altra punizione senza pietà, mentre voi potete sperare nel regno di Dio se ci guardate con misericordia…

RICCHI: Ma voi, o buoni amici, non conoscete il fiorente stato delle cose quale era a quel tempo allorché il nostro potere e religione erano al loro apice; noi possedevamo i confini di tutto il mondo mentre ora non ci è restato il territorio di nessuna provincia; [voi dimenticate che] ora noi siamo sottomessi a tutte quelle genti che erano allora sotto il nostro dominio. Così la Provvidenza che governa il mondo dà alle cose i loro alti e bassi e trasferisce il potere da un popolo all'altro. Inoltre a quel tempo, non c'era nessuno che fosse povero o prigioniero, mentre ora quasi tutti sono iloti [3] e «tre volte prigionieri». Cosa infatti possiamo fare, essendo poco numerosi in confronto alla moltitudine dei poveri? E se a quel tempo veniva trovato un ricco tesoro, l'imperatore non se ne appropriava ma ordinava che fosse utilizzato da colui che lo aveva trovato; ma ora, costretti da necessità, si impossessano anche delle proprietà dei morti, poiché i [loro] redditi sono diminuiti.

[1] Vi date cioè ai piaceri, alla fama e all'avarizia.

[2] Proskynesis.

[3] Schiavi.

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UpUltimo aggiornamento: 26/07/08