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Bisanzio. Società e stato

di Jadran Ferluga

© 1974 – Jadran Ferluga


Fonti

Estremamente copiose e di vario tipo sono le fonti che riguardano questi problemi; nessuna di esse sarebbe praticamente da escludere, tanto più che molto dipende dall'interpretazione offertane dallo storico o dallo studioso. Le fonti, e specialmente quelle medievali su temi sociali, sono di solito mute e farle parlare è compito di chi le interpreta. Bisanzio differisce però dagli altri paesi coevi anche sotto questo aspetto. L'impero bizantino era certamente uno degli stati più civilizzati del tempo, e perciò molti avvenimenti venivano fissati sulla carta.

Fondamentali sono le storie e le cronache, le abbondanti opere legislative, i diplomi imperiali (anche se non sempre originali), i numerosi atti dell'amministrazione civile ed ecclesiastica, i sigilli, le monete, la corrispondenza ecc.: nessun altro stato dell'Alto Medioevo ci ha trasmesso una simile mole di testimonianze. Inoltre si sono conservate anche fonti di carattere più specifico, come scritti sulla politica estera, liste di precedenza, raccolte di leggi e interpretazioni di giuristi ecc. Sull'ideologia imperiale, ai documenti sopra citati è da aggiungere la produzione artistica in cui a Bisanzio essa si riflette assai più che altrove.

Se da un lato non c'è da disperare sulla quantità e, in parte, sulla qualità delle fonti, non bisogna tuttavia lasciarsi trasportare dall'entusiasmo e credere di avere a che fare con degli archivi moderni dove si possono seguire gli avvenimenti giorno per giorno, elaborare statistiche ecc. Non è dunque possibile classificare le fonti secondo l’importanza e il valore, la quantità o la qualità, poiché lo stesso documento può essere interessante per più di un aspetto della vita bizantina. Un diploma imperiale può essere fonte per la storia politica, agraria, sociale, militare, istituzionale, delle finanze, per la geografia storica ecc. Per utilizzare le fonti con una certa logica storica e cronologica, è tuttavia necessario procedere a una loro, per quanto fluida, sistemazione.

Le prime grandi collezioni di fonti bizantine iniziarono nel secolo cosiddetto erudito, cioè nel XVII, col «Corpus Byzantinae Historiae», Paris, 1645-1711, detto abitualmente «corpus parigino», riedito fra il 1722 e il 1733 (e in modo insoddisfacente) a Venezia. Soltanto nel Novecento però, superati i pregiudizi dell'illuminismo razionalista, gli studi bizantini ebbero nuovo impulso. Dal 1828 iniziò infatti a Bonn, in Germania, la pubblicazione del «Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae», chiamato comunemente «corpus bonnense», che, pur essendo in grandissima parte una riedizione di quello parigino, è di formato più maneggevole ed è ancora oggi la collezione base delle fonti bizantine. Una ristampa, ma senza alcun miglioramento delle edizioni del «corpus bonnense», è quella di J. P. MIGNE, «Patrologiae cursus completus, Series graeca», Paris, 1884 sgg. Il fatto che edizioni critiche fossero più che necessarie lo provano le relativamente numerose nuove collezioni uscite sia nel secolo passato che in questo: così la «Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana» di Lipsia, la «Collection Byzantine de l'Association Guillaume Bude» di Parigi e recentemente un «Corpus Fontium Historiae Byzantinae» promosso. dall'Associazione internazionale degli studi bizantini, conscia delle immense lacune in questo campo. Non si possono enumerare le singole nuove edizioni, anche se importantissime, o altre serie e dobbiamo rimandare ai manuali da noi citati: Ostrogorsky, Moravcsik, Colonna ecc. e in parte a P. LAMMA, Pubblicazioni relative alle fonti della storia bizantina, in «La Pubblicazione delle Fonti del Medioevo europeo negli ultimi 70 anni (1883-1953), Relazioni al Convegno di studi delle Fonti del Medioevo europeo in occasione del 700 della Fondazione dell'Istituto Storico Italiano (Roma, 14-18 aprile 1953)», Roma, 1954, pp. 235-257. Né tanto meno si possono elencare le opere degli storici e dei cronisti e quelle letterarie ed artistiche dove si trovano più o meno abbondanti, più o meno dispersi, elementi atti a illuminare i nostri temi. Indicheremo perciò solo gli strumenti di lavoro essenziali per reperire dette opere, le loro edizioni ed eventuali traduzioni.

Insuperata resta ancora oggi l'opera monumentale di uno dei fondatori degli studi bizantini moderni: K. KRUMBACHER, Geschichte der byzantinischen Literatur, von Justinian bis zum Ende des oströmischen Reiches (527-1453), voll. 2, 2a ed., München, 1897 (ristampato a New York, s. a., ma probabilmente nel 1959). Complemento utilissimo dell'opera del Krumbacher e manuale indispensabile della storiografia bizantina è oggi: GY. MORAVCSIK, Byzantinoturcica, I: Die Byzantinischen Quellen der Geschichte der Türkvölker, 2a ed., Berlin, 1958. Il titolo non deve trarre in errore poiché i bizantini denominavano «turchi» svariatissimi popoli, per cui praticamente nel manuale di Moravcsik ha trovato posto il 90% delle fonti scritte bizantine. Per gli storici e cronisti, è abbastanza utile, sebbene da usare con cautela: M. E. COLONNA, Gli storici bizantini dal IV al XV secolo, I. Storici profani, Napoli, 1956. Per il larghissimo campo della letteratura ecclesiastica indispensabile è H. G. BECK, Kirche und theologische Literatur im byzantinischen Reich (Handbuch der Altertumwissenschaft, XII, 2, 1: Byzantinisches Handbuch, II, 1), München, 1959.

Gli storici naturalmente non sono facilmente accessibili, data la difficoltà della lingua. Elenchiamo qui alcuni testi, attenendoci a due criteri: importanza della fonte e sua consultabilità dal punto di vista sia della lingua che del tempo e luogo di pubblicazione. Anzitutto, dobbiamo citare alcune traduzioni italiane che hanno un particolare valore. Lo storico Ducas, ottima fonte per quanto riguarda la fine di Bisanzio, è stato tradotto già nel XV secolo da un anonimo e quindi la redazione italiana ha valore di per sé (il testo italiano segue quello greco in Ducae Michaelis Ducae nepotis historia Byzantina, rec. I. BEKKERUS, Bonnae, 1834). Lo stesso vale per la versione italiana della Cronaca di Morea, composta molto probabilmente nel XIV secolo e che descriveva un secolo e mezzo di convivenza fra Occidentali e Bizantini in Peloponneso, edita da Ch. Hopf, Chroniques gréco-romaines inédites ou peu connues, Berlin, 1873, pp. 414-468.

Abbastanza numerose furono le traduzioni italiane di varie fonti dal XVI fin verso la fine del XIX secolo. Da notare, forse, che Procopio, lo storico di Giustiniano I (527-565), fu oggetto di predilezione speciale. Con lui anche ricominciano le traduzioni moderne; così nella serie «Fonti della Storia d'Italia» apparvero: La guerra gotica di Procopio di Cesarea (VI secolo) a cura di D. COMPARETTI, I-III, Roma, 1895-1898 e Le inedite, Libro nono delle Istorie di Procopio di Cesarea, Roma, 1928 a cui seguirono nel dopoguerra la Storia segreta, a cura di V. PANUZIO, traduzione di G. COMPAGNONI, Roma, 1945, e Procopio, Pagine scelte, a cura di B. LAVAGNINI, I: Introduzione e testo («Collana di Studi Greci», n. 17), Napoli, 1948. Continuando cronologicamente abbiamo per il VII secolo Giorgio di Pisida, Poemi, I: Panegirici epici, a cura di A. PERTUSI, Ettal, 1959; per il VII ed VIII secolo una famosa traduzione latina del secolo IX, quindi coeva dell'originale, della Cronografia di Teofane fatta dal bibliotecario Anastasio di Roma in Theophanis Chronographia, rec. C. DE BOOR, Leipzig, 1883, II, pp. 77-340; mentre la parte della sua cronaca riguardante l'iconoclastia (VIII secolo) è stata tradotta in tedesco da L. BREYER nel vol. VI dei Byz. Geschichtschreiber, Graz, Wien e Köln, 1964 (per la collezione vedi più avanti). Per il IX e X secolo abbiamo il Digenis Akritas, L'epopea di Bisanzio, Firenze, 1940, traduzione di S. IMPELLIZZERI, pp. 123 sgg.; per l'XI secolo la traduzione francese di uno dei più importanti personaggi della politica e della vita culturale del tempo: Michel Psellos, Chronographie ou l'histoire d'un siècle de Byzance (976-1077), texte établie et traduit par E. RENAULD, I-II, Paris, 1926-1928; quasi coevo è il generale Niceforo Briennio autore di una storia: Nicéphore Bryennios, Les quattre livres des Histoires, traduction francaise avec notes par H. GRÉGOIRE, in «Byzantion», 23 (1953), pp. 469-530, e sua moglie (figlia dell'imperatore Alessio I Comneno) Anna della cui opera esistono una vecchia traduzione italiana di G. ROSSI, Milano, 1846 e una inglese più accessibile di E. A. S. DAWES, Londra, 1928; per Tessalonica, la seconda città dell'impero, con particolare riguardo alla sua conquista da parte dei Normanni verso la fine del XII secolo, possediamo l'opera di Eustazio di Tessalonica, L'Espugnazione di Tessalonica, ed. di St. KYRIAKIDIS, versione italiana di V. ROTOLO (« Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici, Testi e Monumenti», Testi 5), Palermo, 1961; passiamo al XV secolo con la History of Mehmed the Conqueror by Kritoboulos, translated from the Greek by CH. T. RIGGS, Princeton, 1954. Fra le traduzioni relativamente facili da rintracciarsi dovrebbe essere menzionato il libro di K. DIETRICH, Byzantinische Quellen zur Länder- und Völkerkunde, I-II, Leipzig, 1912, e la serie di traduzioni tedesche dei Byzantinische Geschichtschreiber, a cura di ENDRE v. IVANKA, Graz, Wien, Köln, 1954 sgg., dove sarebbero espressamente da nominare in quanto non citati altrove: Giorgio Sphrantzes per la caduta di Costantinopoli; Prisco e Menandro per i rapporti con i barbari nel V e VI secolo; Niceta Choniate per tutto il XII secolo fino all'espugnazione di Costantinopoli del 1204 e infine Leone Diacono per i racconti sui due imperatori soldati della metà del X secolo.

Riguardo alla storia sociale e a quella dello stato sono degne di nota ancora altre fonti: diplomi imperiali, atti di donazione ecc. pubblicati nella tuttora sempre importante edizione di F. MIKLOSICH e J. MÜLLER, Acta et diplomata graeca medii aevi sacra et profana, 6 voll., Wien, 1860-1890, a cui sono da aggiungere ultimamente numerose pubblicazioni dagli archivi dei monasteri bizantini sul monte Athos: F. DÖLGER, Aus den Schatzkammern des Heiligen Berges, München, 1948; ma soprattutto la collezione: «Archives de l'Athos», I-VI, dove sono stati pubblicati, dal 1937 in poi, ma specialmente dopo il 1946, secondo criteri filologici moderni, numerosi atti di vari monasteri bizantini (Lavra, Kutlumus, Xeropotamo ecc.). Per i diplomi imperiali, manuale informativo di prim'ordine è: F. DÖLGER e J. KARAYANNOPOULOS, Byz. Urkundenlehre, Absch. 1: Die Kaiserurkunden, München, 1968.

Certo non è facile reperire tutte le edizioni e soprattutto si pone il problema della lingua, poiché la maggior parte di esse non è corredata di traduzioni.

Per i diplomi imperiali si possono consultare in tedesco con il più grande profitto i regesti, spesso ampi e particolareggiati, pubblicati da F. DÖLGER, Regesten der Kaiserurkunden des oströmischen Reiches («Corpus der griechischen Urkunden des Mittelalters und der neueren Zeit», serie A, seg. I), parte I: 565-1025; II: 1025-1204; III: 1204-1282; IV: 1282-1341; V: 1341-1453, München e Berlin, 1924, 1925, 1932, 1960 e 1965. Anche se meno importante ai fini della storia sociale, ma di gran valore per i rapporti fra Stato e Chiesa, è la pubblicazione di V. GRUMEL, Les Regestes des Actes du Patriarchat de Costantinople, vol. I: Les Actes des Patriarches, fasc. I: 381-715; II: 715-1043; III: 1043-1206 e IV: 1208-1309, Socii Assumptionistae Chalcedonense, 1932, 1936, 1947, 1971. Solo ultimamente si è fatto maggior uso delle fonti sigillografiche e di quelle monetarie, anche per il fatto che nell'ambito degli studi bizantini la loro importanza e quindi le loro edizioni sono andate aumentando negli ultimi anni.

La pubblicazione dei sigilli, fonti insostituibili soprattutto per la storia delle istituzioni e dello stato, ma non meno importanti per quella finanziaria e sociale, ha avuto inizio con l'opera monumentale di G. SCHLUMBERGER, La sigillographie de l'empire byzantin, Paris, 1884, e oggi un'immensa quantità di sigilli è a disposizione degli studiosi grazie alla magnifica opera di V. LAURENT, Documents de sigillographie byzantine: La collection C. Orghidan, Paris, 1952; dello stesso Les sceaux byzantines du Médallier vatican, Città del Vaticano, 1962, nonché Le Corpus des Sceaux de l'Empire Byzantin, V/1, 2: L'Eglise, Paris, 1963, 1965, e ultimamente tre grossi volumi di sigilli plumbei: Byzantine Lead Seals, a cura di G. ZACOS e A. VEGLERY, Basel, 1972, tutti ormai con fascicoli separati per le riproduzioni fotografiche di ogni singolo sigillo. Sembra superfluo sottolineare l'importanza della moneta come fonte di storia economica e sociale e perciò è il caso di citare solo la raccolta classica di W. WROTH, Catalogue of the Imperial Byzantine Coins in the British Museum, 2 voll., London, 1908, il nuovissimo manuale di P. D. WHITTING, Münzen von Byzanz, München, 1973, nonché recentissimo, anche se limitato al periodo 491-1204, C. MORISSON, Monnaies byzantines dans la Bibliothèque Nationale, Paris, 1973.

Fra le fonti di carattere speciale, tanto per la storia economico-sociaie che per quella delle istituzioni, finanze ecc., è da annoverare la grande produzione legislativa. Essa comincia con i classici del diritto romano, studiati fino a oggi in quasi tutte le Università, cioè col Codice Teodosiano e con quello di Giustiniano, che sono qui citati anche se coprono il periodo tardo-romano.

Tipicamente bizantina è invece la legislazione che segue e che è nella maggior parte pubblicata in J. e P. ZEPOS, Jus graecoromanum, 8 voll., Atene, 1931. A cavallo del VII e VIII secolo deve essere stata compilata la «Legge agraria» che abbiamo visto essere una collezione di prescrizioni consuetudinarie, ed. a cura di W. ASHBURNER, The Farmers' Law, in «Journal of Hellenic Studies», 30 (1910), pp. 85-108; 32 (1912), pp. 68-95, con traduzione inglese. Probabilmente dello stesso periodo, cioè del VII o VIII secolo, deve essere la «Legge navale» edita dallo stesso W. ASHBURNER, The Rodian Sea Law, Oxford, 1909, anche con una traduzione inglese, commentari ecc., interessante per taluni aspetti del commercio e del credito marittimi che sembrano annunciare rapporti capitalistici; per l'VIII secolo la più rilevante opera di diritto è l'Ecloga, cioè una scelta di leggi dell'imperatore Leone III, che è compendiaria in buona parte della «Legge agraria». Il periodo della grande codificazione bizantina è però quello che si collega al rafforzamento del potere centrale e dell'autorità imperiale, cioè la seconda metà del IX secolo. Con Basilio I (867-886) cominciò la cosiddetta «purificazione delle vecchie leggi» da cui risultarono, sempre durante il suo regno, il Prochiron, selezione di leggi di diritto civile e penale ad uso pratico e quotidiano dei giudici; l'Epanagoge, dove alle vecchie leggi si aggiunge materiale nuovo sui diritti e doveri dell'imperatore, del patriarca e degli alti funzionari sia civili che ecclesiastici. Maggiore importanza presentano le Basilika dell'imperatore Leone VI in sessanta libri e sei volumi, che sono una raccolta di diritto canonico, civile e pubblico di cui è in preparazione dal 1953 una nuova edizione critica a cura di H. J. SCHELTEMA. Degne di menzione sono inoltre le leggi di Leone VI edite e tradotte da P. NOAILLE e A. DAIN, Les Novelles da Léon VI le Sage. Texte et Traduction, Paris, 1944.

Benché ricche di utili elementi, poco sfruttate sono state sinora le vite dei santi, sia perché non ancora tutte sistematicamente registrate ed edite, sia perché difficilmente accessibili e pochissimo tradotte. Questo è in parte anche il caso dei «tipici», cioè delle carte di fondazione dei monasteri bizantini, che specialmente dall'XI secolo diventano più numerosi.

Tra le fonti che rivestono un interesse per la storia della società sarebbero da ricordare separatamente il Trattato sulla tassazione della prima metà del X secolo di autore anonimo, ed. F. DÖLGER, Beiträge zur byzantinischen Finanzverwaltung, besonders des 10. und 11. Jahrhunderts, in «Byz. Archiv», 9, Leipzig-Berlin, 1927, che è uscito anche in una traduzione tedesca di G. OSTROGORSKY, Die ländliche Steuergemeinde des byzantinischen Reiches im 10 Jahrhundert, in «Vierteljahrsschr. f. Sozial-und Wirtschaftsgeschichte», 20 (1927), pp. 1-108, significativo ai fini di uno studio sia sulla comunità del villaggio, sia sulla politica tributaria dello stato e sulla crescente differenziazione sociale in esso. La fine di questo processo sociale appare evidente in due fonti dell'XI secolo: nel Catasto di Tebe (di Grecia), edito e commentato da N. SVORONOS, in «Bulletin de Correspondance Hellenique», 83 (1959), pp. 1-166, e nella raccolta dei suoi lavori (vedi Bibliografia) e soprattutto nel cosiddetto Strategicon di Kekaumenos, in cui si riflette tutta l'esperienza di un grande signore feudale della provincia bizantina, edito nel 1973 a Mosca da G. G. LITAVRIN e tradotto in tedesco da H. G. BECK nel vol. V dei Byz. Geschichtsschreiber: Vademecum des byzantinischen Aristokraten, Graz, Wlen e Köln, 1964. Sul X secolo possediamo forse una fonte eccezionale per la vita economica e sociale di Costantinopoli, il cosiddetto Libro dell'eparco, cioè del prefetto della città di Costantinopoli, in cui è regolata la vita economica della capitale. Nel 1970 ne è uscita una pubblicazione a Londra, a cura di I. DUJČEV, che contiene l'edizione del 1893 fatta da J. NICOLE e la sua traduzione francese nonché quella inglese di E. H. FRESHFIELD del 1938. Particolarmente interessante come illustrazione della tormentata storia sociale del periodo tardo-bizantino, della miseria della popolazione e della crescente tragica differenza sociale ed economica, è un dialogo fra i ricchi e i poveri edito, commentato e tradotto in inglese da I. ŠEVČENKO, Alexios Makrembolites and his «Dialogue between the Rich and the Poor», in «Zbornik radova viz. Insituta» 6 (1960), pp. 187-228.

La vita economica, i prezzi, la svalutazione della moneta sono in modo speciale registrati nel Libro dei Conti di Giacomo Badoer (Costantinopoli 1436-1440), testo a cura di U. DORINI e T. BERTELE, Roma, 1956.

Buona parte della documentazione sui rapporti fra la repubblica di Venezia e l'impero è nella vecchia ma sempre utile edizione di G. L. F. TAFEL e G. M. THOMAS, Urkunden zur älteren Handels und Staatsgeschichte der Republik Venedig, I-III, Wien, 1856-1857 («Fontes Rerum Austr.», sez. II, vol. 12-14) e per il XIV e XV secolo F. THIRIET, Regestes des deliberations du Sénat de Venise concernant la Romanie, I-III, Paris e L'Aja, 1958-1961.

Per lo stato, la sua struttura, la sua amministrazione, il potere imperiale ecc. vorremmo nominare poche, ma accessibili fonti. La vita di corte e le varie cerimonie sono descritte nel De cerimoniis aulae byzantinae dell'imperatore Costantino VII Porfirogenito, in due libri, ed. «corpus bonnense», di cui solo il I libro è riedito e tradotto in francese da A. VOGT, Constantin Porphyrogénète. Le livre des cerimonies, Paris, 1935, 1939-1940. Manca però ancora una completa edizione critica, tanto più che sono stati scoperti manoscritti nuovi con varianti notevolissime. Dello stesso erudito imperatore è da ricordare un libro sui «temi», anche se in gran parte pieno di notizie di secoli passati o altrimenti note, cioè il De thematibus, ed. A. PERTUSI («Studi e Testi» 160), Città del Vaticano, 1952. Fondamentale è invece il De administrando imperio, ottima edizione e traduzione inglese di GY. MORAVCSIK e R. J. H. JENKINS uscita a Budapest nel 1949, che è una miniera senza fondo delle più svariate informazioni sui popoli vicini e la politica bizantina verso di loro come anche su molte popolazioni nel cuore dell'impero non solo per il X ma anche per i secoli passati. Una vivissima descrizione di Costantinopoli e soprattutto della vita e delle cerimonie di corte verso la metà del X secolo ci ha lasciato Liutprando, vescovo di Cremona e ambasciatore di Ottone il Grande, nella sua descrizione dell'ambasciata in Liutprandi Antapodosis nel Die Werke Liutprands von Cremona, a cura di J. BECKER, Hannover e Leipzig, 1915.

Infine, ancora brevemente sono da ricordare per la gerarchia dei funzionari, le loro funzioni e titoli quattro liste dalla metà del IX secolo alla metà del X, ora anche in traduzione francese di N. OIKONOMIDES, Les listes de préséances byzantines des IX e e X e siècles, Paris, 1972. Per l'età più tarda abbiamo un'altra lista analoga composta verso la metà del XIV secolo e attribuita falsamente a Codino, edita e tradotta in francese: Pseudo-Kopinos, Traité des offices, a cura di J. VERPEAUX, Paris, 1966.

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UpUltimo aggiornamento: 02/07/05