Tra le numerose
proposte editoriali annunciate, per prima giunge sul mercato
il manuale di Storia Medievale di M. Montanari (in collaborazione
con G. Albertoni, T. Lazzari, G. Milani). Un volume molto
curato, che in appena 300 pagine (rispetto alle 500-600 dei
migliori manuali scolastici o universitari) propone in trenta
capitoli il tradizionale schema dei "programmi"
italiani di storia medievale generale.
Un blocco di capitoli
iniziali attraversa le tematiche della "trasformazione
del mondo romano" prendendo le mosse dalla crisi del
III secolo e focalizzando i nodi della diffusione del Cristianesimo
e delle "invasioni" germaniche. Sforzandosi di mantenere
una struttura cronologica, il manuale prosegue alternando
capitoli relativi a Bisanzio nel VI secolo (soprattutto all'Italia
bizantina) e all'emergere del mondo islamico con l'esame delle
due esperienze romano-germaniche dei Longobardi e dei Franchi
(ancora con riferimento precipuo all'area italiana), per fermarsi
nell'illustrazione di diversi aspetti della società "altomedievale"
con quattro ulteriori capitoli sulle strutture istituzionali
del dominio imperiale carolingio, sull'economia e sulla città
"vescovile", sulla cultura.
Tre capitoli delineano
poi l'emergere dei poteri locali, intrecciandosi con l'esposizione
delle trasformazioni dell'assetto dell'Impero e il delinearsi
dei "regni" postcarolingi.
Alla svolta dell'XI-XII
secolo è dedicato il cuore del manuale, con una successione
di capitoli tematici che prendono le mosse da un quadro generale
fondato sul mito dell'anno Mille e sulla "mutazione feudale",
per presentare in successione, la trasformazione delle strutture
ecclesiastiche e delle monarchie, i caratteri del fenomeno
comunale italiano (con un breve confronto europeo) e - congiuntamente
- l'"invenzione" delle crociate e il delinearsi
della cavalleria.
Qui (al XII-XIII
secolo) la successione cronologica si interrompe per dar conto
molto sinteticamente della trasformazione del mondo bizantino
e mediterraneo fra secolo VII e XV, per riprendere in seguito
i temi della prima parte. Un intero capitolo delinea - forse,
in proporzione, con eccessivo rilievo - le vicende dell'Impero
svevo; un altro quelle della fase matura della vita del Comune,
un altro ancora offre il quadro del consolidamento delle maggiori
monarchie. Due capitoli sono dedicati all'universalismo papale,
alle eresie e agli ordini mendicanti. Qui si ferma, peraltro,
la trattazione della vicenda della Chiesa, ripresa in seguito
solamente dal punto di vista dello stato territoriale pontificio.
Alla crisi del
Trecento e agli sviluppi istituzionali dei grandi quadri monarchici
e degli stati regionali italiani sono dedicati - con uno sforzo
di sintesi molto evidente - tre dei capitoli finali del volume.
Alla fine del
manuale un capitolo sull'idea di medioevo delinea le relazioni
fra "reale" e "immaginario" nell'elaborazione
della nozione e ne discute criticamente l'attualità e la stessa
utilità. L'inusuale collocazione conclusiva di tale capitolo
(tradizionalmente posto come introduzione allo studio delle
vicende medievali) è il frutto della scelta esplicita di sottolineare
il carattere di "invenzione" della stessa nozione
di medioevo, scelta che ha condotto gli autori a bandire lo
stesso termine dall'intera trattazione e a percorrere i temi
tradizionali della storia medievale intendendo questa partizione
essenzialmente come contenitore cronologico.
Il volume presenta
dunque una struttura cronologica, e in esso prevale come filo
conduttore l'usuale esposizione narrativa delle vicende politiche
e istituzionali. Molta attenzione e molto spazio sono però
dedicati alla trattazione di temi-chiave di natura non evenemenziale
e segnatamente ai due poli del mondo rurale e di quello cittadino,
con un certo sacrificio della dimensione mediterranea e commerciale
dell'Europa dei secoli XI-XV.
Ampio rilievo
- sia pure in un quadro generale di sinteticità - hanno i
riferimenti al dibattito e all'aggiornamento storiografico;
a questo e all'inquadramento concettuale di alcuni fenomeni
centrali è dedicato, in ciascuno dei capitoli meno "narrativi",
un paragrafo introduttivo che delinea criticamente i più importanti
orientamenti e le maggiori acquisizioni della ricerca, nella
tradizione storiografica e nel dibattito attuale.
Non è facile immaginare
una riuscita più coerente con le intenzioni degli autori dello
sforzo richiesto dalle esigenze di innovazione sommariamente
richiamate in apertura: l'intento sintetico in termini quantitativi
non va quasi mai a scapito della completezza e della chiarezza
dell'esposizione; la bibliografia di corredo appare aggiornata
e accuratamente selezionata per offrire strumenti accessibili
e non eccessivamente specialistici; l'impostazione di ciascun
capitolo consente un approccio immediato ai temi dello stesso
grazie a brevi introduzioni concettuali; gli elementi di aggiornamento
storiografico e di illustrazione del dibattito specialistico
sono ampiamente presenti e ben integrati nel testo; lo stile
narrativo ed esplicativo è limpido ma non banale; la "copertura"
dei temi tradizionalmente ritenuti il contenuto essenziale
del programma di storia medievale è abbastanza completa e
comprende - sia in capitoli specifici, sia abilmente distribuita
in altri - prospettive quali la storia della cultura di massa
e delle mentalità o la storia del paesaggio agrario (sorprende
forse solamente, a questo proposito, la latitanza degli apporti
dell'archeologia medievale o della storia della cultura materiale);
l'uso di strumenti di facilitazione "grafica" per
l'apprendimento è abbastanza moderato da non appiattire il
manuale sul modello del testo liceale, ma efficace. Infine,
l'abbondanza di carte schematiche - molto chiare ed essenziali
- offre allo studente un importante complemento sul versante
della sintesi visiva degli eventi e dei fenomeni trattati,
rendendo quasi superfluo il ricorso al tradizionale atlante
storico.
RM