|
Le corti nell'Italia del Rinascimento
a cura di Beatrice Del Bo [versione 1.0 - agosto 2011]
© 2011 - Beatrice Del Bo per "Reti Medievali" La redazione di un repertorio degli strumenti e delle risorse utili allo studio delle «corti nell’Italia del Rinascimento» presenta talune difficoltà riconducibili alla complessità e all’ambiguità della definizione dell’oggetto d’indagine. In primo luogo occorre precisare l’ambito cronologico di riferimento, giacché la definizione Rinascimento dà adito a numerose ambiguità: date, cause e caratteri di questo ‘mito’ sono ancora oggi motivo di acceso dibattito fra specialisti di discipline diverse, in seno a una bibliografia sterminata (qualche ragguaglio al punto 9.1). Qui si intende considerare il periodo compreso fra la seconda metà del XIV secolo e i primi decenni del Cinquecento, «un lungo XV secolo», assumendo la periodizzazione proposta da Élisabeth Crouzet-Pavan (Renaissances italiennes 1380-1500, Paris 2007, pp. 9-18), che pare la più adatta per le indagini di natura storica. In secondo luogo, è necessario riflettere sul termine “corte”. Esso rimanda al luogo fisico di residenza del signore, che accoglie la famiglia in senso stretto e, in senso più ampio, il suo entourage e che perciò costituisce il perno attorno al quale ruotano e si generano le relazioni politiche, personali e di servizio, dove si percorrono brillanti e talvolta repentini itinerari di ascesa e discesa sociale e professionale. La corte è l’insieme di persone che frequenta il principe, cioè il suo seguito, in parte costituito da uomini incaricati di provvedere al benessere del signore (maggiordomi, camerieri, scudieri, ma anche buffoni, musici e giocolieri) e, in parte, dai principali personaggi politici (specie i consiglieri), quindi un’entità che raggruppa tanto l’ambito rigorosamente “domestico”, quanto alcuni livelli, i più alti, del personale di governo. Inoltre, in realtà politiche di dimensioni poco estese (Monferrato, Saluzzo, Urbino, ecc.) e in principati con forte matrice feudale (Savoia, ecc.), anche un officiale di non alto profilo può rientrare nel novero dei cortigiani. In linea generale, si tenga comunque conto che la distinzione fra cariche di corte e di governo, caratteristica dello stato moderno, negli stati rinascimentali risulta assai meno netta. Diede della corte una definizione efficace e aderente al concetto storiografico maturato negli ultimi anni il cardinale Giovanni Francesco Commendone (XVI secolo): «Corte chiama ciascuno la casa d’un signore che abbia conveniente famiglia e ufficiali» e «corte adunque è una compagnia d’uomini che servano ad uno o più signori con intenzione d’accrescere». Occorre chiarire, da ultimo, che il taglio cronologico adottato risente in parte anche della produzione storiografica sulla corte, dedicata, in particolare, al «Rinascimento maturo» per la tensione e l’aderenza con le ricerche relative ai “prodromi della modernità”, per «il nesso con le arti figurative e in generale la compiutezza del sistema di valori e comportamenti che l’immensa ricchezza delle fonti estensi, gonzaghesche, sforzesche permette di ricostruire» (G.M. Varanini, Aristocrazie e poteri nell’Italia centro-settentrionale dalla crisi comunale alle guerre d’Italia, in R. Bordone – G. Castelnuovo – G.M. Varanini, Le aristocrazie dai signori rurali al patriziato, Roma-Bari 2004, pp. 121-193, p. 175). Per la molteplicità di valenze semantiche la “corte” è stata studiata con approcci diversi, da quello economico, a quello politico-istituzionale, a quello culturale e antropologico. Tale ventaglio di prospettive ha favorito una frammentazione delle ricerche, che ancora oggi caratterizza la produzione scientifica sull’argomento. Gli storici, inoltre, si sono avvicinati tardi allo studio della corte, poiché la loro attenzione è stata deviata dalle influenti considerazioni espresse nel XIX secolo da Jacob Burckhardt. Benché avesse assegnato alla corte un ruolo nella sua riflessione sullo stato, lo studioso aveva definito quella italiana «luogo non politico per eccellenza» segnandone l’emarginazione dalla riflessione storica. Tale affermazione fu sostenuta, in seguito, anche da Francesco De Sanctis che tornò a negare lo spessore politico della corte. Sulla scia di questi studi, a lungo tale tematica è stata considerata dalla storiografia, anche da quella marxista (Antonio Gramsci), «inesistente» e «intrattabile», in ragione del fatto che la corte costituiva un impedimento, un intoppo all’evoluzione dello stato in senso moderno. Agli inizi del Novecento, in Italia si era radicata l’idea che il vocabolo “corte” rimandasse rigorosamente alla cerchia del personale domestico, che, in quanto tale, non giocava alcun ruolo politico. Perciò continuarono a progredire studi che indagavano le corti come fenomeni culturali o campi di rappresentazione della grandezza del principe, con particolare attenzione agli aspetti rituali e cerimoniali, dei quali i familiares erano tra gli artefici e i protagonisti principali. Sino a non molti anni fa, inoltre, la corte, nella quale si riteneva che si materializzassero lo spreco e il fasto, è stata letta e studiata in quanto antitesi dell’evoluzione razionale della burocrazia e degli offici che connotava i nuovi stati regionali (o i «prodromi della modernità»). Per queste ragioni, l’analisi delle implicazioni politiche e delle funzioni di governo svolte dai cortigiani è stata spesso trascurata dagli studiosi e, in ogni caso, relegata in secondo piano. Nel 1983 Alberto Tenenti sulle pagine delle «Annales» lamentava il fatto che le corti non costituivano in Italia un «sujet historique et etnographique». Il tema della corte ha conosciuto un buon successo nella ricerca storica soltanto a far tempo dalla diffusione del pionieristico e suggestivo volume Die höfische Gesellschaft di Norbert Elias, edito nel 1969 (Neuwied-Berlin) e recepito, benché in maniera critica, nella storiografia nostrana a partire dal 1980, ossia dopo la pubblicazione della traduzione italiana (La società di corte, Bologna 1980). Ancorché il modello della «società di corte» individuato dall’Elias e per contesto (l’assolutismo) e per proposta (modello comportamentale) sia ben distante dai terreni d’indagine delle corti rinascimentali, è indubbio che esso abbia contribuito in maniera robusta a dare nuovo impulso alle ricerche su tale tema, giacché propone chiavi interpretative nuove («addomesticamento» ecc.), tratte dalla sociologia, utili a indagare le forme politiche dello stato. Grazie alle suggestioni dell’Elias e agli importanti, ma discussi, prodotti del lavoro del «Centro Europa delle Corti», agli inizi degli anni Novanta del XX secolo la rilevanza anche politica delle corti è stata formalmente riconosciuta. I lavori del convegno Le origini dello Stato moderno in Italia, secoli XIV-XVI, tenutosi a Chicago nel 1993, durante il quale un’intera sessione è stata riservata alla corte – con approcci assai diversi fra i relatori intervenuti – hanno suggellato il rilievo dello studio della corte in chiave politica, contribuendo a diffondere tra gli storici la consapevolezza che questa istituzione potesse essere collocata tra i fondamenti nei quali si debbono ricercare le origini dello Stato. In tale prospettiva è stato messo in luce quanto il governo dei principi fosse basato su legami “personali” e sulla frequentazione assidua e domestica, riconoscendo alla corte un ruolo nella «nascita dello stato moderno». Nei suoi prodotti più recenti, la storiografia italiana mostra di aver recepito tali suggestioni, insieme all’insegnamento della scuola anglosassone, per il quale «la storia della corte» coincide con «la storia di [tutti] quelli che godevano di accesso» presso il principe, come scrive David Starkey, rimarcando le distanze dalla concezione della corte «bottega delle maschere», descritta nel 1988 da Lorenzo Ornaghi (La bottega delle maschere e le origini della politica moderna, in «Familia» del principe e famiglia aristocratica, a cura di C. Mozzarelli, Roma 1988, pp. 9-23). Che tale “luogo” costituisca la sede di “addomesticamento” delle élites, nel solco delle suggestioni dell’Elias, o, e converso, di consolidamento del potere di talune famiglie (A. Barbero, Principe e nobiltà negli stati sabaudi: gli Challant in Valle d’Aosta tra XIV e XVI secolo, in «Familia» del principe e famiglia aristocratica, a cura di C. Mozzarelli, Roma 1988, I, pp. 245-276), è indubbio che esso rivesta nella ricerca attuale un peso rilevante. Negli ultimi decenni, la storiografia d’Oltremanica ha stimolato, altresì, indagini in un parallelo campo di studio che si occupa della corte in quanto centro dal quale si diramano le relazioni di patronage, pratica determinante nella redistribuzione delle risorse negli stati rinascimentali. Da questa prospettiva muovono le indagini più recenti relative alle corti degli stati italiani del Rinascimento, che esplorano non soltanto gli entourages dei principi ma, ora, anche quelli delle principesse, in quanto luoghi di creazione del consenso e di tessitura di solide reti relazionali e politiche. Il patronage, per l’appunto, e i processi di ascesa e discesa sociale originati dalla frequentazione degli ambienti di corte risultano attualmente i terreni più fertili e più frequentati nelle nuove ricerche sul tema. Nell’affrontare lo studio di questo argomento è, perciò, utile tenere sempre ben presente la distanza fra le corti italiane, specie quelle delle dominazioni regionali centro-settentrionali, e quelle degli stati europei, dal momento che il personale delle prime può discendere talvolta in maniera diretta dalle istituzioni comunali, mentre per le seconde è la domus del re/principe che fornisce gli uomini addetti agli offici di governo. Occorre rammentare, inoltre, la specificità che connota ogni singola corte della penisola italiana: da un lato, le dinamiche peculiari e internazionali che animano le corti dei Regni di Napoli e di Sicilia (Angiò e Aragonesi) e, dall’altro, le caratteristiche tipiche di tutte le altre, che derivano dal più o meno precoce sviluppo e dalla differente natura ed evoluzione del governo principesco, caratterizzato o da una forte connotazione comunale e cittadina o da un robusto spessore signorile (G. Chittolini, I principati italiani alla fine del medioevo, in Poderes públicos en la Europa Medieval: Principados, Reinos y Coronas, XXIII Semana de Estudios Medievales, Pamplona 1997, pp. 235-259). Il centro degli interessi di questa scheda gravita intorno alle corti del tardo Trecento e, soprattutto, del Quattrocento; tuttavia, è necessario dedicare almeno un cenno alla corte scaligera, benché esuli dall’arco cronologico considerato, giacché essa offre un esempio ben studiato di «corte signorile... perno della vita politica e dell’esercizio del potere» (Varanini, Aristocrazie e poteri cit., p. 159). Gian Maria Varanini, individuando nella corte un «settore importante della vita pubblica e politica» (G.M. Varanini, Premessa, in Il Veneto nel Medioevo. Le signorie trecentesche, a cura di A. Castagnetti – G.M. Varanini, Verona 1995, pp. 5-6, p. 6), ha, infatti, riconosciuto nel periodo della creazione delle dominazioni sovracittadine il momento nel quale la corte assume una nuova rilevanza, poiché essa costituisce per il principe uno strumento indispensabile nel superamento della «logica delle partes» e consente di cogliere «la consacrazione e il riconoscimento del nuovo ceto dirigente uscito dalle profonde trasformazioni sociali duecentesche» (G.M. Varanini, Istituzioni, politica e società nel Veneto: 1329-1403 cit., pp. 1-124, p. 10); in una prospettiva di studio sul lungo periodo, essa è quindi stata compresa in questa rassegna poiché offre spunti importanti di riflessione (Varanini, Aristocrazie e poteri cit., p. 175). In questo ricco e sfaccettato panorama, in considerazione del fatto che alcune famiglie aristocratiche signorili «rivendicano margini di autonomia e di autogoverno così ampi da porsi a loro volta come piccoli Stati signorili» (G. Chittolini, Il particolarismo signorile e feudale in Emilia fra Quattro e Cinquecento, in G. Chittolini, La formazione dello stato regionale e le istituzioni del contado. Secoli XIV-XV, Torino 1979, pp. 254-291, p. 266; in particolare per i Rossi di Parma, da Correggio, i Pio, i Pico), si deve dar conto anche degli studi dedicati alle corti dei «piccoli stati signorili», che in qualche caso riproducono modelli di corti più grandi di riferimento e, in altri, costituiscono originali interpretazioni o «corti rinascimentali minori» (Chittolini, Il particolarismo signorile cit., p. 272), protagoniste di una politica culturale e “urbanistica” peculiare. Per la natura “repubblicana” delle loro istituzioni, sono state, invece, escluse dal presente repertorio Genova e Venezia, mentre è stata inclusa Firenze, benché, forse, proprio in virtù della natura formalmente repubblicana, non siano stati compiuti sino a oggi studi sistematici sull’entourage degli Albizzi e dei Medici, mentre risulta sovrabbondante la bibliografia relativa ai risvolti culturali connessi al mecenatismo e alla committenza artistica dell’età rinascimentale. Per le dinamiche del tutto peculiari è stata omessa, inoltre, in questa rassegna la Curia pontificia, che sarà oggetto di uno specifico approfondimento. Per ragioni di competenza si trascurano in questa voce i pur importanti aspetti culturali (architettura, arte, musica, letteratura e patronage artistico/letterario) connessi alla committenza artistica delle corti. 1. Archivi Non sono stati rintracciati fondi archivistici intitolati alle corti, in compenso, in alcuni Archivi sono conservati depositi, talvolta ricchi, nei quali è confluito in maniera compatta materiale relativo alle corti. I cortigiani, inoltre, compaiono nelle scritture prodotte dalle cancellerie principesche quali destinatari di lettere patenti, di concessioni di familiarità, ecc.; essi figurano negli elenchi di salariati, tra i beneficiari di doni e di pensioni e tra i testimoni agli atti pubblici redatti nelle residenze del signore. Si tenga conto, pertanto, che le tracce relative a queste persone sono assai numerose nelle scritture principesche (protocolli, rotoli e registri di conti, registri di cancelleria, copialettere, registri di missive, carteggi ecc.), delle quali, tuttavia, non è possibile fornire un elenco, nemmeno di massima. Si rimanda quindi alla Guida generale degli Archivi di Stato, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali – Ufficio Centrale per i Beni archivistici, Roma 1981-1994, 4 voll., pubblicazione a stampa, pur con le cautele espresse da Marina Gazzini (nella scheda Confraternite religiose laiche, http://www.repertorio.retimedievali.it). La Guida è consultabile anche on line http://www.maas.ccr.it e fornisce strumenti di interrogazione e ricerca secondo chiavi diverse full text. Elenchi di fonti disponibili per lo studio delle corti sono contenuti nelle opere indicate oltre nella sezione “Studi per area territoriale” (9.3), a cui si rinvia per i riferimenti dettagliati. Si indicano di seguito i link a singoli siti dei Archivi che consentono di eseguire ricerche on line di una certa raffinatezza e si menzionano i principali strumenti bibliografici utili a orientarsi nel vasto materiale archivistico; si rinvia, inoltre, al punto 7.1. per l’indicazione delle principali fonti edite. 1.1. Piemonte Dal sito dell’Archivio di Stato di Torino possono essere condotte ricerche attraverso la lettura degli inventari e la struttura gerarchica dei fondi (http://archiviodistatotorino.beniculturali.it/Site/index.php /it/il-patrimonio/ricerca-nei-fondi). È, inoltre, disponibile un’utilissima risorsa, ossia la «ricerca libera per parola», (http://archiviodistatotorino.beniculturali.it/work/allsearch .php), che consente di rendere più efficace e di sveltire il lavoro. Per la contea/ducato di Savoia cfr. A. Barbero, Il ducato di Savoia: amministrazione e corte di uno stato franco-italiano (1416-1536), Roma-Bari 2002; per il Monferrato cfr. D. Ferrari, Le carte disperse. Documenti riguardanti il Monferrato conservati a Mantova, in Stefano Guazzo e Casale tra Cinque e Seicento, a cura di D. Ferrari, Roma 1997 (Europa delle Corti. Biblioteca del Cinquecento, 78), pp. 197-218; cfr. le fonti indicate in B. Del Bo, Uomini e strutture di uno stato feudale. Il marchesato di Monferrato (1418-1483), Milano 2009; per il marchesato di Saluzzo cfr. P. Grillo, I gentiluomini del marchese: Ludovico II e i suoi ufficiali, in Ludovico II marchese di Saluzzo: condottiero, uomo di stato e mecenate (1475-1504), a cura di R. Comba, Cuneo 2006, pp. 17-56. 1.2. Lombardia 1.2.1. Ducato di Milano: il materiale è conservato per la maggior parte presso l’Archivio di Stato di Milano, in parte presso l’Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana di Milano e un nucleo presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, in particolare le corrispondenze diplomatiche, che facevano parte del «materiale archivistico milanese prestato a Pietro Custodi per i suoi studi, venduto dagli eredi di questi e acquistato dalla Biblioteca di Parigi nel 1867» (F. Leverotti, Carteggio degli oratori mantovani alla corte sforzesca (1450-1500), in «Scrineum», 2000: http://scrineum.unipv.it/biblioteca/carteggi.html. Per una descrizione e per il progetto di edizione del manoscritto Z 68 sup. (cosiddetto Bilancio del 1463) conservato presso la Biblioteca Ambrosiana, si veda http://users.unimi.it/sforza/. Per le fonti inerenti alla corte di Galeazzo Maria cfr. G. Lubkin, A Renaissance Court. Milan under Gakeazzo Maria Sforza, Berkeley-Los Angeles-London 1994. 1.2.2. Bergamo, Brescia, Lodi (Malatesta): molti registri inediti della signoria dei Malatesta sono conservati presso la Sezione di Archivio di Stato di Fano nell’imponente serie dei “Codici Malatestiani” (112 registri e una busta, cfr. A. Zonghi, Repertorio dell’antico archivio comunale di Fano, Fano 1888 e, oltre, paragrafo Fonti edite). 1.2.3. Marchesato di Mantova (Gonzaga): gran parte del materiale è conservato presso l’Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, su cui cfr. P. Torelli, L’Archivio Gonzaga di Mantova, I, Verona 1920; A. Luzio, L’Archivio Gonzaga di Mantova. La corrispondenza familiare, amministrativa e diplomatica dei Gonzaga, II, Verona 1922; I. Lazzarini, Fra un principe e altri stati. Relazioni di potere e forme di servizio a Mantova nell’età di Ludovico Gonzaga, Roma 1996. 1.3. Emilia Romagna 1.3.1. Ferrara: sul materiale documentario conservato presso l’Archivio di Stato di Modena cfr. G.Campi, Cenni storici intorno all’archivio segreto estense, ora diplomatico, in «Atti e memorie delle regie Deputazioni di Storia Patria delle province modenesi e parmensi», 11 (1864), pp. 335-362; U. Dallari, Le carte dell’Archivio di Stato di Modena riguardante la Romagna estense, Bologna 1923; Archivio di Stato di Modena. Archivio segreto estense, Sezione «Casa e Stato». Inventario, a cura di F. Valenti, Roma 1953; G. Plessi, G. Badini, Repertorio archivistico per i territori ex-estensi, Bologna 1977; T. Tuohy, Strutture e sistema di contabilità della camera estense nel Quattrocento, in «Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le antiche provincie modenesi», serie XI, 4 (1982), pp. 115-119. Cfr. inoltre M. Folin, Rinascimento estense: politica, cultura, istituzioni di un antico stato italiano, Roma-Bari 2001 (anche all’url http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97 &task=schedalibro&isbn=9788842064251), pp. XXV-XXVIII; M. Folin, La corte della duchessa: Eleonora d’Aragona a Ferrara, in Donne di potere, a cura di L. Arcangeli, S. Peyronel, Roma 2008, pp. 481-512. 1.3.2. Parma (Farnese): parte del materiale è confluito all’Archivio di Stato di Napoli. Sui fondi conservati presso l’Archivio di Stato di Parma si veda G. Drei, L’Archivio di Stato di Parma. Indice generale, storico, descrittivo ed analitico, Roma 1941, con riferimento al materiale relativo alla Casa e Corte Farnesiana (dalla fine del XVI secolo). 1.3.3. Rimini (Malatesta, anche per la dominazione su Pesaro, Fano, Brescia, Bergamo e Lecco): molti registri inediti della signoria dei Malatesta sono conservati a Fano (cfr. qui sopra 1.2.2) nella serie dei codici malatestiani; cfr. A. Zonghi, Repertorio dell’antico archivio comunale di Fano, Fano 1888 e, oltre, punto 7); cfr. anche M. Ciambotti, A. Falcioni, Liber viridis rationum curie domini. Un registro contabile della cancelleria di Pandolfo III Malatesti, Urbino 2007 (specie per Brescia, Bergamo e Lecco). 1.4. Veneto 1.4.1. Verona (della Scala): non sono stati individuati fondi documentari in cui sia confluito in maniera compatta materiale inerente alla corte degli Scaligeri; per un ricco elenco delle fonti disponibili sulla signoria scaligera cfr. le voci curate da G.M. Varanini per il Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 37, Roma 1989, in particolare pp. 451-452. 1.4.2. Padova (da Carrara): si possono rinvenire materiali utili per lo studio della corte dei da Carrara presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia (cfr. punto 7.3.1); importanti codici frutto della cultura di corte, noti e pubblicati da lungo tempo, sono conservati presso l’Accademia dei Concordi di Rovigo e la British Library di Londra (Bibbia Istoriata Padovana e El libro agregà de Serapiom, altrimenti noto come “Erbario Carrarese”). 1.5. Toscana 1.5.1. Repubblica di Firenze (Medici): il materiale più ricco sulla corte, conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, è confluito nei Fondi Mediceo Avanti il principato (Repubblicani), Mediceo del Principato e Miscellanea Medicea (Principato mediceo): cfr. http://www.archiviodistato.firenze.it/nuovosito/index.php?id =242, in cui si trova anche indicazione dei pezzi digitalizzati. 1.6. Marche 1.6.1. Contea, poi Ducato di Urbino (Montefeltro e Della Rovere): parte consistente della documentazione sul Ducato di Urbino è conservata presso l’Archivio di Stato di Firenze (per le ragioni e per l’Indice della documentazione cfr. M. Miretti, La documentazione sul Ducato di Urbino nell’Archivio di Stato di Firenze, disponibile on line all’indirizzo http://www.uniurb.it/storia/edocs/ducato_di_urbino.pdf); un’altra quota consistente di materiale si trova presso l’archivio Sergreto Vaticano e la Biblioteca Apostolica Vaticana (cfr. A. D’Addario, L’archivio del Ducato di Urbino. Un problema di storia e di diritto archivistico, in Miscellanea in memoria di Giorgio Concetti, Torino 1973, pp. 579-637); cfr. anche Ordine et officij de casa de lo Illustrissimo Signor Duca de Urbino (ms Urb. lat. 1248), a cura di S. Eiche, Urbino 1999 e le fonti impiegate in Federico di Montefeltro. Lo stato, le arti, la cultura, a cura di G. Cerboni Baiardi – G. Chittolini – P. Floriani, Roma 1986, (Europa delle Corti. Biblioteca del Cinquecento, 30). 1.6.2. Pesaro, Fano (Malatesta, anche per la dominazione su Rimini, Brescia, Bergamo e Lecco): molti registri inediti della signoria dei Malatesta sono conservati a Fano nella serie dei codici malatestiani (cfr. qui sopra 1.2.2 e 1.3.3, e oltre, punto 7); cfr. anche M. Ciambotti, A. Falcioni, Liber viridis rationum curie domini cit. (sopra, punto 1.3.3, specie per Brescia, Bergamo e Lecco). 1.7. Regni di Napoli e di Sicilia 1.8. Piccolo stato signorile 1.8.1. Parma (Rossi e Farnese): cfr. 1.3.2. 1.8.2. Carpi (Pio): per ragguagli in merito ai fondi documentari cfr. M. Parente, Gli archivi diocesani di Carpi: riordino, inventariazione e fruizione, pp. 35-40 e A. Spaggiari, Il Principato di Carpi nell’archivio estense, pp. 41-48, entrambi in Il principato di Carpi in epoca estense. Istituzioni, economia, società e cultura, a cura di G. Zacchè, Roma 2000 (Europa delle Corti. Biblioteca del Cinquecento, 107). Cfr. anche Storia di Carpi, I, La città e il territorio dalle origini all’affermazione dei Pio, a cura di P. Bonacini – A.M. Ori, Modena 2008; II, La città e il territorio dai Pio agli Estensi (secc. XIV-XVIII), a cura di M. Cattini – A.M. Ori, Modena 2009. 2. Biblioteche Non esistono Biblioteche dedicate o con sezioni specifiche sulla corte, tuttavia, si possono segnalare le principali Biblioteche che conservano i prodotti della cultura rinascimentale. Gli edifici e gli arredi di tali biblioteche costituiscono testimonianza loro stessi di questa cultura. Biblioteca Estense (Modena, con catalogo dei manoscritti, dei quali taluni sono disponibili on line http://www.cedoc.mo.it/estense/info/cataloghi-mss.html e http://www.cedoc.mo.it/estense/img/mss/index.html); Biblioteca Malatestiana (Cesena, il catalogo dei manoscritti conservati è consultabile on line http://www.malatestiana.it/manoscritti/index.htm); Biblioteca Medicea Laurenziana (Firenze, i manoscritti del fondo Plutei sono disponibili on line http://teca.bmlonline.it/TecaRicerca/index.jsp). La Biblioteca dell’Istituto nazionale di Studi sul Rinascimento, con sede presso il Palazzo Strozzi a Firenze, è un istituto specializzato sulle civiltà dell’Umanesimo e del Rinascimento dal punto di vista letterario, filosofico, storico e storico-artistico. Essa comprende alcune sezioni fra le quali il Fondo antico, suddiviso in arte, letteratura, storia, topografico e viaggi, e il Fondo teatro, che comprende la più ricca raccolta di testi e studi sul teatro del Rinascimento in Italia. Alcune notizie su tali istituzioni sono fornite dal Ministero dei Beni culturali all’indirizzo http://www.internetculturale.it/genera.jsp?id=109. 3. Musei Mentre sono state individuate e segnalate Mostre dedicate specificamente alla corte, non sono stati rinvenuti Musei tematici. 4. Centri di ricerca Le corti rinascimentali sono da oltre trent’anni oggetto di studio da parte di “Europa delle Corti. Centro studi sulle Società di Antico Regime”. I lavori promossi dal Centro riguardano per lo più il XVI secolo e prediligono gli aspetti culturali e letterari. Le linee del progetto intellettuale di “Europa delle Corti” sono contenute nel primo volume della collana “Biblioteca del Cinquecento”, pubblicato nel 1978, in particolare nel saggio di Alberto Tenenti, La corte nella storia dell’Europa moderna. La collana ospita i risultati delle ricerche e dell’attività convegnistica del Centro. Dal 1978 a oggi sono stati pubblicati 142 volumi. Da alcuni anni “Europa delle Corti” cura, inoltre, una sessione all’interno dell’Annual Meeting della Renaissance Society of America. L’attività del Centro è stata molto criticata per l’approccio multidisciplinare poco coordinato e poco documentato, disorganico, per la disparità di livello dei volumi pubblicati e per la mancanza di uno studio incentrato su una singola corte. È stata attribuita alle molte opere ospitate nella collana “Biblioteca del Cinquecento” – con la sola eccezione di quella curata da Giorgio Chittolini su Federico da Montefeltro – la colpa di aver «tentato di affondare la prospettiva di lettura politica in un’accozzaglia di contributi di vario taglio» (cfr. Dean, Le corti cit., p. 430). Le tappe dell’annosa polemica che tuttora imperversa intorno a tale Centro di studi sono state ripercorse in puntuali rassegne (in particolare si vedano Dean, Le corti cit., pp. 428-432; Bertelli, La corte come problema storiografico cit., pp. 129-130). Notizie inerenti all’attività, alle principali iniziative e alle pubblicazioni del Centro sono reperibili all’indirizzo http://www.europadellecorti.it. Benché non dedicati al tema delle corti italiane, nonostante che nelle pubblicazioni curate da questi centri si possano trovare sporadici contributi riferiti ad esse, possono costituire utili modelli di riferimento alcuni organismi di ricerca con sedi in vari paesi europei. Assai attiva è la Residenzen-Kommission della Akademie der
Wissenschaften di Göttingen, il cui lavoro è consultabile
agevolmente su http://resikom.adw-goettingen.gwdg.de/index.php. Di
particolare interesse il recente progetto quinquennale (2010-2014)
“PALATIUM – Court Residences as Places of Exchange in Late
Medieval and Early Modern Europe (1400-1700)”. 5. Riviste La Society for Court Studies pubblica il periodico «The Court Historian – The International Journal of Court Studies», che accoglie, talvolta, contributi anche sulle corti italiane di età rinascimentale. Nel 2009 è stato fondato un nuovo periodico on line intitolato Librosdelacorte.es che ospita contributi anche sulle corti italiane: http://www.librosdelacorte.es/. Pur non essendo specificamente dedicate alla corte, le riviste anglofone sul Rinascimento pubblicano studi sul tema, anche inerenti all’ambito italiano. Cito le principali: «The Journal of Medieval and Renaissance Studies» (http://www.cmrs.ucla.edu/publications/publications.html) ; «Humanistica: an international journal on early Renaissance studies» (http://www.libraweb.net/riviste.php?chiave=71); «Mediaeval and renaissance studies»; «Renaissance Quaterly» (http://www.rsa.org/?page=RQ); «Renaissance studies: journal of the Society for Renaissance studies» (dal 2001 disponibile in formato risorsa elettronica http://lopac.cilea.it/riviste/1477-4658.html), «Studies in Medieval and Renaissance History» (http://www.amspressinc.com/smrh.html). 6. Bibliografie A tutt’oggi non sono state compilate bibliografie tematiche. Si rimanda quindi alle indicazioni contenute oltre, nella sezione Studi, in particolare al punto 9.2. 7. Edizioni di fonti Le edizioni di documenti specifici relativi alle corti sono assai rare, in linea con la scarsità di edizioni per il tardo Medioevo. Si segnalano, oltre ai carteggi di cui al punto 7.4: 7.1. Marche 7.1.1. Contea, poi Ducato di Urbino (Montefeltro) 7.2. Romagna 7.2.1. Rimini (Malatesta, anche per la dominazione su Pesaro, Fano,
Brescia, Bergamo e Lecco): 7.3. Veneto 7.3.1. Padova (da Carrara): 7.4. Carteggi e dispacci diplomatici Risultano di grande utilità nel reperimento di personaggi appartenenti a vari ambienti di corte le edizioni di carteggi, per le quali rimando alla scheda di repertorio di Tommaso Duranti, La diplomazia bassomedievale in Italia, punto 3 (http://fermi.univr.it/rm/repertorio/rm_duranti.html), per un elenco dettagliato, e, per un approccio critico, alle considerazioni di F. Senatore, Filologia e buon senso nelle edizioni di corrispondenze diplomatiche italiane quattrocentesche, in «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo», 110 (2008), 2, pp. 61-95. Giacché esiste una specifica scheda di repertorio, in questa sede non si forniranno ragguagli bibliografici relativi alla diplomazia, rinviando senz’altro alla voce sopra menzionata. Indico di seguito soltanto alcune coordinate relative ai siti che ospitano presentazioni delle edizioni dei carteggi o materiale on line. L’indice dei documenti diplomatici (1450-1500) “The Ilardi Microfilm Collection Renaissance Diplomatic Documents ca.1450-ca.1500” curato da Vincent Ilardi è consultabile all’indirizzo http://www.library.yale.edu/Ilardi/il-home.htm. Notizie sul programma di edizione dei dispacci sforzeschi da Napoli si trovano in http://www.storia.unina.it/sforza/; sul programma di edizione della corrispondenza degli ambasciatori fiorentini a Napoli si veda http://www.storia.unina.it/sforza/serieseconda.html. Si segnala un’iniziativa di edizione, i cui risultati non sono sempre attendibili, dei Registri delle Missive conservati presso l’Archivio di Stato di Milano, disponibili su http://www.lombardiabeniculturali.it/missive/. 7.4. Cronache Per la ricostruzione della fisionomia delle corti si può attingere, altresì, alla storiografia di corte, ossia alle cronache scritte in età rinascimentale, spesso prodotte proprio da esponenti di spicco degli ambienti curiali; esse sono in buona parte raccolte nei Rerum Italicarum Scriptores e nei Monumenta Historiae Patriae. Per indicazioni puntuali sulle cronache disponibili e sulla sede di pubblicazione si suggerisce la consultazione degli studi indicati oltre al punto 9.3, che riportano in maniera sistematica l’indicazione delle Fonti edite e inedite consultate. 8. Siti web tematici Oltre ai siti indicati ai punti 4 e 5, il sito della Society for Court Studies (http://www.courtstudies.org/) offre la possibilità di consultare on line un database che registra le pubblicazioni sulla storia delle corti a partire dal 2003. Esemplare, benché riferito in maniera esclusiva alla corte di Francia, risulta il sito La Cour de France. Du Moyen Âge au XIXe siècle (http://cour-de-france.fr/). Il sito offre uno «spazio di pubblicazione», per impiegare l’espressione dei curatori, per «Documents, études et ressources scientifiques pour la recherche sur la cour de France, de ses origines au 19e siècle». Qualche pagina web sull’argomento corte, di taglio squisitamente divulgativo, si trova all’indirizzo http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/corte.htm. 9. Studi Si indica qui una bibliografia essenziale per l’inquadramento cronologico e la definizione di Rinascimento, poi si elencano i lavori di taglio eminentemente storico inerenti alle corti italiane del Rinascimento, a partire dalle opere generali e dalle rassegne storiografiche sul tema, per approdare alle ricerche dedicate a singole realtà, raggruppate per area territoriale e ordinate alfabeticamente, corredate da alcune indicazioni utili all’inquadramento politico. Si dà conto, poi, in maniera sintetica, dei principali riferimenti relativi al Cortegiano di Baldassarre Castiglione e dei cataloghi delle principali mostre allestite negli ultimi due decenni che abbiano riguardato il tema della corte. 9.1. Opere di carattere generale Benché non sia compito di questa voce di repertorio fornire
indicazioni bibliografiche sul “Rinascimento”, tuttavia, si
segnalano come strumenti utili alla contestualizzazione della tematica qui
trattata i classici J. Burckhardt, Die Kultur der Renaissance in
Italien, ein Versuch, Basel 1860; J. Michelet, Histoire
de France, IX, La Renaissance, Paris 1879; le critiche mosse
alla tesi del Burckhardt da É. Gebhart, Les origines de la
Renaissance en Italie, Paris 1879 e Idem, La Renaissance italienne
et la philosophie de l’Histoire, Paris 1887 (il Gebhart colloca
gli inizi della “Rinascita” nel XIII secolo); H. Thode,
Franz von Assisi und die Anfänge der Kunst der Renaissance in
Italien, Berlin 1885 (Francesco d’Assisi precursore del
Rinascimento); K. Burdach, Vom Mittelalter zur Reformation, Berlin
1893-1926 (precursori Dante, Petrarca e Cola di Rienzo); J. Huizinga,
Herfsttij der Middeleeuwen, Haarlem 1919 (continuità tra
Medioevo e Rinascimento; prima edizione italiana L’autunno del
Medioevo, Firenze 1940; per l’impatto sulla cultura italiana cfr.
almeno E. Garin, Huizinga e “L'Autunno del Medioevo”,
Firenze 1966); G. Gentile, Il carattere dell’Umanesimo e del
Rinascimento, in Giordano Bruno e il pensiero del
Rinascimento, Firenze 1920, pp. 241-267; collocano l’inizio
della “Rinascita” nel XII secolo J. Boulenger, Le vrai
siècle de la Renaissance, in «Humanisme et
Renaissance», 1 (1934), pp. 9-30; C.H. Haskins, The Renaissance
of the Twelfth Century, Cambridge 1927 (ed. it., La rinascita del
XII secolo, Bologna 1972); Idem, Studies in the History of
Mediaeval Science, Cambridge 1927. Per l’attribuzione della
coniazione del termine a Jules Michelet si veda L. Febvre, Comment
Jules Michelet inventa la Renaissance, in Studi in onore di Gino
Luzzatto, Milano 1950, III, anche in L. Febvre, Pour une histoire
à part entière, Paris 1962, pp. 717-729; sui caratteri
eventualmente omogenei e sull’esistenza o meno di uno «stato
del Rinascimento» cfr. F. Chabod, Y a-t-il un état de la
Renaissance? in Actes du colloque sur la Renaissance, III,
Paris 1958, pp. 57-78, confrontato con B. Guenée, Y a-t-il un
état du XIVe et XVe siècles?, in
«Annales. Économies, Sociétés,
Civilisations», 26 (1971), pp. 399-406. Per un inquadramento
storiografico si vedano C. Vasoli, Il Rinascimento tra mito e
realtà storica, in C. Vasoli, Le filosofie del
Rinascimento, Milano 2002, pp. 3-25; per un’ampia bibliografia
di riferimento C. Vasoli, Umanesimo e Rinascimento, Palermo 1976.
Opere di riferimento per il contesto politico-istituzionale rimangono la
raccolta di saggi La crisi degli ordinamenti comunali e le origini dello
stato del Rinascimento, a cura di G. Chittolini, Bologna 1979; L.
Martines, Power and Imagination: City-States in Renaissance Italy,
Baltimore 1988; sull’Umanesimo sono d’obbligo i riferimenti agli
studi e alle interpretazioni classiche di E. Garin, Umanesimo e vita
civile, Firenze 1947; E. Garin, Umanesimo e Rinascimento,
Milano 1949; H. Baron, The crisis of the Early Italian Renaissance:
civic humanism and republican liberty in an age of classicism and
tyranny, Princeton 1955 (per l’introduzione del concetto di
“umanesimo civico”); le riflessioni di P. Kristeller, The
Classics and Renaissance Thought, Cambridge 1955; Idem, Renaissance
Thought and its Sources, New York 1979; si vedano, inoltre, D. Hay e
J. Law, L’Italia del Rinascimento (1380-1530), Roma-Bari
1989; P. Burke, La Renaissance en Italie: art, culture,
société, Paris 1991; J.M. Najemy, Italy in the Age
of the Renaissance, Oxford 2004; É. Crouzet-Pavan,
Renaissances italiennes 1380-1500, Paris 2007 e le due più
recenti opere di carattere generale di sintesi storiografica, ossia I.
Lazzarini, L’Italia degli Stati territoriali, Roma-Bari 2003
e Il Rinascimento italiano e l’Europa, 6 voll., diretto da
G.L. Fontana e L. Molà, Treviso 2005-2010, in particolare il primo
volume Storia e storiografia, a cura di M. Fantoni, Costabissara
2005. Sul nesso esistente tra la diffusione della Renaissance negli Stati
Uniti e cultura tedesca e sul «contributo essenziale del Rinascimento
alla formazione del mondo moderno» cfr. A. Molho, The Italian
Renaissance, Made in the USA, in Imagined histories: American
historians interpret the past, a cura di A. Molho – G.S. Wood,
Princeton 1998, pp. 263-294. 9.2 Rassegne storiografiche Punto di riferimento a tutt’oggi importante è costituito
dal volume del 1983 dedicato a La corte nella cultura e nella
storiografia, in cui si ripercorrono le tappe degli studi tra Otto e
Novecento, specie nel saggio di Cesare Mozzarelli nel quale si affronta il
nesso tra principe e corte (Principe e Corte nella storiografia
del Novecento, in La corte nella cultura e nella storiografia:
immagini e posizioni tra Otto e Novecento, a cura di C. Mozzarelli e
G. Olmi, Roma 1983, pp. 237-274) e, dello stesso anno, E. Fasano Guarini,
Modellistica e ricerca storica. Alcuni recenti studi sulle corti padane
del Rinascimento, in «Rivista di letteratura italiana», 1
(1983), pp. 605-634. Nel 1986 Pierpaolo Merlin propose una messa a punto
moderata: Il tema della corte nella storiografia italiana ed
europea, in «Studi Storici», 27 (1986), pp. 203-244.
Qualche spunto di riflessione con ragguagli storiografici si trova in
alcuni contributi apparsi nel volume Origini dello stato. Processi di
formazione statale in Italia fra medioevo ed età moderna/Origins of
the State in Italy, 14th-16th Centuries. Convegno storico, Chicago,
26-29 aprile 1993, a cura di G. Chittolini – A. Molho – P.
Schiera, Bologna 1994, in particolare T. Dean, Le corti. Un problema
storiografico, pp. 425-447; M. Fantoni, Corte e Stato
nell’Italia dei secoli XIV-XVI, pp. 449-466; J. Grubb, Corte
e cronache: il principe e il pubblico, pp. 467-482; E.W. Muir,
Extraterritorialità e integrazione nelle corti del tardo
medioevo, pp. 483-489; la discussione svoltasi durante il Convegno
è stata pubblicata in «Annali dell’Istituto storico
italo-germanico in Trento», 20 (1994), ora inserita nella ristampa del
volume, nella «Sezione ottava: Stato e non Stato», pp. 633-679.
Nel 1998 Marcello Fantoni pubblicava una rassegna intitolata Un
Rinascimento a metà. Le corti italiane nella storiografia
anglo-americana, in Chiesa Romana e cultura europea in Antico
Regime, a cura di C. Mozzarelli, Roma 1998, pp. 403-433, dedicato per
lo più alle corti della prima età moderna. Risalente a un
intervento presentato nel 2001 è il quadro tracciato da J.E. Law,
Courts and Court studies in northern Italy in the late Middle Ages: a
European perspective, in L’Italia alla fine del Medioevo: I
caratteri originali nel quadro europeo, I, a cura di F. Salvestrini,
Firenze 2006, pp. 95-116, nel quale l’autore si sofferma con
particolare attenzione sulla corte di Urbino. Di grande utilità
risulta la suggestiva rassegna di M. A. Visceglia, Corti italiane e
storiografia europea. Linee di lettura, in «Dimensioni e
problemi della ricerca storica», 2 (2004), pp. 7-48. 2005. Assai
ridotta è, invece, la panoramica complessiva offerta da H.C.
Butters, La storiografia sullo stato
rinascimentale, in Il Rinascimento italiano e
l’Europa, I, Storia e storiografia, a cura di M.
Fantoni, Costabissara 2005, pp. 121-150, nella quale si riportano alcune
tappe degli studi sulla corte (pp. 146-148), con valutazioni tuttavia
diverse da quelle qui proposte. Il Butters afferma, di fatti, che «la
corte da sempre è stata oggetto di particolare interesse presso gli
storici» (p. 146). La sintesi storiografica più recente
è quella di Sergio Bertelli, La corte come problema
storiografico. A proposito di alcuni libri (più o meno
recenti), in «Archivio storico italiano», 164 (2006), pp.
129-164, che critica in maniera aspra l’attività del Centro
studi “Europa delle Corti”, rifacendosi alle considerazioni
svolte da Ronald G. Asch nel 1991 (Introduction: Court and Household
from the Fifteenth to the Seventeenth Centuries, in Princes,
Patronage and the Nobility [citato sopra, punto 9.1], pp. 1-38, pp.
1-2). 9.3. Studi per area territoriale Si indicano qui i principali lavori di taglio prettamente storico, raggruppati per area geografica di riferimento. Negli elenchi sono riportati anche i principali studi sul contesto politico di riferimento e sugli officiali non soltanto per offrire i primi appigli bibliografici, utili all’inquadramento del tema della corte nel contesto della storia politica e delle istituzioni, ma anche perché in alcune aree territoriali in particolare, i cortigiani ricoprivano anche incarichi politici. 9.3.1. Piemonte 9.3.1.1. Contea, poi Ducato di Savoia 9.3.1.2. Marchesato di Saluzzo 9.3.1.3. Marchesato di Monferrato 9.3.2 Lombardia The Court Cities of Northern Italy: Milan, Parma, Piacenza, Mantua, Ferrara, Bologna, Urbino, Pesaro, and Rimini, a cura di C.M. Rosenberg, New York 2010.9.3.2.1. Ducato di Milano (Visconti, Sforza) 9.3.2.2. Brescia (cfr. anche il punto 9.3.3.2), Bergamo,
Lecco 9.3.2.3. Marchesato di Mantova (Gonzaga; cfr. anche il punto
9.3.3.2) 9.3.3. Veneto 9.3.3.1. Padova 9.3.3.2. Verona, Vicenza (cfr. anche 9.3.2.3). 9.3.4. Emilia Romagna 9.3.4.1. Ferrara (Este) 9.3.4.2 Parma (anche Rossi e Farnese [cfr. anche 9.3.3.2])
e Parmense 9.3.4.3 Bologna (Bentivoglio) 9.3.5. Toscana 9.3.5.1. Repubblica di Firenze (Medici). 9.3.6. Marche 9.3.6.1. Pesaro (Malatesta) 9.3.6.2. Contea, poi Ducato di Urbino (Montefeltro) 9.3.7. Campania e Sicilia 9.3.7.1. Regni di Napoli e di Sicilia 9.3.8. Il piccolo stato signorile 9.3.8.1. Parma (Rossi e Farnese): cfr. 9.3.4.2 9.3.8.2. Carpi (Pio; dominazione estense) 9.3.8.3 Taranto (Orsini del Balzo) 9.4. Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione 9.5.1. Piemonte 9.5.2. Lombardia 9.5.3. Emilia Romagna 9.5.4. Veneto 9.5.5. Toscana 9.5.6. Marche Il potere, le arti, la guerra. Lo splendore dei Malatesta (Catalogo della mostra, Rimini, 3 marzo – 15 giugno 2001), a cura di A. Donati, Milano 2001. Questa pagina è periodicamente aggiornata. Chi desiderasse segnalare mutamenti e novità sulle risorse a stampa e in rete relative alle corti degli stati rinascimentali può contattare la curatrice, Beatrice Del Bo, all’indirizzo: beatrice.delbo@unimi.it. Beatrice Del Bo (Milano, 1969) è assegnista presso il Dipartimento di Scienze della Storia e della Documentazione storica dell’Università degli Studi di Milano. Si occupa di storia economica e sociale. Tra le sue pubblicazioni B. Del Bo – E. Canobbio, «Beatissime Pater». Documenti relativi alle diocesi del ducato di Milano. I «Registra supplicationum» di Pio II (1458-1464), Milano 2007; Uomini e strutture di uno stato feudale. Il marchesato di Monferrato (1418-1483), Milano 2009; Banca e politica a Milano a metà Quattrocento, Roma 2010; La spada e la grazia: vite di aristocratici subalpini del Trecento, in corso di stampa. |
© 2000-2007 Reti Medievali |
Ultima modifica: 2/9/2011 |