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Cristianizzazione, immagini e cultura visiva nell’Occidente medievale

a cura di Roberta Melis

[versione 1.1 - ottobre 2007]

© 2007 -  Roberta Melis per "Reti Medievali"
ISSN 1593-2214



Nota introduttiva


Prima di affrontare il tema di questa scheda, Cristianizzazione, immagini e cultura visiva nell’Occidente medievale, è necessario fare alcune considerazioni preliminari di tipo disciplinare e storico, a giustificazione dell’impostazione storiografica e dei limiti che sono stati imposti alla trattazione del tema.

Di per sé, infatti, il soggetto è vasto sia per i suoi contenuti e risvolti, sia per l’arco cronologico interessato. La creazione delle immagini nel Medioevo va di pari passo, si può dire, con il processo di cristianizzazione, e si realizza con modalità e problematiche diverse in relazione al luogo e al momento storico. Si è deciso dunque di circoscrivere il campo alle immagini prodotte nell’Occidente medievale, in quanto tale contesto storico sviluppò una concezione dell’immagine distinta da quella della Cristianità orientale, concezione che conferì alle immagini maggiore libertà e originalità, diversificandone nel contempo le funzioni e l’utilizzo (si veda Nicée II, 787-1987, a cura di François Boespflug e Nicolas Lossky, Paris 1987, e ancora Jean Wirth, L’image médiévale. Naissance et développement, VIe-XVe siècle, Paris 1989).

Sebbene non si possa dimenticare che in Occidente vi fu un discreto sviluppo di immagini profane, tuttavia l’immagine medievale si rapporta sostanzialmente e per eccellenza al contesto religioso per tutta una serie di fattori storico-sociali, ma soprattutto per il fatto che le società e le culture del Medioevo non contemplavano una sfera esistenziale diversa da quella religiosa, o ancor meno erano capaci di prenderne le distanze situandosi al di fuori del sistema. Delle tre religioni monoteistiche che dominarono l’Europa medievale, il Cristianesimo è stato poi l’unico che, grazie al fondamento antropologico secondo cui l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, ha creato il contesto principe per lo sviluppo e la proliferazione delle immagini e per il loro utilizzo – fattori che nel tempo hanno consentito la nascita del concetto stesso di “cultura visiva”.

È necessario precisare che in questa sede ci si riferirà alle immagini dal punto di vista dello storico e in prospettiva interdisciplinare. Esse non vengono dunque viste come prodotto artistico, ma sono considerate per il ruolo specifico rivestito nell’ambito della cultura e della mentalità medioevali, nonché per le loro molteplici funzioni come quella rituale e cultuale (Hans Belting, Bild und Kult: eine Geschichte des Bildes vor dem Zeitalter der Kunst, München 1990, trad. it. Il culto delle immagini: storia dell’icona dall’età imperiale al tardo Medioevo, Roma 2001), ma anche estetica e ornamentale (Le rôle de l’ornement dans la peinture murale du Moyen Âge, Actes du Colloque international de Saint Lizier, 1-4 juin 1995, Poitiers 1997), che conferiscono all’immagine quelle qualità formali capaci di produrre una reazione in chi le guarda. Le immagini rappresentano uno degli aspetti imprescindibili per lo studio della concezione medievale dell’uomo e del mondo, per il quale il termine imago abbracciava tutta una serie di significati ormai perduti nell’attuale corrispettivo “immagine”. Sulla base della ricchezza semantica del termine imago, concetto fondamentale nel Medioevo in quanto rinviava non solo alle immagini materialmente prodotte ma anche alle immagini letterarie, e in ultimo all’imaginatio (Jean-Claude Schmitt, Imago: de l’image à l’imaginaire, in L’image. Fonctions et usages des images dans l’Occident médiéval, Actes du Colloque de Erice 1992, Paris 1996, pp. 29-37, e ancora dello stesso autore L’imagination efficace, in Le corps des images. Essais sur la culture visuelle au Moyen Âge, Paris 2002, pp. 345-362), ovvero alle facoltà mentali della memoria, della meditazione, della contemplazione, dei sogni e delle visioni, a loro volta in intima connessione con le immagini materiali, si può giustamente affermare che la cultura medievale fu anche una “cultura delle immagini”, il cui ruolo e funzione furono concepiti e pensati dalla Cristianità, ed in tal senso ne costituirono un riflesso multiforme (Jean-Claude Schmitt, Immagini, in Dizionario dell’Occidente medievale. Temi e percorsi, a cura di Jacques Le Goff e Jean-Claude Schmitt, Torino 2003, vol. 1, pp. 517-531, originale francese Dictionnaire raisonné de l’Occident médiéval, Paris 1999).

Dal punto di vista storiografico l’interesse degli storici per le immagini, soprattutto quelle medioevali, è da considerarsi assai recente (Jean-Claude Schmitt, L’historien et les images, in Der Blick auf die Bilder. Kunstgeschichte und Geschichte im Gespräch, a cura di Klaus Krüger e Jean-Claude Schmitt, Göttingen 1997, pp. 5-51, pubblicato nuovamente anche in Jean-Claude Schmitt, Le corps des images cit., pp. 35-62). L’utilizzo stesso del termine “immagine” in riferimento ad opere realizzate nel Medioevo si è infatti andato affermando in questi ultimi decenni, da una parte in relazione a nuovi procedimenti di indagine di storici dell’arte quali Hans Belting e Jean Wirth, dall’altra per l’interesse verso le fonti visive da parte di storici quali Chiara Frugoni e Jean-Claude Schmitt, e al conseguente sviluppo di nuove metodologie di ricerca (Jérôme Baschet, Immagini, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, vol. VII, Roma 1996, pp. 335-342).

Prima di allora le immagini, a prescindere dal supporto utilizzato per la loro realizzazione, rientravano nella cosiddetta produzione artistica e sono state considerate prerogativa esclusiva della storia dell’arte, la cui istituzionalizzazione avvenne definitivamente in Germania verso la fine del XIX secolo (Kathryn Brush, La storia dell’arte medievale: Goldschmidt, Vöge, Mâle, Porter, in Arti e Storia nel Medioevo, a cura di Enrico Castelnuovo e Giuseppe Sergi, Torino 2004, pp. 229-252), e i cui obiettivi e metodologie, definiti da Heinrich Wölfflin e Aloïs Riegl, vennero sostanzialmente incentrati sulle problematiche legate allo “stile”, elemento divenuto basilare nei successivi sviluppi della disciplina, che spaziò dai fenomeni architettonici fino alle arti minori.

Tuttavia la necessità di condurre un’analisi scientificamente fondata sulle forme, sullo stile e sulle correnti stilistiche impose dei limiti alla disciplina stessa, che tendeva a ripiegarsi eccessivamente su se stessa, isolando in tal modo l’arte e la sua storia dai vari contesti storico-sociali nei quali si è sviluppata e dai quali è stata in definitiva prodotta. L’attitudine era quella di far rientrare necessariamente la produzione artistica sempre e comunque all’interno delle scansioni cronologico-stilistiche stabilite a priori dai cultori della disciplina.

Una reazione quasi immediata verso tale prospettiva disciplinare ebbe luogo in Francia. Nel 1898 Émile Mâle diede alle stampe a Parigi un testo considerato ancora fondamentale per gli storici delle immagini, L’art religieux au XIIIe siècle en France, nel quale già trapelava l’esigenza di studiare l’arte e i prodotti artistici non solo attraverso lo stile, ma allargando il raggio d’indagine ad altri fenomeni sociali. Nella fattispecie egli stabilì delle analogie tra l’arte medievale e lo Speculum di Vincenzo di Beauvais, offrendo una prospettiva originale, ma i cui limiti sono oggi ben evidenti. L’opera ha di fatto posto le prime problematiche sull’importanza dei rapporti tra arte, cultura e storia, ed ha avuto senz’altro il merito di stimolare l’interesse degli storici sui fenomeni artistici, soprattutto sui parallelismi tra questi e le evoluzioni di una data società, intesa come insieme di fenomeni sociali e culturali.

Fu a cavallo tra le due guerre mondiali che ebbero origine due correnti di pensiero parallele, entrambe fondamentali e decisive per lo sviluppo di una nuova concezione dell’arte e della storia.

La prima di tali correnti nacque in Germania ad opera di Aby Warburg e dei suoi allievi, ed ebbe poi successivi sviluppi in Gran Bretagna e soprattutto negli Stati Uniti, nazioni dove gli studiosi si rifugiarono in esilio durante la guerra. Per costoro la storia dell’arte doveva essere intimamente connessa allo studio della civiltà e della cultura nella quale si attuava e si concretizzava. Tale scuola di pensiero approfondì in particolar modo le problematiche relative al periodo rinascimentale. Ma la marcata sensibilità per l’analisi dei fenomeni artistici quali prodotti di una data società e cultura portò naturalmente all’allargamento degli orizzonti di ricerca, anche in senso cronologico. Uno dei più illustri allievi di Warburg, Erwin Panofsky, riuscì in tal modo a risalire alle origini della prospettiva, indagando sui progressi della geometria e dell’ottica verso la fine del Medioevo, nonché sulle connessioni tra architettura e pensiero scolastico (Schmitt, L’historien et les images, in Le corps des images cit.).

L’esigenza di ampliare la visione prettamente artistica dello studio delle immagini materiali per inserirla nell’ottica dello studio dei fenomeni sociali venne sentita anche da una parte della storiografia francese. Parallelamente allo sviluppo della scuola di Warburg, in Francia Marc Bloch avvertiva l’esigenza di accordare la dovuta importanza ai fenomeni artistici ed estetici nell’ambito storico, attitudine che ebbe in seguito i suoi sviluppi in seno alla nascente “Nouvelle Histoire” e alla storiografia delle Annales, con particolari esiti in seno alla storia delle mentalità.

Queste due correnti di pensiero, portatrici di nuove e stimolanti istanze storiografiche, ebbero modo di mettersi a confronto nel dopoguerra grazie al sociologo dell’arte Pierre Francastel, che organizzò un incontro tra i discepoli di Aby Warburg e quelli di Marc Bloch e Lucién Febvre, data la comune propensione per l’adozione di una prospettiva antropologica nello studio dei fenomeni storico-artistici. Tale evento pose definitivamente le premesse per l’avvio dello studio delle immagini in prospettiva interdisciplinare, e vedeva parimenti interessati storici e storici dell’arte.

In Italia la ricezione delle tematiche legate alla nuova concezione dello studio delle immagini nel Medioevo si è avuta a partire dagli anni Settanta. Risale al decennio successivo il Convegno organizzato dalla Fondazione Cini sui temi fondamentali dell’iconografia e dell’iconologia, che fu occasione di confronto tra problematiche artistiche e storiche, con un occhio di riguardo per Aby Warburg e la sua scuola di pensiero. Fra i partecipanti vi fu la storica Chiara Frugoni, i cui numerosi lavori, e soprattutto il magistrale studio sull’iconografia francescana, costituiscono un esempio metodologico, oltre che contenutistico, di fondamentale importanza.

Gli storici e le immagini sono stati i protagonisti del IX Seminario di studi sulle fonti per la storia della civiltà italiana tardo medievale, organizzato a metà degli anni Novanta dal Centro di Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo di San Miniato e dedicato all’immagine come fonte storica. Si è trattato di una proficua occasione di incontro tra storici italiani e stranieri, che con le loro lezioni hanno messo in evidenza gli apporti benefici di una prospettiva di indagine interdisciplinare per lo storico che si occupa di immagini medievali, e ha costituito un terreno di confronto particolarmente proficuo in campo metodologico, tanto più utile per la presenza dei venticinque borsisti che a loro volta hanno presentato le ricerche in corso. Tra i coordinatori la stessa Frugoni, Sofia Boesch Gajano, e Massimo Miglio; tra gli storici italiani che hanno inoltre dato il loro contributo erano presenti Roberto Rusconi e Giancarlo Andenna, Claudio Ciociola e Ottavia Niccoli. Tra gli stranieri hanno partecipato Jérôme Baschet, rappresentante della scuola delle Annales, Dominique Rigaux, e ancora Christa von Teuffel Gardner (C. Zedda, R. Melis, Rassegna del IX Seminario di Studi “Fonti per la storia della civiltà italiana tardo medioevale: l’immagine come fonte storica”, IX Seminario di Studi sulla Civiltà del tardo Medioevo, San Miniato 1995, in «Medioevo. Saggi e Rassegne», 21, 1996, pp. 239-252).

Da allora numerosi sono gli storici italiani che hanno abbracciato l’interesse per lo studio delle immagini medievali, anche se ancora tale prospettiva di ricerca attende di prendere definitivamente piede con l’affermarsi di nuove discipline specifiche a livello accademico. Anche dal punto di vista degli storici dell’arte si registra una decisiva apertura nei confronti dello studio delle immagini, da non considerarsi più solo come prodotto artistico; gli atti dei Convegni di Parma, che dal 1998 vengono organizzati dal Centro Studi medievali dell’Università degli Studi di Parma, costituiscono in questo senso un chiaro esempio dell’esigenza di apertura verso una prospettiva interdisciplinare per lo studio dell’arte nel Medioevo.

Sul piano internazionale gli studi sul campo sono ormai avanzati al punto tale che alla “storia dell’arte” si è affiancata a tutti gli effetti la “storia delle immagini”. In questi decenni l’evoluzione storiografica della disciplina ha portato al coesistere di diverse prese di posizione degli storici nei confronti delle immagini. L’attitudine più comune e a lungo maggiormente diffusa è stata quella di considerare le immagini esclusivo appannaggio della storia dell’arte, e le fonti scritte di gran lunga fondamentali ai fini dell’indagine storica. Altri storici invece ricercano nelle immagini tracce dirette del passato che rappresentano. Tale prospettiva di analisi può essere utile sul piano della cultura materiale e se applicata alle epoche in cui le immagini avevano un effettivo valore descrittivo, ma non si adatta molto all’epoca medievale, e soprattutto non ci dà informazioni sulla natura stessa delle immagini, né tanto meno sui suoi complessi processi di rappresentazione.

Infine giungiamo ai più recenti sviluppi storiografici. Hans Belting ha teorizzato una distinzione netta tra Medioevo, definita l’epoca dell’immagine, e Rinascimento, periodo che vide l’affermazione dell’arte modernamente intesa, avente finalità estetiche autonome, e che portò all’affermarsi della figura dell’artista. L’adozione del termine “immagine” permette di evitare l’applicazione del moderno concetto di arte ad un periodo quale il Medioevo in cui tale concetto non esisteva. Nel Medioevo essa doveva innanzi tutto essere capace di svolgere delle funzioni, legate principalmente al culto. Non si intende peraltro negare la valenza estetica dell’immagine, che per il Medioevo va comunque rapportata a parametri sostanzialmente differenti da quelli adottati dal Rinascimento in poi, e che rientrano nella loro capacità di conferirle un alto livello di funzionalità in relazione alle esigenze liturgiche e alle pratiche cultuali e devozionali.

La prospettiva adottata nella trattazione della presente scheda è quella storico-interdisciplinare, ove le immagini, analizzate in prospettiva storico-antropologica, ricoprono il ruolo di fonti di primaria importanza.

L’approccio metodologico per lo studio delle immagini medioevali è assai vasto, anche in considerazione del fatto che pur avendo delle caratteristiche che la differenziano dalle immagini di epoca successiva, esse sono state prodotte in un arco cronologico vasto, per cui hanno avuto un’evoluzione che ne ha modificato usi e funzioni; basti citare come esempio il ruolo da esse assunto a partire dal XIII secolo come mezzo per acquistare le indulgenze, ruolo dovuto ad una particolare evoluzione attraverso la quale il fedele finì per attribuire all’immagine del santo lo stesso potere miracoloso fin allora detenuto dalle reliquie che l’immagine poteva talvolta anche contenere al suo interno (Les reliques. Objets, cultes, symboles, Actes du Colloque de l’Université du Littoral-côte d’Opal, Boulogne-sur-Mer, 4-6 settembre 1997, a cura di Edina Bozoky e Anne-Marie Helvetius, Turnhout 1999, in particolare Jean-Claude Schmitt, Les reliques et les images, ivi, pp. 145-167, ora anche in Le corps des images, pp. 273-294). Le immagini possono esercitare un potere, per non parlare poi della loro valenza apotropaica (fondamentale è il lavoro di David Freedberg, The Power of Images. Studies in the History and Theory of Response, Chicago 1989, trad. it. Il potere delle immagini. Il mondo delle figure: reazioni e emozioni, pubblico, Torino 1993; si veda anche Dominique Rigaux, Réflexions sur les usages apotropaïques de l’image peinte. Autour de quelques peintures murales novaraises du Quattrocento, in L’image. Fonctions et usages des images dans l’Occident médiéval cit., pp. 155-177). Tale esempio illustra bene l’esigenza dello storico di integrare l’analisi delle immagini religiose medievali con lo studio delle pratiche religiose coeve (Jérôme Baschet, Introduction: l’image-objet, in L’image. Fonctions et usages des images dans l’Occident médiéval cit., pp. 7-25).

Rimandiamo dunque per quanto riguarda i diversi approcci metodologici ai vari testi e articoli citati nella sezione Bibliografia. Qui è sufficiente affermare che lo storico gode in tal senso di un ampio margine di libertà.

Una delle impostazioni metodologiche che ha riscosso tra gli storici maggiori consensi è quella “seriale”, di tipo strutturalista, che ha avuto il merito di smentire il presunto carattere ripetitivo e stereotipato dell’immagine medievale, mostrandone invece l’originalità e le peculiarità. L’approccio seriale consiste sostanzialmente nella costituzione, alla base della ricerca, di un corpus di immagini il più vasto possibile sul soggetto scelto. Il materiale viene poi suddiviso in diverse serie, o sottoserie, sulla base di diversi criteri (ad esempio quello cronologico, quello della suddivisione in base al tipo di supporto utilizzato per la realizzazione delle immagini, quali pittura, scultura, miniatura, vetro, oreficeria).

L’approccio seriale prevede un’analisi capillare di tutti gli aspetti dell’immagine in sé, ma trova giustificazione soprattutto nel confronto con le varie immagini che costituiscono la serie, e quello tra le diverse serie costituite nel corso della ricerca, cogliendo in tal modo regolarità, variazioni, eccezioni, sfumature, tutti elementi che connotano l’unicità delle immagini medioevali (Jérôme Baschet, Inventivité et Sérialité des images médiévales. Pour une approche iconographique élargie, in «Annales. Histoire, Sciences Sociales», Janvier-Février 1996, 1, Paris 1996, pp. 93-133).

Tutte le immagini, soprattutto le più comuni e frequentemente rappresentate, giocano un ruolo fondamentale nello studio del funzionamento di una società, passata o presente. La loro analisi ci permette di cogliere gli aspetti più profondi della cultura di una data epoca, della sua concezione, della figurazione e dell’esperienza visiva, e delle modalità che sottendono alla produzione e all’utilizzazione delle immagini stesse. Tutte, anche quelle apparentemente prive di senso estetico, esprimono e comunicano un senso e un significato, possiedono un valore simbolico, possono soddisfare esigenze di tipo politico, religioso o ideologico, e si prestano a diversi utilizzi quali quello pedagogico, liturgico, magico (Jean-Claude Schmitt, Introduction, in Le corps des images cit., pp. 21-31).

Il Medioevo ha un arco cronologico decisamente vasto, e le immagini e il loro ruolo hanno necessariamente subito un’evoluzione; si pensi solo per un attimo alla crisi iconoclastica e al concilio di Nicea del 787, che ha definitivamente segnato uno spartiacque tra cultura visiva dell’Oriente e dell’Occidente cristiano. In Occidente, come già si è detto, il contesto d’origine della committenza e realizzazione delle immagini poteva essere sia religioso che profano; in tal senso, se messe a confronto con l’Oriente, le immagini godettero di notevole libertà, autonomia e originalità.

L’immagine medievale è strettamente legata al contesto fisico e ideologico nel quale è stata concepita. Nell’ambito di una ricerca sull’esperienza visiva il ruolo della committenza, dello spazio materiale che ospita o racchiude l’immagine, e dei fruitori ovvero i destinatari dell’immagine, vanno dunque analizzati con grande meticolosità. Tuttavia è necessario sottolineare che l’immagine non riflette passivamente un determinato contesto, sociale o religioso, ma contribuisce attivamente alla sua creazione e al suo funzionamento con forme e ruoli specifici. L’analisi dell’immagine in tutti i suoi aspetti non è separabile da quello delle sue funzioni, ed è per questo motivo che esiste una simbiosi tra il lavoro di analisi e quello dell’interpretazione storica.

L’immagine medievale è una rappresentazione di qualcosa. In quanto tale va analizzata dal punto di vista iconografico, iconologico e stilistico, e nelle relazioni che costituiscono la sua struttura specifica. A titolo esemplificativo si pensi che l’immagine medievale non si basava sulla prospettiva modernamente concepita, ma piuttosto sulla sovrapposizione e stratificazione di piani e livelli. Le diverse figure si articolavano all’interno dell’immagine secondo una gerarchia di valori. Le figure più importanti erano generalmente situate in primo piano e avevano dimensioni maggiori rispetto alle altre. Fondamentale anche la posizione di ciascun elemento dell’immagine: in alto o in basso, a destra o a sinistra, sia dal punto di vista interno all’immagine stessa, che di chi osserva. Il colore poi giocava un ruolo imprescindibile, contribuendo alla creazione di ritmi e alternanze secondo un sistema cromatico proprio a ciascuna immagine o gruppo di immagini. L’intreccio di significati che scaturivano dalle relazioni delle sue diverse parti connotava il messaggio dell’immagine, e caratterizza i modi figurativi propri di una determinata cultura e di una data epoca (sulle caratteristiche fondamentali dell’immagine medievale e sugli elementi principali da cogliere nell’ambito della sua analisi: Jean-Claude Schmitt, L’historien et les images, in Der Blick auf die Bilder. Kunstgeschichte und Geschichte im Gespräch, mit Beiträgen von Klaus Krüger und Jean-Claude Schmitt, Herausgegeben von Otto Gerhard Oexle, Göttingen 1997, pp. 7-51; ora anche in Schmitt, Le corps des images cit., pp. 35-62, in part. pp. 46 sgg.).

L’immagine medievale era al tempo stesso rappresentativa ed eminentemente funzionale. Le sue diverse funzioni le permettevano di racchiudere in sé molteplici significati. Esiste ovviamente una stretta e intima relazione tra queste due caratteristiche portanti, ovvero tra il carattere per così dire rappresentativo e quello funzionale dell’immagine. Ed è proprio l’analisi di tale relazione che costituisce un punto nodale nello studio delle immagini come componenti fondamentali della cultura medievale.

Abbiamo affermato poc’anzi che la parola imago nel Medioevo comprendeva tutta una gamma di significati non presenti attualmente nel termine “immagine”. Oltre alle immagini materiali, ovvero gli oggetti figurati, erano comprese anche le immagini del linguaggio, quali metafore e allegorie, e l’imaginatio, ovvero le immagini mentali della memoria, dei sogni, delle visioni (Jean-Claude Schmitt, Immagini, in Dizionario dell’Occidente medievale cit., vol. 1, pp. 517-531). Queste categorie definite “objets visuels” (Jean-Claude Schmitt, Imago: de l’image à l’immaginare, in L’image. Fonctions et usages des images dans l’Occident médiéval cit., pp. 29-37), al pari delle immagini materiali ci rimandano a un contesto più vasto, quello della cultura visiva, del quale fanno parte sia l’immagine che l’immaginario, sia le immagini materiali, che quelle sognate, pensate o raccontate. Tali categorie implicano necessariamente per lo storico lo studio di fonti eterogenee, che vanno a loro volta vagliate e analizzate nel contesto specifico d’origine.

L’esperienza visiva giocò un ruolo fondamentale nell’ambito delle pratiche sociali e mentali del Medioevo. La comprensione globale di tale società non può prescindere, dunque, dall’analisi e dalla comprensione del ruolo delle immagini, e di tutti gli aspetti ad esse connessi (Jérôme Baschet, Inventivité et sérialité des images médiévales cit., p. 94).

Tutte le tipologie di immagini e di “objets visuels”, analizzati nella loro specificità e calati nel contesto d’origine, concorrono in egual misura allo studio e alla ricostruzione della cultura visiva dell’Occidente medievale, uno degli aspetti fondamentali della sua cultura e della storia delle mentalità.


Risorse


1. Archivi

Data la natura dell’argomento trattato nella presente scheda, si può affermare che non esistono archivi che posseggano raccolte specificamente dedicate al soggetto. Lo studio delle immagini e della cultura visiva non si presta a facili generalizzazioni; esso deve necessariamente partire da una realtà circoscritta e ben definita. La definizione del contesto storico specifico è fondamentale in un’epoca quale quella medievale, polimorfa e complessa.

In tal senso la tipologia dei documenti d’archivio (carte di donazione, diplomi ecc.) molto raramente costituisce una fonte diretta per lo studio delle immagini, ma indirettamente ci può fornire eventuali notizie relative al contesto di creazione delle medesime, quali informazioni sul committente o sulla realizzazione dell’opera stessa.

In ultimo si segnala che alcuni archivi, come quelli arcivescovili e vescovili, non si limitano a ospitare documenti d’archivio ma anche manoscritti miniati e di uso liturgico.


2. Biblioteche

Sia testi che immagini sono ugualmente presenti in tale ambito, e si prestano a diversi tipi di ricerca. Se si parla dei racconti di immagini quali sogni e visioni oppure della narrazione di fatti miracolosi relativi a immagini, si può fondamentalmente attingere, oltre che ai testi biblici, a testi agiografici e vite di santi. I sogni sono spesso presenti anche nelle leggende di fondazione e donazione di edifici religiosi.

Se invece si parla di testi contenenti immagini, diverse collezioni di manoscritti miniati sono diffuse nelle biblioteche d’Europa, ma anche d’oltre oceano. Anche questa tipologia di fonti presuppone che l’analisi dell’immagine venga condotta senza prescindere dal suo contesto specifico, ovvero il testo che le contiene. Non sempre ciò è possibile, a causa dei molteplici fattori di dispersione che tale tipo di materiale ha subito nel corso del tempo. Spesso è sopravvissuto solo il testo, e le miniature sono state asportate. Se si prende l’esempio dell’Italia, basti pensare al caos e all’ingente dispersione di manoscritti in epoca di soppressione degli ordini e congregazioni religiose. Se questo ci permette oggi di possedere dei fondi ben catalogati e organizzati presso le più importanti Biblioteche, sicuramente ciò che vi è pervenuto rappresenta comunque una minima parte di ciò che esisteva, e che inevitabilmente è andato disperso.

Si è affermato nella Nota Introduttiva che una ricerca nell’ambito della cultura visiva presuppone l’utilizzazione di fonti eterogenee, sia per esempio le immagini materiali che le fonti letterarie e scritte. A tal proposito, e sempre in ambito di fonti presenti nelle Biblioteche, è importante sottolineare una differenza sostanziale per quanto riguarda la reperibilità dei manoscritti miniati e di quelli che non contengono miniature. Infatti i primi – per vari motivi – sono di gran lunga meno riprodotti sia su microfilm che su altri supporti, e anche meno pubblicati. La difficoltà nel reperire materialmente le immagini da analizzare, discorso che va purtroppo esteso anche a immagini realizzate su altri supporti, costituisce un ostacolo non indifferente nel corso della ricerca. Per tali problematiche si veda più avanti la sezione dedicata alle fonti.

Quanto ai manoscritti miniati, alcune biblioteche, quali ad esempio la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze <http://www.bml.firenze.sbn.it>, hanno provveduto alla realizzazione di microfilmature dell’intero testo, e anche alla presa diretta di diapositive delle singole parti ornamentali e miniate, rendendo quanto mai agevole sia la ricerca sia la reperibilità del materiale, nonché la riproduzione del medesimo.

La Bibliothéque Nationale de France ha inoltre realizzato la banca dati in linea “Mandragore” <http://mandragore.bnf.fr> che mette a disposizione immagini tratte dai manoscritti miniati delle collezioni della BNF.


3. Centri di ricerca

Lo studio delle immagini dal punto di vista storico-antropologico e in prospettiva interdisciplinare ha preso definitivamente piede in epoca assai recente. Al di là di singoli docenti e ricercatori che si interessano all’argomento e che hanno realizzato degli studi in merito, esistono in Francia alcuni centri che se ne occupano in maniera specifica.

A Parigi il Groupe d’Anthropologie Historique de l’Occident Médiévale (GAHOM, fondato nel 1978 da Jacques Le Goff e attualmente diretto da Jean-Claude Schmitt), facente capo all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) e situato presso l’Institut Nationale d’Histoire de l’Art di recentissima costituzione, si è occupato di diversi filoni di ricerca, sempre nell’ambito della storiografia degli “Annales”. Dal 1978 quello della letteratura medievale degli exempla; dal 1983 le immagini medievali. In tal senso è stato costituito il “Groupe Image”, composto da professori e dottorandi di ricerca, che finora ha lavorato alla catalogazione informatizzata di oltre 400 manoscritti provenienti da tutta Europa (si citano a titolo esemplificativo i manoscritti della Bodleyan Library di Oxford, quelli della Staatsbibliothek di München, i manoscritti di epoca ottoniana e naturalmente i manoscritti presenti in Francia) per un totale di circa 12000 miniature. La catalogazione viene effettuata secondo la metodologia indicata dal Thésaurus des Images médiévales (Paris, GAHOM, 1993), concepito e pensato dagli stessi membri del GAHOM. I manoscritti vengono riprodotti in diapositive, facilmente consultabili in sede. La catalogazione informatizzata secondo il Thésaurus consente la realizzazione di un vasto ventaglio di ricerche, sia per singolo manoscritto, sia per tema o soggetto iconografico, o per altri criteri. L’indagine di tipo seriale è particolarmente facilitata se si opera su tale banca dati di immagini.

Il GAHOM è presente in Rete con il sito <http://gahom.ehess.fr>. Non offre una consultazione on-line della propria banca-dati di immagini, ma è possibile prendere visione di alcune interviste rilasciate dal direttore, Jean-Claude Schmitt, sull’attività svolta dal Groupe e sulle finalità delle ricerche, nonché leggere i programmi dei seminari dedicati all’argomento dello studio storico-antropologico delle immagini sempre a cura dello stesso professore e tenuti presso la sede dell’EHESS a Parigi. È altresì possibile collegarsi al sito della Maison des Sciences de l’Homme -MSH- di Parigi <http://www.msh-paris.fr> e cliccare nella pagina principale sulla voce “Ressources”, e in seguito su “Les archives audiovisuelles de la recherche en Sciences Humaines et Sociales”. Si aprirà la pagina dell’archivio visivo, ove sarà possibile effettuare una ricerca sia per nome del docente, che secondo altri criteri.

Sempre in Francia un altro Centro di ricerca specializzato sul Medioevo, il Centre d’Études Supérieures de Civilisation Médiévale (CESCM) di Poitiers, diretto da Eric Palazzo e presente in rete all’indirizzo <www.mshs.univ-poitiers.fr/cescm>, possiede una fototeca che sin dagli anni Cinquanta ospita immagini realizzate su tutti i diversi tipi di supporti. Da diverso tempo si occupa inoltre in maniera più specifica di affreschi e pittura murale, in Francia e non solo, e dello studio delle immagini nel Medioevo. Sul piano delle fonti, il Gruppo di ricerca “Peintures murales” ha intrapreso un lavoro di trasposizione digitale di tutto il materiale fotografico relativo alla pittura murale medievale posseduto nella fototeca del Centro.

Inoltre il complesso del materiale presente nella fototeca sta confluendo, assieme alle nuove continue acquisizioni, nella banca dati “Romane”, vasto programma di catalogazione informatizzata che riunisce dati iconografici e testuali, accessibile in rete dal gennaio 2006. La banca dati è continuamente aggiornata ed è consultabile in rete all’indirizzo del CESCM, sulla pagina principale sotto la voce “Base de données”.

Dal 2001 il Gruppo “Peintures murales” lavora alla catalogazione informatizzata del materiale acquisito utilizzando come base il Thésaurus des Images Médiévales, realizzato dal GAHOM di Parigi. Il Groupe ha sviluppato quale ulteriore criterio di ricerca la cosiddetta “unità iconografica”, ovvero l’individuazione su un definito campo di indagine di un insieme di figure o oggetti forniti di una certa autonomia sul piano semantico. È prevista l’elaborazione definitiva di tale criterio di ricerca e la sua integrazione alla banca dati “Romane”.

Le problematiche che sorgono durante il lavoro di catalogazione ragionata della pittura murale vengono settimanalmente discusse dal Gruppo, e il 10 e l’11 marzo 2005 è stata consacrata al tema una tavola rotonda presso il CESCM, i cui risultati sono consultabili in linea sul sito del Centro.

Oltre all’équipe “Peintures Murales” esiste inoltre presso il CESCM il Gruppo di lavoro sull’iconografia, l’équipe “Imago”. Vi lavorano studiosi di vario livello, dai dottorandi di ricerca ai professori. Accogliendo studiosi afferenti a diverse discipline, l’équipe, che si riunisce diverse volte all’anno, vuole rappresentare un’occasione di scambio e confronto, su un piano interdisciplinare, di tutte le problematiche relative allo studio dell’immagine. Tra i vari argomenti discussi e ancora da discutere vi sono, ad esempio, quello dell’interazione tra l’immagine e il supporto sul quale è stata realizzata, quello dell’iconografia sacra e profana, della trasmissione dei modelli, dell’approccio “seriale” e delle problematiche relative alla definizione di un corpus di immagini, dell’immagine in relazione al testo.

Il 3 e il 4 giugno 2005 il Gruppo “Imago” ha organizzato una tavola rotonda su “L’image médiévale: fonctions dans l’espace sacré et structuration de l’espace cultuel”, che ha abbordato le problematiche relative all’immagine e al suo contesto spaziale, al suo supporto specifico, all’architettura, alle funzioni delle immagini nel luogo di culto, alla struttura delle immagini in rapporto alla struttura dello spazio e del luogo sacro.

L’équipe “Peintures Murales” e “Imago” si trovano sulla pagina principale del CESCM, su “équipes de recherche”.

Il CESCM inoltre porta avanti diversi progetti di collaborazione, tra i quali segnaliamo quello con “Ars Picta”, gruppo di ricerca costituito da docenti e ricercatori delle Università di Barcellona e della Catalogna <http://www2.ub.edu>. Il progetto riguarda la pittura murale di epoca romanica della Catalogna e dei Pirenei, e prevede la creazione di una base di dati accessibile in rete, con possibilità di scambio di materiale documentario.

Sul piano più specifico della storia dell’arte, ma sempre con prospettiva prettamente interdisciplinare, esiste inoltre il CEHTA (Centre d’Histoire et Théories des Arts), centro afferente all’EHESS di Parigi, avente particolare apertura verso discipline quali la linguistica, la semiotica, l’antropologia, l’epistemologia della conoscenza. Una delle direttive di ricerca del Centro riguarda inoltre il rapporto tra le immagini e le discipline storiche; tratta quindi le problematiche sorte in seno all’utilizzo delle immagini come fonti per gli storici, e quindi non più esclusivo appannaggio della storia dell’arte. L’accento è qui posto sugli aspetti legati alla semiotica ed estetica dell’immagine, alla loro storicità, al loro contesto. Tra gli obiettivi di ricerca del CEHTA, vi è principalmente quello dell’elaborazione rigorosa dell’articolazione possibile tra ricerca storica e riflessione teorica nel campo degli studi sull’arte.

Il Centro si trova in rete all’indirizzo <http://lodel.ehess.fr/cehta>.

Sul piano del rapporto tra testo e immagine, è attivo in Italia, presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, il Centro di Elaborazione Informatica di Testi ed Immagini nella Tradizione Letteraria. Nato nel dicembre del 2000 e diretto da Lina Bolzoni, il Centro si prefigge lo scopo di condurre ricerche sui complessi rapporti e interazioni tra parola e immagine presenti nella tradizione letteraria. In tal senso il Centro procede anche all’elaborazione di una banca-dati informatica comprendente parole e immagini, che consente di analizzare le varie forme di intreccio tra i due codici, linguistico e figurativo. In prospettiva interdisciplinare, studiosi afferenti alle discipline artistiche, letterarie, linguistiche, storiche e scientifiche, collaborano nelle indagini sulle diverse modalità della percezione. Il Centro è presente in rete all’indirizzo <http://www.ctl.sns.it>.

È inoltre di recente costituzione presso la Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Siena la Scuola di dottorato in “Studi sulla rappresentazione visiva. Storia, teoria e produzione delle arti e delle immagini”, diretta da Omar Calabrese. Per informazioni dettagliate collegarsi sul sito <http://www.sssu.unisi.it>.



4. Riviste

Lo studio delle immagini in prospettiva interdisciplinare è relativamente recente, e le riviste dedicate in maniera specifica all’argomento non sono numerose. Fermo restando che si possono trovare articoli pertinenti pubblicati nelle principali riviste di storia, storia dell’arte e antropologia, menzioniamo qui le due riviste che si occupano esclusivamente del soggetto.

La prima è la recentissima rivista francese «Images Re-Vues. Histoire, Anthropologie et Théorie de l’Art», divulgata esclusivamente in rete al sito <www.imagesre-vues.org>. La rivista ha sede presso il nuovissimo Institut National d’Histoire de l’Art (INHA Sito internet <www.inha.fr> di Parigi ed è pubblicata sotto la supervisione di tre gruppi di ricerca: il Groupe d’Anthropologie Historique de l’Occident Médiéval (GAHOM), il Centre d’Histoire et Théorie des Arts (CEHTA) – afferenti all’École des Hautes Études en Sciences Sociales e al Centre National des Recherches Scientifiques (CNRS) di Parigi – e il Centre Louis Gernet (CLG). I tre gruppi collaborano da circa tre anni a un progetto di studio e collaborazione detto ACI (Action Concertée Incitative), avente per oggetto le “Traditions et Temporalité des Images”. L’ACI ha come obbiettivo lo studio dell’articolazione del lavoro di ricerca in ambito storico-antropologico con le tecniche specialistiche di interpretazione iconografica e di lettura delle immagini, e si interroga sulle questioni teoriche relative alle modalità cognitive proprie all’immagine.

La seconda rivista è italiana, e si intitola «Iconographica. Rivista di Iconografia Medievale e Moderna». Nata nel 2002 in seno alla “Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino” (SISMEL, sito internet: <http://www.sismel.it>), è diretta da Michele Bacci, Fabio Bisogni e Roberto Rusconi, e viene pubblicata annualmente dalle edizioni SISMEL-Del Galluzzo. La rivista costituisce un terreno di confronto e dibattito prettamente interdisciplinare sui documenti figurativi intesi nella loro accezione di fonti primarie per diverse discipline quali l’Iconografia, la Storia dell’Arte, la Storia, l’Antropologia, l’Agiografia, la Letteratura.


5. Bibliografia e studi

Per quanto riguarda lo studio storico-antropologico delle immagini, e di queste come fonti capaci di dare al medievista informazioni utili alla ricostruzione della storia culturale, sociale e delle mentalità, abbiamo fornito nelle precedenti sezioni quelle che possono essere delle tracce orientative per una ricerca. Dal punto di vista degli studi realizzati nel settore, durante gli ultimi decenni si è assistito a uno sviluppo particolare impostato su una prospettiva altamente interdisciplinare, che ha visto specialisti di discipline tradizionalmente considerate come campi di ricerca assolutamente netti e separati, principalmente la storia e la storia dell’arte, trovare dei punti di incontro e di sviluppo comuni. È qui opportuno sottolineare che la situazione varia da nazione a nazione, ma si può affermare che l’annoso problema dell’invasione di campo nei confronti degli storici dell’arte, invasione di cui soprattutto gli storici si sarebbero resi protagonisti nel momento in cui hanno trovato nelle immagini delle fonti capaci di dare informazioni utili tanto quanto quelle scritte, sembra avere superato i toni dell’aspra diatriba. D’altronde una stessa fonte, anche scritta, può essere studiata da diversi specialisti. E nessuna fonte è in realtà prerogativa assoluta di una singola disciplina. La diffidenza che inizialmente aleggiava su tale problematica sta cedendo man mano il passo a un clima di collaborazione, nella consapevolezza che, se le fonti utilizzate rimangono più o meno sempre le stesse, tuttavia il progresso delle varie discipline porta a una loro diversa e più ricca interpretazione. Ometteremo in questa specifica sede gli studi rigorosamente dedicati alla storia dell’arte, per dare spazio a quelli dove le immagini sono state analizzate secondo una prospettiva multi e interdisciplinare.

Oltre a studi e articoli dedicati in generale alle problematiche relative allo studio dell’immagine medievale, vi sono numerosi testi che analizzano un caso specifico, ma che ci riportano a problematiche più generali relative all’argomento, e possono costituire un esempio in campo metodologico. Non si ha la pretesa di citare tutte le opere e gli articoli esistenti, ma solo quelli fondamentali, attraverso i quali il ricercatore può trovare informazioni relative alle problematiche generali sullo studio delle immagini e spunti bibliografici utili all’ampliamento e approfondimento di alcuni settori specifici.

5. 1. L’Immagine nel Medioevo

Si segnalano, tra i diversi studi, un discreto numero di opere francesi, a causa del particolare sviluppo che in tale nazione sta avendo lo studio delle immagini in prospettiva storico-antropologica e interdisciplinare.

Risulta assolutamente fondamentale la consultazione delle seguenti opere collettive e atti di convegni:

Nicée II, 787-1987. Douze siècles d’images religieuses, Actes du Colloque international Nicée II tenu au Collège de France (Paris, 2-4 octobre 1986), a cura di F. Boespflug e N. Lossky, Paris 1987;

Arti e Storia nel Medioevo, a cura di E. Castelnuovo e G. Sergi, Torino 2002-2004: vol. I, Tempi Spazi Istituzioni; vol. II, Del costruire: tecniche, artisti, artigiani, committenti; vol. III, Del vedere: pubblici, forme e funzioni; vol. IV, Il Medioevo tra passato e presente;

L’image. Fonctions et usages des images dans l’Occident médiéval, Actes du Colloque, Erice, 1992, a cura di J. -C. Schmitt e J. Baschet, Paris 1996;

J.-C. Schmitt, Le corps des images. Essais sur la culture visuelle au Moyen Âge, Paris 2002, che contiene diversi articoli precedentemente pubblicati, tra i quali si segnalano per la particolare attinenza: L’historien et les images, pp. 35-62; De Nicée II à Thomas d’Aquin: l’émancipation de l’image religieuse en Occident, pp. 64-95; Liberté et normes des images occidentales, pp. 135-164; La legitimation des nouvelles images autour de l’an Mil, pp. 167-198; L’imagination efficace, pp. 345-362;

Les images dans les sociétés médiévales. Pour une histoire comparée, Actes du Colloque international, a cura di J.-C. Schmitt e J.-M. Sansterre, Bruxelles 1999;

Le rôle de l’ornement dans la peinture murale du Moyen Âge, Actes du Colloque international de Saint Lizier, 1-4 juin 1995, Poitiers 1997;

Images médiévales, in «Annales. HSS», 1 (1996), pp. 3-133;

Si vedano inoltre le seguenti monografie:

R. Arnheim, The Power of the Center, Berkeley-Los Angeles, 1982, trad. it. Il potere del centro. Psicologia della composizione nelle arti visive, nuova versione, Torino 1994;

J. Baschet, La civilisation féodale. De l’an Mil à la colonisation de l’Amerique, Paris 2004, in particolar modo L’expansion occidentale des images, pp. 460-502;

H. Belting, Bild-Anthropologie. Entwurfe für eine Bildwissenschaft, München 2001, trad. franc. Pour une anthropologie des images, Paris 2004;

Belting, Bild und Kult. Eine Geschichte des Bildes vor dem Zeitalter der Kunst, München 1990, trad. it. Il culto delle immagini: storia dell’icona dall’età imperiale al tardo Medioevo, Roma 2001;

Belting, Das Bild und sein Publikum im Mittelalter. Form und Funktion früher Bildtafeln der Passion, Berlin, 1981, trad. it. L’arte e il suo pubblico. Funzione e forme delle antiche immagini della Passione, Bologna 1986;

Belting, Das Ende der Kunstgeschichte?, München 1983;

Belting, Das Ende der Kunstgeschichte? Eine Revision nach zehn Jahren, München 1995;

Belting, Kunstgeschichte. Eine Einführung, Berlin 2003 (ultima edizione);

Bolving e P. Lindley, History and Images. Towards a New Iconology, Turnhout 2003;

M. Camille, Gothic Art. Visions and Revelations of the Medieval World, London 1996;

Camille, The Gothic Idol. Ideology and Image Making in Medieval Art, Cambridge-New York 1989;

Camille, Gothic Art: glorious vision, New York 1996;

Artifex bonus. Il mondo dell’artista medievale, a cura di E. Castelnuovo, Roma 2004;

M. Carruthers, The Craft of Thought. Meditation, Rhetoric and the Making of Images, 400-1120, Cambridge 1998;

H. Damisch, L’origine de la perspective, Paris 1987;

Damisch, Théorie du nuage. Pour une histoire de la peinture, Paris 1972;

G. Didi-Huberman, Frà Angelico. Dissemblence et figuration, Paris 1990, trad. it. Beato Angelico. Figure del dissimile, Milano 1991;

Didi-Huberman, Ce qui nous voyons, ce qui nous regarde, Paris 1992;

Didi-Huberman, Devant le temps. Histoire de l’art et anachronisme des images, Paris 2000;

Didi-Huberman, Devant l’image. Question posée aux fins d’une histoire de l’art, Paris 1990;

Didi-Huberman, The power of the figure. Exegesis and visuality in Christian Art, s. l., 2003;

Didi-Huberman, Images malgré tout, Paris 2003;

Didi-Huberman, Gestes d’air et de pierre. Corps, parole, souffle, image, Paris 2005;

G. Duby, L’art et l’image. Une anthologie, Marseille 2000;

G. Duby, Histoire artistique de l’Europe. Le Moyen Âge, Paris 1995, trad. it. Storia artistica del Medioevo, Bari 1996;

L’image et la production du sacré, Actes du Colloque, Strasbourg 1988, a cura di F. Dunand, J.-M. Spieser, J. Wirth, Paris 1991;

P. Francastel, La Figure et le Lieu. L’ordre visuel du Quattrocento, Paris 1976;

D. Freedberg, The Power of Images. Studies in the History and Theory of Response, 1989, trad. it. Il potere delle immagini. Il mondo delle figure: reazioni, emozioni, pubblico, Torino 1993;

J. F. Hamburger, Nuns as Artists. The visual Culture of Medieval Convent, Berkeley-Los Angeles-Oxford 1997;

Holly, M. A., Panofsky and the foundations of art history, London 1985, trad. it. Panofsky e i fondamenti della storia dell’arte, Milano 1991;

Die Methodik der Bildinterpretation: deutsch-französische Kolloquien (1998-2000), a cura di A. von Hulsen-Esch, Göttingen 2000;

H. Kessler, Seeing medieval Art, Peterborough 2004;

La sociologie de l’art et sa vocation interdisciplinaire. L’œuvre et l’influence de Pierre Francastel, Actes du Colloque Pierre Francastel, Paris, 1974, Paris 1976;

J. Le Goff, Un Moyen Âge en images, Paris 2000, trad. it. Immagini per un Medioevo, Roma-Bari 2000;

Le Moyen Âge aujourd’hui. Trois regards contemporains sur le Moyen Âge: Histoire, théologie, cinéma, Actes du rencontre de Cerisy-la-Salle, juillet 1991, a cura di J. Le Goff e G. Lobrichon, Paris 1997;

E. Panofsky, Meaning in the Visual Arts. Papers in and on Art History, Garden City N.Y. 1955, trad. it. Il Significato nelle arti visive, Torino 1962;

Panofsky, Studies in Iconology, Oxford 1939;

L’arte medievale nel contesto, 300-1300. Funzioni, iconografia, tecniche, a cura di P. Piva, Milano, Jaca Book, 2006;

C. Raynaud, Le commentaire du document figuré en Histoire Médiévale, Paris 1997;

Les Images dans les sociétés médiévales: Pour une histoire comparée, Atti del Convegno, Roma, 19-20 juin 1998, a cura di J.-M. Sansterre e J.-C. Schmitt, Bruxelles-Roma, 1999 (“Bulletin de l’Institut Belge de Rome” 69);

M. Schapiro, Words and Picture. On the literal and Symbolic in the illustration of a Text, Mouton 1973, trad. it. Parole e immagini. La lettera e il simbolo nell’illustrazione di un testo, Parma 1985;

J.-C. Schmitt, La conversion d’Hermann le Juif. Autobiographie, Histoire et Fiction, Paris 2003, trad. it. La conversione di Ermanno l’Ebreo. Autobiografia, storia, finzione, Roma-Bari 2005;

E. Sears, Reading medieval images: the art historian and the object, Ann Arbor-Michigan 2002;

J. Wirth, L’image médiévale. Naissance et développement (VIe-XVe siècle), Paris 1989;

Wirth, L’image à l’époque romane, Paris 1999;

G. Wölf, Salus populi romani: die Geschichte romischer Kultbilder im Mittelalter, Weinheim 1990;

Tra gli articoli e contributi si vedano:

J. Baschet, Les images: des objets pour l’historien?, in Le Moyen Âge aujourd’hui cit., pp. 101-133;

J. Baschet, J.-C. Bonne, J.-C. Schmitt, Les images médiévales (quatre notes critiques), in «Annales. Economies, Sociétés, Civilisations», 46, 1991, 2, pp. 335-380;

J.-C. Bonne, À la recherche des images médiévales, in «Annales. HSS», 2 (mars-avril 1991), pp. 353-373;

G.P. Marchal, Jalons pour une histoire de l’iconoclasme au Moyen Âge, in «Annales. HSS», 50/5 (1995), pp. 1135-1156;

D. Rigaux, Les peintures murales: une source pour l’historien, in «Bulletin de l’Association des Conservateurs des Antiquités et Objets d’Art e France», 10 (mai 1996), pp. 21-31;

J.-C. Schmitt, La culture de l’imago, in «Annales. HSS», 1 (janvier-février 1996), pp. 3-36;

Schmitt, De Nicée II à Thomas d’Aquin: l’émancipation de l’image religieuse en Occident, in Le corps des images cit., pp. 63-95;

Schmitt, Immagine, in Dizionario dell’Occidente medievale, Torino 2004 (ed. orig. Dictionnaire raisonné de l‘Occident médiéval, Paris 1999), vol. 1, pp. 517-531;

Schmitt, L’Occident, Nicée II et les image du VIIIe au XIIIe siècle, in L’Occident, Nicée II, 787-1987, a cura di François Boespflug e Nicolas Lossky, Paris 1987, pp. 271-301;

Alla problematica legata al Concilio di Nicea e allo statuto delle immagini sono inoltre stati dedicati i seguenti convegni:

Il Concilio Niceno II (787) e il culto delle Immagini, Convegno di studi per il XII centenario del Concilio Niceno II, Messina, Settembre 1987, a cura di S. Leanza, Catania 1994;

«Quaderni di Synaxis», 2 (1986): Culto delle Immagini e crisi iconoclasta, Atti del Convegno di Studi, Palermo;

Sulle varie forme di iconoclastia in seno alla Cristianità occidentale, si vedano:

H. Bredekamp, Kunst als Medium sozialer Konflikte. Bilderkämpfe von der Spätantike bis zur Hussitenrevolution, Frankfurt am Mein 1975;

O. Christin, Une Révolution symbolique. L’iconoclasme huguenot et la reconstruction catholique, Paris 1991;

Sugli aspetti relativi alla creatività e originalità dell’immagine nella Cristianità occidentale in rapporto con quella orientale, vedere:

D. Barbu, L’image byzantine: production et usage, in «Annales. HSS», 51 (1996), pp. 71-92;

M. Bacci, Le rôle des images dans les polémiques religieuses entre l’Église grecque et l’Église latine (XIe-XIIIe siècle), in «Revue belge de philologie et d’histoire», LXXXI/4 (2003), pp. 95-121;

È fondamentale anche la consultazione dell’Enciclopedia dell’Arte Medievale, a cura dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, di cui segnaliamo soprattutto il vol. VII (Roma, 1996), contenente le voci “Icona” (pp. 263-276), “Iconoclastia” (pp. 276-282), “Iconografia e Iconologia” (pp. 282-286), “Idolo” (pp. 286-289), “Illustrazione” (pp. 328-335); inoltre al volume V la voce “Committenza” (pp. 203-218). Particolarmente importanti per il taglio disciplinare sono le voci “Immagine” (pp. 335-342) e “Liturgia e Iconografia” (pp. 744-749), entrambe a cura di Jérôme Baschet. Si veda inoltre nel vol. V (Roma, 1994) la voce “Committenza”, e nello specifico la parte riservata all’area Occidentale alle pp. 203-218, con ampia bibliografia.


5. 2. Immagine medievale. Antropologia, funzione cultuale e liturgica

Sempre sullo studio e la funzione antropologica delle immagini e il loro ruolo nella sfera cultuale e liturgica, oltre ai testi citati nel precedente paragrafo, si vedano nello specifico i seguenti lavori:

Art, cérémonial et liturgie au Moyen Âge, Actes du Colloque, Lausanne-Fribourg 2000, a cura di N. Bock, P. Kurmann, S. Romano, J.-M. Spieser, Roma 2002;

M. Bacci, Il pennello dell’Evangelista. Storia delle immagini sacre attribuite a San Luca, Pisa 1998;

Bacci, Lo spazio dell’anima. Vita di una chiesa medievale, Roma-Bari 2005;

Racconti di immagini: trentotto capitoli sui poteri della rappresentazione nel Medioevo occidentale, a cura di E. Burgio, Alessandria 2001;

Image and Belief. Studies in Celebration of the 80th anniversary of the Index of Christian Art, a cura di C. Hourihane, Princeton N. J. 1999;

Objects, Images and the Word. Art in the service of the Liturgy, a cura di C. Hourihane, Princeton N. J. 2003;

Le sacre royal à l’époque de Saint Louis d’après le manuscrit latin 1246 de la BNF, Paris 2001;

E. Palazzo, Les Sacramentaires de Fulda: étude sur l’iconographie et la liturgie à l’époque ottonienne, s. l. 1990;

Medioevo: immagini e ideologie, Atti del Convegno internazionale di Studi, Parma, 23-27 Settembre 2002, a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2005;

J.-C. Schmitt, Le corps des images, cit., in particolare si veda la Deuxième partie, Le culte des images, pp. 167-294;

Faire croire. Modalités de la diffusion et de la réception des messages religieux du XIIe au XVe siècle, Actes de la Table Ronde organisée par l’École Française de Rome, Rome, 22-23 giugno 1979, a cura di A. Vauchez, Rome 1981, e in particolare per il basso medioevo l’intervento di Daniel Arasse, Entre dévotion et culture. Fonctions de l’image religieuse au XVe siècle, pp. 131-146;

Iconoclasme. Vie et mort de l’image médiévale, Paris 2001, che contiene anche l’articolo di Jean Wirth, Faut-il adorer les images? La théorie du culte des images jusqu’au concile de Trente;

Arti e Storia nel Medioevo. Vol. 3: Del vedere: pubblici, forme, funzioni, cit., a cura di E. Castelnuovo e G. Sergi, di cui citiamo in particolare in contributo di Jean Wirth, Il culto delle immagini, pp. 3-47;

Vedere l’invisibile. Nicea e lo statuto dell’Immagine, a cura di L. Russo, Palermo 1997;

Tra i vari articoli e contributi sull’argomento citiamo i seguenti:

D. Alexandre-Bidon, Une fois à deux ou trois dimensions? Images et objets du faire croire à l’usage des laïcs, in «Annales. HSS», 6 (novembre-décembre 1998), anné 53, pp. 1155-1190;

J.-C. Bonne, Pensée de l’art et pensée théologique dans les écrits de Suger, in Artistes et philosophes: éducateurs?, a cura di C. Descamps, Paris 1994, pp. 13-50;

D. Rigaux, Croire aux images. Fonctions officielles et usages non avoués de l’image peinte dans l’Italie du XVe siècle in “Historiens et Géographes” 343 (mars-avril 1994), pp. 157-170;

Rigaux, Par la grâce du pinceau. Canonisation et images aux dernièrs siècles du Moyen Âge, in Santità, Culti, Agiografia. Temi e prospettive, a cura di S. Boesch Gajano, Roma 1997, pp. 275-298;

J.-C. Schmitt, Les reliques et les images, in Les reliques. Objets, Cultes, Symboles, Actes du Colloque International de l’Université du Littoral-Côte d’Opale (Boulogne-sur-Mer, 4-6 septembre 1997), a cura di E. Bozoky e A.–M. Helvetius Turnhout 1999, pp. 145-167; anche in Le corps des images cit., pp. 273-294;

Schmitt, Translation d’image et transfert de pouvoir. Le crucifix de Pierre de Waltham (Angleterre, XIe-XIIIe siècle), in J. -M. Sansterre et J. -C. Schmitt, Les Images dans les sociétés médiévales, cit., pp. 244-264; anche in Le corps des images cit., pp. 199-216;

Schmitt, Cendrillon Crucifiée. À propos du Volto Santo de Lucques (XIIIe-XVe siècle), in Le corps des images cit., pp. 217-271;


5. 3. Committenza, destinatari, ricezione, sguardo

Sulle problematiche relative alla committenza e al destinatario dell’immagine, e sulle tematiche concernenti la ricezione, lo sguardo e la visione, si vedano i seguenti testi:

R. Arnheim, Visual Thinking, Berkeley-Los Angeles 1969, trad. it. Il Pensiero visivo, Torino 1974);

M. Bacci, Investimenti per l’aldilà. Arte e raccomandazione dell’anima nel Medioevo, Bari 2003;

C. Beaune, Les manuscrits des rois de France au Moyen Âge. Le miroir du pouvoir, Paris 1997;

L. Bolzoni, La rete delle immagini: predicazione in volgare dalle origini a Bernardino da Siena, Torino 2002;

M. Camille, The Gothic Idol. Ideology and Image-Making in Medieval Art, Cambridge-New York 1989;

O. Carra Ferguson, Monarchy and Consent: the Coronation Book of Charles V, B. L. Ms. Cotton Tiberius B. VIII, London 2001;

Arti e Storia nel Medioevo, vol. II: Del costruire: tecniche, artisti, artigiani, committenti; vol. III: Del vedere: pubblici, forme e funzioni, a cura di E. Castelnuovo e G. Sergi, Torino 2003;

Committenti e produzione artistico-letteraria nell’Alto Medioevo Occidentale (39a Settimana del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1992;

Word, image, number. Communication in the Middle Ages, a cura di J.J. Contreni e S. Casciani, Firenze 2002;

R. Debray, Vie et mort de l’image. Une histoire du regard en Occident, Paris 1992, trad. it. Vita e morte dell’immagine. Una storia dello sguardo in Occidente, Milano 1999;

D.G. Denery, Seeing and being seen in the later medieval world: optics, theology, and religious life, Cambridge 2005;

L’artiste et le commanditaire aux dernièrs siècles du Moyen Âge (XIIIe-XVIe siècle), a cura di F. Joubert, Paris 2001;

H. Kessler, Spiritual Seeing: Picturing God’s Invisibility in Medieval Art, Philadephia 2000;

E. Kitzinger, Mosaic decoration in Sicily under Roger II, in Italian Church decoration of the Middle Ages and Early Renaissance. Functions, Forms and regional Traditions, Ten Contributions to a Colloquium held at Villa Spelman, Florence, Bologna 1989, pp. 147-165;

Reading texts and Images, essays on medieval and renaissance Art and Patronage, a cura di) B. J. Muir, Exeter 2002;

Visuality before and beyond the Renaissance: seeing as others saw, a cura di R. S. Nelson, Cambridge 2000;

E. Panofsky, Abbot Suger on the Abbey Church of St. Denis and its Art Treasure, in Meaning in visual arts cit.;

C. Raynaud, Images et Pouvoirs, Paris 1993;

D. Rigaux, Á la table du Seigneur. L’Eucharistie chez les Primitifs italiens (1250-1497), Paris 1989, in particolare L’image et le regard, pp. 261-279;

R. Rusconi, Profezia e profeti alla fine del Medioevo, Roma 1999;

M. Schapiro, Word, Scripts and Pictures. Semiotic of Visual Language cit.;

La visione e lo sguardo nel Medioevo, Actes du Congrès international, Lausanne, 26-28 octobre 1995, et quatre journée d’étude, 1996, 2 voll., Firenze 1997, 1998;

S. Zeki, Inner vision, an exploration of art and brain, Oxford 1999, trad. it. La visione dall’interno: arte e cervello, Torino 2003;

Tra i vari articoli e contributi si vedano:

M. Camille, Seeing and Reading: Some visual Implications of Medieval Literacy and Illiteracy, in «Art History», 8 (1985), pp. 26-49;

S. L. Hindman, The roles of author and artist in the Procedure of Illustrating Late Medieval Texts, in Texts and Image, Acta, vol. X (1986), Center for Medieval and Early Renaissance Studies, State University of New York at Binghamton, pp. 27-62;

D. Russo, Saint Jérôme en Italie. Étude d’iconographie et de spiritualité (XIIIe-XVIe siècle), Rome-Paris 1987;

R. Rusconi, “Trasse la storia per farne la tavola”: immagini di predicatori degli ordini mendicanti nei secoli XIII e XIV, in La predicazione dei frati dalla metà del ‘200 alla fine del ‘300, Atti del XXII Congresso internazionale, Assisi 1994, Spoleto 1995, pp. 405-450;

Rusconi, The Preacher Saint in the Late Medieval italian Art, in Preacher, Sermon and Audience in the Middle Ages, a cura di C. Muessig, Leiden-Boston 2002;

M. Schapiro, On some problems in the semiotic of Visual Art. Field and Vehicle in Image-Signs, in «Semiotica», 1, 3 (1969), pp. 223-242;


5. 4. Immagini e culto. Culto delle immagini

Sulle problematiche legate alla concezione cristiana del culto delle immagini e sullo studio e l’analisi delle immagini legate al culto nell’Occidente medievale si vedano i seguenti lavori:

M. Bacci, “Pro remedio animae”. Immagini sacre e pratiche devozionali in Italia centrale, Pisa 2000;

H. Belting, Bild und Kult. Eine Geschichte des Bildes vor dem Zeitalter der Kunst, cit.;

Iconoclasme. Vie et mort de l’image médiévale, catalogo della mostra tenuta a Berna, 2 novembre 2000-16 aprile 2001, e a Strasburgo, 12 maggio-26 agosto 2001, a cura di C. Dupeux, P. Jezler, J. Wirth, Bern-Strassburg-Zürich 2000;

Images of Cult and Devotion. Function and Reception of Christian Images in medieval and post-medieval Europe, University of Copenaghen, Copenaghen 2004;

E. Panofsky, Peinture et devotion en Europe du Nord à la fin du Moyen Âge, Paris edizione del 1997;

S. Ringbom, Les images de dévotion: XIIe-XVe siècle, Paris 1995;

Fra gli articoli e i contributi:

J. Baschet, Images ou idoles? in “Annales. HSS”, 2 (mars-avril 1991), pp. 375-380;

S. Ringbom, Devotional Images and Imaginative Devotion. Note on the place of Art in Late Medieval Piety, in “Gazette des Beaux-Arts” 73 (1969), pp. 159-170;

J.-C. Schmitt, Les idoles chrétiennes in L’idolatrie, Rencontres de l’École du Louvre, Paris 1990, pp. 107-119;


5. 5. Immagini e iconografia. Contesti specifici e liturgia

Sull’immagine e la sua intima relazione con il luogo ove e per la quale è stata concepita è necessario approfondire man mano i diversi contesti specifici. Senza dubbio rimane fondamentale il rapporto tra architettura, liturgia e arte. Vedere sulle tematiche inerenti i seguenti lavori:

M. Bacci, Lo spazio dell’anima. Vita di una chiesa medievale, Roma-Bari 2005;

J. Baschet, Le sein du père. Abraham et la paternité dans l’Occident médiéval, Paris 2000. Fondamentale esempio di applicazione del metodo seriale;

Baschet, Lieu sacré, lieu d’image. Les fresques de Bominaco (Abruzzes, 1263), Paris 1991;

Baschet, Les justices de l’Au-delà. Les représentations de l’enfer en France et en Italie (XIIe-XVe) siècle, Roma 1993;

Baschet, Image et événement: l’art sans la peste (c. 1348- c. 1400?), in La peste nera. Dati di una realtà ed elementi di un’interpretazione, Atti del XXX Convengo Storico internazionale, Todi, 10-13 ottobre 1993, Spoleto 1994, pp. 25-47;

Iconografia e arte cristiana, a cura di R. Cassanelli e E. Guerriero, Cinisello Balsamo 2004, 2 voll.;

Iconography at the Crossraods, Papers from a Colloquium (Princeton University, 23-24 March 1990), a cura di B. Cassidy, Princeton N. J. 1993;

Y. Christe, L’iconografia e il ruolo dell’esegesi, in L’arte medievale ne contesto, cit., pp.275-292;

Iconografia 2001: studi sull’immagine, Atti del convegno di Padova, Padova, 30 maggio-1° giugno 2001, a cura di I. Colpo, I. Favaretto, F. Ghedini, Roma 2003;

L’iconographie médiévale. Image, Texte, Contexte, a cura di G. Duchet-Suchaux, Paris 1990;

L’iconographie. Études sur le rapports entre textes et images dans l’Occident mèdiéval, a cura di Duchet-Suchaux, Paris 2001;

J.B. Friedman, J. M. Wegmann, Medieval Iconography. A guide to Research, Garland 1998;

C. Frugoni, Francesco e l’invenzione delle stimmate. Una storia per parole e immagini fino a Bonaventura e Giotto, Torino 1993;

J. Gardner, «Ante et super altare...». From Antependium to Altarpiece, in Das Aschaffenburger Tafelbild. Studien zur Tafelmalerei des 13. Jahrhunderts, a cura di E. Emmerling, C. Ringer, München 1997, pp. 25-40.

F. Garnier, Le langage de l’image au Moyen Âge. Vol. I: Signification et symbolique. Vol. II: Grammaire des gestes, Paris 1982-1989;

Garnier, Thésaurus iconographique. Système descriptif des représentations, Paris 1984;

M. Gill, Preaching and Image: Sermons and Wall Paintings in Later Medieval England, in Preacher, Sermon and Audience in the Middle Ages, a cura di C. Muessig, Leiden-Boston 2002 (A new History of the Sermon, 3), pp. 155-180;

Grabar, Les voies de la creation en Iconographie chrétienne. Antiquité et Moyen Âge, Paris 1979;

L’emplacement et la fonction des images dans la peinture murale du Moyen Age, Actes du Ve Séminaire international d’art mural, Cahier n. 2, Abbaye de Saint-Savin-sur-Gartempe - Poitiers 1993;

Kunst und Liturgie im Mittelalter, Akten des internationalen Kongressen der Bibliotheca Hertziana und des Nederlands Instituut te Rome, Roma 1997, München 2000;

Medieval Iconography and Narrative: a Symposium, Odense 1980;

E. Palazzo, Les sacramentaires de Fulda. Étude sur l’iconographie et la liturgie à l’époque ottonienne, Münster 1994 (LQF – Liturgiewissenschaftliche Quellen und Forschungen, Band 77);

Palazzo, Iconographie et liturgie dans les études médiévales aujourd’hui. un éclairage méthodologique, in «Cahiers de civilisation médiévale», 41 (1998), pp. 65-69;

M. Pastoureau, La Bible et les Saints. Guide iconographique, Paris 1995;

P. Piva, Lo «spazio liturgico»: architettura, arredo, iconografia (secoli IV-XII), in L’arte medievale nel contesto, 300-1300. Funzioni, iconografia, tecniche, a cura di P. Piva, Milano 2006, pp. 141-180;

J. Plazaola, Arte Cristiana nel tempo. Storia e significato. Vol. 1: Dall’Antichità al Medioevo, Cinisello Balsamo 2001;

V. M. Schmidt, Tavole dipinte. Tipologie, destinazione e funzioni (secoli XII-XIV), in L’arte medievale nel contesto, cit., pp. 205-244;

Italian Church decoration of the Middle Ages and Early Renaissance. Functions, Forms and regional Traditions, a cura di W. Tronzo, cit.;

Tronzo, The Cultures of his Kingdom. Roger II and the Cappella Palatina in Palermo, Princeton 1997;

Tra gli articoli e contributi si vedano:

J. Baschet, Liturgia e Iconografia, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, vol. VII, pp. 748-749;

H. Kessler, «Caput et speculum omnium ecclesiarum»: old St. Peter’s and church decoration in medieval Latium, in Italian Church decoration, cit., pp. 119-146;

E. Palazzo, Foi et croyance au Moyen Âge. Les mediations liturgiques, in «Annales. HSS», 6 (novembre-décembre 1998), pp. 1131-1154;

S. Sinding Larsen, Some Observations on Liturgical Imagery of the Twelfth Century, in «AAHH», 8 (1978), pp. 193-212;

W. Tronzo, Apse decoration, liturgy and the perception of art in Medieval Rome: S. Maria in Trastevere e S. Maria Maggiore, in Italian Church Decoration, cit., pp. 167-193;

Sulla significazione del gesto e della gestualità nel Medioevo si veda:

J.-C. Schmitt, La raison des gestes dans l’Occident médiéval, Paris 1990, trad. it. Il gesto nel Medievo, Bari 1990;

Schmitt, Le Geste et les gestes au Moyen Âge, Aix-en-Provence, in «Senefiance», 41 (1998), pp. 71-81;

Sui rapporti tra immagine e filosofia, e sulla stessa rappresentazione iconografica della filosofia e dei filosofi, vedere:

L. Braun, Iconographie et Philosophie, tomo 1: Essai de définition d’un champ. de recherche; tomo II: Commentaires et Bibliographies, Strasbourg 1996;


5. 6. Arte medievale

Sull’arte medievale in prospettiva interdisciplinare si vedano i seguenti lavori:

G. Duby, Storia artistica del Medioevo cit.;

G. Duby, Saint Bernard et l’art Cistercienne, Parigi 1979, trad. it. San Bernardo e l’arte cistercense, Torino 1991;

Histoire de l’Art: Moyen Âge, Chrétienté et Islam, a cura di C. Heck, Paris 1996;

O. Pächt, Methodisches zur Kunsthistorischen Praxis: ausgewahlte Schriften, München 1977;

M. Schapiro, Style, in Anthropology Today, Chicago 1953;

Sulla trasmissione dei modelli si veda:

R.W. Scheller, Exemplum. Model Book Drawings and the Practice of Artistic Transmission in the Middle Ages, ca. 900-ca. 1470, Amsterdam 1995;


5. 7. Immagini su supporti specifici

In questa sezione della bibliografia si intende fornire un’indicazione sugli studi riguardanti immagini realizzate su alcuni tra i principali supporti: miniatura, scultura, affreschi. Nonostante molti tra i lavori che verranno presentati qui di seguito siano stati già inseriti altrove nella bibliografia, si è preferito aggiungerli anche in questa particolare sezione quale ulteriore strumento bibliografico per chi intenda svolgere una ricerca su immagini realizzate su un medesimo supporto. I diversi supporti pongono infatti nel corso dell’analisi problematiche differenti e altamente specifiche.


5. 7. a. Immagini e miniatura

Tra i lavori dedicati alle problematiche specifiche della miniatura, soprattutto in rapporto con il testo si veda:

J. Backhouse, The Illuminated Page: ten Centuries of manuscript Painting in the British Library, London 1997;

R.G. Calkins, Illuminated books of the Middle Ages, New York-London 1983;

Calkins, Programs of Medieval Illumination, Helen Foresman Spencer Museum of Art 1984;

M. Camille, Image on the Edge: The Margins of Medieval Art, Cambridge (Mass.) -London 1992;

O. Carra Ferguson, Monarchy and Consent: the Coronation Book of Charles V, B. L. Ms. Cotton Tiberius B. VIII, London 2001;

J. Delarun, Le Moyen Âge en lumière, Paris 2002;

Reading Texts and Images. Essays on Medieval and Renaissance Art and Patronage in Honour of Margaret M. Manion, a cura di B. Muir, Exeter 2002;

O. Pächt, Buchmalerei des Mittelalters. Eine Einfürung, Munich 1985, trad. it. La miniatura medievale: un’introduzione, Torino 1987;

E. Palazzo, L’évêque et son image. L’illustration du Pontifical au Moyen Âge, Turnhout 1999;

Schapiro, Words and Picture. On the Literal and the Symbolic in the Illustration of a Text cit.;

Testo e Immagine nell’Alto Medioevo, Atti della 41a Settimana di Studio del CISAM, Spoleto, 15-21 aprile 1993, Spoleto 1994, 2 voll;

Texte et Image, Actes du Colloque International de Chantilly, 13-15 ottobre 1982, Centre de Recherche del’Université de Paris X-Nanterre, Paris 1984;

T. Voronova, A. Sterligov, Manuscrits enluminés occidentaux, VIIIe-XVIe siècle, Bournemouth 1996;

F. Walther, N. Wolf, “Codices Illustres”. Les plus beaux manuscrits enluminés du monde, du 400 à 1600, Taschen 2001;

Si vedano inoltre i seguenti articoli e contributi:

M. Camille, Seeing and Reading: Some visual Implications of Medieval Literacy and Illiteracy, in «Art History», 8 (1985), pp. 26-49;

Camille, The Book of Signs: Writing and Visual Difference in Gothic Manuscripts Illumination, in «Word and Image», 5 (1989), pp. 111-130;

Camille, Visual Signs of the Sacred Page: Books on the Bible moralisée, in «Word and Image», 1 (1985), pp. 133-148;

Zanichelli, I “soggetti” dei libri liturgici miniati (VI-XIII secolo), in L’arte medievale nel contesto cit., pp. 245-274;

Sulle problematiche legate alla realizzazione dei manoscritti miniati si vedano:

J. J. Alexander, Medieval illuminators and their methods of works, London 1992;

R. e M. Rouse, Manuscripts and their Makers: Commercial Book Producers in Medieval Paris, 1200-1500, London-Turnhout 2000, 2 voll.;

Come strumento pratico per lo studioso che si addentra nelle problematiche relative alla miniatura, e per familiarizzare con il linguaggio tecnico proprio di questa tecnica artistica:

J. Berlioz, Identifier sources et citations, vol. 1 della collezione L’atelier du médiéviste, Turnhout 1994, che dedica una parte alle fonti iconografiche;

M. Brown, Understanding Illuminated Manuscripts. A Guide to Technical Terms, Getty Museum-British Library, 1994;

F. Brunello, “De arte illuminandi” e altri trattati sulla tecnica della miniatura medievale, Venezia 1975;

M. Smeyers, Typologie des sources du Moyen Âge occidental, fascicule 8: La miniature, Turnhout 1974;

5. 7. b. Immagini e pittura murale

J. Baschet, Lieu sacré, lieu d’image. Les fresques de Bominaco (Abruzzes, 1263), cit.;

M.-T. Camus, Hypothèses sur la disposition des images et leur rapport avec l’architecture, in Saint Savin. L’abbaye et ses peintures murales, Poitiers 1999, pp. 146-148;

L. Cappelletti, Gli affreschi della cripta anagnina: iconologia, Roma 2002;

H. Damisch, Théorie du nuage. Pour une histoire de la peinture cit.;

G. Didi-Huberman, Frà Angelico. Dissemblence et figuration cit.;

C. Frugoni, Gli affreschi della Cappella Scrovegni a Padova, Torino 2005;

L.V. Geymonat, P. Piva, F. Scirea, Pittura murale, contesto strutturale, pianificazione iconografica (esempi del XIII secolo), in L’arte medievale nel contesto cit., pp. 501-532;

Pictorial Narrative in Antiquity and the Middle Ages, a cura di H. L. Kessler e M. Shreve Simpson, Washington 1985 (Studies in the History of Art, 16);

H.L. Kessler, Studies in Pictorial Narrative, London 1994;

Kessler, Storie sacre e spazi consacrati: la pittura narrativa nelle chiese medievali fra IV e XII secolo, in L’arte medievale nel contesto cit., pp. 435-462;

M. Kupfer, Romanesque wall painting in central France. The Politics of narrative, New Haven-London, 1983;

M. Lavin, The Place of Narrative. Mural Decoration in Italian Churches, 431-1600, Chicago 1990;

D. Rigaux, Á la table du Seigneur. L’Eucharistie chez les Primitifs italiens (1250-1497) cit.;

Le rôle de l’ornement dans la peinture murale du Moyen Âge cit.;

H. Toubert, Un art dirigé. Réforme grégorienne et Iconographie, Paris 1990, trad. it. Un’arte orientata: riforma gregoriana e iconografia, Milano 2001;

5. 7. c. Immagini e scultura

J.-C. Bonne, L’Art roman de face et de profil: le tympan de Conques, Paris 1984;

J.-C. Bonne, Entre ambiguïté et ambivalence. Problématique de la sculpture romane, in «La part de l’œil», 8 (1992), pp. 147-164;

Y. Christe, Les grands portails romans. Étude sur l’iconologie des théophanies romanes, Genève 1969;

G. Didi-Huberman, Etre crâne. Lieu, contact, pensée, sculpture, Paris 2000;

P.K. Klein, Programmes eschatologiques, fonction et réception historique des portails du XIIIe siècle: Moissac-Beaulieu-Saint Denis, in «Cahiers de civilisation médiévale», 33 (1990), pp. 317-348;

M. Schapiro, Romanesque Art, New York 1977, trad. it. Arte romanica, Torino 1982;


5.8. I simboli, il colore, la funzione ornamentale ed estetica

Su alcuni aspetti più specifici dell’immagine medievale, quali l’utilizzo e la funzione del colore nel Medioevo, la funzione del simbolo, la funzione estetica e ornamentale, esistono tutta una serie di tematiche il cui approfondimento risulta indispensabile per una corretta lettura e interpretazione dell’immagine stessa.

5. 8. a. Sul simbolo si veda:

G. Champeux, S. Sterckx, Introduction au monde des symboles, St. Léger Vauban 1972, trad. it. I simboli del Medioevo, Milano 1982;

J. Chydenius, The Theory of Medieval Symbolism, Helsingfors 1960;

M.M. Davy, Initiation à la symbolique romane: XIIe siècle, Paris 1977;

H. De Lubac, Exégèse médiévale. Les quatres senses de l’écriture, Paris 1959-1964, voll. 4, trad. it. Esegesi medievale: i quattro sensi della Scrittura, Roma-Milano 1997;

M. Eliade, Images et symboles. Essais sur le symbolisme magico-religieux, Paris 1952;

M. Pastoureau, Une histoire symbolique du Moyen Âge occidental, Paris 2004;

Pastoureau, Couleurs, images, symboles: études d’histoire et d’anthropologie, Paris 1989;

Pastoureau, Simbolo, in Dizionario dell’Occidente medievale, Torino 2004, vol. 2, pp. 1071-1086, ed. orig. Dictionnaire raisonné de l‘Occident médiéval, Paris 1999;

Simboli e simbologia nell’Alto Medioevo. 23a Settimana del CISAM, Spoleto 1976;

Segni e riti nella Chiesa Altomedievale 33a Settimana del CISAM, Spoleto 1987;

5. 8. b. Sul colore si veda:

Il colore nel Medioevo. Arte, simbolo, tecnica, Atti delle giornate di Studi dell’Istituto storico lucchese, Lucca 1996-1998, 2 voll.;

La couleur. Regards croisés sur la couleur du Moyen Âge au XXe siècle, Actes du Colloque de l’Université de Lausanne, 25-27 juin 1992, Paris 1994;

Le rôle de l’ornement dans la peinture murale du Moyen Âge cit.;

Le vitrail roman et les arts de la couleur. Nouvelles approches sur le vitrail du XIIe siècle, Actes du Colloque, Issoire, Novembre 1999, Clermont-Ferrand 2005;

J. Gage, Colour and culture. Practice and Meaning from Antiquity to Abstraction, London 1993;

M. Pastoureau, Couleurs, images, symboles: études d’histoire et d’anthropologie cit.;

Pastoureau, Figures et couleurs. Études sur la symbolique et la sensibilité médiévales, Paris 1986;

Pastoureau, L’Église et la couleur des origines à la Réforme, in Bibliothéque de l’École des chartes, tomo 147, 1989, pp. 203-230;

Pastoureau, La couleur et l’historien, in Pigments et colorants de l’Antiquité et du Moyen Âge, a cura di B. Guineau, Paris 1990, pp. 21-40;

Pastoreau, Jésus chez les teinturier. Couleurs et teintures dans l’Occident médiéval, Paris 1997;

Pastoureau, Voir la couleur au XIIIe siècle, in La visione e lo sguardo nel Medioevo cit., vol. VI di Micrologus, 1998, tomo II, pp. 147-165;

Pastoureau, Bleu. Histoire d’une couleur, Paris 2002;

5. 8. c. Sulla concezione estetica dell’immagine nel Medioevo si veda:

U. Eco, Arte e bellezza nell’estetica medievale, Milano 1987;

Grabar, Les origines de l’ésthetique médiéval, Paris 2001, trad. it. Le origini dell’estetica medievale, Milano 2001;

M. Schapiro, On the Aesthetic Attidude in Romanesque Art, in Art and Thought. Issued in honour of Dr. Ananda K. Coomaraswamy, London 1947, pp. 130-150, trad. it. Sull’atteggiamento estetico nell’arte romanica, in Arte romanica, Torino 1982, pp. 3-32;

Tatarkiewicz, History of Aesthetics. Vol. II: Medieval Aesthethics, Warszawa 1970, trad. it. Storia dell’estetica. Vol. II: L’estetica medievale, Torino 1979;

5. 9. Sogni e visioni. Aspetti determinanti per la definizione di una cultura visiva.


5. 9. a. I sogni.

I sogni, come affermato nella Nota Introduttiva, ebbero nel Medioevo un’intima relazione con le immagini, e ricoprirono un ruolo fondamentale nell’ambito della creazione di modelli sociali e culturali, nonché della cultura visiva nell’Occidente medievale.

Sul sogno nel Medioevo, i sogni in rapporto all’iconografia e l’iconografia dei sogni:

M. Dulaey, Le rêve dans la vie et la pensée de Saint Augustin, Paris 1973;

S.R. Fischer, The Complete Medieval Dreambook. A Multilingual, Alphabetical Somnia Danielis Collation, Bern-Frankfurt 1982;

S.F. Kruger, Dreaming in the Middle Ages, Cambridge 1992;

J. Le Goff, Sogni, in Dizionario dell‘Occidente medievale cit., a cura di J. Le Goff e J.-C. Schmitt, vol. 2, pp. 1087-1105;

Träume im Mittelalter. Ikonologische Studien, a cura di A. Paravicini Bagliani e G. Stabile, Stuttgart-Zürich 1989;

J.-C. Schmitt, L’iconographie des rêves, in Träume im Mittelalter cit., pp. 9-29; pubblicato in seguito anche in Le corps des images cit., pp. 297-321;

Sul ruolo del sogno come base della giustificazione di donazioni fatte ad enti ecclesiastici, ma soprattutto di fondazione di edifici ecclesiastici:

C.M. Carty, The Role of Medieval Dream Images in Authenticating Ecclesiastical Construction, in «Zeitschrift für Kunstgeschichte», 62 (1999), 1, pp. 45-90.

5. 9. b. Le visioni

Sul confine concettuale tra sogno e visione nel Medioevo:

J.-C. Schmitt, Hildegarde de Bingen ou le refus du rêve, in Le corps des images, cit., 323- 344; ripreso da Hildegard von Bingen oder die Zurückweisung des Traums in Hildegard von Bingen in ihrem historischen Umfeld, Internationaler wissenschaftlicher Kongress zum 900jährigen Jubiläum, 13-19 September 1998, a cura di A. Haverkamp, Bingen am Rhein-Mainz 2000, pp. 351-373;

J. Le Goff, L’imaginaire médiéval, Paris 1985, trad. it. L’immaginario medievale, Roma-Bari 1988. Citiamo dall’edizione italiana del 1993 i seguenti articoli: Il Cristianesimo e i sogni (secoli II-VII), pp. 141-208, e A proposito dei sogni di Helmbrecht padre, pp. 209-227;

I sogni nel Medioevo, a cura di T. Gregory, Roma 1985;

J.-C. Schmitt, Les revenants. Les vivant et les morts dans la société médiévale, Paris 1994, trad. it. Spiriti e fantasmi nella società medievale, Roma-Bari 1995;

J.-C. Schmitt, Sognare nel Medioevo, nella raccolta di saggi dello stesso autore Religione, folklore e società nell’Occidente medievale, Roma-Bari 2000, pp. 239-268.

La religiosità femminile è particolarmente legata nel Medioevo all’ambiente mistico e delle visioni:

J.F. Hamburger, The Visual and the Visionary. Art and Female Spirituality in Late Medieval Germany, New York N.Y. 1998.


6. Collezioni

Lo studio delle immagini trova un ostacolo sostanziale nell’accesso stesso a determinate tipologie di fonti oppure nelle vicende della loro trasmissione nel tempo. Affreschi e sculture vanno assolutamente analizzati in intima relazione con la struttura del luogo sacro per il quale sono stati concepiti, al fine di poter trarre tutte quelle informazioni che sono basilari per lo studio dell’immagine stessa. Per i manoscritti miniati le problematiche sono diverse. Questi ultimi sono stati spesso soggetti a smembramenti e in genere a trasferimenti, sia dallo scriptorium o atelier presso il quale furono realizzati, sia in genere dal luogo di destinazione e utilizzo. Ad ogni modo conoscere almeno una delle provenienze costituisce un buon punto di partenza nell’ambito di una ricerca.

Recentemente lo sviluppo di diversi filoni di ricerca che adottano le immagini quali fonti storiche primarie, ha sollecitato la realizzazione di repertori atti a fornire dei validi strumenti per lo svolgimento ottimale di tale tipo di lavoro.

Repertorio fondamentale e punto di partenza per qualsiasi storico che intraprenda una ricerca sulle immagini nel Medioevo è costituito dall’Index of Christian Art di Princeton, presente in rete all’indirizzo <http://ica.princeton.edu>.

Dal 1997 il CESCM di Poitiers, presente in rete sul sito <www.mshs.univ-poitiers.fr/cescm>, sta riunendo e convogliando, grazie all’utilizzo della tecnologia digitale, sia le nuove acquisizioni sia il materiale già raccolto e catalogato nella Fototeca del Centro a partire dal 1955 sulla banca dati “Romane”, contenente immagini realizzate su ogni supporto. Attualmente sia la Fototeca sia le banche dati “Romane” e “Peinture” sono consultabili presso la Biblioteca del CESCM, e “Romane” è consultabile in rete dal 2006. È in corso inoltre presso lo stesso Centro la realizzazione di alcuni progetti che prevedono, oltre alla consultazione in rete dei due fondi, la realizzazione di strumenti di lavoro interattivi su CD rom.

Per le miniature si ricorda innanzitutto la collezione del GAHOM, non disponibile in rete. Si segnala anche il sito dell’Università di Oxford <http://image.ox.ac.uk>, che mette a disposizione la sua collezione di manoscritti per la consultazione in linea.

Sui rapporti specifici tra testo e immagine, si veda inoltre, il lavoro dell’équipe del Centro di Elaborazione Informatica di Testi e Immagini, uno dei Laboratori della Scuola Normale Superiore di Pisa. L’équipe è diretta da Lina Bolzoni, e si trova in internet all’indirizzo <http://www.ctl.sns.it>.

Per quanto riguarda la possibilità di consultazione di repertori di immagini on line, alcune importanti biblioteche, quali la Bibliothéque Nationale de France e la British Library di Londra, hanno creato delle banche dati in rete contenenti immagini tratte dai fondi in loro possesso. Vi è la possibilità di effettuare delle ricerche secondo svariati criteri, e scaricare le immagini desiderate. Per la BNF, una volta collegati al sito <http://www.bnf.fr> bisogna andare nella pagina principale alla sezione “Rechercher” e poi selezionare la voce “Banque d’Images”. Si accede in tal modo al repertorio di immagini in linea. Per la BL bisogna collegarsi al sito <http://www.bl.uk> cliccare sulla voce “Online Gallery”. Per una ricerca più specifica sui manoscritti, è opportuno selezionare nella pagina principale, sotto “Site search”, la voce “Search our catalogue”. Una volta entrati in questa pagina, cliccare sulla voce “Manuscripts”.

Anche la La New York Public Library mette a disposizione una banca dati di immagini in linea nella sezione Digital Gallery\Medieval and Renaissance all’indirizzo <http://digitalgallery.nypl.org>.

Per la pittura murale si ricorda la collezione “Peinture” del CESCM di Poitiers e il programma “PREALP” (Peintures des RÉgions ALPines), progetto della Maison des Sciences de l’Homme Alpes afferente al Centre National des Recherches Scientifiques (CNRS), sostenuto dall’École Française de Rome e diretto da Dominique Rigaux, programma di studio interdisciplinare che studia gli affreschi realizzati in epoca medievale nell’insieme dell’arco alpino. È presente anche in rete all’indirizzo <www.msh-alpes.prd.fr>, ove cliccando su “Base PREALP” si accede alla banca dati in linea.

Per la scultura si ricordano innanzitutto la banca dati “Romane” di Poitiers. Inoltre sul sito <http://www.crsb.ac.uk> troviamo The Corpus of Romanesque Sculpture in Britain and Ireland, vero e proprio archivio digitale dedicato in maniera specifica alla scultura romanica di Gran Bretagna e Inghilterra. Per le immagini realizzate sui principali supporti si ricordano la fototeca della Bibliotheca Hertziana di Roma <www.biblhertz.it>, e quella del Kunsthistorisches Institut di Firenze <http://www.khi.fi.it>, che stanno lavorando a un progetto di digitalizzazione delle immagini presenti nelle rispettive fototeche.

In ultimo si ricorda il progetto di catalogazione di immagini relative alle vetrate medievali, Corpus Vitrearum Medii Aevi, realizzato dal Courtauld Institute di Londra, e presente anche in linea all’URL: <http://www.cvma.ac.uk>.


7. Edizioni di fonti

Nella presente sezione si fa riferimento esclusivo alle fonti figurative, e dunque ai repertori iconografici.

Come repertori si vedano soprattutto:

Lexikon des Christlichen Ikonographie, Rom-Freiburg-Basel-Wien, 8 voll., edizione del 1994;

G. Schiller, Ikonographie der Christlichen Kunst, Gütersloh 1966-1991, 5 voll.;

L. Réau, Iconographie de l’art chrétien, Paris 1955-1959, 6 voll.;

Sono fondamentali i volumi e le pubblicazioni dell’Index of Christian Art di Princeton.

Risulta utilissima anche la consultazione delle voci dell’Enciclopedia dell’Arte medievale, Milano (vol. I stampato nel 1991, il XII e ultimo nel 2002).

Sull’iconografia dei santi in Italia si veda:

G. Kaftal, Saints in the Italian art, Firenze 1978;

Kaftal, Iconography of the Saints in Central and South Italian Schools of Painting, Firenze 1986;

Kaftal, Iconography of the Saints in the Painting of North East Italy, Firenze 1978;

Kaftal, Iconography of the Saints in the Painting of North West Italy, Firenze 1985;

Kaftal, Iconography of the Saints in Tuscan Painting, Firenze 1952;

È necessario ad ogni modo rimarcare il carattere puramente indicativo e di orientamento fornito da tali edizioni di fonti, in primo luogo perché, come già sottolineato altrove, le immagini vanno studiate nel loro contesto, in secondo luogo perché la pubblicazione stessa comporta tutta una serie di operazioni dovute alle esigenze di stampa, quali ad esempio la riduzione e spesso il taglio di determinate parti dell’immagine. Tuttavia tali repertori consentono al ricercatore di avere un’idea approssimativa dell’immagine in questione e forniscono un’indicazione sull’ubicazione dell’immagine stessa, nonché utili notizie di base relative al suo contesto.

In ultimo si segnala l’attività della “Fondazione Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo”, presente in rete sul sito <http://www.fondazionesanminiato.it> che ha dedicato il IX dei suoi Seminari di Studio residenziali, annualmente dedicati a una tipologia di fonte, alle immagini come fonti storiche. Gli atti dei Seminari non vengono pubblicati. Nel caso specifico ne segnaliamo la Rassegna a cura di Roberta Melis e Corrado Zedda, pubblicata sulla rivista «Medioevo. Saggi e Rassegne», 21 (1996), pp. 239-252.


8. Siti web tematici

Non esistono attualmente siti web tematici relativi ai temi trattati nella presente scheda. Si rimanda dunque a quelli citati nel testo.



Segnalazioni


Questa pagina è periodicamente aggiornata. Chi desiderasse segnalare mutamenti e novità relativamente alle risorse a stampa e in rete relative a Cristianizzazione, immagini e cultura visiva nell’Occidente medievale, può contattare direttamente il curatore, Roberta Melis: <robimelis@libero.it>


Curatrice


Roberta Melis (Villacidro 1968), si è laureata in Lingue e Letterature straniere, con indirizzo storico-filologico, presso l’Università degli Studi di Cagliari. Un primo approccio con lo studio delle immagini è avvenuto con la realizzazione delle ricerche iconografiche per i volumi Il Regno di Sardegna e Cagliari, capitale di un Regno.

È stata borsista dell’Università degli Studi di Cagliari, dell’EFR de Rome, del CESCM di Poitiers. Ha preso parte nel 1998 al Colloquio franco-tedesco Die Methodik der Bildinterpretation (vedi bibl.). Nel 2006 ha partecipato alla realizzazione del catalogo della mostra Lorenzo Monaco. Dalla tradizione giottesca al Rinascimento, con un contributo dal titolo Lorenzo Monaco, Santa Maria degli Angeli e la cultura visiva Camaldolese. Attualmente sta portando a termine il dottorato di ricerca presso l’EHESS di Parigi, sotto la direzione di Jean-Claude Schmitt, sulla Cultura visiva della congregazione Camaldolese nel Medioevo.

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Reti Medievali
Ultima modifica: 01/10/2007
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