Fonti
Antologia delle fonti altomedievali
a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto
© 2000 – Stefano
Gasparri per “Reti Medievali”
2. I vent’anni più duri (A) Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, FV,
II, 31, 32, III, 13, 16, 33. (A) In Italia intanto i Longobardi
tutti di comune accordo elessero re in Ticino Clefi, uomo nobilissimo
della loro nazione.
Questi uccise o cacciò dall’Italia molti potenti Romani. Dopo
aver tenuto il regno insieme alla moglie Masane per un anno e sei mesi,
fu sgozzato con la spada da un uomo del suo seguito.
Dopo la sua morte i Longobardi rimasero per dieci anni senza re e stettero
sotto il comando dei duchi. Ogni duca aveva la sua città: Zaban
Ticino, Wallari Bergamo, Alichis Brescia, Euin Trento, Gisulfo Cividale.
Ma ci furono anche altri trenta duchi, oltre questi, ognuno nella sua
città. In questi giorni molti nobili Romani furono uccisi per
cupidigia. Gli altri poi, divisi tra i Longobardi secondo il sistema
dell’ospitalità, vengono resi tributari con l’obbligo di versare
la terza parte dei loro raccolti ai Longobardi. Per opera di questi
duchi, nel settimo anno dall’arrivo di Alboino e di tutta la sua gente,
l’Italia fu per la massima parte – eccettuate le regioni che aveva conquistato
Alboino presa e soggiogata dai Longobardi, dopo che questi ebbero spogliato
le chiese, ucciso i sacerdoti, rovinato le città e decimato le
popolazioni che erano cresciute come messi sui campi.
Sempre in questo periodo Faroaldo, primo duca degli Spoletini, invase
Classe con un esercito di Longobardi e lasciò la florida città
nuda, spogliata di tutte le ricchezze.
Intanto i Longobardi, dopo che per dieci anni erano stati sotto il potere
dei duchi, alla fine, per decisione comune, elessero come proprio re
Autari, figlio del già ricordato principe Clefi, e per qualificare
la sua dignità gli attribuirono anche l’appellativo di Flavio:
prenome che fu poi usato felicemente da tutti i successivi re longobardi.
Ai suoi giorni, al fine di restaurare il regno, ogni duca cedette per
gli usi regi la metà di tutti i propri beni, per costituire un
patrimonio con cui il re, il suo seguito e coloro che si dedicavano
al suo servizio nelle diverse funzioni potessero mantenersi. Invece
le popolazioni sottomesse furono suddivise tra gli ospiti longobardi.
C’era però questo di meraviglioso nel regno dei Longobardi: non
c’erano violenze, non si tramavano insidie; nessuno opprimeva gli altri
ingiustamente, nessuno depredava; non c’erano furti, non c’erano rapine;
ognuno andava dove voleva, sicuro e senza alcun timore.
Il primo duca dei Longobardi di Benevento fu Zotto, che vi governò per lo spazio di
venti anni.
Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, FV, II, 31, 32, III, 13, 16, 33. Testo originale
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