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Didattica

Fonti

Antologia delle fonti altomedievali

a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto

© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


VI
Le origini del potere temporale dei papi

4. Il patrimonio di S. Pietro
(A) Vita di Adriano, Pontificale romano, I, p. 498.
(B) Patto di Ludovico il Pio con papa Pasquale, KK 1 (817).

(A) Il quarto giorno il pontefice, uscito con i suoi giudici del clero e della milizia [e recatosi] nella chiesa del beato Pietro apostolo, e unendosi di nuovo in colloquio con il medesimo re, lo pregò con insistenza, lo ammonì e si adoperò con zelo ad esortarlo con paterno affetto, affinché compisse in tutto quella promessa che suo padre Pipino di santa memoria, un tempo re, e lo stesso eccellentissimo Carlo con suo fratello Carlomanno e tutti i giudici dei Franchi avevano fatto al beato Pietro e al suo vicario dalla santa memoria, il signore Stefano papa (il più giovane dei due), quando si era recato in Francia; [una promessa] con la quale erano stati concessi parecchi territori e città d’Italia, affidandoli al beato Pietro e ai suoi vicari perché li possedessero in perpetuo. Ed essendosi [allora il re] fatto rileggere [il testo di] questa stessa promessa, che era stata fatta nel luogo detto Quierzy, tutte le cose che vi erano scritte piacquero a lui e ai suoi giudici. E di propria volontà, di buon animo e volentieri, l’eccellentissimo e davvero cristianissimo Carlo re dei Franchi ordinò di scrivere un’altra promessa di donazione a somiglianza della precedente, per mano di Eterio, suo religioso e prudentissimo cappellano e notaio. E in essa concesse al beato Pietro le medesime città e territori [di prima]; e promise di consegnare i medesimi al predetto pontefice sulla base di questi confini – come è contenuto nella medesima donazione – e cioè: da Luni con l’isola di Corsica, poi Sorgnano, il monte Bardone, Berceto, Parma, Reggio; e poi da Mantova a Monselice, e allo stesso tempo tutto l’esarcato di Ravenna, nella sua antica estensione, e le province delle Venezie e dell’Istria; e pure tutto il ducato spoletino e beneventano.

Vita di Adriano, Pontificale romano, I, p. 498.

Testo originale


(B) Nel nome del Signore Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. Io Ludovico imperatore augusto stabilisco e concedo tramite questo patto di conferma a te, beato Pietro principe degli Apostoli, e per te al tuo vicario il signore Pasquale, sommo pontefice e papa universale e ai suoi successori in perpetuo, in vostra potestà e dominio – come tennero i vostri predecessori fino ad ora [e voi stesso tenete] – la città di Roma con il suo ducato, le zone suburbane e tutti i villaggi e i suoi territori montani e marittimi, le spiagge e i porti e tutte le città, i castelli e le ville fortificate che sono nella Tuscia [romana], cioè Porto, Centumcellae, Cerveteri, Blera, Manturana, Sutri, Nepi, il castello Gallese, Orte, Bomarzo, Amelia, Todi, Perugia con le sue tre isole – la maggiore, la minore, la Polvese – Narni, Otricoli, con tutti i territori e i confini pertinenti alle suddette città.

Ugualmente [concedo] in Campania Segni, Anagni, Ferentino, Alatri, Patrica, Frosinone, con tutti i territori della Campania, e inoltre Tivoli […]. E ancora l’esarcato di Ravenna nella sua totalità con le città e i castelli che il signore re Pipino di pia memoria e il nostro padre di buona memoria Carlo imperatore già avevano donato […], cioè la città di Ravenna e l’Emilia: Bobbio, Cesena, Forlimpopoli, Forlì, Faenza, Imola, Bologna, Ferrara, Comacchio e Adria e Gabelum […]. E insieme la Pentapoli, cioè Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona, Osimo, Numana, Iesi, Fossombrone, Montefeltro, Urbino e il territorio di Valva, Calle, Luceoli, Gubbio […].

Allo steso modo [concedo] il territorio della Sabina, come fu concesso nella sua totalità, tramite un documento di donazione, da nostro padre Carlo imperatore al beato apostolo Pietro […]. E poi nella Tuscia longobarda Città di Castello, Orvieto, Bagnoreggio, Ferentillo, il castello di Viterbo, Orclas, Marta, Tuscania, Sovana, Populonia, Roselle e le isole di Corsica, Sardegna e Sicilia […].

E poi [concedo] in Campania Sora, Arce, Aquino, Teano e Capua e i patrimoni che sono in vostra potestà e dominio, cioè il Patrimonio beneventano e salernitano e quello della Calabria inferiore e superiore e il patrimonio di Napoli, e ovunque nel regno e impero a noi affidato si sa che ci siano vostri patrimoni.

[…] Allo stesso modo con questo nostro decreto di conferma corroboriamo le donazioni che fecero spontaneamente al beato apostolo Pietro nostro nonno, il re Pipino di pia memoria, e poi il signore e padre nostro Carlo, e [confermiamo] anche il censo e le pensioni e gli altri donativi che annualmente si era soliti portare al palazzo del re dei Longobardi sia dalla Tuscia longobarda sia dal ducato di Spoleto, come è scritto nelle suddette donazioni e si stabilì fra il papa Adriano di santa memoria e il signore nostro padre Carlo […], restando salva in tutto la nostra dominazione sui medesimi ducati e la loro soggezione a noi […].

E quando per la chiamata divina il pontefice di questa sacratissima sede sarà migrato da questo mondo, nessuno del nostro regno, franco o longobardo o di qualunque altra gente sotto il nostro dominio, abbia licenza di venire privatamente o pubblicamente contro i Romani e di fare l’elezione [papale]; e nessuno nelle città e territori appartenenti alla chiesa del beato Pietro apostolo presuma di compiere qualcosa di male per questo motivo; ma sia lecito [invece] ai Romani, con ogni venerazione e senza alcuna perturbazione, dare onorevole sepoltura al loro pontefice e consacrare secondo i canoni, senza alcuna ambiguità o contraddizione, colui il quale per ispirazione di Dio e intercessione del beato Pietro tutti i Romani avranno eletto all’ordine pontificale con una sola volontà e in concordia, senza [avergli estorto] alcuna promessa. E quando [il nuovo pontefice] sarà stato consacrato, si dirigano ambasciatori a noi o ai re dei Franchi nostri successori, che stringano amicizia, carità e pace tra noi e loro.

Patto di Ludovico il Pio con papa Pasquale, KK 1 (817).

Testo originale

© 2000
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Ultimo aggiornamento: 01/09/05