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Fonti

Antologia delle fonti altomedievali

a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto

© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


XI
L’età vichinga

12. La fine dell’età vichinga
(A) Il canto dello stendardo, vv. 11-36, 57-88, pp. 311, 313-315.
(B) Snorri Sturluson, Saga di Harald il Severo, 91.

Alla metà dell’XI secolo, con le sue caratteristiche di aggressiva ed intraprendente mobilità, può considerarsi chiusa. Le condizioni che avevano reso possibile l’avanzata vichinga erano del resto venute meno dovunque: in occidente, dove organismi statali coerenti erano in grado di opporre resistenze efficaci; nelle isole britanniche, dove la tradizionale instabilità degli insediamenti nordici era entrata in una fase critica; ad oriente, dove l’avanzata turca aveva rallentato i traffici commerciali mentre si allentavano i legami tra Russia e Scandinavia; nel nord stesso, dove le incipienti organizzazioni statali trattenevano quelle energie prima impiegate nella pirateria e nel commercio. Per marcare la fine dell’epoca vichinga alcuni eventi hanno tradizionalmente assunto un valore emblematico, anche al di là della loro reale portata. È il caso della battaglia di Clontarf, combattuta nel 1014 in Irlanda dal re supremo, Brian del Munster, contro il re del Leinster ed i suoi alleati scandinavi: il re di Dublino ed il signore delle Orcadi. Questa battaglia, cui si fa risalire la fine delle guerre vichinghe in Irlanda, è ricordata nella tradizione nordica, e costituisce l’argomento di un enigmatico Darradarliod o Canto dello stendardo (A), conservato nella Brennu-Njals Saga o Saga di Njal (circa 1280). Con molta maggiore pertinenza viene anche enfatizzato il valore simbolico della battaglia di Stamford Bridge (25 settembre 1066) nella quale Harold Godwinsson, successore eletto di Edoardo d’Inghilterra, sconfisse il re norvegese Harald il Severo (1047-1066). L’enfasi in questo caso è legittima perché se Harald trovava la morte in campo – chiudendo avventurosamente una romanzesca vita, oggetto di una gia citata narrazione di Snorri (B) – le forze anglosassoni, appena reduci da quella battaglia, si trovavano in condizioni sfavorevoli per affrontare un nuovo invasore. La sconfitta del norvegese Harald spianava così la strada alle ambizioni del duca di Normandia Guglielmo, vincitore ad Hastings il 15 ottobre dello stesso 1066.


(A) È ordita, la tela [1],
di viscere umane:
la tirano tesa
contrappesi di teschi.
Sono pettini lance
raggrumate di sangue:
i licci sono di ferro
e frecce fanno da spole.
Battiamola con spade,
l’insegna di vittoria.


Viene Hild a tessere
e poi Hjörthrimul,
Sanngrid, Svipul [2],
a spade impugnate.
Si infrangerà l’asta,
andrà in pezzi lo scudo 
e il mastino dell’elmo [3]
sprofonderà nella tana.


Tessiamo, su, tessiamo
la stoffa di stendardo
che un giorno portava
il giovane re.
In prima fila, avanti,
e guado fra le schiere,
dove i nostri compagni
scambiano colpi d’armi.


[…] Dichiaro segnata la morte
del re [4], per potente che sia.
E adesso è stramazzato
sotto le frecce lo jarl [5].


Ma pure gli Irlandesi
si aspettino un rimpianto
che non potrà sbiadire
nella memoria comune.
La tela è tessuta:
ma il campo è arrossato.
Correrà le nazioni, la notizia
di questo disastro dei Goti [6].


Monta, adesso, l’orrore
se ci si guarda intorno,
mentre rigano il cielo
nuvole sanguinose.
Si è certo colorata,
l’aria, di sangue umano,
se le vestali di scontri [7]
riescono a cantare.


Abbiamo ben cantato
per il giovane re
più canti di vittoria.
Salve, a noi che cantiamo.
Ma chi l’ha ascoltata
raccolga la canzone
delle donne con le lance
e la ripeta in giro.


E adesso balziamo
sui nudi cavalli
a spade sguainate
lontano di qua.

Il canto dello stendardo, vv. 11-36, 57-88, pp. 311, 313-315.

[1] Il canto narra di una visione apparsa ad un certo Dorrud, che da una feritoia avrebbe scorto dodici valchirie intente a tessere una tela, simbolo delle sorti dalla battaglia che stava svolgendosi a Clontarf.

[2] Nomi di valchirie.
[3] Kenning [cfr. sopra, paragrafo 6 (B), n. 3] per indicare la spada.

[4] Forse il re di Dublino Sygtrygg.

[5] Il signore delle Orcadi, Sigud.

[6] Nel senso di «guerrieri».

[7] Kenning per indicare le valchirie, come, più avanti, «donne con le lance».


(B) Venti cavalieri del seguito del re [1] cavalcarono verso le file dei Norvegesi. Avevano cotte di ferro, e così i loro cavalli. Uno dei cavalieri gridò: «Il conte Tostig è in quest’armata?» Tostig [2] rispose «Non lo nego. Potete trovarlo qui». Allora un altro dei cavalieri disse: «Tuo fratello, re Harold, ti manda il suo saluto ed un messaggio, per dirti che puoi avere la pace con lui e tutta la Northumbria. E’ pronto a darti un terzo del suo regno, purché non rifiuti di unirti a lui». Rispose il conte: «È qualcosa di molto diverso da tutti gli atti di ostilità e le umiliazioni che mi ha offerto lo scorso inverno. Se questa proposta fosse stata fatta allora molti uomini che ora sono morti sarebbero ancora in vita ed il paese sarebbe in una condizione migliore. Ma se io ora accetto questa offerta, cosa offrirà egli al re Harald Sigurdsson [3], in cambio di tutte le fatiche che ha affrontate?» «Re Harold ha già proclamato quanto territorio intende concedergli: sette piedi di terra in tutto, di più se è più alto di un uomo normale [4]». Il conte Tostig disse: «Và e dì a re Harold di tenersi pronto a combattere. I Norvegesi non dovranno mai dire che Tostig ha abbandonato il re Harald Sigurdsson per unirsi ai suoi nemici, mentre egli era venuto in occidente a combattere in questo paese. Abbiamo un unico scopo: morire con onore o conquistare il regno anglosassone.» I cavalieri tornarono indietro. Allora il re Harald Sigurdsson chiese: «Chi era quell’uomo che ha parlato così bene?» «Re Harold Godwinsson» rispose Tostig.

Snorri Sturluson, Saga di Harald il Severo, 91.

[1] Si tratta di Harold Godwinsson, ultimo re anglosassone di Inghilterra, che regnò per pochi mesi, dal gennaio all’ottobre 1066. Prima di divenire re, insieme ai suoi fratelli, aveva il controllo quasi completo dei territori del regno.

[2] Tostig, già conte di Northumbria, fratello di Harold e per lungo tempo suo alleato, si era rivoltato contro di lui allorché questi aveva concesso la Northumbria alla famiglia rivale dei conti della Mercia.

[3] Harald il Severo [cfr. sopra, paragrafo 8 (C), n. 1 ], figlio di Sigurd. Rivendicava dei diritti sul trono di Inghilterra, in quanto lontano discendente di Canuto, ed aveva stretto alleanza con Tostig.

[4] Cioè il terreno per la sepoltura.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05