Fonti
Antologia delle fonti altomedievali
a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto
© 2000 – Stefano
Gasparri per “Reti Medievali”
3. Basi e Regni vichinghi (A) La guerra dei Gaeli contro
gli stranieri RS 48, 9, 11. (B) Annali di S. Bertin,
SRG, anni 834, 836, 838, 841, 850, 852-855. (C) Aelfric, Passione di
Edmondo, pp. 98-100.
Con i primi decenni del secolo IX i pirati del nord attaccarono ripetutamente
le isole britanniche ed i territori dell’impero carolingio. Questi assalti,
di fronte a resistenze deboli ed inefficaci, progressivamente diedero
luogo ad insediamenti, vuoi come basi per ulteriori incursioni, vuoi
come centri di una vera e propria occupazione politico-militare di un
territorio. Così in Irlanda, intorno all’840, il norvegese Turgeis
assunse il potere regio su tutti gli stranieri dell’isola insediandosi
– secondo la testimonianza della cronaca gaelica (cioè di lingua
irlandese) del XII secolo intitolata Cogad Gaedhel re Galaih ovvero
La guerra dei Gaeli contro gli stranieri (A)
– nel più illustre monastero d’Irlanda, ad Armagh. Né
l’uccisione di Turgeis (845) valse a liberare l’Irlanda dagli Scandinavi
(lì designati con il termine Gall cioè ‘straniero’,
accompagnato dall’aggettivo ‘bianco’ per i norvegesi, ‘nero’ per i Danesi).
Un capo norvegese, Olaf il Bianco, fondò un regno scandinavo
a Dublino, mentre i Norvegesi si imponevano anche in Scozia, nelle Shetland,
nelle Orcadi e nelle Ebridi.
Frattanto, nell’impero carolingio, le difficoltà interne del
regno di Ludovico il Pio incoraggiarono attacchi ed aspirazioni danesi
verso la Frisia. Una fonte preziosa quale gli Annales Bertiniani – che abbracciano gli anni 830-882 e che per gli anni 835-861 furono
opera del vescovo Prudenzio di Troyes – a partire dall’834 registrano
quasi annualmente assalti vichinghi alle foci del Reno (B).
Dietro questi attacchi agiva, in questo caso, la più o meno
nascosta politica espansionistica del re danese Horik, che mirava
ad ottenere dall’imperatore i territori frisoni. L’impresa sarebbe
in realtà riuscita ad altri capi danesi, Rorik e Goffredo,
che per qualche tempo sembrarono instaurare in Frisia un dominio simile
a quello che più tardi, con ben più stabili risultati,
avrebbe instaurato in Normandia il duca Rollone. Per quanto riguarda
l’Inghilterra, le incursioni presero il carattere di occupazione a
partire dall’866, allorché un ingente sbarco danese, con successivo
stanziamento a York, portò i Vichinghi al controllo della Northumbria
ed al possesso dell’East Anglia. Questa conquista ebbe il suo martire
nel re dell’East Anglia Edmondo (845-870), che per aver trovato
la morte per mano pagana divenne oggetto di particolare venerazione
e materia di numerose agiografie, tra cui quella (C)
del monaco Aelfric (m.1005), autore di una serie di vite di santi
composte in anglosassone (C).
(A) In seguito, nel nord di
Erinn [1], giunse
una grande flotta, capeggiata da Turgeis che assunse la sovranità
di tutti gli stranieri di Erinn: saccheggiarono il nord dell’isola e
si estesero per tutto il Leth Cuinn [2].
Una loro flotta giunse a Loch Eathac, un’altra a Lughbudh ed un’altra
a Loch Raj [3].
Per di più devastarono tre volte, nello stesso mese, l’abbazia
di Ard Macha [4],
e Turgeis usurpò il potere dell’abbazia cacciandone il successore
di Patrizio, l’abate Farannan, che si rifugiò nel Mumhain [5]
portando con se l’urna di Patrizio. Farannan rimase nel Mumhain per
quattro anni, mentre Turgeis risiedeva ad Ard Macha regnando sul nord
di Erinn, così come aveva vaticinato Bercan [6],
grande profeta delle cose umane e divine:
I pagani verranno dal mare
annienteranno gli uomini di Erinn
a capo di ogni abbazia vi sarà uno di loro
ed uno di loro sarà re di Erinn.
Sette anni rimarranno, e forte sarà il loro potere,
nell’alta sovranità di Erinn,
nel dominio di ogni abbazia,
i pagani di Dublino.
Uno di loro, avrà dominio sulla mia chiesa
e non si terranno le preghiere del mattino,
non si reciterà né Pater né Credo,
si parlerà solo una lingua straniera, non quella di Erinn.
Anche Columba [7]
previde lo stesso evento quando disse:
Questa flotta di Loch Rai
è il vanto degli stranieri pagani
uno di loro sarà abate ad Ard Macha:
sarà il governo di un usurpatore.
Turgeis di Ard Macha portò una flotta a Loch Rai e da lì
devastò il Midhe e il Connachta [8],
e saccheggiò Cluain Mic Nois, Cluain Ferta di Brenann, Lothra,
Tir-da-glas, Inis-Celtra [9],
e tutte le chiese delle isole di Loch Derg [10]. Ota,
moglie di Turgeis, vaticinava sull’altare di Cluain Mic Nois. Gli
uomini del Connachta, comunque, impegnarono gli invasori in una battaglia
dove perse la vita Maelduin, figlio di Muirghes, presunto erede della
sovranità del Connachta.
La guerra dei Gaeli contro gli stranieri RS 48, 9, 11.
[1] Irlanda.
[2] La metà settentrionale
dell’isola.
[3] Rispettivamente il lago di Neagh
(nell’Irlanda del Nord), la località di Louth (presso la baia
di Dundalk) e il lago di Ree (bacino centrale del fiume Shannon).
[4] Armagh, tradizionalmente il centro
dell’attività di San Patrizio [cfr. sopra, capitolo 3, 3], sede
di una diocesi su base monastica.
[5] Munster, ovvero una delle tradizionale
cinque zone di suddivisione dell’Irlanda in età precristiana
(Munster, Leinster, Connaught, Ulster e Meath: ma solo le prime quattro
partizioni sono certe).
[6] Berchan o Brechan, nella tradizione
medioevale irlandese, è considerato, insieme a Patrizio, Columba
e Moling, come uno dei grandi profeti irlandesi.
[7] Cfr. sopra, capitolo 5, 1.
[8] Meath e Connaught.
[9] Rispettivamente Clonmacnoise,
Clonfert, Lorrha, Terryglass, Inishcaltra: sedi monastiche lungo il
bacino del fiume Shannon.
[10] Il lago di Derg (nel bacino inferiore
del fiume Shannon).
(B) Anno dell’Incarnazione 834.
[…] Frattanto una flotta danese giunse in Frisia e ne devastò
una parte. Passando per Utrecht si diressero a Dorestad [1]
e misero tutto a sacco. Uccisero anche alcuni uomini, altri ne fecero
prigionieri, e bruciarono una parte della città.
Anno dell’Incarnazione 836. […] Intanto i Normanni saccheggiarono
nuovamente Dorestad e la Frisia. Ma in quello stesso placito [2]
Horik, re dei Danesi [3],
garantì tramite i suoi messi, con attestazioni di amicizia
e di obbedienza, di non aver dato in alcun modo il suo assenso a quegli
attacchi; inoltre si lamentò per l’assassinio di alcuni ambasciatori
da lui inviati all’imperatore, che qualcuno aveva osato uccidere in
prossimità di Colonia. E l’imperatore giustamente punì
quel delitto inviando una legazione a questo solo scopo. […]
Anno dell’Incarnazione 838. […] Giunsero anche i messi di
Horik, i quali riferirono che il re, per la fedeltà verso l’imperatore,
aveva fatto prendere ed uccidere i capi dei pirati che compivano incursioni
nei nostri territori; chiedevano inoltre che venissero loro concessi
i territori dei Frisoni e degli Abodriti. Questa richiesta suonò
tanto inopportuna e indecorosa che l’imperatore non la tenne in alcun
conto [4].
841. […] Lotario [5]
diede l’isola di Walcheren [6]
ed altre località limitrofe in beneficio, come ricompensa per
i suoi meriti, ad Harald [7],
che con gli altri pirati danesi per alcuni anni aveva causato tanti
guai alla Frisia e ad altre località cristiane della costa,
recando offesa a suo padre. Ed è davvero un crimine dei più
detestabili quello di assegnare terre, popolazioni cristiane e chiese
di Cristo, proprio a coloro che tanto male hanno recato alla cristianità
di far sì che i persecutori della fede cristiana divengano
signori di cristiani, e che popolazioni cristiane siano assoggettate
ad adoratori dei demoni. 850. […] Horik, re dei Normanni, dovette combattere contro
i nipoti che lo contrastavano e li placò con una spartizione
del regno. Rorik, nipote di Harald, venne meno alla alleanza con Lotario;
raccolse delle schiere di Normanni e devastò con un gran numero
di navi la Frisia, l’isola dei Batavi [8]
e le località limitrofe lungo il Reno e la Waal. Lotario, non
riuscendo a contrastarlo, lo fece suo fedele e gli assegnò
Dorestad e ed altre zone. Gli altri Normanni in parte devastarono
il territorio dei Menapi e dei Tarvenni [9],
in parte si diressero verso l’isola di Britannia per attaccare gli
Angli che però, con l’aiuto di Dio, li vinsero.
852. […] Goffredo, figlio del danese Harald (che al tempo
dell’imperatore Ludovico era stato battezzato a Magonza), venne meno
all’alleanza con Lotario e si recò dai suoi. Raccolse un esercito
e con un gran numero di navi assalì la Frisia, quindi le località
limitrofe della Schelda, e infine cominciò a risalire la Senna.
Allora Lotario e Carlo [10]
sopravvennero con il loro esercito e cinsero d’assedio le due rive
del fiume.
853. Durante questa operazione celebrarono il Natale, ma poiché
gli uomini di Carlo non vollero attaccare battaglia, l’assedio fu
tolto senza costrutto. Carlo si conciliò Goffredo venendo a
patti con lui.
854. I Danesi, combattendo tra loro una guerra intestina, tre giorni
si abbandonarono alla lotta con tal furia caparbia, che non solo furono
uccisi re Horik e gli altri re, ma quasi tutta la nobiltà trovò
la morte.
855. Lotario donò tutta la Frisia al figlio Lotario [11].
Rorik e Goffredo ritornarono verso la loro patria, la Dania, con la
speranza di impadronirsi del potere regio. […] Rorik e Goffredo,
non avendo riportato successi, si accentrarono su Dorestad e si impadronirono
di quasi tutta la Frisia.
Annali di S. Bertin, SRG, anni 834, 836, 838, 841, 850,
852-855.
[1] Cfr. sopra, paragrafo 2,
n. 4.
[2] Il placito convocato a Campiègne
da Ludovico il Pio.
[3] Su Horik cfr. sopra, paragrafo
2, n. 9. Anche qui i termini «Normanni» e «Danesi»
sono usati come sinonimi.
[4] Horich riprende qui la politica
di suo padre Göttrik [cfr. sopra, paragrafo 1 (B)].
[5] Lotario I, figlio primogenito
di Ludovico il Pio (e coimperatore dall’817), cui l’ultima spartizione
effettuata dal padre (839) assegnava in eredità l’Italia ed i
territori ad est della linea Rodano-Saone-Mosa. M. 855.
[6] Di fronte alla foce della
Schelda.
[7] Da alcuni identificato, probabilmente
a torto, con il capo danese Harald che aveva ricevuto il battesimo nell’826
[cfr. sopra, paragrafo 2] e che è nominato più avanti
in questo testo.
[8] L’isola, o il complesso di
isole, di fronte alle foci della Waal e della Mosa. I Batavi erano l’antica
tribù germanica insediata presso le foci del Reno.
[9] Antiche tribù germaniche
insediate nel territorio ad ovest della Schelda.
[10] Carlo il Calvo, ultimogenito
di Ludovico il Pio, re dei Franchi occidentali dall’840, imperatore
dall’875, m. 877.
[11] Lotario II, re di Lotaringia dall’855,
m. 869. Era il secondogenito di Lotario, e ricevette dal padre la
Frisia ed i territori dei bacini di Mosa e Mosella.
(C) Avvenne poi che giungessero
con la loro flotta i Danesi, portando morte e distruzione in tutto il
territorio, come loro costume. In quella flotta i capi più importanti
erano Ivar e Ubbi [1],
la cui alleanza era stata voluta dal diavolo: sbarcarono in Northumbria
[2] con navi
da guerra, devastarono il territorio e massacrarono la popolazione.
Poi Ivar si volse ad est con le sue navi, ed Ubbi si fermò in
Northumbria, avendo ottenuto una crudele vittoria. Ivar giunse bordeggiando
nell’East Anglia nell’anno in cui Alfredo, poi glorioso re del Wessex,
aveva ventuno anni [3].
Ivar piombò su quella terra come un lupo uccise la popolazione,
uomini donne, bambini innocenti, ed angariò oltraggiosamente
gli incolpevoli cristiani. Inviò subito al re Edmondo [4]
un tracotante messaggio dicendo che doveva sottomettersi, se gli premeva
la vita. Il messaggero, giunto dal re, riferì perentoriamente
il messaggio di Ivar: «Ivar, nostro re, audace e vittorioso per
terra e per mare, capo di molti uomini, è appena sbarcato qui
con un’armata, per acquartierarsi con il suo esercito durante l’inverno.
Ora ti comanda di spartire immediatamente con lui i tuoi tesori riposti
ed i tuoi possedimenti aviti e di divenire suo tributario, se vuoi avere
salva la vita, poiché non hai le forze per resistergli».
Allora il re Edmondo convocò il vescovo che si trovava più
vicino e si consultò con lui sulla risposta da dare al truce
Ivar. Il vescovo, che era spaventato dall’improvviso pericolo e temeva
per la vita del re, disse che gli sembrava saggio piegarsi alla alternativa
offerta da Ivar. Il re taceva e fissava il suolo, ma poi di colpo gli
si rivolse in maniera davvero regale: «Vescovo, la nostra sventurata
popolazione è vergognosamente oppressa, ed io preferisco morire
in battaglia, purché il mio popolo possa godere in pace la sua
terra natia». Allora il vescovo rispose: «Carissimo re,
il tuo popolo è prostrato e massacrato, e tu non hai un esercito
con cui combattere. Questi pirati verranno e ti metteranno in ceppi,
se tu non cerchi scampo con la fuga o non ti salvaguardi con la sottomissione».
Allora Edmondo, da quel valoroso che era, disse: «Io mi auguro
con tutto il cuore di non sopravvivere ai miei cari compagni che i pirati
hanno assassinato di sorpresa nei loro letti, con i figli e le mogli.
Non sono abituato alla fuga. Se devo, preferisco morire per la mia terra,
e Dio onnipotente sa che non devierò mai, né in vita né
in morte, dall’adorazione e dall’amore che gli debbo». Pronunciate
queste parole si volse al messaggero di Ivar e disse impavido: «In
verità, meriteresti la morte, ma non voglio macchiare le mie
mani con il tuo sangue impuro, perché seguo Cristo che ci ha
dato questo esempio, e se tale è la volontà di Dio, sarò
anzi felice di morire per tua mano. Vai ora subito, e dì al tuo
crudele signore che mai in vita sua Edmondo si sottometterà ad
Ivar, un capo pagano, a meno che Ivar non si sottometta con fede, in
questa terra, a Cristo Salvatore».
Il messaggero partì in tutta fretta. Per strada incontrò
il sanguinario Ivar, che con il suo esercito si dirigeva velocemente
verso Edmondo, e comunicò a quel malvagio la risposta ricevuta.
Allora Ivar ordinò con tracotanza ai suoi pirati di cercargli
quel re, l’unico che dispregiasse i suoi comandi, e di catturarlo
immediatamente. Quando Ivar giunse, re Edmondo era in piedi nella
sala; pensando al Salvatore gettò via le armi, poiché
voleva imitare l’esempio di Cristo che proibì a Pietro di combattere
con le armi contro i crudeli Ebrei. Allora i malvagi legarono Edmondo,
lo insultarono obbrobriosamente e lo colpirono con le loro aste. Quindi
condussero il re fedele ad un solido albero, lo legarono con corde
robuste e di nuovo lo colpirono a lungo con le fruste: tra i colpi,
con fede incrollabile, egli sempre si rivolgeva a Cristo Salvatore.
La sua fede, ed il fatto che chiamasse sempre Cristo in aiuto, esasperarono
i pagani e ne accrebbero la furia. Allora, per divertirsi, tirarono
contro di lui con le frecce, finché – come san Sebastiano –
non fu interamente circondato di frecce, quasi fossero gli aculei
di un porcospino. A quel punto Ivar, il crudele pirata, si rese conto
che il nobile re non avrebbe mai rinnegato Cristo, cui continuava
a rendere testimonianza con risoluta fede. Comandò allora che
fosse decapitato, ed i pagani eseguirono l’ordine.
Aelfric, Passione di Edmondo, pp. 98-100.
[1] Ivar, detto Senz’Ossa,
ed Ubbi erano due dei tre figli del famoso capo vichingo Ragnar Lodbrok
(Ragnar Bracapelosa).
[2] In realtà il primo
sbarco, nell’855/66, avvenne proprio nell’East Anglia, che pagò
un tributo. Seguì quindi la conquista di York che permise ai
Vichinghi di estendere il loro potere in Northumbria, per poi tornare,con
maggiore aggressività, in East Anglia.
[3] Nell’869. |