Fonti
Antologia delle fonti altomedievali
a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto
© 2000 – Stefano
Gasparri per “Reti Medievali”
5. I Vichinghi e la fine dell’Impero carolingio (A) Annali di S. Vaast,
SRG, anni 879, 880, 661, 882, 664, 885.
Alla notizia che re Alfredo aveva vinto i Danesi ad Edington una grande
flotta vichinga, appena giunta sul Tamigi, preferì dirigersi
verso il continente unendo a sé altre forze. Primo obbiettivo
di queste orde fu il territorio delle Fiandre e della Zelanda, tra Somme,
Schelda e Reno: ma da lì gli eserciti vichinghi, in aggregazioni
diverse, dilagarono fino a Parigi e fino ai grandi vescovati renani.
Quand’anche si voglia ridimensionare il quadro a fortissime tinte che
emerge dalle fonti coeve provenienti dalle zone colpite – come gli Annales
Vedastini, scritti nel monastero di S. Vaast ad Arras tra l’873
e il 900 – certamente per i regni dei Franchi sia occidentali che orientali
si apriva un ventennio di devastazioni che accelerò il processo
di liquidazione dell’impero carolingio. Questa fase acuta di assalti
ai territori dell’impero coincideva del resto con i problemi interni
di successioni e spartizioni, a seguito delle morti, pressocché
coeve, di Ludovico il Germanico (876), di Carlo il Calvo (877) e del
figlio di quest’ultimo, Luigi il Balbo (879). L’accordo raggiunto con
non poca fatica tra il figlio e successore di Ludovico il Germanico,
Ludovico il Giovane, e tra i figli ed eredi di Luigi il Balbo, Luigi
III e Carlomanno, diede luogo ad alcune vittorie contro i nemici esterni,
ma le morti dei tre protagonisti, susseguitesi a breve distanza tra
l’882 e l’884, riaprirono la crisi. L’effimera riunione dell’impero
sotto Carlo il Grosso (882-888) mostrò la sua inconsistenza anche
nell’incapacità dell’imperatore di reagire al dilagare dei Vichinghi,
che fu contrastato dai vescovi e dai conti di Parigi. Si era in realtà
alla fine del periodo più difficile. Nell’892, stremati dalla
carestia e dalla pestilenza e prostrati da alcune sconfitte militari,
i Vichinghi facevano ritorno in Inghilterra. Quasi contemporaneamente,
tuttavia, anche l’impero carolingio cessava di esistere. (A) Anno del Signore 879. […]
Anche il re Luigi [1]
si ammalò gravemente e nel santo giorno di Pasqua, circa nel
trentatreesimo anno di vita, nell’indizione [2]
dodicesima, finì la sua vita. Fu sepolto nella chiesa della beata
Madre di Dio che suo padre aveva fatto costruire nel palazzo regio a
Compiègne. Dopo la sua morte sorse tra i Franchi una penosa e
letale discordia. Infatti Ugo l’Abate [3],
memore della fedeltà giurata a Luigi, di cui era cugino, voleva
porre sul trono paterno i figli di quello, Luigi e Carlo, che erano
in buon accordo con lui. Invece l’abate Gauzlino ed il conte Corrado
[4], e molti con
loro, chiamarono nel regno il già citato Ludovico [5].
Mentre quelli erano in contesa tra loro i Normanni di Britannia, venuti
a conoscenza della loro discordia, passarono il mare con una infinita
moltitudine e a metà luglio misero a ferro e fuoco la città
di Thérouanne senza incontrare alcuna resistenza. Visto il favorevole
esordio si sparsero e devastarono la terra dei Menapi [6].
Quindi risalirono la Schelda e devastarono la terra dei Brabanti [7]
con incendi e stragi.
[…]. Allora Ugo l’Abate mandò Gualtieri, vescovo di Orléans,
a pregare il re Ludovico che si prendesse la parte della Lotaringia
che suo padre aveva lasciato al re Carlo nella spartizione [8],
e che se ne tornasse nel suo regno lasciando in pace i suoi cugini.
A questa richiesta Ludovico si prese quella parte e tornò nella
sua terra. […] Ma i Normanni, assetati di sangue umano, seguitavano
a saccheggiare e incendiare, e a rovina e perdizione del regno nel mese
di novembre si apprestarono a svernare nel monastero di Gand. A dicembre
il corpo di san Vaast, da Vaux sulla Somme, fu riportato nella sua città
[9].
Anno del Signore 880. I Normanni misero a ferro e fuoco la città
di Tournai e tutti monasteri sulla Schelda, uccidendo e prendendo prigionieri
gli abitanti di quella terra.
[Altro intervento di Ludovico il Giovane in Francia, che si conclude
con il trattato di Ribemont, che stabilisce i nuovi confini tra Francia
e Germania. Ludovico, di ritorno nel suo regno, si imbatté nei
Normanni reduci dai saccheggi]
Si venne allo scontro presso Thiméon [10],
e Ludovico avrebbe ottenuto una nobile vittoria se non fosse caduto
suo figlio Ugo, ucciso dal re danese Goffredo [11].
Per la morte del figlio il re non si curò infatti d’inseguire
i Normanni.
[Tornato Ludovico in Germania, Luigi III e Carlo (Carlomanno)
si spartiscono il ragno di Francia: il nord va a Luigi che affida la
difesa contro i Normanni all’abate Gauzlino]
L’abate Gauzlino, e l’esercito che era con lui, decisero di combattere
i Normanni. Mandarono a dire a quelli che si trovavano al di là
della Schelda che si radunassero nel giorno convenuto in modo da attaccare
su due fronti i Normanni ed annientarli. Le cose però non andarono
secondo i desideri. Infatti non solo non ottennero alcun risultato,
ma con una vergognosa fuga si salvarono a stento mentre molti dei loro
venivano presi ed uccisi. Terrore e tremore pervasero gli abitanti di
quella zona mentre i Normanni, inebriati dalla vittoria, non cessavano
di dar fuoco alla chiese e di scannare i cristiani.
Allora quelli che abitavano tra Schelda e Somme ed al di là della
Schelda fuggirono tutti, persone di ogni età e condizione, monaci,
canonici, monache con le sante reliquie. I Danesi non risparmiavano
nessuno, qualunque fosse l’età e saccheggiavano tutto a ferro
e fuoco. Gauzlino ed i suoi, vedendo che non si poteva opporre resistenza,
congedarono l’esercito, ed ognuno tornò alle proprie sedi. I
Normanni o Danesi cambiarono il luogo dell’accampamento e nel mese di
novembre si costruirono un campo fortificato a Courtrai per passarvi
l’inverno. Da lì sterminarono i Menapi e gli Svevi di Fiandra
che si mostravano ostili. La fiamma vorace consumò [12] l’intero territorio.
Anno del Signore 881.
[Attacchi a varie città e monasteri tra cui Arras e Cambrai.
A Saucourt vittoria sui Normanni del re dei Franchi occidentali, Luigi
III]
Dopo questa vittoria [13]
il re trionfante riattraversò l’Oise ed i pochi Normanni che
si erano salvati riferirono nel loro campo la notizia della disfatta.
Da allora i Normanni presero a temere il giovane re Luigi.
Questi, radunato l’esercito, si recò nel territorio di Cambrai
e costruì un campo trincerato nella località detta Strum
per attaccare i Danesi. I Normanni, saputo questo, ritornarono a Gand,
ripararono le navi e, via mare, risalirono la Mosa accampandosi ad Esloo
[14] per l’inverno. Mentre
accadeva questo morì il re Ludovico, e suo fratello Carlo andò
a Roma dove conseguì la dignità imperiale [15].
Anno del Signore 882. I Franchi orientali radunarono un esercito contro
i Normanni ma si diedero alla fuga, e lì cadde il vescovo Wala
di Metz. I Danesi bruciarono il famosissimo palazzo e i monasteri di
Aquisgrana, bruciarono le nobilissime città di Treviri e Colonia,
i palazzi regii e le residenze di campagna, sterminando gli abitanti
della zona. Contro di loro l’imperatore Carlo radunò uno sterminato
esercito e assediò Elsloo, ma il re Goffredo gli si fece incontro
e l’imperatore gli assegnò i territori frisoni che erano stati
in possesso del re danese Rorik [16].
Gli diede anche in moglie Gisella, figlia del re Lotario [17] e così fece allontanare i Normanni dal suo regno. Intanto il
re Luigi si diresse verso Liegi perché voleva cacciare i Normanni
dal regno e stringere alleanza con Hasting [18],
cosa che fece. Ma poiché era giovane, un giorno prese ad inseguire
una fanciulla, figlia di un tal Germondo. Quella fuggì nella
casa del padre ed il re, a cavallo, le corse dietro scherzando, ma sbatté
violentemente le spalle contro lo stipite della porta schiacciandosi
il petto sulla sella. Prese a star male e fu portato a S. Dionigi, dove
morì il 5 agosto con grande dolore dei Franchi, e dove fu sepolto.
Mandarono a chiamare il fratello Carlomanno che venne subito in Francia.
[…] I Normanni nel mese di ottobre si accamparono a Condè
e presero a devastare atrocemente il regno di Carlomanno.
Anno del Signore 884. […] I Normanni non cessano di catturare
ed uccidere il popolo cristiano, distruggere chiese, abbattere mura,
incendiare città. Nelle piazze giacevano cadaveri di chierici,
di laici, nobili o plebei, di donne, di giovani, di lattanti. Non c’era
una via, non un posto dove non fossero morti; tutti erano in preda alla
disperazione assistendo all’annientamento del popolo cristiano.
[Carlomanno paga un tributo ed i Normanni si ritirano a nord della
Schelda. Poco dopo il re muore e i Franchi occidentali chiamano Carlo
il Grosso]
Anno del Signore 885. Carlo [19],
ricevuta la notizia, si mise subito in viaggio e venne a Ponthion. Lì
quelli del regno di Carlomanno gli fecero atto di sottomissione. […]
Poi tornò nella sua terra, dopo aver ordinato a quelli che erano
dei territori lotaringi e del regno di Carlomanno di dirigersi a Lovanio
contro i Normanni. Gli eserciti convocati si riunirono in quella località
nel giorno stabilito ma non ottennero alcun risultato, anzi se ne tornarono
pieni di vergogna. I Danesi schernirono i Franchi che erano venuti dal
regno di Carlomanno: «Perché siete venuti a cercarci? Non
era necessario. Tanto sappiamo chi siete e che volete. Volete che ritorniamo
da voi, e noi lo faremo». In quei giorni il danese Goffredo, che
si apprestava a tradire, fu fatto uccidere dal duca Enrico [20]
per mano di Gerolfo, un fedele del re.
Annali di S. Vaast, SRG, anni 879, 880, 661, 882, 664, 885.
[1] Luigi il Balbo, figlio di Carlo
il Calvo, morì il 10 aprile 879, lasciando due figli adolescenti
(Luigi III e Carlomanno) ed un nascituro (Carlo il Semplice). Era re
dei Franchi occidentali.
[2] Cfr. sopra, capitolo 10, 1 (C),
n. 1.
[3] Ugo l’Abate, cugino primo di
Carlo il Calvo e membro della potente famiglia Welf, conte di Tours
e di Angers, era uno dei personaggi di maggiore rilievo del regno.
[4] Gauzlino era abate di S. Dionigi.
Corrado, cugino di Ugo l’Abate, era conte di Parigi.
[5] Ludovico il Giovane, figlio di
Ludovico il Germanico, re dei Franchi orientali.
[6] Cfr. sopra, paragrafo 3 (B),
n. 9.
[7] Popolazione che ha dato il nome
alla regione storica del Brabante.
[8] Si fa riferimento alla spartizione
della Lotaringia sancita nell’accordo di Meersen nell’870.
[9] Arras.
[10] Tra Schelda e Mosa, nella
zona allora passata alla Germania.
[11] Questo capo vichingo non
è identificabile con il Goffredo che, insieme a Rorik, si era
impadronito della Frisia nell’855 [cfr. paragrafo 3 (B)].
[12] Giud. 20, 24.
[13] Lo scontro avvenne il 3 agosto
881 a Saucourt-en-Vimeu, presso le foci della Somme. È celebrato
in un contemporaneo inno in antico alto-tedesco, e nell’XI secolo ha
ispirato la canzone di gesta Gormont et Isembart.
[14] Non lontano da Maastricht.
[15] La morte di Ludovico il Giovane
avvenne nel gennaio 882. E fratello Carlo il Grosso era allora in Italia,
dove già nell’881 aveva conseguito la dignità imperiale.
[16] Cfr. sopra, paragrafo 3 (B).
[17] Lotario II [cfr. sopra, paragrafo
3 (B), n. 11].
[18] Capo vichingo.
[19] Carlo il Grosso. La riunificazione
dell’impero, allora realizzata, terminerà tre anni dopo con la
deposizione dell’imperatore.
[20] Il conte Enrico in quegli anni assunse
il controllo dei territori tra Schelda, Mosa e Reno, provocando il riflusso
dei Vichinghi verso la foce della Senna, preludio dei rinnovati attacchi
a Parigi.
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