Fonti
Antologia delle fonti altomedievali
a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto
© 2000 – Stefano
Gasparri per “Reti Medievali”
9. La Norvegia, l’Islanda e i nuovi mondi (A) Il libro degli insediamenti,
1-2, 5. (B) Ari Il Sapiente, Il libro
degliIslandesi, 1. (C) Saga di Eirik il Rosso,
2. (D) Saga dei Groenlandesi,
3-4.
Più degli altri Scandinavi i Norvegesi affrontarono le incognite
dell’esplorazione di terre sconosciute e della navigazione in mare aperto.
Li spingeva la posizione geografica stessa. Con vento favorevole le
isole Shetland erano raggiungibili dalla Norvegia in una giornata di
navigazione, e dalla base delle Shetland esploratori e colonizzatori,
nella seconda metà del secolo IX, mossero verso le Ebridi, le
Orcadi, le Faer Öer e l’Islanda. In queste terre le esplorazioni diedero
origine, già sul finire del secolo, ad insediamenti stabili incrementati
da un forte movimento migratorio dalla Norvegia, dove l’amministrazione
accentratrice del re Harald Bellachioma (m. 933) aveva indotto molti
ad abbandonare il paese.
Le conseguenze della fondazione politica vichinga nella terra di Islanda
– che ben presto prese a considerarsi un paese autonomo, pur in un’alternanza
di discontinui rapporti con la Norvegia – furono di straordinario rilievo
dal punto di vista culturale. Mentre infatti gli altri paesi scandinavi,
col procedere di un processo di cristianizzazione e di organizzazione
in entità statali, perdevano progressivamente memoria, della
religione pagana, delle tradizioni nordiche e delle stesse origini vichinghe,
in Islanda questa memoria fu mantenuta, ed a partire dal XII-XIII secolo
venne fissata per scritto nell’Edda in prosa e nelle Saghe.
In particolare il ricordo della colonizzazione d’Islanda, oltre che
nelle Saghe, venne tramandato anche in opere storiche quali l’Islendingabok o Libro degli Islandesi (B)
di Ari Thorgilsson detto il Sapiente (circa 1067-1148) ed il Landnamabok
o Libro degli insediamenti (A), la
cui più antica redazione pervenutaci è opera di Sturla
Thordharson (1214-1284). Ancora dalle opere storiche e dalle Saghe –
citiamo qui la Eiriks Saga rauda o Saga di Eirik il Rosso (C) e la Graenlendiga Saga o Saga dei Groenlandesi (D)
– veniamo inoltre a conoscenza delle ulteriori spedizioni e colonizzazioni
effettuate partendo dall’Islanda: verso la Groenlandia, intorno al 985,
ed intorno all’anno mille verso il Labrador, dove però non venne
effettuato alcun insediamento stabile.
(A) Nel libro di cronografia
composto dal santo prete Beda [1]
è menzionata quest’isola chiamata Thile [2],
e nel libro è detto che si trova a sei giornate di vela a nord
della Britannia: si dice anche che non vi sono giorni in inverno e che
non vi sono notti in estate, quando le giornate sono più lunghe.
I sapienti ritengono che sia l’Islanda che è chiamata Thile,
per la ragione che in molti luoghi del paese, quando le giornate sono
lunghe, il sole brilla durante la notte, e in molti luoghi, quando le
notti sono lunghe, durante il giorno non si vede il sole. Il prete Beda
morì settecentotrentacinque anni dopo l’incarnazione di Nostro
Signore, secondo quello che è scritto, e più di cento
anni prima che l’Islanda venisse colonizzata dai Norvegesi. Ma prima
che l’Islanda fosse colonizzata dai Norvegesi vi abitavano degli uomini
che i Norvegesi chiamano papar; erano cristiani e si pensa
che fossero, dell’occidente al di là del mare, perché
presso di loro furono trovati libri irlandesi, campane, croci e altri
oggetti dai quali si poteva dedurre che fossero uomini dell’ovest [3].
Del resto nei libri inglesi anche attestato che in quei tempi si viaggiava
tra quelle terre.
Quando l’Islanda fu scoperta e colonizzata dai Norvegesi era papa a
Roma Adriano, e dopo di lui Giovanni, il quinto di quel nome ad occupare
la sede apostolica e Hlödver Hlödversson era imperatore a
nord dei monti, mentre Leone e suo figlio Alessandro erano imperatori
a Bisanzio [4]. Era allora
re di Norvegia Harald Bellachioma, in Svezia era re Eirik Ermundarson
e suo figlio Björn, in Dania Gorm il Vecchio [5];
in Inghilterra Elfrad il Possente e suo figlio Javard [6],
a Dublino KjarIval [7] e nelle Orcadi lo jarl [8] Sigurd il Possente.
[Notizie sulle prime esplorazioni]
C’era un uomo chiamato Floki Vilgerdarson; era un grande vichingo [9].
Volle andare alla ricerca di Gardarsholm [10]
e parti dal luogo chiamato Flokavardi: là dove si uniscono Hördaland
e Rogaland [11]. Dapprima
andò alle Shetland ed attraccò a Flokavag [12].
Là sua figlia Geirhild annegò nel Geirhildarvatn [13].
Con Floki, sull’imbarcazione, c’era un bondi [14]di
nome Thorolf e un altro di nome Herjolf. Aveva nell’imbarcazione anche
un uomo delle Ebridi di nome Faxi. Floki lanciò verso il mare
tre corvi [15]: quando
fece volare il primo quello ritornò sulla prua; il secondo si
alzò nell’aria e poi fece ritorno alla nave; il terzo volò
davanti alla prua nella direzione di dove poi trovarono la terra. Arrivarono
ad est, a Horn [16],
e poi fecero vela verso il sud del paese. Ma quando navigarono ad ovest
di Reykjaness e si aprì il fiordo così che videro Snaefellsness,
Faxi disse: «Deve essere un paese grande quello che abbiamo trovato.
Ecco grandi cascate d’acqua». Da allora quel luogo si chiama Faxaoss
[17]. Floki ed i suoi
fecero vela verso ovest, attraversando il Breidafjörd [18]
attraccarono al luogo chiamato Vatsfjord, nel Bardastrond [19].
Il fiordo era pieno, di pesci, e per pescare non pensarono a procurarsi
del foraggio cosi tutto il loro bestiame morì durante l’inverno.
La primavera fu fredda. Allora Floki salì su un’alta montagna
e vide in direzione nord, al di là dei monti, un fiordo pieno
di montagne di ghiaccio; così chiamarono questo paese Islanda
[20], nome che ha mantenuto
da allora in poi. Floki ed i suoi avevano l’intenzione di andarsene
in estate, ma furono pronti poco prima dell’inverno. Non poterono doppiare
Reykjaness, ed allora dalla loro nave si staccò una barca con
a bordo Herjolf: prese terra nel luogo chiamato Herjolfshofn [21].
Floki passò l’inverno nel Borgarfjörd [22],
e lì trovarono Herjolf. L’estate successiva fecero vela per la
Norvegia. Quando lo interrogarono su questo paese Floki ne disse male,
ma Herjolf ne disse francamente il bene ed il male, mentre Thorolf disse
che da ogni filo d’erba grondava burro, nel paese che avevano trovato,
così che fu soprannominato Thorolf Burro.
Il libro degli insediamenti, 1-2, 5.
[1] Il libro qui citato di Beda
[su cui cfr. capitolo 3, 2] può essere il De temporibus
o il De ratione temporum.
[2] Il nostro testo, come già
precedenti opere storico-etnografiche dei secoli XI e XII, identifica
l’Islanda con l’isola di Thule (qui Thile), nota agli autori greco-latini e ricordata da Beda.
[3] Anche altre fonti parlano di
una presenza di monaci irlandesi in Islanda tra VIII e IX secolo.
[4] I personaggi qui citati sono,
rispettivamente, Adriano II (867-872), – Giovanni VIII non V – (872-882),
Ludovico il Germanico – che fu re, non imperatore – (843-876), Leone
VI (886-912), suo fratello – non figlio – Alessandro (886-913).
[5] Sovrani scandinavi della seconda
metà del secolo IX.
[6] Alfredo il Grande e suo figlio
Edoardo [cfr. sopra, paragrafo 4].
[7] Si tratta di Carbhall d’Ossory,
che non fu però re di Dublino.
[8] Il termine designa il signore
(c capo militare) che esercitava il potere su una regione.
[9] Nel senso di avventuriero e pirata,
che il termine assume abitualmente nei testi islandesi del XIII secolo.
[10] Isola di Gardhar. Nome attribuito
all’Islanda da un precedente esploratore.
[11] Territori corrispondenti
alle attuali omonime contee norvegesi.
[12] Cala di Floki.
[13] Lago di Geirhild. Oggi Loch
of Girlsta.
[14] Il termine indica il proprietario
libero.
[15] In genere il sortilegio praticato
per scegliere il luogo dell’approdo consisteva invece nel mettere in
mare le colonnine di sostegno del seggio riservato al capo famiglia,
colonnine che spesso i Vichinghi portavano con sé nei lunghi
viaggi.
[16] Sulla costa sud orientale.
[17] Odierno Faxafloi, la baia
tra le penisole Reykjaness e Snaefellsness.
[18] Baia a nord di Faxafloi.
[19] Sulla costa settentrionale
del Breidafjörd.
[20] ‘Terra del ghiaccio’.
[21] All’estremità della
penisola di Reykjaness.
[22] A nord di Reykjavik.
(B) All’inizio l’Islanda fu colonizzata
dai Norvegesi del tempo di Harald Bellachioma [1],
figlio di Halfdan il Nero. Secondo quello che ritengono certo il mio
fratello adottivo Teit, l’uomo più saggio che io conosca, figlio
del vescovo, Isleif; mio zio Thorkel Gellisson, i cui ricordi risalgono
lontano nel passato; e Thorid, figlio del godi Snorri [2],
saggio e degno di fede, fu all’epoca in cui Ivar, figlio di Ragnar Bracapelosa,
fece assassinare sant’Edmondo, re degli Angli [3].
E questo avvenne 870 inverni dopo la nascita di Cristo, secondo ciò
che è scritto nella storia di questo re. Secondo una saga affidabile,
fu un Norvegese di nome Ingolf il primo che giunse in Islanda, quando
Harald Bellachioma aveva sedici anni di età vi tornò poi
una seconda volta qualche anno più tardi e si stabilì
nel sud, a Reykjarvik [4].
Il luogo dove approdò inizialmente si chiama Ingolfshöfdhi
ed è situato ad est di Minthakseyr [5],
mentre quello di cui si appropriò in seguito, ad ovest dell’Ölfusa,
porta il nome di Ingolfsfell [6].
Allora il territorio d’Islanda tra le montagne e la costa era coperto
di foreste. Vi abitavano dei cristiani, che i Norvegesi chiamavano papar
[7]. Essi, in seguito,
abbandonarono il paese poiché non volevano stare a contatto con
i pagani, e vi lasciarono dei libri irlandesi, delle campanelle e delle
croci, da cui si può arguire che fossero Irlandesi. Si verificò
allora un grande movimento migratorio dalla Norvegia verso l’Islanda,
finché non giunse il divieto di re Harald, che temeva di vedere
spopolare il suo regno.
Ari Il Sapiente, Il libro degli Islandesi, 1.
[1] Cfr. sopra, introduzione
a questo paragrafo. Harald Bellachioma era re dall’872 circa.
[2] Il termine designa colui che
esercitava la funzione, spirituale e temporale, di guardiano del tempio.
Il godi Snorri (circa 963-1031) è oggetto di una saga
intitolata Eyrbyggja Saga o Saga degli uomini di Eyr,
composta intorno al 1240, piena di informazioni sulla vita di una comunità
islandese.
[3] Cfr. sopra, paragrafo 3 (C).
[4] Allude alla vicenda di Ingolf
e del suo fratello giurato: una vicenda che evidentemente era argomento
di narrazione al tempo di Ari e che è oggetto di una saga (Fostbroeda
Saga o Saga dei fratelli giurati) composta intorno al
1300.
[5] Sulla costa sud orientale.
[6] Nel Reykjaness.
[7] Cfr. (A), n. 3.
(C) Un uomo si chiamava Torvald; era
figlio di Asvald, figlio di Ulf, figlio di ÖxnaTorir. Suo figlio
si chiama Eirik il rosso. Padre e figlio partirono da Jadar [1]
verso l’Islanda, per via di alcuni omicidi, e acquistarono terra a Hornstrandir,
e presero dimora a Drangar. Qui morì Torvald.
[Eirik commise due serie di omicidi, per i quali venne bandito
due volte: la seconda volta braccato da Torgest, il padre delle vittime,
venne nascosto da amici dai quali prese commiato per dirigersi verso
una terra di cui aveva avuto notizia].
Eirik disse loro che dovevano avere fiducia che, se ne avesse avuta
la possibilità e se ne avessero avuto bisogno, sarebbe ritornato.
Egli dichiarò loro di progettare la ricerca di quella terra che
Gunnbjörn [2], figlio
di Ulf Kraka, aveva vista quando si era diretto a occidente sul mare
e aveva trovato la località detta Gunnibjarnarsker. Egli dichiarò
che sarebbe ritornato dai suoi amici, se avesse trovato quella terra.
Eirik veleggiò sul mare sotto lo Snaefellsjökol [3].
Egli giunse fuori da quel ghiacciaio che si chiama Blaserk. Quindi si
diresse a sud per esplorare se vi fosse della terra abitabile. Egli
stette il primo inverno a Eiriksey, quasi a metà dell’insediamento
occidentale [4]. La primavera
successiva si recò a Eiriksfibrd e si costruì una dimora.
L’estate si diressero verso la zona occidentale non abitata e diede
il nome ad ampie zone. Il secondo inverno stette a Eiriksholm [5],
presso Hvarfsgnipa, ma la terza estate si recò a nord verso Snaefel
e in Hrafnsfjörd. Allora gli parve di essere giunto al termine
dell’Eiriksfjörd. Si volse, perciò, indietro, e il terzo
inverno era a Eiriksey, davanti all’imboccatura dell’Eiriksfiörd.
Ma poi, d’estate, partì per l’Islanda e giunse al Breidafjörd
[6]. Quell’inverno stette
con Ingolf a Holmlat. In primavera egli e Torgest combatterono, ed Eirik
fu sconfitto. Poi essi si pacificarono. Quell’estate Eirik andò
a dissodare quella terra che egli aveva trovata e chiamava Groenlandia
[7], perché egli
riteneva che gli uomini sarebbero stati maggiormente indotti a recarvisi
se la terra avesse avuto un bel nome.
Saga di Eirik il Rosso, 2.
[1] Jaeren (in Norvegia).
[2] Non si hanno altre notizie
di questo personaggio che aveva avvistato le propaggini rocciose della
Groenlandia («Gunnbjamarsker»).
[3] Il piccolo ghiacciaio situato
all’estremità della penisola islandese di Snaefellsness. I nomi
che seguono si riferiscono a località della Groenlandia.
[4] È un errore al posto
di orientale. Il primo inverno Eirik si fermò nella costa che
guarda verso l’Islanda.
[5] Eirik impose il proprio nome
a molte località sono qui citati un isolotto (holm),
un’isola (sey) e un fiordo (fjord) di Eirik.
[6] Cfr. sopra, (A), n. 18.
7 ‘Terra verde’.
(D) Leif, figlio di Eirik il
Rosso, andò da Bjarni [1]
e comprò la sua barca insieme a un equipaggio di trentacinque
uomini. […] Fra gli uomini dell’equipaggio ve nera uno, proveniente
dal Sud [2]
di nome Tyrker.
La nave fu apprestata e veleggiò verso il largo. Fu avvistata
per prima la terra che Bjarni aveva incontrato per ultima e calate le
ancore fu messa in mare una barca e alcuni uomini scesero a terra. Non
vi era erba, all’interno sorgevano montagne alte e nevose e fra queste
ed il mare non si scorgeva altro che la roccia. La terra non offriva
molte possibilità di vita ma Leif disse: «Non si dirà
mai che io abbia evitato di esplorarla e per questo le darò anche
un nome. La chiamerò Helluland [3]».
Risalirono sulle navi e dopo, aver navigato per un po’ incontrarono
un altra terra, si accostarono, calarono le ancore, misero in mare una
barca e iniziarono la loro esplorazione. Il paesaggio era piano e ricoperto
di alberi, la costa era bassa e sabbiosa e Leif disse: «Questa
terra deve avere un nome che ne ricordi le caratteristiche, la chiamerò
perciò Markland [4]».
Ritornarono subito a bordo e ripresero la navigazione. Incontrarono
una tempesta proveniente da nord-est, e solo due giorni dopo avvistarono
la terra per la terza volta. Si avvicinarono e si avvidero che era un’isola
situata a nord della terraferma; salirono sull’isola, il tempo era bello,
l’erba era bagnata di rugiada, la toccarono con le mani e la assaggiarono;
non avevano, mai gustato niente di più dolce di quella rugiada.
Ritornarono sulle navi e si inoltrarono nel canale che separava l’isola
da un capo che si protendeva nel mare dalla terraferma; veleggiarono
verso ovest doppiando il promontorio. L’acqua si fece talmente bassa
che la nave si trovò in secca, e quando sopraggiunse la bassa
marea l’acqua si allontanò ancora di più dall’imbarcazione.
Erano così ansiosi di esplorare la terra che non attesero il
ritorno dell’alta marea, ma corsero sulla spiaggia e giunsero alle foci
di un piccolo fiume che usciva da un lago.
Quando la marea salì di nuovo, fecero risalire il fiume alle
barche e le ancorarono nel lago, trasportarono le loro suppellettili
a terra e montarono le tende. Decisero di rimanere nel luogo per tutto
l’inverno e costruirono una grande casa. I salmoni abbondavano sia nel
fiume che nel lago ed erano i più grossi salmoni che si fossero
mai visti. La terra era talmente ricca che sembrava inutile fare scorta
di foraggio per l’inverno. La brina non compariva nemmeno d’inverno
e l’erba non avvizziva quasi. La differenza fra la durata del giorno
e della notte era minore che in Groenlandia o in Islanda. Nei giorni
più corti dell’anno il sole sorgeva già la mattina alle
nove e non tramontava prima delle tre di pomeriggio.
Quando la casa fu terminata, Leif disse ai suoi uomini: «Ora ci
divideremo in due gruppi per esplorare meglio la regione. Un gruppo
rimarrà qui, mentre l’altro andrà in ricognizione nei
dintorni. Nessuno però deve allontanarsi tanto da non poter più
raggiungere l’accampamento la notte stessa, inoltre non dovrete mai
separarvi». Questo fu fatto per un certo periodo e Leif stesso
rispettò i turni, qualche volta rimanendo a casa, altre volte
andando ad esplorare la nuova terra.
[…]. Una notte uno degli uomini non fece ritorno. Era Tyrker,
l’uomo, del Sud.
Leif era molto preoccupato perché Tyrker aveva vissuto nella
casa di suo padre e Leif stesso gli era molto affezionato. Leif rimproverò
gli altri e si preparò ad andarlo a cercare. Avevano percorso
solo poco cammino, quando incontrarono Tyrker che ritornava a casa.
Gli fecero festa e Leif notò subito che Tyrker era molto allegro.
Questo Tyrker era piccolo e brutto, con la faccia minuscola, la fronte
alta e gli occhi taglienti; egli era molto abile in tutti gli esercizi
fisici. «Perché arrivi così tardi?» domandò
Leif. «E perché hai abbandonato i compagni?». Ma
Tyrker rispose nella sua lingua d’origine, roteando gli occhi, facendo
strane facce tanto che non fu possibile comprenderlo. Poco dopo però
cominciò a parlare la lingua comune e disse: «Non sono
andato tanto più lontano degli altri, ma ho delle notizie da
darvi, ho trovato uva e viti!» «Davvero?» disse Leif.
«Sì, è vero», rispose l’altro, «vengo
da un luogo dove ci sono uva e viti in quantità!» […].
Quando venne la primavera, si imbarcarono di nuovo e presero la rotta
di casa. Leif diede a quella terra, per le sue qualità il nome
di Vinland [5].
Saga dei Groenlandesi, 3-4.
[1] Costui, durante un viaggio
verso la Groenlandia, era stato il primo ad avvistare le terre americane.
[2] Forse dalla Germania.
[3] ‘Terra delle rocce’.
[4] ‘Terra delle foreste’.
[5] Forse equivale a ‘Terra del vino’.
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