Fonti
Antologia delle fonti altomedievali
a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto
© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”
9. L’universalismo imperiale (A) Tietmaro di Merseburgo, Cronaca,
SRG, IV, 28-29.
La concezione imperiale di Ottone III recava in sé una dimensione
di universalità e di fervore religioso che implicava una linea
politica molto diversa da quella a suo tempo seguita da Ottone il grande.
Questa differenza emerse soprattutto ad oriente dove Ottone III che
era stato amico personale di Adalberto, caduto martire nella terra dei
Prussi non insistette nella campagna di colonizzazione spirituale tedesca
organizzata dal nonno intorno all’archidiocesi di Magdeburgo [cfr.
paragrafo 6]. Così Polonia ed Ungheria ebbero sedi metropolitane
proprie rispettivamente a Gniezno (dove era sepolto Adalberto) ed a
Gran: un procedimento che inseriva le nascenti entità nell’orbita
occidentale in connessione con Roma piuttosto che con la Germania. Questa
scelta che per secoli in Germania è stata oggetto di una accesa
polemica storiografica destò subito forti risentimenti nel clero
tedesco: si veda in proposito il già citato Chronicon di Tietmaro,
personaggio legato all’arcivescovato di Magdeburgo, dove trapela
una malcelata ostilità nei confronti del duca polacco Boleslao
e dove si insinua surrettiziamente un dubbio sulla legalità della
costituzione metropolitana di Gniezno. In ogni caso il Chronicon di
Tietmaro è una fonte di particolare rilievo sul viaggio oltr’Alpe
effettuato da Ottone nell’anno 1000: un viaggio che, con le due
tappe fondamentali di Gniezno ed Aquisgrana, assunse le valenze simboliche
di un pellegrinaggio verso le reliquie, ugualmente sacre, di Adalberto
e di Carlo Magno. (A) Come l’imperatore
Ottone III venne a conoscenza dei miracoli che operava per tramite del
beato martire Adalberto [1]
che a lui tanto era stato caro si affrettò a recarsi alla sua
tomba per pregare. Giunse a Ratisbona accompagnato dal patrizio Ziazo
e dall’oblazionario [2]
Roberto ed ebbe magnifiche accoglienze dal vescovo Gerberto: mai imperatore
uscì da Roma o vi rientrò con una simile pompa. A Zeizt
fu accolto dal terzo vescovo, Ugo, (il secondo a portare quel nome),
ed a Meissen [3]
dal venerabile vescovo Egidio e dal margravio Ekkhart, che egli considerava
come uno dei personaggi di maggiore riguardo del suo regno. Dopo aver
attraversato il paese dei Milziani [4]
raggiunse Boleslao (il cui nome vuol dire, non per i meriti dell’interessato,
ma dal punto di vista etimologico: ‘maggior gloria’) [5]
che lo attendeva con grande gioia nella zona di Diedesi, nella località
chiamata Ilau [6].
E’ impossibile descrivere non vi si crederebbe quali accoglienze
il duca riservò all’imperatore e come lo condusse fino
a Gniezno [7]. Quando
Ottone vide di lontano la città tanto desiderata si tolse i calzari,
per entrarvi a piedi nudi. Fu ricevuto con rispetto dal vescovo di Poznan,
Unger, che lo scortò fino alla chiesa, dove l’imperatore
supplicò in lacrime il santo martire di intercedere per lui affinché
potesse ottenere la grazia del Cristo. Senza indugio costituì
Gniezno in archidiocesi. Spero che questo atto sia stato legale, anche
se non ha ottenuto l’assenso del vescovo Unger, la cui diocesi
prima si estendeva all’intera regione [8].
Affidò la nuova metropoli a Radim, fratello del martire [9],
e vi sottopose i vescovi Rainberto di Kolberg [10],
Poppone di Cracovia e Giovanni di Breslavia, mentre il vescovo Unger
rimaneva fuori dalla giurisdizione di quella provincia. Infine fece
erigere una altare dove collocò le sante spoglie. Quando tutto
fu compiuto ricevette dal duca ricchi doni e, cosa ancora più
gradita, una scorta di trecento cavalieri. Boleslao lo accompagnò
fino a Magdeburgo dove celebrarono insieme la domenica delle Palme 24
marzo 1000.
[Da Magdeburgo Ottone si recò ad Aquisgrana]
Desideroso di ripristinare le antiche usanze romane, cadute fino ad
allora in oblio, l’imperatore prese numerose iniziative, che vennero
interpretate in modo diverso. Iniziò a prendere i pasti ad una
tavola a semicerchio dove sedeva da solo, su un seggio più elevato
rispetto agli altri. Poiché ignorava il punto dove riposavano
le spoglie mortali dell’imperatore Carlo, fece aprire segretamente
il pavimento della chiesa, nel luogo dove si presumeva potessero trovarsi,
e fece poi scavare finché non le trovò, in un sarcofago
d’oro. Prese per sé la croce in oro che pendeva dal collo
del defunto e parte delle vesti non ancora putrefatte. Poi rimise tutto
a posto con infinito rispetto. Ma perché dovrei ricordare tutti
i suoi spostamenti nei vescovati e nelle contee? L’ordine era
così bene stabilito nei paesi al di là delle Alpi che
si rimise in marcia verso l’impero romano e giunse nella sua Roma
dove fu accolto dalle acclamazioni del papa e del clero.
Tietmaro di Merseburgo, Cronaca, SRG, IV, 28-29.
[1] Membro della famiglia ducale
ceca degli Slavnik e figlioccio dell’arcivescovo di Magdeburgo
[cfr. sopra, paragrafo 6 (B), n. 1] di cui assunse il nome, fu vescovo
di Praga dal 983. Dopo travagliate vicende religiose e politiche, osteggiato
dal duca przemyslide Boleslao II (che aveva fatto sterminare la sua
famiglia) riparò in Polonia presso Boleslao l’Intrepido
che lo inviò tra i Prussi dove morì martire nel 997.
[2] Esponente del clero romano,
incaricato di porgere al celebrante le offerte dei fedeli.
[3] Su Teirzt e Meissen cfr. sopra,
paragrafo 6 (A), n. 7.
[4] Tribù slava dell’alto
corso della Sprea.
[5] Successore di Mieszko, Boleslao
Chrobry (l’Intrepido) fu duca di Polonia dal 992 al 1025, anno
in cui assunse il titolo regio, venendo a morte pochi mesi dopo.
[6] Da identificare con Eulau sul
fiume Bober, affluente di destra dell’Oder, in Slesia.
[7] Tra i fiumi Warta e Notec.
[8] Cfr. al paragrafo 6 di questo
capitolo. La preoccupazione di Tietmaro per i diritti del vescovo di
Poznan deriva probabilmente dal fatto che proprio durante l’episcopato
di Ungern la chiesa di Magdeburgo riuscì per breve tempo ad imporre
su Poznan la propria supremazia.
[9] Radim-Gaudenzio era fratellastro
di Adalberto.
[10] Sul Baltico, in Pomerania.
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