Fonti
Antologia delle fonti bassomedievali
a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni
© 2002 – Stefano
Gasparri per “Reti Medievali”
1. Il secolo IX: tra invasioni e rivolte (A) Costantino
Porfirogenito, Vita di Basilio, 1. (B) Continuatore di Teofane, pp. 50 e 53-55. (C) Racconto dei tempi passati, p. 12. II governo di Niceforo (802-811) dovette affrontare e risolvere gravi
nodi in campo economico, finanziario ed anche militare. Da quest'ultimo
punto di vista, Niceforo dovette confrontarsi con una nuova fase del problema
slavo. Come abbiamo visto [vol. 1, cap. 8, 1 e 6 (F)], gli Slavi erano
ormai stanziati in tutti i Balcani e persino in Grecia, e, nonostante
la riscossa dei poteri centrali bizantini, rimanevano molto pericolosi.
Una grande rivolta degli Slavi del Peloponneso, scoppiata all'inizio del
IX secolo, mise l'impero in grave pericolo: ma la vittoriosa resistenza
di Patrasso spezzò la rivolta e rappresentò una tappa fondamentale nella
riellenizzazione della Grecia. Dopo due secoli, il Peloponneso era di
nuovo sotto controllo bizantino. Intorno all'820 vi fu invece la sollevazione
di Tommaso, uno slavo d'Asia minore (di quegli Slavi ivi deportati dai
Bizantini stessi [vol. 1, cap. 8, 6 (F)]. Appoggiato da Arabi, Armeni,
Persiani oltre che dagli Slavi anatolici, Tommaso, che sosteneva il culto
delle immagini (che invece trovava ancora oppositori a Bisanzio), propugnava
un programma di rivoluzione sociale. Fu incoronato antiimperatore ed assediò
addirittura Costantinopoli; ma, per intervento bulgaro, la capitale fu
salva, e il movimento rifluì; nell'823 Tommaso veniva ucciso.
Ultima calamità, accanto a quella dei Bulgari (che nell'811 avevano ucciso
in battaglia lo stesso Niceforo), le incursioni dei Russi del principato
di Kiev. Esse rappresentano la prima spia di un lungo rapporto, conflittuale
ma decisivo per l'evoluzione civile degli stati slavi della Russia. Di
questa antica fase è testimone privilegiato il Racconto dei tempi passati,
un testo russo del XII secolo. (A) Niceforo teneva lo scettro
di Bisanzio [1],
e gli Slavi che dimoravano nel Peloponneso, meditando una rivolta, dapprima
devastarono e saccheggiarono le case dei Greci loro vicini; poi, dirigendosi
anche contro gli abitanti della città di Patrasso, conquistarono le campagne
davanti ad essa e la cinsero di assedio, avendo nelle loro schiere anche
Africani e Saraceni. Trascorso tempo sufficiente, quelli dentro le mura
cominciarono a sentire penuria del necessario, acqua e viveri; pertanto
si consultarono se venire a patti, ricevere assicurazione di non subire
danni e poi consegnare la città agli assedianti. Il generale a quell'epoca
si trovava nella parte più lontana della provincia, nella fortezza di
Corinto, e si sperava che arrivasse con le truppe e debellasse le genti
slave, perché i magistrati l'avevano da poco avvertito dell'incursione.
Così gli assediati nella cittadella decisero di mandare prima una vendetta
sul versante orientale dei monti, per osservare se il generale giungeva,
e concordarono col messo questo segnale; se lo vedeva giungere, al ritorno
tenesse inclinato il pennone; se non lo vedeva, lo tenesse ritto, e loro
avrebbero capito che non c'era da sperare in quell'arrivo. La vedetta
partì, si rese conto che il generale non compariva, e fece ritorno tenendo
il pennone ritto. Ma, per l'intercessione del santo apostolo Andrea, a
Dio piacque di far scivolare il cavallo, e il cavaliere cadendo inclinò
il pennone; gli assediati videro il segnale, e furono certi dell'arrivo
del generale. Aprirono le porte della cittadella, e si gettarono con impeto
contro gli Slavi; allora videro l'apostolo protocleto [2]
galoppare, davanti ai loro occhi, verso i barbari; li caricò con impeto,
li disperse, li ricacciò lontano dalle mura, li mise in fuga. I barbari,
sbigottiti dall'improvviso e possente intervento dell'invitto e invincibile
generale e soldato, del vittorioso trionfante apostolo Andrea, si scompigliarono,
vacillarono e, presi da tremore, fuggirono verso il suo augusto tempio.
Costantino Porfirogenito, Vita di Basilio, 1. [1] Anno 807, sotto Niceforo 1 (802-811).
[2] “Chiamato per primo”:
s. Andrea, crocifisso e sepolto a Patrasso, era il patrono della città. (B) Esiste un racconto di tempi
antichi al quale anch'io presto fede, poiché basato su scritti, e cioè
che questo Tommaso discende da genitori insignificanti e poveri, ma altrimenti
di origine slava, di quelli che spesso passavano in Oriente […].
Tommaso, per quanto fosse zoppo e di origine barbarica, ma per canizie
rispettabile, era da tutti molto amato […] Avendo egli dunque tratto
dalla sua parte gli esattori delle imposte statali ed essendosi adoperato
per attirare a sé il popolo con generose donazioni, dal poco divenne molto
e da piccola grande cosa.
Convinceva con parole e amicizia quelli che erano inclini a cose nuove
o desiderosi d'arricchirsi; altri, che per esperienza conoscevano i mali
delle sollevazioni interne, convinceva con la forza e contro voglia. Scoppiarono
dunque le guerre civili che, come se fossero state aperte le cateratte
del Nilo, bagnarono la terra non con acqua ma con sangue. Da allora gli
schiavi armarono la mano micidiale contro i padroni, i soldati contro
gli ufficiali, il centurione contro lo stratega. Frattanto tutta l'Asia
gemeva sprofondata nei mali. Sotto la pressione della paura, molte città
con tutta la popolazione si sottomisero a Tommaso. Molte spesso si opponevano,
mantenendo fedeltà all'imperatore, ma poi, dopo molte uccisioni e violenze,
si sottomettevano. Finalmente tutta l'Asia fu sotto il suo potere eccetto
lo stratega Katakylos del “tema” dell'Opsikion e Olbiano di quello
degli Armeniaci […]. Conducendo trattative barbariche fece patti
di pace e convinse [i Saraceni] a divenire alleati giurando e promettendo,
come abbiamo detto sopra, di dare i confini dei Romei e di sottomettere
a loro l'impero di essi. Ottenne la corona e fu proclamato imperatore
dal metropolita di Antiochia Giacobbe. Raccolse un grande esercito o piuttosto
lo prese per rafforzare la propria posizione; [esso era composto] non
solo di Agareni vicini e confinanti ma anche da molti abitanti dell'interno:
Egiziani, Indi, Persiani, Assiri, Armeni, Chaldei, Iberi, Zichi, Kabiri
[…]. Continuatore di Teofane, pp. 50 e 53-55.
(C) Anno 6374 [1].
Mossero Askol'd e Dir contro i Greci, e giunsero nel quattordicesimo anno
[di regno] dell'imperatore Michele. Partito l'imperatore contro gli Agari,
e giunto che fu al fiume Nero, il capo della città gli fece pervenire
la notizia che i Russi contro Costantinopoli movevano, e allora l'imperatore
ritornò indietro. Costoro, dopo essere entrati nel Corno d'Oro, grande
strage dei cristiani fecero, e con duecento navi Costantinopoli assediarono.
L'imperatore a stento nella città entrò, e con il patriarca, con Fozio,
nella esistente chiesa della Santa Madre di Dio a Blacherna tutta la notte
preghiera innalzò; tra canti portarono fuori il manto divino della Santa
Madre e nel mare l'orlo [di esso] bagnarono. Vi era calma, e il mare era
quieto; improvvisamente, una tempesta si alzò con vento, e onde grandi,
sollevandosi alternativamente, le navi dei Russi pagani spinsero lontano
e contro la riva le scagliarono e le fracassarono a tal punto che pochi
di loro a tale calamità sfuggirono e alle loro case tornarono. Racconto dei tempi passati, p. 12. [1] 866 (ma in realtà l'attacco ebbe
luogo nell'860).
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