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Fonti

Antologia delle fonti bassomedievali

a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni

© 2002 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


III
Bisanzio
L'Impero greco medievale

2. La Chiesa: il conflitto con Roma e le missioni in terra slava
(A) Nicola I, Lettere, EE 686 (862).
(B)

Il contrasto con il papato scoppiò al momento dell'elezione a patriarca di Costantinopoli di Fozio, un uomo coltissimo e di ampia visione politico-religiosa. Il pretesto fu che l'elezione era avvenuta in modo contrario alle leggi canoniche; ma la sostanza del contrasto che oppose Nicola I, Adriano II e Giovanni VIII a Fozio fu la questione dell'indipendenza o meno della chiesa bizantina nei confronti di Roma; la lettera di Nicola I a Fozio (A) testimonia l'ampiezza del contrasto ideologico di fondo tra Roma e Costantinopoli.
Si apriva allora, per la chiesa e lo stato bizantino, un'età nuova: l'età d'oro dell'impero greco medievale, quando, a fronte dei grandi problemi che le si opponevano, Bisanzio – vinta la sfida per la propria sopravvivenza [cfr. capitolo 8] – seppe affermare vigorosamente la sua forza e il suo prestigio sui popoli vicini. Di questa nuova età è rappresentante Fozio, che intuì la grande potenzialità rappresentata dal mondo slavo, ancora pagano, per la chiesa bizantina. Di fronte all'appello dei principe moravo Rotislav, che si era rivolto a Bisanzio per chiedere l'invio di una missione religiosa, Fozio affidò l'incarico a due fratelli, monaci di TessaIonica, Cirillo e Metodio (a partire dall'863). Predicando in lingua slava, e creando un alfabeto slavo (glagolitico) con il quale tradurre la Bibbia, i due monaci ottennero un grande successo (B). Più tardi, Roma e il clero occidentale si presero la rivincita, riuscendo ad agganciare dal punto di vista giurisdizionale la nuova chiesa morava a Roma. Ma il segno dominante della chiesa slava era, e rimarrà, bizantino. Anche i Russi, sia pure molto più tardi, ricevettero il cristianesimo da Bisanzio [cfr. cap. 8 (E)], con il matrimonio del principe Vladimir con la principessa bizantina Anna ed il suo battesimo (988).


(A) Nicola vescovo, servo dei servi di Dio, al prudentissimo Fozio [1].
Dopo che il nostro signore e redentore Gesù Cristo si degnò di apparire, per la nostra redenzione, dall'utero di una vergine, in quanto vero Dio davanti al mondo, e vero uomo alla fine dei secoli, [egli] attribuì beato Pietro principe degli Apostoli il potere di legare e di sciogliere in cielo e in terra e quello di serrare le porte del cielo, (e) si degnò di stabilire una chiesa sopra la solidità della sua fede, secondo la veridica voce di quello che diceva: “Dico a te amen, tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno su di essa; e darò a te le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà sciolto anche nei cieli”. Su questa promessa cominciarono a crescere con pietre preziose le fondamenta di questa istituzione […]. Il primato di questa [santa chiesa romana], come è noto tutti gli ortodossi, ed è brevemente stato detto più sopra, lo meritò il beato Pietro, principe degli Apostoli e portiere del regno celeste […]. E poiché l'universalità dei credenti chiede la dottrina a questa santa chiesa romana, che è a capo di tutte le chiese, [e] ricerca la santità del la fede, [e] quelli che sono degni e redenti dalla grazia di Dio [ci] pregano [per ottenere] l'assoluzione delle colpe, è opportuno che noi, ai quali l'universalità dei credenti si affida, siamo solleciti e aneliamo tanto più fervidamente alla sorveglianza del gregge del Signore, quanto più lupi avidi di qua e di là lo cercano [con] le bocche spalancate per dilaniarlo, cosa che abbiamo saputo per averlo udito e che abbiamo provato per esperienza [diretta].

Nicola I, Lettere, EE 686 (862).

[1] 18 marzo 862. Il papa risponde a Fozio, che gli aveva scritto difendendo la sua elezione, ribadendo che essa era illegittima perché Fozio stesso era un laico e perché il patriarca precedente, Ignazio, era ancora vivo; ma prima di tutto tratteggia i principi fondamentali del primato romano.


(B) Per i Moravi, dunque, per primi sono stati composti i libri con una scrittura detta slava, questa scrittura è la medesima presso i Russi e presso i Bulgari del Danubio.
Vivendo battezzati gli Slavi, i principi loro, Rostislav, e Svjatopolk [1], e Kocel mandarono a dire all'imperatore Michele [2]: “La terra nostra è battezzata, ma non abbiamo un maestro che ci istruisca, che ci insegni e che ci spieghi i testi sacri. Noi non comprendiamo né la lingua greca, né la latina, alcuni ci istruiscono in un modo ed altri in un altro. Perciò non comprendiamo i segni dei libri né la forza loro. Mandateci, dunque, maestri che possano spiegarci la lettera dei testi e il significato loro”. Udì ciò l'imperatore Michele, e convocò i filosofi tutti, e riferì loro tutte le parole dei principi slavi. E dissero i filosofi: “Vi è un uomo a Tessalonica a nome Leone. Questi ha figli che comprendono la lingua slava e ha due figli saggi filosofi”. Udito ciò, l'imperatore mandò a Tessalonica da Leone, dicendo: “Mandaci senza indugio i tuoi figli, Metodio e Costantino”. Udito ciò, Leone subito li mandò, e quelli giunsero dall'imperatore, che disse loro: “Ecco, ha mandato a me la terra slava per chiedere un maestro che potesse spiegare loro i libri sacri, questo desiderano”. E li convinse l'imperatore, e li mandò nella terra slava da Rostislav, e Svjatopolk e Kocel. Giunti [i fratelli] presero a compone le lettere dell'alfabeto slavo, e trascrissero gli Atti degli Apostoli e l'Evangelo. E furono soddisfatti gli Slavi, allorché udirono della grandezza divina nella loro propria lingua. Dopo di ciò essi tradussero il Salterio, e l'Octoico, e gli altri libri. E si sollevarono alcuni contro di loro, mormorando e dicendo: “Nessun popolo deve avere un proprio alfabeto, ad eccezione degli Ebrei, e dei Greci, e dei Latini, secondo l'iscrizione di Pilato, che sulla croce del Signore è scritta”.
Udito ciò, il Papa di Roma biasimò coloro che mormoravano contro i libri slavi, dicendo: "Che si compia il verbo della Scrittura: Tutte le genti lo magnificheranno [3]; e ancora: "Tutti i popoli esalteranno la grandezza divina, così come ispirerà loro lo Spirito Santo". E se qualcuno biasima la scrittura slava, che sia scomunicato fino a quando non si sia ravveduto; costoro sono lupi, e non pecore, dai loro frutti li riconoscerete e guardatevi da loro. E voi, o figliuoli, ascoltate l'insegnamento di Dio e non respingete l'insegnamento della Chiesa, così come vi ha istruito Metodio, maestro vostro". Costantino tornò indietro, e si recò ad istruire il popolo bulgaro [4], mentre Metodio rimase in Moravia. Di poi il principe Kocel nominò Metodio vescovo in Pannonia sul seggio del santo apostolo Andronico, uno dei settanta, discepolo del santo apostolo Paolo. Metodio fece lavorare due preti abili amanuensi e tradusse tutti i libri dalla lingua greca in slavo, in sei mesi, cominciando dal mese di marzo al giorno ventesimo sesto del mese di ottobre. Terminato che ebbe, rese dovuta lode e gloria a Dio che aveva concesso tanta grazia al vescovo Metodio successore di Andronico.

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[1] 892, ma la cronologia non corrisponde. Sono i principi di Moravia.
[2] Dovrebbe essere Michele III (842-867).
[3] Sd. 71, 17. Il papa dovrebbe essere Niccolò I (morto nell'867).
[4] Morirà nell'869 a Roma.

 

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