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Fonti

Antologia delle fonti bassomedievali

a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni

© 2002 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


III
Bisanzio
L'Impero greco medievale

8. L'Aristocrazia e la terra
(A) Keraumenos, Stratégikon, pp. 188-191.
(B) Testamento di Eugenio Boilas (1059).

Un documento significativo degli ideali raccolti di tanta parte dell'aristocrazia bizantina, in questo secolo XI percorso da guerre e violenze incessanti, è il manualetto Stratégikon scritto dal generale Kekaumenos. Il testo in realtà non si occupa propriamente di tattica militare, come suggerirebbe il titolo, ma contiene in prevalenza consigli rivolti ad un piccolo proprietario fondiario aristocratico di provincia, in un mondo nel quale si andava lentamente affermando un ideale di vita chiuso e rinunciatario.
Tutt'altro clima si respira nel testamento di Eugenio Boilas (1059), grande proprietario fondiario di terre situate in una zona di recente riconquistata dai Bizantini, quell'Asia Minore che di lì a pochi anni sarà di nuovo perduta ad opera dei Turchi. Interessante è l'accenno ad opere di dissodamento, che danno il senso di una terra “di frontiera”, ed anche la complessa trama di rapporti, economici (si noti l'importanza della circolazione monetaria) e di potere, instaurati da Boilas con tutti, contadini e funzionari locali.


(A) Se conduci una vita privata senza impiego pubblico, fa' i servizi che sono necessari per mantenere in ordine la tua casa e cerca di non trascurarli. Nessun altro modo di vita è più decoroso per te della lavorazione della terra. Costruisciti dei servizi domestici, quali mulini e officine, giardini e ciò che comunque dà un provento annuo, attraverso il fitto o in natura. Pianta alberi di ogni specie e cespugli, ciò ti porta rendite senza richiedere la lavorazione anno per anno. Così hai una vita tranquilla. Le tue mandrie comprendano per esempio buoi da aratro e maiali e pecore e altro bestiame, che di anno in anno prolifica, cresce e si moltiplica. Con ciò hai una tavola ben fornita e puoi godere in tutto: nell'abbondanza di cereali, vino e tutto il resto, semenze e animali, sia da macello che da allevamento. E se vivrai in questo modo e non starai colle mani in mano e ti occuperai della tua economia domestica, il tuo patrimonio non diminuirà.
Datti da fare per dirigere bene la tua vita domestica. Se non te ne preoccupi la tua servitù divora il tuo intero profitto e si appropria di tutto. Se poi sopraggiunge un'annata cattiva e la terra non ha fruttato niente, risulta che tu non hai accumulato né grano né altri frutti per nutrire la tua gente.
E tu vuoi comprare qualcosa, ma non hai denaro. Getti un'occhiata sulla tua servitù e ti preoccupi di come la devi nutrire. Manderai un profondo sospiro e ti proponi di andare da qualcuno per prendere in prestito il necessario, ma non c'è nessuno che ti dia qualcosa. Tu preghi uno e lui ti dice: “Credimi, io ne avevo ma prima di te me ne hanno chiesto già altri e io ho dato a loro e mi è rimasto solamente ciò di cui io stesso ho assolutamente bisogno”. Vergogna e dolore sono le conseguenze: vergogna perché hai dovuto mendicare e non hai ricevuto nulla; dolore perché non sai da dove prendere. Allora vai da un altro ed egli ha per te la stessa scusa e anche se ti dà qualcosa, si tratta di ben poco e solo su pegno, con brontolio e nell'attesa di ricevere in restituzione da te ancora di più; solo così ti presta il danaro. Tu trovi un finanziatore, ma agisce come la maggior parte: pretende interessi e la tua proprietà per sicurezza; gli rilasci premurosamente i documenti in proposito e per di più ad una scadenza fissa. Il termine trascorre, il creditore pretende capitale e interessi, ma tu differisci perché non hai niente.

Keraumenos, Stratégikon, pp. 188-191.


(B) Quando per primo arrivai e mi stabilii qui, ricevetti questa terra che era cattiva e non lavorabile. Era abitata da serpi, scorpioni e bestie selvagge, cosicché gli Armeni, che abitavano la parte opposta a questa, non riuscirono ad avere neppure un po' di riposo. Se essi [1] furono costretti a ciò dal fatto che la terra era inaccessibile alla più parte degli uomini e sconosciuta, io la ridussi in ceneri, col fuoco e la scure come il Salmo dice. E in questo luogo costruii la mia casa e il santo tempio dalle fondamenta, e [creai] prati, parchi, vigneti, giardini, acquedotti, piccole fattorie, mulini ad acqua e [vi portai] animali per l'uso domestico necessari e utili a un tempo. In maniera simile coltivai dal suo povero stato la mia proprietà di Buzina, che si verifica essere un monidion [2] completo, e anche il villaggio di Iscon, che era deserto e povero, eccettuato il monidion di Tsalema. Similmente riuscii a migliorare, attraverso grande sborso di danaro, il villaggio di Uzike, e Chuspacrati, e il villaggio di Copteriu, e i villaggi di Ophidovuni e Cusneria, che furono per lungo tempo inabitati e deserti. E il villaggio di Uzike l'ho dato a coloro che ho nominato eredi, dando loro inoltre l'atto di vendita originale.
Il villaggio di Copteriu e Chuspacrati l'ho dato ai fratelli orfani Cristoforo e Giorgio e al loro cugino, in quanto essi sono poveri e orfani. L'uso del villaggio di Ophidovuni e Cusneria accanto a Calmuche, essendone stato richiesto dal felice duca, mio signore, lo diedi a lui a mezzo di una carta di assicurazione. Ho dato la tenuta di Barta, come la ricevetti e senza migliorarla, all'illustrissimo magistro signor Basilio, essendo obbligato a vendere, ma non ricevetti pagamento.
Similmente, quantunque possedessi testimonianza scritta di altri debiti fatti dall'illustrissimo magistro, e dai felici duca e duchessa, miei signori, ammontanti a 25 libbre, io non ho riscosso niente di questo. […] Delle rimanenti 4 proprietà e tenute ho dato Tantzoute, cioè Salem, con i suoi colli in quanto separa le mie terre, le irrigate da quelle non irrigate, in dote alla mia primogenita e legittima figlia Irene, e a suo marito; cioè l'intera rendita di questa tenuta di 80 nomismi e l'ennomion [3] senza i quattro zeugotopia [4] che sono stati assegnati come eredità ai miei schiavi liberati e che essi in effetti possiedono. E lei abbia il godimento di 80 nomismi e il pascolo, e la proprietà di tutta la terra, cosicché essa, mia figlia, avrà dalla sua eredità paterna e dote 30 libbre. In aggiunta a tutto ciò, lei ha già preso delle proprietà mobili, auto-mobili e semi-mobili: alcune ne prese segretamente, altre apertamente, cioè schiavi, abiti ricamati d'argento e greggi. Abbia tutte queste cose con la mia benedizione e secondo il mio desiderio e abiterà nella mia casa, vivendo in pietà e nella fede ortodossa, soggetta al censo regolare e imperiale, come è prescritto.

Testamento di Eugenio Boilas (1059).

[1] Gli Armeni.
[2] Forse una piccola proprietà.
[3] Tassa per il pascolo.
[4] Campo arabile da una coppia di buoi.

 

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