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Fonti

Antologia delle fonti bassomedievali

a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni

© 2002 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


X
Le monarchie nazionali.
La Francia

3. I Re taumaturghi
(A) Gilberto di Nogent, Sulle reliquie dei santi, PL 156, c. 616. dotati del potere.
(B) Elgaudo, Vita di Roberto il Pio, PL 141, c. 931.
(C) Guglielmo di Saint-Pathus, Vita di San Luigi, p. 99.

Parallelamente al consolidarsi del potere dei re di Francia, si afferma una tradizione che li vuole dotati del potere soprannaturale di guarire con il tocco delle mani i malati di scrofola. La testimonianza più antica riguardo a tale credenza rimonta agli anni di regno di Luigi VI (A).
È un passo famosissimo di Gilberto, abate di Nogent-sous-Coucy, che nel suo trattato Sulle reliquie dei santi, scritto nell'ambito di una controversia con il vicino monastero di Saint-Médard di Soissons, racconta di aver assistito al prodigio della guarigione operata da Luigi VI. Un potere come egli stesso dice non eccezionale, ma consuetudinario, legato all'olio miracoloso con cui venivano unti i re di Francia a partire da Clodoveo e quindi, legato alla funzione sovrana confermata dal rituale della consacrazione.
È a Marc Bloch che si deve il merito di essersi soffermato per primo su questi temi nella sua opera dedicata appunto, I re taumaturghi (1924), che oltre ad aprire con decisione alla ricerca storica il campo delle raffigurazioni mentali collettive e dello studio dei meccanismi della diffusione delle credenze, coglie nelle ragioni di fondo del progredire del potere monarchico e della sua ideologia l'origine di questa credenza. scaturita da uno specifico disegno politico di rafforzamento dinastico.
Il caso di Roberto il Pio (970-1031), secondo esponente della dinastia carolingia a cui pure già veniva riconosciuta la capacità di guarire i corpi, appare in tal senso diverso, perché, seguendo la testimonianza del monaco Elgaudo, resta il dubbio che il potere di guarire appartenesse alla sua persona e non si attribuisse tradizionalmente alla sua funzione, né venisse trasmesso per via ereditaria (B). Dopo Luigi VI, la prima testimonianza delle guarigioni operate dal re di Francia in forza della loro unzione si avrà di nuovo a proposito di San Luigi (C).


(A) Che dico? Non abbiamo visto il nostro signore, il re Luigi, far uso di un prodigio consuetudinario? Ho veduto con i miei occhi dei malati sofferenti di scrofole nel collo o in altre parti del corpo, accorrere in gran folla per farsi toccare da lui, X al quale tocco aggiungeva un segno di croce. Io ero là, vicinissimo a lui, e lo difendevo persino contro la loro importunità. Il re però mostrava verso di essi la sua generosità innata; avvicinandoli con la mano serena, faceva umilmente su di essi il segno della croce. Anche suo padre, Filippo, aveva esercitato con ardore questo stesso potere miracoloso e glorioso; non so quali errori, da lui commessi, glielo fecero perdere.

Gilberto di Nogent, Sulle reliquie dei santi, PL 156, c. 616.


(B) La virtù divina accordò a quest'uomo perfetto una grazia grandissima: quella di guarire i corpi; toccando le piaghe dei malati e segnandoli col segno della santa croce con la sua piissima mano, egli li liberava dal dolore e dalla malattia.

Elgaudo, Vita di Roberto il Pio, PL 141, c. 931.


(C) [E quando] la casa di Dio di Compiegne fu fatta, il santo re da una parte e il mio signore Tibaldo, già re di Navarra, suo genero, che d'altra parte era con lui, portarono e misero sotto un drappo di seta il primo povero malato che allora fu messo nella casa di Dio, e lo misero in un letto nuovamente preparato e lasciarono dunque su di lui il drappo di seta in cui lo avevano portato. E in quello stesso giorno il mio signore Luigi, e il figlio primogenito del mio signore San Luigi, del il mio signore Filippo che fu dopo di lui nobile re di Francia, portarono e misero anche l'altro malato nella detta casa di Dio e lo misero in un altro letto; e così fecero alcuni altri baroni che lì erano con lui.
Ogni giorno al mattino, dopo aver assistito alle sue messe e rientrato nella sua camera, faceva venire i suoi malati di scrofola e li toccava. Coloro che erano stati accolti la notte precedente nell'ospizio del santo re in alcuni luoghi che a ciò erano stati predisposti, e erano stati risanati, venivano allontanati dalla corte [del santo re].

Guglielmo di Saint-Pathus, Vita di San Luigi, p. 99.

 

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