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Fonti

Antologia delle fonti bassomedievali

a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni

© 2002 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


X
Le monarchie nazionali.
La Francia

5. Contro l'Inghilterra
(A) Rigord, Gesta di Filippo Augusto, pp. 77-78.
(B) Filippo Augusto, Lettera al duca Leopoldo d'Austria (1193).
(C) Rigord, Gesta di Filippo Augusto, I, pp. 151-152.

Quando nel 1180 Filippo II salì al trono, dovette affrontare la situazione paradossale che si era creata con il passaggio dell'Aquitania dalla Francia all'Inghilterra, avvenuta in seguito all'annullamento del matrimonio tra Luigi VII e l'erede d'Aquitania. Eleonora e poi al successivo matrimonio tra costei ed Enrico Plantageneto (1152). Aggiungendo questa acquisizione agli altri suoi possedimenti sul continente, Enrico, re d'Inghilterra dal 1154, seppur nominalmente vassallo del re di Francia era sullo stesso continente più ricco, e potente del sovrano francese. La tenace politica di riconquista portata avanti da Filippo II contro Enrico II e poi contro i suoi figli sarà percorsa dalla puntuale rivendicazione dei diritti feudali e dall'abile gioco delle alleanze. L'episodio narrato da Rigord nelle Gesta di Filippo Augusto ne è un esempio (A). Così pure, la lettera inviata dal sovrano francese a Leopoldo d'Austria ben documenta, con il tentativo di prolungare la durata della prigionia di Riccardo d'Inghilterra caduto nelle mani di Leopoldo, l'intenzione di profittare di quella situazione, ottenendone importanti vantaggi (B).
Sempre nel quadro di un disegno politico che utilizza le forme della logica feudale va letta la citazione di fronte a un tribunale feudale di Giovanni Senza Terra e la dichiarazione di Filippo II che lo proclama decaduto da tutti i suoi possessi feudali in Francia (C). Niente di più di una formula, ma importante per dare una base di legittimità all'azione militare del sovrano francese che riuscirà così ad annettersi, almeno temporaneamente, Normandia, Angiò, Maine e Bretagna.


(A) Quindi, nello stesso anno [1], si produsse un dissenso tra il cristianissimo re Filippo e il re d'Inghilterra Enrico. Il re Filippo di fatti per prima cosa chiedeva al figlio [di Enrico] Riccardo, conte di Poitou, l'omaggio per tutta la contea; e Riccardo, istruito dal padre, dissimulava rinviando di giorno in giorno.
Per seconda cosa, lo stesso re Filippo esigeva dal re d'Inghilterra una fortificazione detta Gisorigi e altre fortificazioni vicine che eran state date da suo padre il re Luigi come dote di Margherita, sua sorella, quando questa era andata in sposa all'illustre re Enrico [2], figlio del maggiore Enrico. Tuttavia la dote era stata concessa al re Enrico a questa condizione, che se dal matrimonio fosse nata una progenie, [Enrico] l'avrebbe posseduta tanto a lungo quanto avesse vissuto, e dopo la morte di lui sarebbe stata devoluta alla suddetta prole; se in vero dalla detta Margherita non fosse derivata progenie, morto il re Enrico, la suddetta dote sarebbe tornata al re di Francia senza alcun contenzioso. D'altra parte, il re d'Inghilterra era stato frequentemente sollecitato a proposito di queste cose dal re Filippo; ma proponendo sempre false dilazioni, sempre rinviava al futuro il presentarsi a corte al giudizio del re. D'altra parte, il cristianissimo re Filippo, consultando le astuzie e la malizia del re inglese e avendo chiara la percezione che ogni indugio sarebbe in futuro risultato dannoso per sé e i suoi, decise di invadere con una moltitudine di armati la terra del re d'Inghilterra.

Rigord, Gesta di Filippo Augusto, pp. 77-78.

[1] Nel 1186.
[2] Enrico, l'erede al trono, figlio del re Enrico II (1133-1189) e fratello maggiore del summenzionato Riccardo.


(B) Dato che avete avuto esperienza di persona e ascoltato come Filippo per grazia di Dio re di Francia al suo carissimo amico il nobile duca d'Austria, salute e pienezza di amore sincero [1]. Riccardo, empissimo re degli inglesi, vive in modo perverso nei territori d'oltremare e di ciò che ha fatto contro Dio e contro gli uomini, non serve rammentarvi gli eventi ad uno ad uno. Sappiamo bene che voi avete fisso nella memoria come Riccardo fece uccidere dagli Assassini [2], per quanto egli fosse vostro e nostro parente e a entrambi caro, il marchese Corrado [3] signore di Tiro che fino al suo ultimo giorno fu difensore e sostegno della Cristianità. E' per questo che, nel modo più pressante che ci sia consentito, con preghiere che vengono dall'intimo del nostro cuore, vi proponiamo che, per riguardo alla misericordia di Dio e per servirlo, per come potremo dimostrarvelo, voi teniate il predetto Riccardo sotto stretta sorveglianza, né in alcun modo lo liberiate fino a quando voi e noi insieme con l'illustre imperatore dei romani non ne avremo parlato direttamente o per il tramite di ambasciatori di fiducia.

Filippo Augusto, Lettera al duca Leopoldo d'Austria (1193).

[1] Il testo originale è andato perduto, se ne conserva il testo inserito da Ansberto nella sua Storia della spedizione dell'imperatore Federico.
[2] Setta mussulmana, diramazione degli eretici ismaelitici, che colpì con attentati e azioni omicide nell'ambiente musulmano e in quello crociato di Siria.
[3] Corrado marchese di Monferrato ucciso nel 1192 dai sicari della setta degli Assassini.


(C) Il re dei franchi intimò al re d'Inghilterra come suo uomo ligio che proposito della contea del Poitou e dell'Angiò e del ducato di Aquitania, trascorsi quindici giorni dalla Pasqua imminente si recasse a Parigi perché opportunamente risponde a proposito di quelle cose che il re dei franchi gli contestava. Ma dato che il re d'Inghilterra non si presentò il giorno prefissato né di persona, né volle inviare un responsabile di rango adeguato alla situazione, il re dei franchi, consigliatosi con i suoi principi e baroni, radunato l'esercito entrò in Normandia e distrusse dalle fondamenta la piccola fortificazione che veniva chiamata Botavant, quindi prese Arurnay e Mortamer e anche Go… e sottomise con successo tutta la terra che teneva Ugo de Go…

Rigord, Gesta di Filippo Augusto, I, pp. 151-152.

 

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