Fonti
Antologia delle fonti bassomedievali
a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni
© 2002 – Stefano
Gasparri per “Reti Medievali”
6. La crociata contro gli Albigesi
(A) Canzone della crociata albigese,
pp. 8-10. (B) Canzone della crociata albigese,
pp. 56-58. (C) Trattato di pace tra Luigi
IX e Raimondo VII, conte di Tolosa (1229).
Il problema della presenza e della diffusione dei catari nella Francia
…(manca riga)… corso del XII. In queste regioni
difatti l'eresia [cfr. capitolo 13, 8] aveva trovato consenso e spesso
una sorta di protezione a livello politico, come nel caso del conte
di Tolosa.
L'occasione per l'appello alla crociata da parte di Innocenzo III fu
– come narra il primo del brani tratto dall'anonima Chanson de la
Croisade Albigeoise, in lingua provenzale, l'assassinio di un legato
papale, Pietro di Castelnau, ultimo emissario, di una linea conciliatoria
che aveva visto impegnati predicatori e diplomatici.
L'assedio e il saccheggio della cittadina di Béziers (B),
la prima incontrata dai crociati sul loro percorso, difesa da signori
locali più o meno compromessi con l'eresia albigese, fu uno degli
episodi più cruenti.
In ogni caso non furono molti i signori che aderirono alla crociata,
e comunque tutti furono disposti a impegnarvisi per i soli quaranta
giorni previsti dal diritto feudale. Alla loro testa si pose poi Simone
di Monfort, che divenne il vero antagonista del conte di Tolosa.
Fu solo nel 1229, con la pace siglata nel Trattato di Parigi, che
il nuovo conte di Tolosa, Raimondo VII, riconobbe alla corona importanti
cessioni territoriali in cambio del riconoscimento del suo potere
su Tolosa (C). In ogni caso, con
il trattato si stabiliva che dopo la sua morte i suoi possedimenti
sarebbero passati alla famiglia reale per il tramite ereditario di
sua figlia che sposava Carlo, un fratello di Luigi IX. (A) Voi tutti avete per forza
inteso dire che l'eresia (che Dio la colpisca con la sua maledizione)
aveva fatto progressi tali che dominava l'intera regione dell'Albigeois,
la maggior parte del Carcassès e del Lauragais; da Bèziers
a Bordeaux, molti abitanti, e potrei dire senza quasi mentire la maggioranza
facevano parte dei «credenti» [1]
o dei loro sostenitori. Quando il sovrano pontefice e il resto del clero
si resero conto che questo folle errore si diffondeva con vigore ancora
maggiore di quanto non avesse fatto sino ad allora e che guadagnava
terreno ogni giorno, inviarono ciascuno alcuni delegati della loro autorità
per predicare nel paese. L'ordine di Citeaux, che fu posto alla testa
della missione, vi destinò a più riprese i suoi monaci.
Allora il vescovo di Osma [2]
e gli altri legati tennero un consesso, convocato in un giorno stabilito
con gli eretici; esso ebbe luogo a Carcassone, dove conversero in gran
numero. Vi fu presente il re d'Aragona, con i suoi potenti baroni, e
lo abbandonò dopo aver ascoltato il dibattito, che gli dimostrò
che erano veramente eretici; e ne dette conto con una lettera che inviò
a Roma, in Lombardia [3].
Bisogna che io dica (Dio mi benedica): questa gente non presta ai
sermoni maggiore attenzione che ad una mela guasta. Per circa cinque
anni continuarono a comportarsi allo stesso modo. Questa gente sbandata
non ha voluto convertirsi. Ragion per cui molti uomini sono morti,
folle intere sono perite; altre ancora avranno la stessa sorte prima
che la guerra sia finita; perché non può essere altrimenti. Canzone della crociata albigese, pp. 8-10.
[1] I seguaci iniziati, detti
anche perfetti.
[2] Diego di Acleba.
[3] Si intende, in Italia.
(B) I baroni di Francia e del territorio
di Parigi, chierici e laici, così come i principi e marchesi, tutti
e ognuno convennero tra loro che in ogni città fortificata dinanzi
alla quale si fosse presentato l'esercito e che avesse rifiutato di
arrendersi, tutti gli abitanti, una volta presa d'assalto la città,
sarebbero stati passati per le armi. Non se ne sarebbe trovata più
alcuna che osasse resister loro, tanto il terrore sarebbe stato grande
dopo tali esempi. Così ebbero Montrèal e Fanjeaux e il resto del paese;
perché senza ciò vi giuro non le avrebbero conquistate con la forza.
È per questa ragione che a Béziers [1]
gli abitanti furono massacrati, furono tutti uccisi dato che non si
poteva far loro nulla di peggio. Tutti quelli tra loro che s'erano
rifugiati nella chiesa furono uccisi: nulla poté salvarli, né croce,
né altare, né crocifisso; i ribaldi, questi folli e miserabili, uccisero
chierici e donne e bambini; non uno, io credo, né sfuggì. Dio riceva
le loro anime, se vorrà, nel suo paradiso. Canzone della crociata albigese, pp. 56-58. [1] Riguardo questo episodio vedi cap.
13, 8 (C).
(C) Raimondo, per grazia di Dio
conte di Tolosa a tutti coloro cui perverranno le presenti lettere,
salute nel Signore. Sappiano tutti che essendovi stata una lunga guerra
tra la santa romana Chiesa e il carissimo nostro signore Luigi, illustre
re dei Francesi a una parte e noi dall'altra, noi aspirando con zelo
sincero a restare nell'unità della santa romana Chiesa e nella fedeltà
e servizio del signor re di Francia, abbiamo cercato con tutte le
forze di determinare la pace, sia direttamente, sia per il tramite
di persone interposte, e mediante la grazia divina è stata ristabilita
la pace tra la santa romana Chiesa e il signor re di Francia da una
parte e noi dall'altra. E promettiamo al signore Romano, cardinale
diacono di Sant'Angelo, legato della sede apostolica, in nome della
Chiesa romana che saremo devoti alla Chiesa e al nostro signore Luigi,
re dei Francesi e ai suoi eredi e resteremo legati fino alla morte
con fedeltà, e che disperderemo con tutte le forze gli eretici e coloro
che li credono, i fautori e i favoreggiatori, sulla terra che noi
teniamo e terremo, non risparmiando i nostri……, vassalli, consanguinei
o amici, e questa terra………….dagli eretici e dall'eretica turpitudine
e aiuteremo anche a purgare la terra che terrà il signore re. E affinché
sia possibile individuare meglio gli eretici e con maggior facilità,
promettiamo di pagare per un biennio due marche d'argento, e da allora
in poi una [marca] a chi catturerà un eretico, se chi è catturato
sarà condannato per eresia dal vescovo del luogo o da chi ne abbia
autorità […]. Allo stesso modo noi destineremo quattromila marche
perché a Tolosa vi siano quattro maestri in teologia, due maestri
in decretali, sei maestri in arti liberali e due rettori di grammatica
[…]. D'altra parte il signore, considerando la nostra umiltà
e sperando che con fedeltà perseveriamo nella devozione sua e della
chiesa, volendo farci grazia, darà nostra figlia che noi gli rimettiamo
in moglie a uno dei suoi fratelli, con la dispensa della chiesa e
ci lascerà l'intera diocesi di Tolosa, eccetto la terra del Maresciallo
che costui terrà come feudo del re. Comunque dopo la nostra morte
Tolosa e il suo episcopato saranno del fratello del signor re, il
quale avrà la nostra figlia e ai figli che essi potranno avere. Se
il fratello del re morirà senza figli, a Dio non piaccia, Tolosa e
l'episcopato di Tolosa tornino al signor re e ai suoi eredi, e nostra
figlia o altri figli e eredi nostri non potranno reclamare nessun
diritto. Trattato di pace tra Luigi IX e Raimondo VII, conte di Tolosa (1229).
|