Logo di Reti Medievali 

Didattica

spaceleftMappaCalendarioDidatticaE-BookMemoriaOpen ArchiveRepertorioRivistaspaceright

Didattica > Fonti > Antologia delle fonti bassomedievali > X > 9

Fonti

Antologia delle fonti bassomedievali

a cura di Stefano Gasparri,
Andrea Di Salvo e Fiorella Simoni

© 2002 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


X
Le monarchie nazionali.
La Francia

9. Il re santo
(A) Guglielmo di Saint-Pathus, Vita di San Luigi, pp. 52-53.
(B) Jean di Joinville, Vita di San Luigi, p. 42.
(C) Jean di Joinville, Vita di San Luigi, pp. 59 -…
(D) Jean di Joinville, Vita di San Luigi, pp. 247-249.
(E) Gli insegnamenti di San Luigi a suo figlio, 16, 19, 23.

Con il regno di Luigi IX (1226-1270) continuò l'espansione territoriale del paese (Provenza, Tolosa, Albi e Béziers) e si perfezionò una sistemazione via via più organica della sua amministrazione, ma soprattutto si affermò e si precisò, nella persona del re santo, la figura del sovrano modello.
Luigi veniva consacrato già nel 1297. Le sue biografie ci ritornano lo stereotipo del re pio, difensore della Chiesa, crociato in Terrasanta; in genere sono opere successive alla canonizzazione, scritte per sostenere il culto del nuovo santo, come nel caso del francescano Gugliemo di Saint-Pathus, confessore di Margherita, moglie di san Luigi, o anche testimonianze diverse, come quella, preziosa, di Jean, signore di Joinville (1224-1318), cavaliere nobile, vissuto per diversi anni in intimità con il, testimone laico che, ormai molto anziano, scrive su sollecitazione di Giovanna di Navarra, moglie di Filippo IV il Bello….Luigi IX riuscì a combinare la sua profonda spiritualità cristiana con gli interessi e le esigenze della monarchia. Una politica di pace come quella siglata a Parigi nel 1259 con Enrico III d'Inghilterra – una pace che confermava le conquiste di Filippo Augusto ma riconosceva all'Inghilterra il possesso feudale dell'Aquitania – dà la misura di una visione politica ampia e realistica. È in questo stesso quadro che va inteso il peso politico complessivo di una vicenda dall'esito infelice come quella della partecipazione di Luigi – e della Francia, con tutte le prevedibili controindicazioni per la politica interna del paese – alle crociate: quella egiziana del 1248-54, in cui Luigi fu fatto prigioniero e liberato solo dietro pagamento di un pesante riscatto, e quella finita contro Tunisi (1270) dove il sovrano trovò la morte.
Tutte le tematiche fisse dell'agire e del pensiero di Luigi IX, dalla dirittura morale, al ruolo del sovrano come difensore della Chiesa, alla ripulsa per la guerra, cui ricorrere solo in casi estremi, ritorneranno anche negli Insegnamenti dettati dal sovrano per il figlio.


(A) Il benedetto san Luigi, capendo che non bisogna perdere tempo in cose oziose o intorno [a questioni] curiose di questo mondo, e che invece bisogna essere impegnati in cose di rilievo, metteva tutto il suo impegno nel leggere le sacre scritture, dato che aveva la Bibbia glossata e i testi di sant'Agostino e di altri santi e altri libri della Sacra scrittura, che leggeva e faceva leggere molte volte in sua presenza nello spazio di tempo compreso tra il pranzo e l'ora di dormire, e ciò quando dormiva di giorno. ma gli succedeva di rado di dormire a quell'ora, e quando doveva dormire, non dormiva che poco tempo; e queste stesse cose faceva molte volte dopo aver dormito fino ai vespri quando aveva impegni pesanti.

Guglielmo di Saint-Pathus, Vita di San Luigi, pp. 52-53.


(B) In tal guida governò la sua terra: ogni giorno ascoltava le sue orazioni cantate, e una messa di Requiem non cantata, e poi la messa del santo del giorno, quand'era iL caso, cantata. Ogni giorno si riposava, dopo pranzo, nel suo letto; dormito e riposatosi, recitava in camera sua privatamente l'ufficio dei morti, tra lui e un suo cappellano, prima d'ascoltare i vespri. La sera ascoltava compieta […].

Jean di Joinville, Vita di San Luigi, p. 42.


(C) Dopo queste cose accadde, siccome Dio volle, che una gran malattia colpì il re a Parigi, e in tal pericolo venne, che una signora che lo curava gli voleva alzare il lenzuolo sul viso, e diceva ch'era morto. E un'altra signora che stava all'altro lato del letto, non volle; anzi diceva che aveva ancora l'anima in corpo. E come udì la tenzone delle due dame, Nostro Signore operò in lui e gli mandò tosto salute, ché s'era fatto muto e non poteva parlare. E come fu in grado di parlare, il re chiese gli si portasse la croce. Quando la regina sua madre seppe che gli era ritornata la parola, ne ebbe grande allegrezza. E quando invece seppe che si era fatto crociato, si grandemente si dolse come se lo vedesse morto.
Non appena egli si fu fatto crociato, fecero lo stesso Roberto conte d'Artois, Alfonso conte di Poitiers, Carlo conte d'Angiò, che fu poi re di Sicilia, tutt'e tre fratelli del re; e si fece crociato Ugo di Borgogna, Guglielmo conte di Fiandra, fratello del conte Guido di Fiandra da poco morto; il buon Ugo conte di Saint-Pol, messer Gualtiero suo nipote, che assai bene oltremare si portò, e molto avrebbe fatto se avesse vissuto [1]. E inoltre il conte delle Marche e messer Ugo il Bruno suo figlio: il conte di Sarrebruck con messer Goberto d'Aspromonte suo fratello in compagnia del quale io, Giovanni signore di Joinville, traversai il mare, su una nave che insieme prendemmo a nolo, poiché eravamo cugini in tutto venti cavalieri di cui lui ed io eravamo i decimi.

Jean di Joinville, Vita di San Luigi, pp. 59-…

[1] Si fa riferimento alla crociata del 1248-54.


(D) Dopo queste cose avvenne che durante una quaresima il re fece chiamare tutti i suoi baroni. Io mi scusai presso lui quei giorni, e lo pregai che volesse dispensarmene; e lui mi fece rispondere di volere assolutamente che vi andassi, avendo colà buoni medici ben in grado di guarirmi dalla quartana. Così mi recai a Parigi. Arrivato la sera della vigilia di Nostra Signora in marzo, non trovai nessuno, né la regina né altri, che sapesse dirmi perché il re m'aveva fatto venire.
Or accadde, come Dio volle, ch'io m'addormentai a mattutino; e mi parve, dormendo, di vedere il re in ginocchio davanti a un altare, e mi pareva che molti prelati nei loro paramenti lo vestivano di una pianeta vermiglia di saio di Reims. Svegliatomi, chiamai messer Guglielmo, il mio prete, il quale era assai saggio, e gli contai la visione. E lui mi disse così: «Sire, vedrete che domani il re si farà crociato». Gli domandai perché lo pensava; e lui mi disse, per il sogno; poiché pianeta di saia vermiglia significava la croce, la qual fu vermiglia del sangue che Dio vi sparse dal costato e dalle mani e dai piedi. «Che era di saia di Reims, significa che la crociata avrà poco effetto, come vedrete se Dio vi dà vita».
Udita la messa alla Maddalena di Parigi, mi recai nella cappella del re, e trovai che il re era salito sul palco delle reliquie, e ne faceva calare la vera croce. Mentre il re scendeva di là, due cavalieri del suo consiglio presero a parlarsi l'un l'altro, e uno diceva: «Non mi prestate più fede, se il re non si fa oggi crociato». E l'altro rispondeva che «se il re si fa crociato, sarà un giorno doloroso come mai fu in Francia. Ché se noi non ci facciamo crociati, perderemo il re; e se sì, perderemo Dio, come chi non lo fa per Dio, ma per timore del re». Ora accadde che il re si fece crociato il giorno seguente, e i suoi tre figli con lui; e veramente la crociata non ebbe grande effetto, secondo la profezia del mio prete [1].
Il re di Francia e il re di Navarra insistettero molto acciocché mi facessi crociato. A ciò risposi che, mentre ero stato al servizio di Dio e del re oltremare [2], i sergenti del re di Francia e del re di Navarra avevan distrutto e impoverito la mia gente, sicché peggio non potremmo ora stare. E dicevo loro che se volevo far cosa grata al Signore, dovevo rimanere qui per aiutare a difendere il mio popolo; che se arrischiavo la vita nella crociata, dove vedevo chiaramente che andrei con danno e malanno della mia gente, ne avrei il corruccio di Dio, che diede la vita per salvare il suo popolo.
Intesi poi dire che commisero peccato mortale tutti coloro che gli consigliarono di partire, perché, al tempo ch'egli era in Francia, tutto il regno stava in pace nell'interno e con i vicini; e quando fu partito, le condizioni del regno non fecero che peggiorare. Gran peccato commisero coloro che gli consigliaron di partire, data la gran debolezza fisica in cui egli si trovava; poiché non poteva sopportare né di andare per carro né di cavalcare. Era indebolito a tal punto, che lasciò lo portassi in braccio dalla dimora del conte d'Auxerre, dove mi congedai da lui, fino al convento del Cordiglieri. E così debole, se fosse rimasto in Francia forse avrebbe ancora vissuto a lungo, e fatto assai buone opere.

Jean di Joinville, Vita di San Luigi, pp. 247-249.

[1] Luigi IX morì dinanzi a Tunisi il 25 agosto 1270.
[2] Jean di Joinville aveva partecipato a fianco di Luigi IX alla crociata (1248-1254) in cui, assieme al re, aveva anche dovuto subire una lunga prigionia.


(E) 16. Caro figlio, se succede che tu diventi re cerca di avere le qualità che convengono a un re, cioè che tu sia retto, che, per quanto avvenga, tu non devii da nessuna dirittura. Se succede che si verifichi una lamentela di un povero contro un ricco sostieni il povero piuttosto che il ricco fintantoché tu non sappia.
19. Sii ben attento a far difendere sulla tua terra le genti di ogni condizione, e specialmente gli esponenti della Santa Chiesa; difendili, in modo tale che non si faccia loro torto o violenza né nelle persone né nelle cose. E io ti voglio riferire qui una frase di re Filippo, mio nonno; io l'ho saputa da uno del suo Consiglio che diceva di averla ascoltata. Un giorno il re era con il suo consiglio privato (e colui che me l'ha raccontata ne faceva parte); e quelli del suo Consiglio gli dicevano che i chierici gli facevano molti torti e che ci si stupiva che egli lo sopportasse. E lui rispose: «Certo che i chierici mi fanno molti torti, ma quando penso agli onori che Nostro Signore mi ha fatto, preferisco patire un torto, piuttosto che fare cose che produrrebbero scandalo tra me e la Santa Chiesa». Io ti ricordo questo perché tu non creda facilmente a chiunque parli contro gli uomini della Santa Chiesa; ma tu devi onorarli e difenderli in modo tale che possano esercitare in pace il servizio di Nostro Signore.
23. Caro figlio io ti insegno che tu ti guardi, almeno per quel che dipende da te, dal fare la guerra contro i cristiani; e, se ti si fa torto, tenta molte strade per vedere se se ne può trovare una, tramite cui tu possa recuperare i tuoi diritti, prima di scendere in campo; e ciò con l'intento di evitare i peccati che si commettono in guerra. E se accade che ti sia necessario fare la guerra o perché uno del tuoi uomini è stato ribelle nella tua corte o perché ha fatto torto a qualche chiesa, o a qualche persona povera o a chi che sia, o per qualche altro motivo voglia punire direttamente il responsabile, sii sollecito a ordinare che i poveri che non hanno avuto parte al misfatto siano garantiti da tutti i danni, di incendio o danno. E' meglio che tu persegua il malfattore prendendo le sue cose, o assediando le sue città o castelli. Assicurati di essere ben certo, prima di intraprendere qualsiasi guerra che la causa sia molto ragionevole; di avere ben intimato la resa al delinquente e di aver atteso tanto quanto sarebbe convenuto.

Gli insegnamenti di San Luigi a suo figlio, 16, 19, 23.

 

© 2000-2005
Reti Medievali
Up Ultimo aggiornamento: