Fonti
Le campagne nell’età comunale
(metà sec. XI –
metà sec. XIV)
a cura di Paolo Cammarosano
© 1974-2005 – Paolo Cammarosano
16. Rapporti di colonìa parziaria inseriti in contratti di mutuo Nel libro di G. CHERUBINI, Una comunità dell’Appennino dal
XIII al XV secolo. Montecoronaro dalla signoria dell’abbazia del
Trivio al dominio di Firenze, Firenze, Olschki, 1972, pp. 116-127,
si trova l’interessante descrizione dell’attività di un
prestatore di danaro, Uguccio di Rigaccio, svolta nell’ambito
di un piccolo territorio rurale dell’Appennino (nella zona immediatamente
a sud-est di Bagno di Romagna). Sono di particolare interesse i due
contratti di mutuo che il Cherubini analizza alle pp. 124-125 e che
noi traduciamo qui, dopo averli trascritti dal protocollo notarile,
inedito, di Ser Boldrone da Civitella (Archivio di Stato di Firenze,
Notarile antecosimiano, B 2816, cc. 109/121 e 112v/124v). Il ventinovesimo giorno del mese di gennaio (1315), nella casa di Guiduccio
di Brunello della Villa del Trivio, alla presenza dei testimoni Maffeo
di Balduccio, Orlandino di Bonaccorso e Spilliatto della Villa del Trivio.
Donna Debene, vedova di Ranieri di Palmieri della Villa del Trivio,
e suo figlio Nero dichiararono di avere ricevuto in mutuo da Uguccio
di Rigaccio da Montecoronaro 100 soldi di denari ravennati minuti, […]
che promisero, ciascuno in solido, di restituire di qui a tre anni,
sotto pena del doppio eccetera. Per questi denari i debitori obbligarono
e diedero in pegno due pezzi di terra – uno nella curtis di Verghereto
nella località chiamata Lama dei Ciaffi,confinante con Orlandino, con
Adalascia e con il fossato, eccetera, l’altro nella curtis del Trivio
nella località chiamata Le Lastre, confinante con Bandino, con la via
e con Servio, eccetera – con il patto che il detto Nero debba lavorare
queste terre e dare al detto Uguccio la metà dei prodotti, e che Uguccio
sia tenuto a scontare dalla somma di denaro sopra indicata 2 soldi di
denari ravennati per ogni mina di grano e 18 denari per ogni mina di
altri cereali. Nero e la madre potranno riscattare in qualunque momento
le terre di cui sopra, ma soltanto dopo la mietitura. Nell’anno del
Signore millesimo trecentesimo quindicesimo, indizione tredicesima,
essendo vacante la Chiesa di Roma [1],
il giorno sesto del mese di ottobre, nella casa di Mino calzolaio del
Trivio, essendo presenti in qualità di testimoni il detto Mino, suo
figlio Ghigo, Guido di Asatiele e Piendo del Trivio. Fuccio del fu Riccio
della Villa del Trivio dichiarò di avere ricevuto in mutuo da Uguccio
di Rigaccio da Montecoronaro 10 lire di denari ravennati minuti, […]
che promise di restituirgli entro i prossimi cinque anni, sotto pena
del doppio. Per questi denari Fuccio obbligò e diede in pegno a Uguccio
un terreno recintato sito nella Villa del Trivio sotto la casa dei detto
Fuccio, confinante con la via, con la terra di Domenico e e di Serpillo
e con la terra di Bonomo e di Tosino, con il patto che Fuccio sia tenuto
ogni anno a lavorare e seminare a proprie spese il terreno in questione
e a consegnare a Uguccio la metà dei prodotti, e che Uguccio sia tenuto
a scontare dalla somma di danaro indicata sopra 2 soldi di denari ravennati
per ogni mina di frumento e 18 denari per ogni mina di altri grani.
Fuccio potrà riscattare il terreno di cui sopra in qualunque momento,
dopo la mietitura.
[1] Dopo la morte di papa
Clemente V (20 aprile 1314) trascorsero più di due anni senza che venisse
eletto un successore.
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