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Le risorse collettive nell’Italia medievale

a cura di Riccardo Rao

[versione 2.0 - dicembre 2007]

© 2006-2007 -  Riccardo Rao per "Reti Medievali"
ISSN 1593-2214



Nota introduttiva


1. I differenti approcci ad un tema storiografico

Un primo ostacolo nella costruzione di un repertorio sui beni comunali consta nella difficoltà a definire il campo d’indagine, nel quale confluiscono studi prodotti in ambiti disciplinari differenti, spesso poco comunicanti tra di loro. Il filo rosso che attraversa la vasta bibliografia elaborata in tale campo sembra essere stato rappresentato soprattutto dall’attenzione alle forme di uso collettivo. Pesa senza dubbio in maniera determinante nello sviluppo di un simile interesse l’influenza esercitata, sin dal XIX secolo, dalla diffusione delle teorie marxiste, che hanno guardato ai beni collettivi come a “un altro modo di possedere”, alternativo quindi alla proprietà privata, ritenuta uno degli elementi caratterizzanti della nostra società. Ad inizio Novecento, inoltre, in Italia, in linea con le problematiche allora dibattute nel resto d’Europa, soprattutto in Germania, la condizione delle terre di uso pubblico durante il medioevo è stata oggetto di ricerche – nate prevalentemente in ambito storico-giuridico, ma con una forte apertura ai problemi della storia sociale (G. P. Bognetti, F. Schneider) – intese a dimostrare un nesso tra presenza etnica e forme di sfruttamento del suolo. Tali premesse storiografiche, se hanno stimolato la proliferazione di lavori sui beni comuni, hanno peraltro favorito la tendenza ad allontanarsi dall’aderenza alla nozione di comunia così come veniva percepita nel medioevo, facendo ricorso a categorie giuridiche moderne, come gli usi civici e le modalità di uso collettivo delle terre, che non avevano un’autonomia propria nell’epoca presa in esame: comunia erano molto spesso, infatti, non solo i pascoli fruiti liberamente dalla comunità, ma anche i mulini o i terreni vicinali assegnati in locazione, talora attraverso meccanismi piuttosto complicati come le sortes. Negli ultimi decenni gli studi di storia socio-istituzionale, sia di modernisti, sia di medievisti, hanno cercato di recuperare una dimensione complessiva dei beni comunali, spostando l’attenzione dalle forme giuridiche che ne regolavano il godimento al loro ruolo concreto nell’economia delle comunità rurali ed urbane, indagato in genere attraverso i conflitti che li coinvolsero. Le risorse collettive, dopo essere state a lungo trascurate, beneficiano dunque oggi di un rinnovato interesse, che si è potuto sviluppare sulla scia di una più ampia riconsiderazione dei commons avvenuta soprattutto in area anglosassone, nell’ambito degli studi economici, e che ha spinto anche gli storici a non pensare più i beni comunali come «un’economia marginale» – per riprendere il titolo del lavoro di Mark Bailey (M. Bailey, A Marginal Economy? East Anglian Breckland in the Later Middle Ages, Cambridge University Press 1989) –, ma come una funzione vitale per le società locali.


2. La storiografia recente in Italia: gli studi di storia comunale

Se le ricerche di storia del diritto hanno prodotto la riflessione più articolata sui comunia, in tempi recenti esse sono state affiancate da numerosi lavori di storia socio-istituzionale, incentrati soprattutto sull’età comunale, che hanno spostato l’accento dalle condizioni giuridiche alla consistenza materiale di tali beni e al loro ruolo nella vita delle comunità. Tali studi hanno sottolineato il contributo delle risorse collettive da un lato alla formazione dei comuni rurali, dall’altro alla maturazione delle istituzioni municipali urbane.

Per quanto riguarda il primo aspetto è stato messo in luce come tali risorse, soprattutto nelle aree alpine, caratterizzate dalla presenza di vasti incolti, abbiano avuto un’importante funzione nei processi di istituzionalizzazione delle comunità, polarizzando la conflittualità con i signori e con i villaggi contermini. In diversi casi esse ebbero un ruolo decisivo nel processo di definizione della stessa identità delle comunità, che attorno al loro uso delimitavano i loro confini, stabilendo chi potesse accedervi e chi no (una sintesi su tali orientamenti storiografici è stata proposta da Chris Wickham nel suo lavoro sul comune rurale nella Piana di Lucca).

Per quanto concerne invece gli studi sui comuni urbani, i beni comunali sono oggi considerati, a partire dalle ricerche di Jean-Claude Maire Vigueur, come uno dei parametri attraverso cui ricostruire i contenuti della politica municipale: essi, infatti, costituendo un’importante voce del budget municipale, furono frequentemente al centro degli scontri tra Popolo e milites, che ambivano ad assicurarsene i proventi. In particolare, è stato osservato che i regimi podestarili e popolari si impegnarono a fondo nella centralizzazione della gestione di tali risorse, amministrate in precedenza su base vicinale.

I contributi più recenti, pur riconoscendo ai beni comunali un’importante funzione nello sviluppo municipale, tendono però a trattarli come un capitolo all’interno delle finanze civiche o della formazione dei comuni rurali. Tale approccio prevalente, se evita di considerare le risorse collettive come una realtà separata dalla società, per altro verso fa sì che raramente ne vengano analizzate nel dettaglio le trasformazioni nelle forme di gestione.

Se dunque il tema delle risorse collettive è tornato ad assumere un ruolo centrale negli studi relativi all’Italia comunale, nel Mezzogiorno, dopo il fondamentale lavoro di Giovanni Italo Cassandro, esso sembra avere goduto di un’attenzione minore: la storiografia meridionale ha accolto solo in parte gli orientamenti socio-istituzionali sviluppati nel Centro-Nord della Penisola, forse anche a causa di un’interesse maturato solo in tempi recenti per la società e le strutture delle comunità urbane e rurali (a questo proposito si vedano le riflessioni di P. Corrao, Le città dell’Italia meridionale: un problema storiografico da riaprire, in La libertà di decidere. Realtà e parvenze di autonomia nella normativa locale del Medioevo, a cura di R. Dondarini, Cento 1995, pp. 35-60).


3. La nomenclatura

Una variegata teoria di sinonimi e di perifrasi si è ormai sedimentata in storiografia per designare le risorse collettive e patrimoniali a disposizione delle comunità urbane e rurali nel medioevo. Gli studiosi, a seconda della loro formazione e della loro sensibilità, hanno di volta in volta affiancato alle dizioni più diffuse, «comunanze», «beni comuni» o «beni collettivi», utilizzate correntemente sia dagli storici del diritto sia da quelli delle istituzioni e della società, espressioni più circostanziate come, per esempio, «usi civici» (termine impiegato a partire dall’età moderna) per mettere in luce il diritto d’uso da parte della popolazione, «beni pubblici» o «beni demaniali» per rimarcare la loro origine fiscale, «domini collettivi» per sottolineare i diversi livelli di titolarità, «beni comunali» per indicare tutte le pertinenze degli enti municipali, «risorse collettive» nel tentativo di trovare una definizione che potesse includere l’insieme delle risorse utilizzate dalle comunità. Altre forme, come «partecipanza», designano infine situazioni particolari, caratterizzate da statuti giuridici propri. Sono dunque impiegati per descrivere le comunanze svariati nomi – ugualmente validi, ma da usare con consapevolezza –, che rispecchiano modi differenti di concepirle ed un certo imbarazzo a recuperare l’eterogenea dimensione originaria dei comunia.


Risorse


1. Archivi

Archivi specificamente rivolti alla conservazione della documentazione sulle risorse collettive dell’Italia medievale sono quelli delle partecipanze agrarie tuttora esistenti (particolarmente ricchi quelli emiliani). Piuttosto rari, essi conservano, come a Cento, a Pieve di Cento, a Nonantola e a Trino, per lo più materiale tardo (che però, in alcuni casi, può partire già dal XV secolo), mentre la conservazione degli atti più antichi è rimasta a carico degli enti municipali. Maggiormente fortunate le situazioni in cui, come a Villa Fontana, nell’archivio della partecipanza, divenuta ente autonomo nel 1814, è confluito quello della comunità locale (le vicende degli archivi delle partecipanze emiliane sono ripercorse dettagliatamente nell’articolo di Euride Fregni in Terre e comunità nell’Italia Padana. Il caso delle Partecipanze Agrarie Emiliane: da beni comuni a beni collettivi, a cura di E. Fregni, «Cheiron. Materiali e strumenti di aggiornamento storiografico», 14-15 [1990-1991]).

Una vasta mole documentaria relativa alle risorse collettive, talora anche di età medievale, è reperibile negli archivi dei Commissariati per la liquidazione degli usi civici, istituiti su base regionale in occasione della legge 1766 sul riordinamento degli usi civici del 16 giugno 1927 (un elenco in http://www.jus.unitn.it/usi_civici/istituzioni/commissariati.html).

Per i centri minori, molto spesso si è quindi costretti ad affidarsi ai ricchi archivi degli enti ecclesiastici che esercitavano diritti signorili in loco: l’uso di tale documentazione deve essere particolarmente prudente, poiché è rappresentativo soltanto delle comunità inquadrate in realtà signorili, mentre tende a sottodimensionare le realtà con maggiori ambiti di autonomia.


2. Biblioteche

Per le ricerche di matrice storico-giuridica risultano particolarmente idonee le biblioteche universitarie in cui sono confluiti fondi di studiosi protagonisti del dibattito sui beni comuni ad inizio Novecento, come il fondo Besta conservato presso la biblioteca del Dipartimento di Storia del Diritto italiano dell’Università degli Studi di Milano, oppure quelle che in tempi più recenti hanno beneficiato del magistero di docenti di riferimento per tali temi, come Ennio Cortese e Ugo Petronio per la Biblioteca dell’ex istituto di Storia del diritto italiano della Sapienza di Roma e Paolo Grossi per la Biblioteca di Scienze sociali dell’Università degli Studi di Firenze. Deve inoltre essere ricordata la biblioteca dell’Università degli Studi di Trento, per l’attività del “Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive”.

Per gli studi di storia sociale e istituzionali conviene invece fare riferimento alle biblioteche dei dipartimenti di storia delle principali università dell’Italia centro-settentrionale.


3. Centri di ricerca

In Italia uno dei segni più evidenti della nuova sensibilità che si è sviluppata per le tematiche legate allo sfruttamento delle risorse collettive può essere rintracciato nella creazione di un appostito centro di ricerca legato all’Università di Trento, il “Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive”. La sua attività non è circoscritta entro i confini dell’indagine storica, ma si estende agli aspetti economici e giuridici contemporanei.


4. Riviste

Dal 2003 il “Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive” di Trento pubblica una rivista dedicata alla proprietà collettiva:

«Archivio Scialoia-Bolla. Annali di studio sulla proprietà collettiva», 1 (2003)-


5. Bibliografie

Pietro Nervi aggiorna con continuità una bibliografia sui domini collettivi, consultabile anche in rete. I suoi “Contributi per una bibliografia sui domini collettivi” sono pubblicati con i «Quaderni di ricerca» del “Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive”:

  • P. Nervi, Primo contributo per una bibliografia sui dominii collettivi, Trento 1999

  • P. Nervi, Secondo contributo per una bibliografia sui dominii collettivi, Trento 1999

  • P. Nervi, Terzo contributo per una bibliografia sui dominii collettivi, Trento 1999

  • P. Nervi, Quarto contributo per una bibliografia sui dominii collettivi, Trento 2000

  • P. Nervi, Quinto contributo per una bibliografia sui dominii collettivi, Trento 2001

  • P. Nervi, Sesto contributo per una bibliografia sui dominii collettivi, Trento 2002

  • P. Nervi, Settimo contributo per una bibliografia sui dominii collettivi, Trento 2002

  • P. Nervi, Ottavo contributo per una bibliografia sui dominii collettivi, Trento 2004


6. Collezioni di fonti

La documentazione inerente alle risorse collettive è piuttosto varia, ma si inquadra in forme abbastanza omogenee. In diverse occasioni le fonti si presentano come una rivendicazione di autorità sulle proprietà civiche: è questo il caso del recupero delle terre di uso pubblico da parte delle comunità, delle liti con i vescovi, i signori e l’aristocrazia, ma anche delle inchieste periodiche volte a stabilire le eventuali usurpazioni da parte di privati. Come rilevato da Jean-Claude Maire Vigueur, ciò fa sì che frequentemente le scritture relative ai beni comuni siano rivelatrici di stati di conflittualità all’interno delle società locali. Per altro verso, al di là della casualità della tradizione documentaria, un’assenza di scontri nella gestione di tali risorse può comportare un silenzio irrimediabile delle fonti o solo accenni isolati.

Le principali tipologie documentarie attraverso le quali emergono notizie sulle risorse collettive, che tendono a moltiplicarsi con la piena età comunale, possono essere schematizzate nel seguente modo:

  1. Concessioni di beni collettivi da parte dei signori a favore delle comunità (investiture, privilegi etc.).

  2. Per l’età comunale, atti che sanciscono il recupero delle proprietà pubbliche: è questa la categoria più ampia che varia a seconda della storia di ogni centro.

  3. Materiale giudiziario inerente alle avocazioni effettuate dai comuni: si tratta delle cause nate con il vescovo, con i signori, con privati oppure con altre comunità.

  4. Acquisti: questa tipologia è molto frequente presso i comuni urbani. In genere le compere divengono consistenti in epoca podestarile; in alcuni casi, però, estese campagne di acquisti sono segnalate già dalla prima età consolare. All’interno di questa categoria occorre naturalmente distinguere quella che è la semplice acquisizione di diritti allodiali, che non necessariamente implicava un cambiamento di possesso, dalla gestione effettiva di beni patrimoniali. In molti casi, però, la distinzione è spesso labile, poiché i diritti di proprietà spesso subirono tentativi di valorizzazione economica da parte dei comuni.

  5. Locazioni dei beni comuni da parte delle comunità.

  6. Inchieste sulle proprietà comunali, che potevano essere fatte periodicamente per richiamare il possesso civico, oppure occasionalmente, in casi di usurpazioni. Tali operazioni potevano dare luogo a censimenti completi dei beni comunali, in cui talora si segnalano anche i fitti, oppure a semplici condanne per le terre accaparrate dai privati.

  7. Alienazioni, in genere in seguito a processi di indebitamento.

  8. Norme legislative, in particolare statutarie, riguardanti l’uso dei beni collettivi.


7. Edizioni di fonti

Non esistono, a mia conoscenza, edizioni sistematiche di fonti relative alle risorse collettive, ma soltanto repertori a carattere locale e regionale. Gian Piero Bognetti in appendice del suo studio sui comuni rurali ha pubblicato un repertorio di documenti sui beni collettivi per l’area comasca e milanese (G. P. Bognetti, Studi sulle origini del comune rurale, a cura di F. Sinatti d’Amico e C. Violante, Milano 1978, pp. 213-262). Per la Toscana si può invece fare riferimento Beni comuni e usi civici nella Toscana tardomedievale: materiali per una ricerca, a cura di M. Bicchierai, Venezia 1995.

Il “Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive” di Trento ha inoltre in corso la realizzazione di un “archivio di fonti per la storia delle proprietà collettive e degli usi civici”, curato da Diego Quaglioni, Giovanni Rossi e Christian Zendri.

Esistono, infine, edizioni di singoli fondi documentari dedicati ai beni comunali, come il recente Il “Regestum possessionum comunis Vicencie” del 1262, a cura di N. Carlotto, G. M. Varanini, con la collaborazione di D. Bruni, G. Dal Lago, M. Dalle Carbonare, M. Knapton, G. Pellizzari, Roma 2006.


8. Siti web tematici

Il “Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive” ha prodotto un sito ricco ed articolato all’indirizzo:

http://www.jus.unitn.it/usi_civici

Per la bibliografia prodotta dagli studi di storia del diritto può inoltre essere consultato il sito di diritto comune “Iura communia” all’indirizzo:

http://www.idr.unipi.it/iura-communia/


9. Studi

Non è agevole costruire un repertorio di studi per una materia che, come si è visto, attinge da settori disciplinari molto differenti. Si è scelto di costruire un percorso che possa offrire uno sguardo abbastanza ampio sull’argomento, centrando però l’attenzione sulle opere a carattere socio-istituzionale, prodotte soprattutto in Italia, a cui sono dedicate le sezioni a-f. In particolare, con le sezioni c e d si è voluto distinguere le ricerche di storia sociale e istituzionale che dedicano solo pagine o sezioni ai beni comunali da quelle che sono specificamente incentrate su tale tema. Non si tratta naturalmente di una distinzione di valore: anzi, proprio contributi di taglio generale sono stati talora i più incisivi dal punto di vista storiografico, come il libro di Bognetti sui comuni rurali o quello più recente di Maire Vigueur sui milites cittadini. Con la sezione e, inoltre, si è inoltre cercato dare conto – in maniera cursoria – degli studi che fanno riferimento al problema delle risorse collettive nell’Italia meridionale.

A fianco delle sezioni principali, dedicate alla storia sociale e istituzionale, si è comunque voluto fornire, pur in maniera sommaria, un corredo di lavori prodotti in altri settori disciplinari, che possono però essere utili per avere un quadro più complesso e completo del problema. Lo spazio maggiore è stato concesso ai lavori di storia del diritto, che mantengono un dialogo privilegiato con la storiografia sociale e istituzionale (sezione g).

a) Da dove partire

  • I beni comuni nell’Italia comunale: fonti e studi, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Age - Temps modernes», 99 (1987), pp. 553-728.

  • Risorse collettive, a cura di D. Moreno e O. Raggio, in «Quaderni storici», 81 (1992), 3.


b) La questione dei beni comuni nella medievistica di inizio Novecento

  • M. Bloch, Les groupes sociaux dans l’Italie médiévale, in «Annales d’histoire économique et sociale», 1 (1929), pp. 587-589.

  • G. P. Bognetti, Arimannie e guariganghe, in Wirtschaft und Kultur. Festschrift zum 70. Geburtstag von Alfons Dopsch, Lipsia 1938, pp. 109-134.

  • G. P. Bognetti, Arimannie nella città di Milano, in «Rendiconti del Regio istituto lombardo di scienze e lettere», 72 (1938-1939), pp. 173-220.

  • G. P. Bognetti, Studi sulle origini del comune rurale, a cura di F. Sinatti d’Amico e C. Violante, Milano 1978.

  • P. S. Leicht, Ricerche sull’arimannia, in «Atti dell’Accademia di Udine», 9 (1902), pp. 3-20.

  • A. Mazzi, Note suburbane, Bergamo 1892.

  • G. Mengozzi, La città italiana nell’alto Medioevo. Il periodo longobardo-franco, Firenze 1931 (prima edizione Firenze 1914).

  • M. Roberti, Dei beni appartenenti alle città dell’Italia settentrionale dalle invasioni barbariche al sorgere dei comuni, Modena 1903.

  • P. Schaefer, Il Sottoceneri nel Medioevo. Contributo alla storia del Medioevo italiano, Lugano 1954, traduzione italiana della versione tedesca, apparsa nel 1931.

  • F. Schneider, Le origini dei comuni rurali in Italia, Firenze 1980 (prima edizione in lingua tedesca Berlino 1924).


c) Opere di storia sociale e istituzionale che contengono riferimenti ai beni comunali

  • B. Andreolli, L’uso del bosco e degli incolti, in Storia dell’agricoltura italiana, Il Medioevo e l’età moderna, a cura di G. Pinto, C. Poni, U. Tucci, Firenze 2002, vol. II, pp. 123-144.

  • B. Andreolli, Boschi, fiumi, paludi e confini tra alto e basso Medioevo: il caso del monastero di San Silvestro di Nonantola, in Comunità e questioni di confini in Italia settentrionale (XVI-XIX sec.), a cura di M. Ambrosoli, F. Bianco, Milano 2007, pp. 83-96.

  • D. Balestracci, La politica delle acque urbane nell’Italia comunale, in L’eau dans la société médiévale: fonctions, enjeux, images, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Age», 104 (1992), pp. 431-479.

  • M. Bicchierai, Statuto et ordinato è... Torri in Val di Pesa, una comunità della campagna fiorentina nei suoi statuti quattrocenteschi, Scandicci 1995.

  • P. Bonacini, Distretti pubblici, comunità locali e poteri signorili nell’esperienza di una regione italiana (secoli VIII-XII), Bologna 2001.

  • S. Bortolami, Territorio e società in un comune rurale veneto (sec. X-XIII). Pernumia e i suoi statuti, Venezia 1978.

  • Il bosco nel Medioevo, a cura di B. Andreolli, M. Montanari, Bologna 1988.

  • W. M. Bowsky, Le finanze del comune di Siena. 1287-1355, Firenze 1976.

  • A. Castagnetti, I cittadini-arimanni di Mantova (1014-1159), in Sant’Anselmo, Mantova e la lotta per le investiture, Bologna 1987, pp. 169-193.

  • A. Castagnetti, Arimanni in ‘Romania’ fra conti e signori, Verona 1988.

  • A. Castagnetti, Arimanni e signori dall’età postcarolingia alla prima età comunale, in Strutture e trasformazioni della signoria rurale nei secoli X-XIII, a cura di G. Dilcher, C. Violante, Bologna 1996, pp. 169-285.

  • A. Castagnetti, Arimanni in ‘Langobardia’ e in ‘Romania’ dall’età carolingia all’età comunale, Verona 1996.

  • A. Castagnetti, Regno, signoria vescovile, arimanni e vassalli nella Saccisica dalla tarda età longobarda all’età comunale, Verona 1997.

  • G. Cherubini, L’Italia rurale del basso Medioevo, Roma-Bari 1984.

  • L. Chiappa Mauri, Popolazione, popolamento, sistemi colturali, spazi coltivati, aree boschive ed incolte, in Storia dell’agricoltura italiana, Il Medioevo e l’età moderna, a cura di G. Pinto, C. Poni, U. Tucci, Firenze 2002, vol. II, pp. 23-57.

  • S. K. Cohn, Inventing Braudel’s Mountains, in Portraits of Medieval and Reinaissance Living. Essays in Honor of David Herlihy, a cura di Id. e Stephan R. Epstein, University of Michigan Press 1996, pp. 383-416.

  • S. K. Cohn, Creating the Florentine State. Peasants and Rebellion, 1348-1434, Cambridge University Press, 1999.

  • R. Comba, Metamorfosi di un paesaggio rurale. Uomini e luoghi del Piemonte sud-occidentale dal X al XVI secolo, Torino 1983.

  • A. Cortonesi, Ruralia. Economie e paesaggi nel medioevo italiano, Roma 1995.

  • A. Cortonesi, Rivendicazioni contadine e iniziativa antisignorile nel tardo medioevo. Testimonianze dal Lazio medievale, in Proteste e rivolta contadina nell’Italia medievale, a cura di G. Cherubini, «Annali dell’Istituto Alcide Cervi», 16 (1994), pp. 157-172.

  • M. Della Misericordia, Divenire comunità. Comuni rurali, poteri locali, identità sociali e territoriali in Valtellina e nella montagna lombarda nel tardo medioevo, Milano 2006.

  • C. Dussaix, Le moulins a Reggio d’Emilie aux XIIe et XIIIe siècles, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Age - temps modernes», 91 (1979), pp. 8-147.

  • Gregge, mandrie e pastori nelle Alpi occidentali (secoli XII-XX), a cura di R. Comba, A. Dal Verme, I. Naso, Cuneo - Rocca de’ Baldi 1996.

  • P. Grillo, Dal bosco agli arativi: la creazione della grangia di Aimondino in una raccolta di testimonianze degli inizi del Duecento, in L’abbazia di Staffarda e l’irradiazione cistercense nel Piemonte meridionale, a cura di R. Comba, G. G. Merlo, Cuneo 1999, pp. 269-286.

  • P. Grillo, Milano in età comunale (1183-1276). Istituzioni, società, economia, Spoleto 2001.

  • P. Grillo, «Regnando la parcialità grande». La rinascita delle fazioni a Cuneo (fine XV-inizi XVI sec.), in Guelfi e Ghibellini nell’Italia del Rinascimento, a cura di M. Gentile, Roma 2005, pp. 495-522.

  • H. Groneuer, Caresana. Eine oberitalienische Grundherrschaft in Mittelalter. 987-1261, Stoccarda 1970.

  • P. Guglielmotti, Comunità e territorio. Villaggi del Piemonte medievale, Roma 2001.

  • P. Guglielmotti, Ricerche sull’organizzazione del territorio nella Liguria medievale, Firenze 2005, in rete all’url www.storia.unifi.it/_RM/e-book/titoli/guglielmotti.htm.

  • P. Mainoni, Economia e finanze a Chiavenna, un borgo alpino del Duecento, in «Clavenna. Bollettino del centro di studi storici valchiavennaschi», 38 (1999), pp. 69-88.

  • J. -C. Maire Vigueur, Comuni e signorie in Umbria, Marche e Lazio, in Comuni e signorie nell’Italia nordorientale e centrale: Lazio, Umbria e Marche, Lucca, Storia d’Italia, diretta da G. Galasso, Torino 1987, vol. VII, tomo 2, pp. 321-606.

  • J. -C. Maire Vigueur, Società e istituzioni dell’Italia comunale: l’esempio di Perugia (secoli XII-XIV). Perugia 6-9 novembre 1985, Perugia 1988, vol. I, pp. 41-56.

  • J. -C. Maire Vigueur, Les rapports ville-campagne dans l’Italie communale: pour une revision des problèmes, in La ville, la bourgeoisie et la genèse de l’état moderne (XIIe-XVIIIe siècle), a cura di N. Bulst e J.-Ph. Genet, Parigi 1988, pp. 21-34.

  • J. -C. Maire Vigueur, Cavalieri e cittadini. Guerra, conflitti e società nell’Italia comunale, Bologna 2004.

  • G. Milani, L’esclusione dal comune. Conflitti e bandi politici a Bologna e in altre città italiane tra XII e XIV secolo, Roma 2003.

  • M. Montanari, La foresta come spazio economico e culturale, in Uomo e spazio nell’alto Medioevo, L Settimana di studio del Centro italiano di studi sull’alto Medioevo (4 - 8 aprile 2002), Spoleto 2003, vol. I, pp. 301-345.

  • F. Panero, Due borghi franchi padani. Popolamento ed assetto urbanistico di Trino e Tricerro nel secolo XIII, Vercelli 1979.

  • F. Panero, Consuetudini, carte di franchigia e statuti delle comunità rurali piemontesi, valdostane e liguri nei secoli XI-XV, in «Bollettino per gli Studi Storici Archeologici ed Artistici della Provincia di Cuneo», (2004), 130, pp. 7-32;

  • F. Panero, Strutture del mondo contadino. L’Italia subalpina occidentale nel basso medioevo, Cavallermaggiore 1994.

  • A. I. Pini, Canali e mulini a Bologna tra XI e XV secolo, in Id., Campagne bolognesi. Le radici agrarie di una metropoli medievale, Firenze 1993, pp. 15-38.

  • G. Pinto, I rapporti economici tra città e campagna, in Economie urbane ed etica economica nell’Italia medievale, a cura di G. Pinto, R. Greci, G. Todeschini, Roma 2005, pp. 5-73.

  • F. Pirani, Fabriano in età comunale. Nascita e affermazione di una città manifatturiera, Firenze 2003.

  • L. Provero, Comunità contadine e prelievo signorile nel Piemonte meridionale (secoli XII- inizio XIII), in Pour une anthropologie du prélevèment seigneuraial dans les campagnes médiévales (XIe-XIVe siècles). Réalités et représentations paysannes, a cura di M. Bourin, P. Martìnez Sopena,Parigi 2004, pp. 551-579.

  • G. Rippe, Padoue et son contado (Xe-XIIIe siècle). Societé et pouvoir, Roma 2003.

  • C. Rotelli, Una campagna medievale. Storia agraria del Piemonte fra il 1250 e il 1450, Torino 1973.

  • E. Roveda, Un generale francese al governo di un feudo lombardo: Ligny e Voghera, in Milano e Luigi XII. Ricerche sul primo dominio francese in Lombardia (1499-1512), a cura di L. Arcangeli, Milano 2002,pp. 107-140.

  • G. P. G. Scharf, Fiscalità e finanza pubblica ad Arezzo nel periodo comunale (XII secolo - 1324), in«Archivio storico italiano», 164 (2006), pp. 215-266.

  • R. Schumann, Istituzioni e società a Parma dall'età carolingia alla nascita del comune, a cura di R. Greci e D. Romagnoli, Reggio Emilia 2004.

  • G. Tabacco, I liberi del re nell’Italia carolingia e postcarolingia, Spoleto 1966.

  • C. Wickham, Comunità e clientele nella Toscana del XII secolo. Le origini del comune rurale nella Piana di Lucca, Roma 1995.

  • M. Zanarini, Il bosco e il legno: un difficile equilibrio tra dissodamenti e pratiche selvicolturali (secoli XIII-XVI), in Per Vito Fumagalli. Terra, uomini, istituzioni medievali, a cura di M. Montanari, A. Vasina, Bologna 2000, pp. 55-75.


d) Opere di storia sociale e istituzionale dedicate ai beni comunali

  • B. Andreolli, Le basi storico-giuridiche delle partecipanze agrarie emiliane, in Terre e comunità nell’Italia Padana cit., pp. 17-31.

  • E. Arioti, Proprietà collettiva e riparto periodico dei terreni in una comunità della pianura bolognese: S. Giovanni in Persiceto (secoli XVI-XVIII), in Risorse collettive cit., pp. 703-737.

  • Beni comuni e usi civici nella Toscana tardomedievale: materiali per una ricerca, a cura di M. Bicchierai, Venezia 1995.

  • S. Bortolami, Comuni e beni comunali nelle campagne medioevali: un episodio della Scodosia di Montagnana (Padova) nel XII secolo, in I beni comuni nell’Italia comunale cit., pp. 555-584.

  • S. Carocci, Le comunalie di Orvieto fra la fine del XII e la metà del XIV secolo, in I beni comuni nell’Italia comunale cit., pp. 701-728.

  • M. Casari, Emergence of Endogenous Legal Institutions: Property Rights and Community Governance in the Italian Alps, in «The Journal of Economic History», 67 (2007), pp. 191-225.

  • A. Castagnetti, Primi aspetti di politica annonaria nell’Italia comunale. La bonifica della “palus comunis Verone,, (1194-1199), in «Studi medievali», 3a s., 15 (1974), fasc. I, pp. 363-481.

  • A. Castagnetti, La «campanea» e i beni comuni della città, in L’ambiente vegetale nell’alto Medioevo, XXXVII Settimana di studio del Centro italiano di studi sull’alto Medioevo (30 marzo - 5 aprile 1989), Spoleto 1990, vol. I, pp. 137-174.

  • M. L. Ceccarelli Lemut, Terre pubbliche e giurisdizione signorile nel comitatus di Pisa, in Ead., Medioevo Pisano. Chiesa, famiglie, territorio, Ospedaletto 2005, pp. 453-503.

  • G. Comino, Sfruttamento e ridistribuzione di risorse collettive: il caso della confraria del S. Spirito nel Monregalese dei secoli XIII-XVIII, in Risorse collettive cit., pp. 687-702.

  • P. Cremonini, Dispute tra il monastero di Nonantola e le comunità rurali sulla proprietà e l’utilizzazione delle terre incolte, in I beni comuni nell’Italia comunale cit., pp. 585-614.

  • M. Debbia, Il territorio di Nonantola durante il medioevo: partecipanza o beni comuni? Il significato dei beni comuni nella storia della comunità locale, in Terre e comunità nell’Italia Padana cit., pp. 123-130.

  • C.-M. de La Roncière, Rentabilité, bien commun, écologie. La forêt communale de San Gimignano, in Milieux naturels, espaces sociaux. Études offertes à Robert Delort, Paris 1997, pp. 119-129 (edito anche in Les Espaces sociaux de l’Italie urbaine (XIIe-XVe siècles). Recueil d’articles, Paris 2005, pp. 177-185).

  • R. Dondarini, Istituzioni, società, beni collettivi in un territorio in trasformazione: il Centopievese nei secoli XII - XV, Ferrara 1988.

  • R. Dondarini, Solidarietà e contrasti alle origini delle partecipanze agrarie emiliane. L’esempio centopievese, in Terre e comunità nell’Italia Padana cit., pp. 131-145.

  • G. Ferrari dalle Spade, La Campagna di Verona dal secolo XII alla venuta dei Veneziani. Contributo alla storia della proprietà comunale dell’alta Italia, «Atti del regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti», 74 (1914), pp. 41-104.

  • V. Fumagalli, Le partecipanze agrarie: linee di interpretazione storica, in Terre e comunità nell’Italia Padana cit., pp. 9-15.

  • A. Giacomelli, Le partecipanze emiliane tra mito, evoluzione storica e produttività agraria, in Terre e comunità nell’Italia Padana cit., pp. 33-100.

  • P. Grillo, Il Comune di Milano e il problema dei beni pubblici fra XII e XIII secolo: da un processo del 1207, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Age - temps modernes», 113 (2001), pp. 433-451.

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  • J. -C. Maire Vigueur, Premessa, in I beni comuni nell’Italia comunale cit., pp. 553-554.

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  • A. Malvolti, I proventi dell’incolto. Note sull’amministrazione delle risorse naturali del comune di Fucecchio nel tardo Medioevo, in Incolti, fiumi, paludi. Utilizzazione delle risorse naturali nella Toscana medievale e moderna, a cura di A. Malvolti, G. Pinto, Firenze 2003, pp. 247-272.

  • R. Rao, La proprietà allodiale civica dei borghi nuovi vercellesi (prima metà del XIII secolo), in «Studi storici», 42 (2001), II trimestre, pp. 373-395, anche all’url ../biblioteca/scaffale/r.htm.

  • R. Rao, «Beni comunali» e «bene comune»: il conflitto tra Popolo e hospitia a Mondovì, in Storia di Mondovì e del Monregalese, II, L’età angioina (1260-1347), a cura di R. Comba, G. Griseri, G. Lombardi, Cuneo - Mondovì 2002, pp. 7-78.

  • R. Rao, Beni comunali e governo del territorio nel Liber potheris di Brescia, in Contado e città in dialogo. Comuni urbani e comunità rurali nella Lombardia medievale, a cura di L. Chiappa Mauri, Milano 2003, pp. 171-199.

  • R. Rao, I beni del comune di Vercelli. Dalla rivendicazione all’alienazione (1183-1254), Vercelli 2005, (l’Introduzione, pp. 11-22 è anche all’url ../biblioteca/SCAFFALE/r.htm).

  • R. Rao, Risorse collettive e tensioni giurisdizionali nella pianura vercellese e novarese (XII- XIII secolo), in «Quaderni storici», 120 (2005), pp. 753-776.

  • R. Rao, Dal comune alla corona: l’evoluzione dei beni comunali durante le dominazioni angioine nel Piemonte sud-occidentale, in Gli Angiò nell’Italia nord-occidentale (1259-1382), a cura di R. Comba, Milano 2006, pp. 139-160.

  • R. Rao, Lo spazio del conflitto. I beni comunali nel Piemonte del basso medioevo, in «Zapruder», 11 (2006), pp. 8-25.

  • O. Redon, Les bois de Belforte dans les monts Métalliferes au XIVe siècle, des comtes à la Commune,  in Milieux naturels, espaces sociaux. Études offertes à Robert Delort, Paris 1997, pp. 131-142 (edito anche in Les Espaces sociaux de l’Italie urbaine (XIIe-XVe siècles). Recueil d’articles, Paris 2005, pp. 165-176).

  • O. Rombaldi, I beni comunali della città di Reggio, in «Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche Provincie modenesi», 10 (1969), pp. 279-309.

  • E. Roveda, I beni comunali di Abbiategrasso fra ‘400 e ‘500, in «Nuova rivista storica», 69 (1985), pp. 477-502.

  • E. Roveda, I beni comunali nella bassa fra Ticino e Sesia (secoli XV e XVI), in Insediamenti medievali tra Sesia e Ticino. Problemi istituzionali e sociali, a cura di G. Andenna, Novara 1999, pp. 47-63.

  • E. Saita, I beni comunali di Milano ed alcuni esempi della loro amministrazione fra Tre e Quattrocento, in L’età dei Visconti. Il dominio di Milano fra XIII e XV secolo, a cura di L. Chiappa Mauri, L. De Angelis Cappabianca, P. Mainoni, Milano 1993, pp. 217-268.

  • Terre e comunità nell’Italia Padana. Il caso delle Partecipanze Agrarie Emiliane: da beni comuni a beni collettivi, a cura di E. Fregni, «Cheiron. Materiali e strumenti di aggiornamento storiografico», 14-15 (1990-1991).

  • M. Vallerani, Il Liber terminationum del comune di Perugia, in I beni comuni nell’Italia comunale cit., pp. 649-699.

  • M. Vallerani, Le comunanze di Perugia nel Chiugi. Storia di un possesso cittadino tra XII e XIV secolo, in Risorse collettive cit., pp. 625-652.

  • G. M. Varanini, Le regole del bosco di Negrar (Valpolicella) e appunti su beni e pratiche agrarie comunitarie nel veronese (secoli XV-XVI). Note e documenti, «Archivio veneto», 121 (1983), pp. 95-114.

  • G. M. Varanini, Descrizione del manoscritto e osservazioni diplomatistiche e storiche, in Il “Regestum possessionum comunis Vicencie” del 1262, a cura di N. Carlotto, G. M. Varanini, con la collaborazione di D. Bruni, G. Dal Lago, M. Dalle Carbonare, M. Knapton, G. Pellizzari, Roma 2006, pp. XXXV-LXXI.

  • G. M. Varanini, Beni comuni di più comuni rurali. Lo statuto della Comugna Fiana (1288), in Città e territori nell’Italia del Medioevo. Studi in onore di Gabriella Rossetti, a cura di G. Chittolini, G. Petti Balbi, G. Vitolo, Napoli 2007, pp. 115-137.

  • M. Zanarini, I beni comuni e le forme di gestione attuate dalle comunità rurali: il caso di San Giovanni in Persiceto e di Medicina, in Terre e comunità nell’Italia Padana cit., pp. 147-173.


e) Alcune opere per inquadrare il problema delle risorse collettive nel Mezzogiorno

  • A. P. Barresi, Gli usi civici in Sicilia: ricerche di storia del diritto, Catania 1903.

  • H. Bresc, Un monde méditerranéen. Économie et société en Sicilie 1300-1450, Roma 1986.

  • L. Bussi, Terre comuni ed usi civici: dalle origini all’alto medioevo, in Storia del Mezzogiorno, Alto Medioevo, Napoli 1990, vol. III, pp. 211-255.

  • G. I. Cassandro, Storia delle terre comuni e degli usi civici nell’Italia meridionale, Bari 1943.

  • P. Corrao, Per una storia del bosco e dell’incolto in Sicilia fra XI e XIII secolo, in Il bosco nel Medioevo cit., pp. 350-368.

  • P. Corrao, Boschi e legno, in Uomo e ambiente nel Mezzogiorno normanno-svevo, Atti delle VIII Giornate Normanno-Sveve, Bari 1989, pp. 135-164.

  • P. Corrao, Governare un regno. Potere, società e istituzioni in Sicilia fra Tre e Quattrocento, Napoli 1991, pp. 341-354.

  • P. Corrao, Le città dell’Italia meridionale: un problema storiografico da riaprire, in La libertà di decidere. Realtà e parvenze di autonomia nella normativa locale del Medioevo, a cura di R. Dondarini, Cento 1995, pp. 35-60.

  • G. Curis, Usi civici, proprietà collettive e latifondi nell’Italia centrale e nell'Emilia con riferimento ai demanii comunali del Mezzogiorno: dottrina, legislazione e giurisprudenza. Studio storico-giuridico, Napoli 1917.

  • L. Feller, Les Abruzzes médiévales. Territoire, économie et société en Italie centrale du IXe au XIIe siècle, Roma 1998.

  • L. Genuardi, Terre comuni ed usi civici in Sicilia prima dell'abolizione della feudalità: studi e documenti, Palermo 1911.

  • I. Peri, Uomini città e campagne in Sicilia dall’XI al XIII secolo, Roma-Bari 1978.


f) Alcune opere fondamentali prodotte fuori d’Italia

  • M. Bailey, A Marginal Economy? East Anglian Breckland in the Later Middle Ages, Cambridge University Press 1989.

  • M. Bloch, I caratteri originali della storia rurale francese, Torino 1973 (ed. originale 1931).

  • V. Clement, De la marche-frontière au pays-des-bois. Forêts, sociétés paysannes et territoires en Vieille-Castille (XIe-XXe siècle), Madrid 2002.

  • B. Derouet, Territoire et parenté. Pour une mise en perspective de la communauté rurale et des formes de reproduction familiale, in «Annales ESC», 50 (1995), pp. 645-686.

  • G. Leyte, Domaine et domanialité publique dans la France médiévale (XIIe-XVe siècles), Strasburgo 1996.

  • The Management of Common Land in North West Europe, c. 1500-1850, a cura di M. De Moor, L. Shaw-Taylor, P. Warde, Turnhout 2002.

  • J. -R. Trochet, Terre comuni nel nord-est della Francia e nel massiccio armoricano: genesi, usi, pratiche, in «Quaderni storici», 79 (1992), pp. 105-134.

  • N. Vivier, Propriété collective et identité communale: les biens communax en France (1750-1914), Paris 1998.


g) Alcune importanti opere di storia del diritto dedicate ai beni comunali

  • S. Barbacetto, Sulla titolarità dei beni communali nell’area ex veneziana, in I dominii collettivi nella pianificazione strategica dello sviluppo delle aree rurali, Atti della VII riunione scientifica (Trento, 8-9 novembre 2001), a cura di P. Nervi, Padova 2002, pp 243-269.

  • S. Barbacetto, «La più gelosa delle pubbliche regalie»: i «beni communali» della Repubblica veneta tra dominio della Signoria e diritti delle comunità (secc. XV-XVIII), in corso di stampa (Venezia 2007).

  • A. Burdese, Studi sull’ager publicus, Torino 1952.

  • E. Conte, Cose, persone, obbligazioni, consuetudini. Piccole osservazioni su grandi temi, in Le sol et l’immeuble. Les formes dissociées de proprieté immobilière dans les villes de France et d’Italie (XIIe-XIXe siècle), a cura di O. Faron, É. Hubert, Roma 1995

  • E. Conte, Comune proprietario o comune rappresentante? La titolarità dei beni collettivi tra dogmatica e storiografia, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Age - temps modernes», 114 (2002), pp. 73-94.

  • E. Cortese, voce Demanio, in Enciclopedia del diritto, a cura di F. Calasso, Varese 1964, vol. XII, Delitto - Diritto, pp. 70-83.

  • E. Cortese, Controversie medievali sul domino utile: Bartolo e il quidamdoctor de Aurelianis, in A. Padoa Schioppa, G. Renzo Villalta, G. P. Massetto (a cura di), Amicitiae pignus. Studi in ricordo di Adriano Cavanna, Milano 2003, pp. 613-635.

  • A. Dani, Usi civici nello Stato di Siena di età medicea. Prefazione di Diego Quaglioni, Bologna 2003.

  • P. Grossi, «Un altro modo di possedere» - L’emersione di forme alternative di proprietà alla coscienza giuridica postunitaria, Milano 1977.

  • P. Grossi, Il dominio e le cose. Percezioni medievali e moderne dei diritti reali, Milano 1992.

  • A. Lodolini, Gli Usi Civici. Storia e legislazione preunitaria, Firenze 1952

  • A. Palermo, voce Usi civici, in Novissimo digesto italiano, diretto da A. Azara e E. Eula, Torino 1975, vol. XX, pp. 209-242.

  • U. Petronio, Usi e demani civici fra tradizione storica e dogmatica giuridica, in La proprietà e le proprietà, Atti del Convegno di Pontignano, 30 settembre - 3 ottobre 1985, a cura di E. Cortese, Milano 1988, pp. 491-542.

  • U. Petronio, voce Usi civici, in Enciclopedia del diritto, a cura di F. Calasso, Varese 1992, vol. XLV, Tribunale - Utilitarismo, pp. 930-953.

  • U. Petronio, La proprietà del bosco e delle sue utilità, in L’uomo e la foresta: secc. XIII-XVIII, Atti della ventisettesima settimana di studio dell’Istituto Datini di Prato, 8-13 maggio 1995, a cura di S. Cavaciocchi, Firenze 1996, pp. 423-436.

  • D. Quaglioni, Giurisdizione e territorio in una “quaestio” di Bartolo da Sassoferrato, in «Archivio Scialoja Bolla. Annali di studio sulla proprietà collettiva», 1 (2004), pp. 1-16.

  • C. Zendri, Monti, colli e contadini alla fine del medio evo: Bartolomeo Cipolla e l’eredità della grande dottrina trecentesca, in «Archivio Scialoja Bolla. Annali di studio sulla proprietà collettiva», 1 (2004), pp. 75-87.


h) Alcune importanti opere sui beni collettivi prodotte in altri ambiti disciplinari

  • Common Property Resources. Ecology and Community-based sustainable Development, a cura di F. Berkes, London 1989.

  • Comunità di villaggio e proprietà collettiva in Italia e in Europa, a cura di G. C. De Martin, Padova 1990.

  • Cosa apprendere della proprietà collettiva. La consuetudine fra tradizione e modernità, a cura di P. Nervi, Padova 2003.

  • E. Ostrom, Governing the Commons: the Evolution of Institutions for Collective Actions, Cambridge 1990.

  • The Question of the Commons. The Culture and Ecology of Communale Resources, a cura di B. J. McCay - J. M. Acheson, University of Arizona Press 1987.



Segnalazioni

Questa pagina è periodicamente aggiornata. Chi desiderasse segnalare mutamenti e novità relativamente alle risorse a stampa e in rete relative ai beni comunali può contattare direttamente il curatore, Riccardo Rao all’indirizzo mail: riccardo.rao@unimi.it


Curatore

Riccardo Rao si è laureato nel 2001 in storia all’Università degli Studi di Milano, dove, nel 2005, ha conseguito il titolo di dottore di ricerca. Ha pubblicato studi sulle risorse collettive e sul mondo comunale in Piemonte e in Lombardia, tra cui il volume monografico I beni del comune di Vercelli. Dalla rivendicazione all’alienazione (1183-1254), Vercelli 2005.

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Ultima modifica: 14/12/2007
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