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Fonti

Antologia delle fonti altomedievali

a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto

© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


II
La fine del mondo antico / 2
Gli invasori e il nuovo assetto dell’Occidente

4. L’Irlanda cristiana
(A) Patrizio, Confessione, 41-43.
(B) Muirchù, Vita di san Patrizio, 15-17.

(A) Come mai è potuto accadere che gli abitanti di Irlanda, che non hanno mai avuto nozione di Dio e fino ad ora hanno sempre adorato idoli e cose impure, sono ora diventati popolo di Dio e vengono chiamati figli di Dio? Che i figli degli Scoti e le figlie dei re divengono ora monaci e vergini di Cristo?

Ed anche una Scota benedetta, di nascita nobile, bellissima, nella piena giovinezza, che io avevo battezzato, venne da noi pochi giorni dopo per uno scopo preciso: ci disse infatti di aver ricevuto una rivelazione da un messaggero di Dio, che l’aveva esortata a divenire vergine di Cristo e ad avvicinarsi spontaneamente al Signore. E per grazia divina, il sesto giorno dopo quello, ella intraprese felicemente e con ardore ciò che fanno anche tutte le altre vergini di Cristo; e non certo per volontà dei loro padri, che anzi subiscono persecuzioni ed immeritati rimproveri da parte dei loro familiari, e non di meno il loro numero va sempre aumentando, e non sappiamo neppure quante siano quelle che qui hanno scelto la nostra condizione, per non parlare delle vedove e di coloro che praticano la continenza. Ma, fra tutte queste, le tribolazioni maggiori le incontrano quelle che si trovano in schiavitù: affrontano continuamente il terrore e le minacce, ma Dio ha dato la sua grazia a molte di queste sue serve, e nonostante i divieti loro lo seguono coraggiosamente.

Per cui dunque, anche se avessi voluto lasciarle per recarmi in Britannia (e vi sarei andato subito con la massima gioia perchè é la mia patria e vi sono i miei familiari; e non solo questo, ma sarei andato anche in Gallia a trovare i fratelli ed a vedere il volto dei santi del Signore: sa Dio quanto lo desideravo!) sono vincolato però dallo Spirito che mi avverte che se farò questo mi verrà ascritto a colpa; e temo inoltre di perdere il frutto del lavoro che ho iniziato, e non io l’ho iniziato, ma Cristo Signore, che mi ha comandato di venire a stare con loro per il resto della mia vita; sempre se Dio lo vorrà e mi preserverà da ogni cattivo sentiero, in modo che io non pecchi al suo cospetto.

Patrizio, Confessione, 41-43.

Testo originale


(B) Accadde in quell’anno, che la stessa notte in cui san Patrizio celebrava la Pasqua, aveva luogo una cerimonia in cui i pagani celebravano una festività solenne dei loro idoli, una festività che erano soliti celebrare a Temoria, la loro Babilonia, con gran numero di incantesimi, artifici magici e varie altre pratiche superstiziose del loro culto, alla presenza di re, satrapi, capi, principi e notabili del popolo, con la partecipazione inoltre di maghi, incantatori, aruspici, e dei vari artefici e maestri di ogni arte e di ogni abilità, tutti riuniti intorno a Loigaire, come un tempo intorno al re Nabucodonosor. Vigeva inoltre presso di loro una regola, intimata a tutti con un editto, che chiunque, in qualsiasi zona lontana o vicina, accendesse quella notte un fuoco prima che venisse acceso nella dimora reale, cioè nel palazzo di Temoria, doveva venire reciso via dal suo popolo. San Patrizio, nel celebrare la santa Pasqua, accese un fuoco sacro luminosissimo e benedetto, che rifulgendo nella notte fu visto da quasi tutti gli abitanti della pianura. Accadde dunque che lo si vedesse anche da Temoria, e come fu visto tutti lo osservarono e se ne stupirono. Convocati alla sua presenza tutti gli anziani, i maggiorenti ed i maghi, il re disse loro: “Chi è che ha osato commettere questo misfatto nel mio regno? Sia messo a morte”. Mentre tutti rispondevano di ignorare chi fosse il colpevole, i maghi dissero: “O re, vivi in eterno! Se questo fuoco che noi vediamo – che è stato acceso questa notte prima che venisse acceso nella tua dimora, cioè nel palazzo di Temoria – non verrà spento nella notte stessa in cui è stato acceso, non si spegnerà mai, per l’eternità; e sopravanzerà inoltre tutti i fuochi della nostra tradizione. E colui che lo ha acceso, ed il regno che verrà ad opera di colui che questa notte lo ha acceso, ci supererà tutti, ed attrarrà a sé te e tutti gli uomini del tuo regno, e tutti i regni gli saranno sottomessi, ed esso porterà a compimento ogni cosa e regnerà per i secoli dei secoli”.

Come un tempo Erode, il re Loigaire, udito ciò, si turbò assai, e con lui tutta la città di Temoria. E disse in risposta: “Non accadrà così; noi invece andremo ora a renderci conto della cosa, e cattureremo e metteremo a morte coloro che commettono un tale misfatto contro il nostro regno”. Uniti dunque nove carri secondo l’uso dei loro dei, e presi con sé i due maghi più validi di tutti ad una contesa, cioè Lucetmael e Lochru, sul finire di quella notte Loigaire si diresse, da Temoria, al sepolcro degli uomini di FĂ­acc. Gli uomini ed i cavalli tenevano la testa volta a sinistra, come ben gli si confaceva. Mentre andavano i maghi dissero: “O re, tu non ti recherai sul luogo dove arde il fuoco, affinché tu non debba poi accaderti di adorare colui che lo ha acceso; rimarrai invece in disparte, nei pressi, e quello ti sarà portato davanti in modo che sarà lui ad adorarti, e tu prevarrai; noi e lui discuteremo poi al tuo cospetto, e tu potrai così metterci alla prova”. Il re rispose: “Avete trovato una buona soluzione. Farò come voi avete detto”. Giunsero infine al luogo prestabilito, e scendendo dai carri e dai cavalli non entrarono nel circolo illuminato, ma si sedettero nei pressi.

E san Patrizio fu convocato davanti al re, lontano dal luogo dove ardeva il fuoco. I maghi dissero a quelli del proprio seguito: “Non ci alzeremo al suo arrivo; infatti chiunque si alzerà al suo arrivo, poi lo adorerà e crederà in lui”. San Patrizio infine si levò in piedi, e vedendo tutti i loro carri e cavalli si recò da loro recitando opportunamente, con le labbra e col cuore, questo versetto del Salmista: Chi si fida dei carri e chi dei cavalli, ma noi camminiamo nel nome del nostro Dio. Al suo arrivo quelli non si alzarono; vi fu tuttavia uno, aiutato da Dio, che non volle obbedire alle parole dei maghi e si alzò; era Ercc, figlio di Dego, le cui reliquie vengono ora venerate nella città che è chiamata Slane; Patrizio lo benedisse ed egli credette in Dio eterno. invece, come iniziarono a discutere, uno dei due maghi, di nome Lochru, si comportava sfacciatamente con il santo, osando denigrare la fede cattolica con parole tronfie ed irose. Ma mentre egli proferiva tali menzogne san Patrizio lo guardò torvamente, come un tempo Pietro con Simon Mago, e con una certa autorità ed una voce stentorea disse fiduciosamente a Dio: “O Signore, tu che puoi tutto ed hai dominio su tutte le cose, tu che mi hai mandato qui, fa’ che questo empio, che bestemmia il tuo nome, sia trascinato via, in alto, e muoia all’istante”. Pronunciate queste parole, il mago fu sollevato in aria, poi nuovamente, dall’alto, fu lasciato cadere a testa in giù su una pietra e morì sfracellato sotto ai loro occhi, per cui i pagani furono presi dal timore.

Muirchù, Vita di san Patrizio, 15-17.

Testo originale

© 2000
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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05