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Fonti

Antologia delle fonti altomedievali

a cura di Stefano Gasparri
e Fiorella Simoni
con la collaborazione di Luigi Andrea Berto

© 2000 – Stefano Gasparri per “Reti Medievali”


VIII
L’età carolingia / 2
Ideologia e cultura

6. L’impero carolingio e le lingue volgari
(A) Concilio di Tours, CC 2/1, c. 17 (813).
(B) Nitardo, Le Storie, SRG, III, 5.

(A) All’unanimità abbiamo deliberato che ciascun vescovo tenga omelie, contenenti le ammonizioni necessarie a istruire i sottoposti circa la fede cattolica, secondo la loro capacità di comprensione, circa l’eterno premio ai buoni e l’eterna dannazione dei malvagi, e ancora circa la futura resurrezione e il giudizio finale, e con quali opere possa meritarsi la beatitudine, con quali perdersi. E che si studi di tradurre comprensibilmente le medesime omelie nella lingua romana rustica o nella tedesca, affinché più facilmente tutti possano intendere quel che viene detto.

Concilio di Tours, CC 2/1, c. 17 (813).

Testo originale


(B) Dunque, il 14 febbraio Ludovico e Carlo s’incontrarono nella città chiamata un tempo Argentaria, oggi popolarmente Strasburgo, e si scambiarono i giuramenti qui di seguito riportati, Ludovico in lingua romanica e Carlo in lingua tedesca. E prima di giurare, arringarono come segue le rispettive schiere, l’uno in lingua tedesca, l’altro in lingua romanica. Ludovico, in quanto maggiore d’età, per primo prese la parola in questi termini: “Voi sapete quante volte, dopo la scomparsa di nostro padre, Lotario ha cercato di eliminare me e questo mio fratello, perseguitandoci a morte. Poiché né la qualità di fratelli, né la religione di cristiani, né qualsivoglia compromesso compatibile con la giustizia hanno potuto giovare a che tra di noi ci fosse la pace, siamo stati finalmente costretti a rimettere la soluzione al giudizio di Dio onnipotente, pronti a inchinarci al suo verdetto quanto ai diritti di ciascuno di noi. il risultato, come sapete, è che per misericordia di Dio noi siamo riusciti vincitori, ed egli, vinto, si è dovuto ritirare con i suoi dove ha potuto. Dopo ciò, tuttavia, stretti dall’amore fraterno e mossi altresì a compassione per il popolo cristiano, non abbiamo voluto perseguitarli e distruggerli, ma soltanto abbiamo intimato che siano rispettati in futuro i diritti a ciascuno già in passato spettanti. Malgrado ciò, egli, non contento del giudizio di Dio, non cessa dal rinnovare ostilità armate contro di me e contro questo mio fratello, e porta ancora la desolazione tra il nostro popolo con incendi, saccheggi, massacri. Perciò, costretti dalla necessità, noi ci siamo oggi incontrati, e poiché sospettiamo che voi possiate dubitare della stabilità dei nostri sentimenti di fede e fratellanza, abbiamo deciso di scambiarci questo solenne giuramento in vostra presenza. Ciò non facciamo tratti da una qualsiasi iniqua cupidigia, ma per essere più sicuri del comune profitto, se Dio con il vostro aiuto ci conceda tranquillità. Se poi, che a Dio non piaccia, io osassi violare il giuramento che presterò ora a mio fratello, ciascuno di voi sia sciolto dalla sudditanza nei miei riguardi e dal giuramento che mi avete prestato”.

E dopo che Carlo ebbe ripetuto le medesime dichiarazioni in lingua romanica, Ludovico, in quanto maggiore d’età, per primo giurò osservanza al patto, in questi termini:
“Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun salvament, d’ist di in avant, in quant Deus savir et podir me dunat, si salvarai eo cist meon fradre Karlo et in aiudha et in cadhuna cosa, si cum om per dreit son fradra salvar dift, in o quid il mi altresi fazet et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai, qui, meon vol, cist meon fradre Karle in damno sit.”

Quando Ludovico ebbe terminato, Carlo ripeté alla lettera il medesimo giuramento in lingua tedesca, in questi termini:
“In Godes minna ind in thes christianes folches ind unser bedhero gehaltnissi, fon thesemo dage frammordes, so fram so mir Got gewizci indi mahd furgibit, so haldih thesan minan bruodher, soso man mit rehtu sinan bruher scal, in thiu thaz er mig so sama duo, indi mit Ludheren in nohheiniu thing ne gegango, the minan willon, imo ce scadhen werdhen.”

Il giuramento che poi prestò il popolo dell’uno e dell’altro, ciascuno nella propria lingua, in lingua romanica suona così:
“Si Lodhuvigs sagrament que san fradre Karlo jurat conservat et Karlus, meos sendra, de suo part non l’ostanit, si io returnar non l’int pois, ne io ne neuls cui eo returnar int pois, in nulla aiudha contra Lodhuwig nun li iu er”.

E in lingua tedesca:
“Oba Karl then eid then er sinemo bruodher Ludhuwige gesuor geleistit, indi Ludhuwig, min herro, then er imo gesuor forbrihchit, ob ih inan es irwenden ne mag, noh ih noh thero nohhein, then ih es irwenden mag, widhar Karle imo ce follusti ne wirdhit”.

Terminato ciò, Ludovico si diresse verso Worms seguendo il Reno e passando da Spira, Carlo seguendo i Vosgi e passando da Wissenburg.

Nitardo, Le Storie, SRG, III, 5.

Testo originale

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/09/05