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Didattica > Fonti > La società urbana nell’Italia comunale > IV, 19

Fonti

La società urbana nell’Italia comunale (secoli XI-XIV)

a cura di Renato Bordone

© 1984-2005 – Renato Bordone


Sezione IV – La struttura politico-sociale

19. Il «Breve» dei consoli di Pisa del 1162

Alla metà del XII secolo il comune è ormai «decollato» e nelle città maggiori consta già di un notevole apparato burocratico, come si può vedere nel caso di Pisa a proposito del «Breve» giurato dai consoli. Infatti, come i cittadini – si è visto nel caso di Genova (doc. 16) – giurano di osservare lo statuto del comune, così anche i consoli prestano giuramento di adempiere i loro compiti, contenuti nel «Breve» relativo al loro ufficio. La confluenza dei due diversi tipi di «Breve» costituirà più tardi la base degli statuti cittadini veri e propri.

Fonte: BONAINI, Statuti inediti della città di Pisa cit., I, pp. 3-15 (parziale).


Breve dei consoli della città di Pisa. 1162.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e nell'invocazione della madre di Dio, la sempre Vergine Maria, l'anno dell'incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo 1162.

Dal prossimo primo gennaio per un anno completo mi occuperò per la prosperità della città di Pisa con consigli e atti, in terra, in mare e in ogni luogo, in pace e in guerra, dell'onore della chiesa maggiore di Pisa dedicata alla santissima Vergine, dell'arcivescovato, della canonica, dell'opera della chiesa di S. Maria e delle altre chiese, degli ospedali, dei ponti, degli ecclesiastici, della città di Pisa su entrambe le parti del fiume, secondo quanto racchiudono le nuove mura, e della prosperità del popolo pisano e di coloro che abitano da Cintoria a Pontedera, da entrambe le sponde del fiume fino al mare, da Ripafratta e Filetto dalle due sponde del fiume fino al mare, e fino alla rocca di Capoalbo. […]

Entro i primi otto giorni di gennaio eleggerò fra i [cittadini] migliori che avrò senza frode ritrovato tre giudici, cinque provvisori, uno dei quali esperto in legge, tre ufficiali della tregua, cinque giudici d'appello, due dei quali esperti in legge, a otto lire di stipendio; due tesorieri e altrettanti vigilatori a 10 lire di stipendio, tre misuratori, due controllori della moneta, quaranta senatori: tutti questi, tranne i senatori, entro quindici giorni dalla loro elezione saranno da me fatti giurare sui Brevi elaborati dai savi; frattanto si aggiunga al giuramento dei giudici e dei provvisori che, nelle denunce dei laici contro la chiesa o contro gli ecclesiastici, giudichino secondo quanto sono tenuti a giudicare nelle cause dei laici, tranne nel caso in cui si tratti di decime o di questioni spirituali; [giurino poi] che durante lo svolgimento del loro ufficio non abbiano cause essi stessi contro nessuno, se non in relazione a contrasti sorti in seguito alla loro elezione. Al giuramento dei vigilatori occorre aggiungere che facciano fare la guardia nella città di Pisa ogni notte del loro periodo di vigilanza per quanto riguarda furti, incendi e osservanza dei divieti. […]

Prima del prossimo febbraio farò eleggere cinque consoli dei commercianti. E per sistemare le strade della città di Pisa e i canali che sono situati lungo le vie eleggerò tre uomini allo stipendio pattuito e li farò giurare senza frode. […]

Prima di maggio farò giurare senza frode fino a trecento cavalieri che entro un mese dal giuramento prestato si procurino cavalli e li tengano a disposizione nel periodo del mio consolato. […]

Farò in modo che si approntino galere fornite di tutto il necessario e si completino quelle che sono incominciate e non ancora finite: prima della festa di S. Pietro di giugno farò approntare venti galere, salvo disposizione diversa della maggioranza del consiglio. Farò fare la guardia del mare con due galere dal primo aprile al primo di ottobre, salvo disposizione diversa. […]

Se mi accadesse di avvedermi che fra i cittadini sta per scoppiare qualche contrasto militare a causa della costruzione di torri o di case farò in modo di evitarlo, pur salvaguardando i diritti dei contendenti. […]

Affinché non si venga meno al compromesso stabilito al tempo del vescovo Gerardo e dell'arcivescovo Daiberto, ne farò leggere due volte il testo pubblicamente nella chiesa di S. Maria. Prima di aprile farò giurare due degli ufficiali dei muratori che facciano giurare gli altri di non costruire né di far costruire nessuna torre in Pisa che superi la misura anticamente stabilita.

Se qualcuno avrà preso la torre di un altro e avrà lanciato di là sassi o altri proiettili, qualora sia denunciato pagherà una multa di 200 soldi, metà alle casse del comune, l'altra metà a chi ha subito il danno.

© 2000
Reti Medievali
UpUltimo aggiornamento: 01/03/2005