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Fonti

L'ascesa della borghesia nell'Italia comunale

a cura di Anna Maria Nada Patrone

© 1974 – Anna Maria Nada Patrone


Sezione IV – La cultura borghese

6. Un'antica scuola popolare milanese

Il prestatore milanese Tommaso Grasso, che già abbiamo incontrato nella gustosa novella del Bandello (cfr. n. 6, sez. III), fu il fondatore della più antica scuola popolare nella storia ambrosiana: stabilì infatti di istituire e sovvenzionare un collegio che potesse educare gratuitamente duecentocinquanta figli del popolo, mantenendo cinque maestri impegnati nell'istruirli. Sono da sottolineare le preoccupazioni didattiche che animarono il Grasso: il criterio di scelta dei maestri; l'obbligo loro richiesto di un impegno continuo nella scuola, dove erano anche ospitati con le loro famiglie, la proibizione agli insegnanti di accettare doni da parte degli allievi, sotto pena di essere licenziati.

La donazione era subordinata al fatto che egli morisse senza prole: questa clausola riporta il gesto del Grasso a profondi motivi di sincera crisi interiore (menzionata del resto anche dal Bandello): era questo un processo critico conversionale tutt'altro che raro nel mondo mercantile, come già si è detto (cfr. introduzione alla II sezione).

Eccezionale invece è la destinazione di una parte di fortune borghesi all'istituzione di una scuola popolare, destinata ad accogliere giovani intelligenti che altrimenti non avrebbero avuto un'istruzione. Questa destinazione, che dimostra una sensibilità sociale non comune al mondo degli affari, non può certo essere giustificata né dalla cultura generale dei mercanti, capaci di trasformarsi all'occorrenza in abili diplomatici e negoziatori politici, né dall'interesse ai problemi della scuola, vivo negli operatori economici in genere nel circoscritto interesse della loro categoria (si pensi che nel 1452 le migliori firme mercantili di Milano illustrarono l'opportunità di ripristinare a spese del comune l'insegnamento del calcolo, seguito sin dai tempi di Filippo Maria dai mercanti e dai giovani patrizi; cfr. C. SANTORO, I registri delle lettere ducali del periodo sforzesco, Milano, 1961, p. 20).

Fonte: G. BARBIERI, Origini del capitalismo lombardo, Milano, Gìuffré, 1961, pp. 344-357.


Nel nome del Signore. Amen. Nell'anno della sua natività 1473, indizione settima, nel giorno di sabato, 4 settembre.

… lo spettabile signor Tommaso dei Grassi... fece e fa donazione pura, completa ed irrevocabile tra i vivi… valida dal giorno e dall'ora presente in poi… ai rettori della scuola delle Quattro Marie in Milano qui presenti, che costituiscono più dei due terzi dei rettori della detta scuola, stipulati e riceventi a proprio nome... e a nome e per conto e per parte ed utilità degli altri rettori della detta scuola delle Quattro Marie di Milano…

[elenco dei beni immobili donati]

… Per tenore di questo documento, salve le clausole infrascritte, i soprascritti signori priore e rettori della detta scuola con i loro successori in quella scuola abbiano, tengano, godano e possiedano i predetti beni e diritti donati come sopra e di questi ed in questi, salve sempre le clausole infrascritte, facciano e possano fare qualunque cosa vorranno…

… Tutte e le singole cose soprascritte, e ciascuna di esse, si facciano e siano fatte sotto questi patti, leggi e condizioni e non altre. Cioè:
Primo – che, nonostante la presente donazione e le clausole in essa contenute, il detto signor donatore si riservò e si riserva, soltanto per la durata della sua vita, l'usufrutto dei detti beni e diritti donati come sopra.

Ugualmente se il detto signor Tommaso in futuro dovesse avere un figlio o dei figli legittimi [1] da allora e soltanto in quel caso la presente donazione sia nulla e di nessun valore, effetto e peso…Ugualmente la predetta scuola delle Quattro Marie o i signori priori o i rettori della stessa scuola, che sono o che saranno in futuro, siano tenuti e debbano e siano impegnati, sotto l'obbligo dei beni donati come sopra, a mantener sempre ed in ogni tempo…, se lo stesso signor Tommaso non avrà un figlio o dei figli legittimi, cinque maestri di grammatica, capaci, idonei e sufficienti per insegnare la grammatica, cioè un maestro generale e quattro ripetitori, che insegnino e siano obbligati a dover insegnare la grammatica bene e diligentemente e accuratamente a duecentocinquanta fanciulli in detta scuola, una volta denominata della Ciconia…, che siano poveri e che non possano mantenersi e permettersi di studiare la grammatica. E ciò finché e sino a che gli stessi fanciulli diventino e siano ben dotti e capaci in grammatica… E quando un fanciullo o più fanciulli abbiano raggiunto un sufficiente grado di conoscenza, siano accolti nello stesso modo altri fanciulli da istruire e siano istruiti nella detta scuola come sopra, cosicché in tal modo nella stessa scuola sempre ci siano e siano mantenuti duecentocinquanta scolari da istruire e che l'istruzione venga impartita per niente, per amore di Dio onnipotente e della beata Vergine Maria e, se siano sufficientemente istruiti o no, sia all'arbitrio di coloro che dirigono la stessa scuola e dei maestri.

Sia sempre ben presente che alla detta scuola possano andare e stare per imparare la grammatica e vengano istruiti per nulla tutti i figli ed i discendenti ed i discendenti dei discendenti di tutte le sorelle del donatore ed anche tutti i figli ed i discendenti ed i discendenti dei discendenti di tutti i mèmbri della famiglia Grassi, sia quelli della parentela e discendenza dei Grassi, sia anche dei Crassi, tanto i milanesi, quanto quelli di altri luoghi, purché siano della parentela e prosapia dei Grassi ed anche dei Crassi…

E i detti maestri da mantenere nella detta scuola, perché insegnino come sopra, siano maestri capaci, idonei ed abili e siano eletti e debbano essere eletti per ballottaggio dai detti signor priore e signori rettori della detta scuola delle Quattro Marie di Milano e che il detto signor priore e signori rettori della detta scuola delle Quattro Marie di Milano siano tenuti, debbano e siano obbligati sotto l'obbligo dei beni donati come sopra, a dare e pagare ai detti cinque maestri di grammatica da tenere nella detta scuola per insegnare, come è detto sopra, un salario e una mercede di 375 fiorini del valore di 32 soldi imperiali per ciascun fiorino ogni anno, in perpetuo, cioè il maestro generale 150 fiorini e ai maestri ripetitori il rimanente dei detti denari, dividendo i detti denari al detto maestro e ai detti ripetitori a rate, cioè ogni mese… oppure in due scadenze annuali, cioè metà nella festività della Pasqua di Resurrezione di nostro signor Gesù Cristo e l'altra metà nella festa di S. Michele…

E i predetti signor priore e signori rettori che saranno in futuro… abbiano la facoltà di scegliere dodici fanciulli, sia già istruiti, sia no, come essi preferiranno, da immettere negli scolari computati nel detto numero.

E i detti maestri abbiano, possano e debbano avere l'abitazione in detta scuola della Ciconia per niente, per uso loro e delle loro famiglie, oltre il detto salario.

E i detti signor priore e rettori della detta scuola delle Quattro Marie in Milano siano tenuti e debbano… almeno una volta alla settimana andare o mandare due dei rettori a sollecitare ed a veder sollecitare i detti fanciulli dai detti maestri, perché i maestri facciano il loro dovere, e nella stessa scuola ci sia un buon reggimento ed i maestri insegnino bene e con cura, della qual sollecitudine e visita si sta alla coscienza dei detti signor priore e dei detti rettori.

Ben inteso che in ogni caso la detta scuola delle Quattro Marie di Milano, agendo come sopra e non altrimenti, sempre ogni anno in perpetuo abbia la rimanenza del reddito dei suddetti beni, eccetto che ogni anno nel giorno dei morti nel mese di ottobre sia tenuta a distribuire a ciascuno dei detti fanciulli della detta scuola per amore di Dio due miche di pane come elemosina per l'anima del detto signor donatore e dei suoi defunti e anche di dare a quello o a quelli che sarà o saranno incaricati di sorvegliare i maestri, come è detto sopra, annualmente dieci paia di capponi, dedotti dai resti dei detti possedimenti donati come sopra,…

E che i detti priore e rettori donatari non permettano che i detti maestri ricevano qualcosa dai detti fanciulli, né da qualcuno di loro, né direttamente, né indirettamente, né in dono, né come mercede o in qualsivoglia altro modo, oltre il salario sopraddetto, sotto pena della privazione del salario e dell'incarico in detta scuola.

E gli stessi maestri siano allontanati dai detti rettori ogni qual volta contravverranno alle cose predette o saranno negligenti nel compiere il proprio dovere riguardante la cura e la buona istruzione dei detti fanciulli da istruire nella detta scuola…

E vuole il detto signor donatore che i detti signori maestri siano obbligati ad osservare e fare osservare dai detti fanciulli gli ordini consueti e stabiliti o che si stabiliranno in detta scuola da lui donata riguardo alla devozione e riverenza da osservare ed avere verso la beata Vergine Maria o la sua immagine e gli altri buoni costumi consueti e normali in detta scuola…

II medesimo donatore non vuole e non intende che si debbano osservare tutte le cose predette riguardo al maestro ed agli scolari in tempo di epidemia e non siano tenuti e non debbano distribuire l'entrata dei detti beni e diritti dati come sopra in tempo di guerra, se non potranno godere gli stessi beni e diritti, e in tempo di epidemia l'entrata dei detti beni sia conservata per spenderla in tempo di guerra. Ugualmente i detti donatari siano tenuti, come sopra, in perpetuo, … a tenere abitabile la detta casa della Ciconia con banchi per i fanciulli e cattedre per i maestri ed anche di dare ogni anno a due ragazze del borgo di Cantorie due vesti del valore di una lira e otto soldi imperiali per braccio, e le dette vesti siano ciascuna di sei braccia…

[1] In realtà ebbe una figlia Margherita, che andò sposa appena tredicenne a Giulio Sforza, figlio naturale del duca Francesco Sforza, con una dote di 12.000 fiorini.

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UpUltimo aggiornamento: 01/09/05